A volte basta poco per far partire un’indagine dal sapore scientifico anche in ambito prettamente amatoriale: uno scatto tradizionale, un dettaglio che non torna, una chiacchierata tra astrofili. È proprio quello che ci è successo nel mese di luglio scorso, quando Federico ha realizzato un normalissimo scatto sulla nebulosa Aquila (M16) e dopo aver notato una piccola sorgente luminosa, non così luminosa in una sessione da lui realizzata nel 2023, mi ha contattato per cercare di capire che stesse succedendo in quella piccola porzione di cielo.
Da lì è scattata la scintilla. Confronti con immagini d’archivio, verifiche incrociate, qualche notte passata a paragonare frame e a scavare nei cataloghi scientifici… e il sospetto si è fatto via via più corposo: quella sorgente si è davvero accesa recentemente, o quantomeno ha mostrato un forte incremento di luminosità in una banda ben precisa, quella dell’Ossigeno terzo (OIII), normalmente ripresa con filtri narrowband per la composizione delle immagini in Hubble Palette.
Questo articolo racconta passo dopo passo la nostra esperienza, non solo come caso scientifico, ma anche come stimolo per chi vuole trasformare una “semplice” sessione di astrofotografia in qualcosa di più: un’occasione per osservare in modo attivo, per cercare il nuovo nell’apparente già visto, per scoprire che dietro ogni frame si può nascondere una piccola sorpresa.

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La Scoperta

Nelle notti della prima settimana di Giugno, Federico ha realizzato una serie di riprese multibanda della famigerata nebulosa Aquila, al cui centro ci sono gli ancora più famosi Pilastri della Creazione, una struttura di gas ionizzato, polveri e giovani oggetti stellari immortalati decine di anni fa in una delle più celebri immagini del Telescopio Spaziale Hubble. Durante il montaggio dell’immagine in Hubble Palette (combinazione di riprese coi filtri SII, H-alpha e OIII) con stelle RGB, Federico si è accorto di uno strano oggetto in una delle due ali dell’Aquila, che in una sua precedente ripresa non aveva lo stesso aspetto (fig. 1).

Composizione SHO di Federico Vittorio Mantovani con scatti realizzati la sera del 29 giugno 2025 con Sky-Watcher 300mm/1200mm e ASI2600MM per un totale di 19 ore di integrazione. Nel riquadro in basso a sinistra è evidenziato l’oggetto che ha fatto scattare la scintilla. A destra nei due cerchi l’area compresa nel mirino a sinistra ingrandita come si mostrava nello scatto di Mantovani nel 2023 e come è apparsa nel 2025.


L’oggetto in questione si trova nelle vicinanze della posizione RA 18h 20m 46.16s, DEC -13° 45′ 27.3″ (J2000), in un campo stellare abbastanza denso, immerso in emissioni di idrogeno ionizzato.
Nella composizione RGB e nei singoli canali (R, G, B), la fonte luminosa appare debole ma è identificabile e sbilanciata verso il rosso. Nel canale OIII si osserva invece una maggiore e marcata luminosità se paragonata alle stelle del campo, mentre nei canali SII e Hα l’intensità è meno marcata. Le immagini in figura 2 rappresentano un confronto qualitativo tra le varie bande nelle osservazioni di Federico di giugno 2025.

Figura 2 – Pannello con canali RGB, R, G, B, SHO, SII, Hα, OIII realizzati da Federico Vittorio Mantovani la sera del 29 giugno 2025. Notare la sorgente in centro al FoV, molto brillante ed estesa nel canale OIII.

La Verifica

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L’articolo è pubblicato in COELUM 276 VERSIONE CARTACEA