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Hayabusa2 trova il “suo” cratere

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Immagini riprese dalla Optical Navigation Camera - Telescopic a bordo di Hayabusa2. Dalla loro comparazione è stata confermata la creazione del cratere artificiale nell'area circondata dal tratteggio giallo. Le dimensioni e la profondità del cratere sono ancora al vaglio degli scienziati. Image credit: JAXA, The University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo University, Nagoya University, Chiba Institute of Technology, Meiji University, The University of Aizu, AIST
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Immagini riprese dalla Optical Navigation Camera - Telescopic a bordo di Hayabusa2. Dalla loro comparazione è stata confermata la creazione del cratere artificiale nell'area circondata dal tratteggio giallo. Le dimensioni e la profondità del cratere sono ancora al vaglio degli scienziati. Image credit: JAXA, The University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo University, Nagoya University, Chiba Institute of Technology, Meiji University, The University of Aizu, AIST
di LUCA FRIGERIO · astronautinews.it

Giunta a poco più della metà della sua missione esplorativa di un anno e mezzo, la sonda giapponese Hayabusa2 è riuscita a scattare delle immagini del nuovo cratere scavato sulla superficie dell’asteroide Ryugu lo scorso 4 aprile.

Questa immagine catturata dalla camera separatasi da Hayabusa2 (DCAM3) mostra gli ejecta che si sono alzati dalla superficie di Ryugu, a causa della collisione di SCI. Image credit: JAXA, Kobe University, Chiba Institute of Technology, The University of Occupational and Environmental Health, Kochi University, Aichi Toho University, The University of Aizu, and Tokyo University of Science.

Dopo aver raccolto a febbraio un campione della superficie del corpo celeste, Hayabusa2 ha effettuato delle manovre per spostarsi su una differente zona di Ryugu per rilasciare un dispositivo di impatto. Il dispositivo conteneva un proiettile conico in rame del diametro di 30 cm e della massa di 2 kg, che partendo da una quota di circa 500 m, avrebbe creato un cratere artificiale al fine di esporre il materiale geologico sub-superficiale più antico, che verrà prelevato nelle prossime settimane.

Dopo il rilascio del dardo in rame, la sonda si è inizialmente spostata sul lato opposto dell’asteroide per evitare di essere colpita dai detriti rilasciati dall’impatto, riposizionandosi a una quota di 20 km. Essa ha anche rilasciato la fotocamera DCAM3 per riprendere da vicino l’azione del proiettile. Come prevedibile, l’impatto ha generato una nuvola di detriti e di particolato scagliati in tutte le direzioni.

Agli inizi dell’ultima settimana di aprile, Hayabusa2 è stata fatta riavvicinare alla superficie di Ryugu alla ricerca del cratere artificiale (Crater Search Operation), fino a una quota di circa 1.600 metri.

Il Tweet della JAXA con la gif animata che confronta la superficie dell’asteroide prima e dopo l’impatto.

Di seguito ha inviato a terra per la prima volta le immagini del luogo dell’impatto riprese dalla fotocamera, mostrando un cratere che secondo le prime stime ha un diametro di 20 metri circa, più o meno il doppio di quanto si aspettavano gli scienziati giapponesi. Le analisi che verranno effettuate successivamente sulle immagini, stabiliranno con più precisione le reali dimensioni del cratere e le sue principali caratteristiche.

Il dardo utilizzato per colpire la superficie dell’asteroide, denominato Small Carry-on Impactor (SCI) è solamente uno dei diversi dispositivi sganciabili che Hayabusa2 ha portato su Ryugu. Lo scorso anno la sonda ha rilasciato tre lander per esplorare la superficie dell’asteroide.

Gli scienziati si aspettano che i detriti rocciosi proiettati nello spazio dalla collisione, facciano affiorare i materiali sottostanti la superficie asteroidale che sono rimasti protetti dalle radiazioni cosmiche, dalla luce solare e dagli sbalzi termici. Infine, essi sperano che Hayabusa2 riesca a prelevare un campione dal fondo del cratere nelle prossime settimane e di riportarlo sulla Terra, assieme ai campioni rocciosi prelevati lo scorso anno.

Hayabusa2 è arrivata nei pressi dell’asteroide Ryugu nel giugno dello scorso anno, e dovrebbe ripartire alla volta del pianeta Terra entro la fine di quest’anno. Nel dicembre 2020 la sonda espellerà una capsula protetta da uno scudo termico che rientrerà nell’atmosfera terrestre per atterrare in Australia frenata da un paracadute.

Sul sito di JAXA è disponibile il materiale della conferenza stampa dell’11 aprile aggiornato al 2 maggio 2019.

Fonte: Spaceflight NowJAXA

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