Home News di Astronomia Forti correnti nell’atmosfera di Venere

Forti correnti nell’atmosfera di Venere

Letto 7.118 volte
0
Akatsuki sopra le nubi di Venere
Un'illustrazione della sonda Akatsuki che ha utilizzato con successo un metodo di tracciamento delle nubi, sviluppato per dedurre le distribuzioni orizzontali dei venti basati su dati camera a infrarossi IR2 a bordo di Akatsuki. Credit: PLANET-C Project Team
Tempo di lettura: 4 minuti
Akatsuki sopra le nubi di Venere
Un'illustrazione della sonda Akatsuki che ha utilizzato con successo un metodo di tracciamento delle nubi, sviluppato per dedurre le distribuzioni orizzontali dei venti basati su dati camera a infrarossi IR2 a bordo di Akatsuki. Credit: PLANET-C Project Team

Venere è ben noto per la sua straordinaria e spessa atmosfera: una coltre di nubi che, nella sua parte superiore, ruotano velocemente intorno al pianeta con un periodo di quattro giorni terrestri, in netto contrasto con la rotazione stessa del pianeta, ovvero la durata del giorno venusiano, di ben 243 giorni terrestri.

Gli astronomi planetari non hanno ancora compreso completamente l’origine e motore di questo fenomeno, noto come “Super Rotazione”, ma stanno lavorando per dare una risposta all’enigma. In una ricerca pubblicata su Nature Geoscience,  Takeshi Horinouchi (professore associato alla Hokkaido University) e colleghi, sono riusciti a individuare venti particolarmente forti,  fino a 80 metri al secondo, nello strato medio inferiore delle nuvole del pianeta, utilizando le osservazioni della sonda Akatsuki della JAXA (agenzia spaziale giapponese).

Immagine in falsi colori delle nubi nella notte di Venere, riprese dalla camera IR2 della sonda Akastuki. Le nubi più spesse sono nei toni più scuri, perché la luce infrarossa proveniente dagli strati più bassi dell'atmosfera fatica ad attraversarle. Crediti: PLANET-C Project Team

La camera IR2 nel vicino infrarosso della sonda, infatti, è riuscita a tracciare con successo le nuvole di bassa altezza di Venere, e in particolare lo strato più spesso tra i 45 e i 60 km di altezza.

«Il risultato è stato possibile osservando la silhouette delle nuvole che appare quando la luce infrarossa, originata dalla radiazione termica che proviene dalla bassa atmosfera, filtra attraverso le nuvole», spiegano gli autori della ricerca. «Simili osservazioni erano già state fatte precedentemente dalla Venus Express dell’ESA e dalla sonda Galileo della NASA, ma avevano fornito solo dati limitati a zone di bassa latitudine del pianeta. Da queste osservazioni si era ipotizzato che la velocità del vento negli strati medio inferiori fosse uniformamente orizzontale e con poche variazioni temporali».

grafico velocità dei venti venusiani
Nel grafico le velocità dei venti raccolte dalle osservazioni della camera Akatsuki/IR2 l'11 e 12 luglio 2016. I venti longitudinali medi sono indicati in riferimento alla latitudine; il picco nella velocità del vento alle basse latitudini indica la corrente di getto individuata. Crediti: PLANET-C Project Team.

Nel loro studio, Horinouchi e colleghi hanno analizzato i dati raccolti dalla Akastuki tra il marzo e l’agosto del 2016, utilizzando un metodo di tracciamento del movimento delle nubi sviluppato da loro stessi, per dedurre la distribuzione orizzontale dei venti, ma hanno trovato anche qualcosaltro di inaspettato.

«Abbiamo scoperto un flusso d’aria particolarmente veloce, simile a una corrente a getto equatoriale, grazie alle immagini del luglio 2016, e presente anche almeno per i due mesi successivi. Nel marzo di quell’anno, invece, le velocità dei venti alla stessa latitudine erano piuttosto lente, e nessuna corrente del genere è stata rilevata».

Immagine in pseudocolori che mostra le immagini raccolte dalla IR" camera della sonda a intervalli di due ore. Crediti: PLANET-C Project Team

I risultati del team hanno quindi per la prima volta evidenziato che le velocità dei venti nelle nubi di media e bassa altitudine hanno una variabilità sia spaziale che temporale, e molto maggiore di quello che si credeva, tanto da poter creare una corrente a getto vicino all’equatore mai individuata fin’ora, non solo in quelle zone, ma nemmeno nella ben meglio conosciuta e turbolenta atmosfera superiore.

«Benché non sia ancora chiaro perché si formi questo flusso equatoriale», sottolinea quindi Horinouchi, «i meccanismi che possono causarlo sono limitati, e relativi alle varie teorie sulla super rotazione. Per questo, ulteriori analisi dei dati inviatici da Akatsuki, ci aiuteranno non solo a trarre nuove informazioni riguardo a questi flussi locali, ma anche a dare una direzione alle teorie che cercano di spiegare il fenomeno della super-rotazione».

L’articolo sul sito della Hokkaido University: Equatorial jet in Venusian atmosphere discovered by Akatsuki

L’articolo originale su Nature Geoscience:  Equatorial jet in the lower to middle cloud layer of Venus revealed by Akatsuki, Nature Geoscience, August 28, 2017. DOI: 10.1038/NGEO3016

Il progetto Akatsuki


Addio Cassini. Diario di viaggio di vent’anni di missione a pochi giorni dall’ultimo drammatico tuffo nell’atmosfera di Saturno.

Coelum Astronomia 214 di settembre 2017 è online, come sempre in formato digitale e gratuito…
Semplicemente qui sotto, lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L’indirizzo email verrà utilizzato solo per informare delle prossime uscite della rivista.