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Premio Letterario Galileo 2016 per la divulgazione scientifica

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Che ora fai?

Vita quotidiana, cronotipi e jet lag sociale
Till Roenneberg
Edizioni Dedalo, 2015

“Sei un “gufo” o una “allodola”? Al suono della sveglia mattutina, arranchi svogliatamente giù dal letto e rimani per un po’ in uno stato di semi-incoscienza, senza proferir parola, per poi trascinarti fuori di casa in perenne ritardo? Oppure sei iperattivo fin dal risveglio, mentre la sera crolli ben prima degli altri? Coniugando aneddoti illustrativi a spiegazioni scientifiche facilmente accessibili, il cronobiologo tedesco Till Roenneberg dimostra che essere più o meno mattinieri non dipende dalle abitudini, bensì dal funzionamento del nostro “orologio biologico”…

Till Roenneberg (1953) è professore di Cronobiologia presso l’Istituto di Psicologia Clinica della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, dove dirige il Centro di Cronobiologia. Si dedica da anni allo studio dell’impatto della luce sui nostri ritmi circadiani, concentrandosi in particolare sulla relazione tra cronotipi, jet lag sociale e salute umana.

Recensione

Till Roenneberg, l’autore di “Che ora fai?”, ha cominciato ad interessarsi alla Cronobiologia a diciassette anni, quando era ancora un giovane studente liceale, affascinato dagli studi pionieristici di Jurgen Aschoff, uno dei padri della moderna cronobiologia, che all’epoca dirigeva un importante istituto di ricerca ad Andechs, vicino a Monaco di Baviera in Germania. Dopo gli studi universitari Roenneberg ha fatto parte per alcuni anni del gruppo di ricerca del Prof. Aschoff, ed ha poi continuato ad occuparsi di orologi biologici durante un periodo di quattro anni trascorso ad Harvard, (Cambridge-Massachusetts) negli Stati Uniti, prima di ritornare in Germania. Till Roenneberg è diventato a sua volta uno degli scienziati più carismatici ed autorevoli nel campo della biologia circadiana ed è oggi Professore di Cronobiologia all’Università Ludwig Maximilians di Monaco di Baviera in Germania e Presidente della Federazione mondiale delle Società di Cronobiologia.
Il libro è organizzato (non a caso!) in 24 capitoli, ognuno dei quali racconta una “storia” che spiega in modo accattivante, ma rigoroso dal punto di vista scientifico, un aspetto importante della ritmicità biologica circadiana. Impariamo così che “serotini (gufi) o mattinieri (allodole) si nasce, non si diventa”, perché sono i geni che ereditiamo dai nostri genitori che determinano “quando” nelle ventiquattr’ore il nostro organismo dovrebbe dormire. Ciascuno di noi possiede un orologio circadiano endogeno che regola la nostra fisiologia, le fasi del sonno e della veglia, il comportamento, e che ci mette in armonia con l’alternarsi del giorno e della notte dovuti al movimento di rotazione della Terra attorno al proprio asse, che si completa in ventiquattr’ore esatte. Scopriamo anche che il nostro orologio endogeno viene continuamente sincronizzato con la rotazione terrestre ad opera di segnali (Zeitgeber) provenienti dall’ambiente, il più importante dei quali è senz’altro la luce. Albe e tramonti e la luce naturale del giorno sono infatti
particolarmente efficaci nel mantenere la nostra ritmicità biologica sincronizzata con le variazioni ambientali prodotte dalla rotazione terrestre.
Impariamo anche che, indipendentemente dall’essere gufi o allodole, la fase del sonno si sposta nella notte durante l’adolescenza, e questo fenomeno persiste fino all’età di circa diciannove anni nelle femmine e di ventuno nei maschi. Molti adolescenti non possono quindi essere definiti dei “pigri” quando si assoggettano con fatica agli orari di inizio delle lezioni imposti dalla nostra organizzazione sociale. Dovremmo piuttosto considerare che sono forzati a svegliarsi e ad essere attivi intellettualmente in orari che contrastano con quelli dettati dal loro orologio endogeno. Roenneberg ci spiega anche che adottare stili di vita che contrastano con la ritmicità dettata dal  nostro orologio circadiano può comportare dei rischi, anche gravi, per la nostra salute.
Una parte importante delle popolazioni che vivono nelle società industrializzate soffre di una forma particolare di jetlag cronico, il “jetlag sociale”. Questo tipo di jetlag affligge di più i gufi rispetto alle allodole. Una buona misura del “jetlag sociale” è data dalla differenza tra il punto di mezzo della fase del sonno nei giorni lavorativi, quando il nostro risveglio dipende dai nostri orari di lavoro, e quello dei giorni festivi, quando si tende a dormire quando lo richiede il nostro organismo. Più grande è questa differenza e maggiore sarà la privazione cronica di sonno che un individuo accumula nella sua vita e che potrà portare a problemi di salute e a disturbi dell’umore.
Una condizione particolare di alterazione della normale ritmicità sonno-veglia è quella che caratterizza la vita degli individui soggetti a turnazione negli orari lavorativi (shift-workers). Anche in questo caso, la perturbazione cronica della ritmicità circadiana è stata messa in relazione con un rischio maggiore di sviluppare patologie anche gravi, come malattie cardiocircolatorie, metaboliche o tumori.
Particolarmente stimolante è il capitolo diciassette (“socialisti mattutini, capitalisti serotini”) nel quale Till Roenneberg ci racconta uno dei risultati più importanti dei suoi studi, la dimostrazione che, a dispetto della nostra organizzazione temporale sociale basata sull’adozione dei fusi orari (tempo sociale) piuttosto che sul tempo naturale (tempo solare), anche noi, come tutti gli altri esseri viventi siamo sincronizzati dal sole, dalle albe e dai tramonti, e non quindi dalle convenzioni temporali che abbiamo deciso di utilizzare per regolare la nostra vita. Questo capitolo è molto importante anche per comprendere le conseguenze “biologiche” dell’introduzione dell’ora legale nel periodo primaverile-estivo. Non si tratta infatti, come pensano in molti, di un disagio transitorio che dura solamente alcuni giorni. Se è vero (come è vero) che anche noi, come i papaveri e le lucertole, siamo sincronizzati dalla luce naturale del luogo dove viviamo, allora vuol dire che durante tutti i mesi nei quali è in vigore l’ora legale ci troviamo in una condizione di jetlag
cronico. Adottando l’ora legale decidiamo infatti di vivere per alcuni mesi come se ci trovassimo fisicamente nel fuso orario che si trova immediatamente ad Est rispetto al nostro. Non possiamo tuttavia adattare il nostro orologio endogeno a quelle albe e a quei tramonti poiché non le sperimentiamo veramente e ci sincronizziamo invece con quelle che percepiamo effettivamente, accumulando anche in questo caso deficit di sonno, in particolare se siamo dei gufi.
Till Roenneberg con le sue storie e con la sua straordinaria capacità divulgativa ci fa capire quanto sia importante l’orologio circadiano per il buon funzionamento del nostro organismo e per la nostra salute. Con il suo libro suggerisce che nella ricerca delle condizioni che favoriscono il benessere di una società, dovrebbe essere considerata anche l’importanza del tempo circadiano individuale, per la pianificazione degli orari delle scuole, delle attività lavorative e per la progettazione di politiche sanitarie virtuose.

Rodolfo Costa
Dipartimento di Biologia – Università di Padova