Tempo di lettura: 2 minuti
Una nuova tecnica per rilevare i crateri planetari che consentirà agli scienziati di mappare accuratamente le superfici dei pianeti utilizzando diversi tipi di dati potrebbe essere utilizzata nelle future missioni spaziali.

 

Un team di ricercatori dell’Università di Aberdeen ha sviluppato un nuovo algoritmo universale di rilevamento dei crateri (CDA) utilizzando il Segment Anything Model (SAM) di META AI.

SAM, rilasciato all’inizio di questo mese, è un nuovo modello di intelligenza artificiale in grado di “ritagliare” automaticamente qualsiasi oggetto in qualsiasi immagine.

La tecnologia ha consentito al team di mappare meccanicamente i crateri invece di procedere manualmente, un processo quest’ultimo che richiede tempo moltissimo tempo. Mentre, contemporaneamente con il nuovo sistema si possono usare diversi tipi di dati così da ottenere una caratterizzazione della superficie più accurata e flessibile.

Un tecnica per altro riproducibile su qualsiasi oggetto del Sistema Solare e che potrebbe aiutare a identificare siti di atterraggio per missioni robotiche o umane oppure per la navigazione automatica basata su osservazioni del terreno.

Il dottor Iraklis Giannakis, della School of Geosciences dell’Università, ha guidato la ricerca in collaborazione con altri colleghi dell’ateneo e una prestampa dei risultati è stata pubblicata su arXiv .

Il dottor Giannakis ha dichiarato: “Il rilevamento dei crateri è un compito cruciale nella scienza planetaria che ci consente di comprendere meglio la geologia, la storia e l’evoluzione dei corpi celesti come Marte, la Luna e altri pianeti”.

“Il nostro approccio CDA universale sfrutta la potenza di SAM per rilevare automaticamente i crateri con elevata precisione ed efficienza, riducendo la necessità di identificazione manuale”.

“Con le sue avanzate capacità di segmentazione, SAM ha dimostrato di essere un punto di svolta per CDA, consentendoci di identificare con precisione crateri di varie dimensioni, forme e orientamenti, anche in condizioni di terreno difficili”.

Si tratta quindi di un nuovo sviluppo per le scienze planetarie.

Mappando automaticamente i crateri, gli scienziati possono studiarne la distribuzione, le dimensioni e la morfologia per comprendere meglio la superficie planetaria e la sua evoluzione nel tempo. Ciò può aiutare a scoprire la storia geologica, i processi superficiali e la potenziale abitabilità di un pianeta o di una luna.

Articolo originale: DOI: 10.48550/arxiv.2304.07764