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Un sogno con la coda

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È mezzanotte. Il grosso telescopio, manovrato dalle mie mani, si muove verso l’ultimo obbiettivo della serata, ovvero l’ottava galassia che ho messo in lista. Sono partito da un astro ben visibile a occhio nudo sotto la pancia del Leone e sto seguendo un immaginario sentiero disegnato da puntini luminosi molto deboli che vedo solo al cercatore dello strumento o addirittura all’oculare. Aiutandomi con una cartina stellare molto particolareggiata ricavata da un software astronomico non ci metto molto ad arrivare a destinazione. Eccolo li` il batuffolo, debole ma visibile: è la galassia che cercavo! Non è sempre cosi` semplice. A volte districarsi lassù non è banale. Il metodo dello star-hopping, ovvero saltare di stella in stella, è comunque il più bello e gratificante. Trovare l’obbiettivo con le tue mani è una soddisfazione immensa. Niente a che fare con i sistemi automatizzati che ti puntano l’oggetto desiderato schiacciando dei bottoni rendendo tutto più freddo. Mi concentro sulla galassia che ho puntato: come al solito ne ricaverò una descrizione. PeròÅcun momento! al bordo dell’oculare noto un altro oggetto simile. Controllo la cartina che però non riporta niente in quel punto. Eppure dovrebbe segnalarlo un oggetto come quello. A dire il vero c’è anche la possibilità che possa trattarsi di una cometa. Non ho incluso oggetti di quel tipo e magari me ne sono ritrovata per caso una nel campo dell’oculare. Però non sono a conoscenza di comete di quella magnitudine in quel punto. Sono aggiornatissimo grazie a internet e difficilmente perdo notizie importanti su comete che raggiungono una luminosità sufficiente per essere viste con il mio strumento e questa è decisamente alla portata. Se invece fosse una cometa nuova avvistata proprio dal sottoscritto? No, non può essere! Al giorno d’oggi sistemi automatizzati spazzano il cielo in lungo e in largo scoprendo quasi tutto. Se poi qualcosa sfugge loro ci pensano i cacciatori di comete a trovarle, astrofili espertissimi che passano molto tempo a cacciare questi oggetti. Avrei avuto davvero una sfortuna sfacciata se davvero ne avessi scoperta una. Ma no, figurarsi! Va beh! Indagherò una volta tornato a casa e acceso il computer. Torno a volgere lo sguardo sul mio obbiettivo iniziale: La galassia. Però non sono tranquillo. Non riesco a concentrarmi. I pensieri vanno all’oggetto li` vicino. Decido cosi` di rientrare per fare i controlli del caso e lascio tutto sul posto. Fortunatamente posso osservare appena fuori dalla porta di casa, abitando in un luogo montano isolato.

Appena rientrato accendo il computer e aspetto con impazienza che sia operativo. Apro l’abituale software astronomico e inserisco nella porzione di cielo che sto osservando oggetti del profondo cielo molto più deboli di quelli riportati sulla cartina che ho usato, constatando che non viene segnalato niente. Allora inserisco tutte le comete del data-base aggiornatissimo. Nessuna cometa in quella posizione. Eppure quell’oggetto esiste. L’ho visto di sicuro. Faccio un salto sul sito che riporta le ultime comete scoperte e ho la conferma che non ce ne sono di nuove.

I battiti cardiaci aumentano, anche se resto dubbioso. Esco nuovamente e rimetto occhio all’oculare dopo un adattamento al buio indispensabile. Il telescopio è motorizzato ed è rimasto acceso anche mentre ero in casa. Uno stazionamento eseguito in maniera precisa mi permette cosi` di ritrovare la galassia e il suo misterioso vicino nel campo dell’oculare. Ma si è mosso! Di poco ma quel misterioso batuffolo si è spostato! Allora non può essere che una cometa!

I miei pensieri sono ora frenetici. Non riesco a mantenere la calma. Cosa faccio? Ci sono delle precise procedure da seguire in caso si scopra un corpo simile. Bisogna mandare una comunicazione al CBAT (Central Bureau for Astronomical Telegrams) di Cambridge negli e bisogna farlo il più rapidamente possibile. Qualcun altro potrebbe imbattersi nell’oggetto.

Prima però devo annotare la posizione e il moto di quel corpo celeste. Ma possibile che davvero sia di fronte alla scoperta di una nuova cometa? Magari faccio una figuraccia. Eppure…

Nel dubbio, decido di telefonare all’osservatorio di Asiago per cercare una conferma. Rientro velocemente in casa e cerco l’agenda sulla quale ho annotato il numero. Mai avrei creduto di trovarmi nelle condizioni di usarlo. Lo compongo e mentre aspetto mi domando se mi prenderanno in considerazione o mi inviteranno a non seccarli. Uno, due tre squilli; al quinto una voce…

– Osservatorio di Asiago – Balbettando cerco di spiegare il motivo della mia telefonata. L’emozione è una brutta bestia in certi casi, ma fortunatamente in qualche modo mi faccio capire. Il mio interlocutore è molto freddo e mi chiede varie cose per accertarsi della serietà della telefonata. Alla fine vengo congedato con un -Guardi, faremo una verifica. Se ha ragione la richiamo. Mi dia il suo numero-

Una volta riattaccato comincia l’attesa. Non sto nella pelle. Di là mia moglie dorme. Mi verrebbe voglia di svegliarla per raccontarle tutto, ma decido di aspettare per accertarmi che ne valga la pena.

Mezz’ora è passata. Il telefono è muto. Per spezzare la tensione decido di riportare all’interno il telescopio. Porto con me il cordless. Non vorrei mai che chiamassero mentre sono fuori.

L’una e trenta. Sono seduto sul divano. Ho acceso il televisore ma è come se fosse spento tanto lo guardo distrattamente. Il telefono continua inesorabilmente a non suonare. Ma staranno davvero verificando questi di Asiago? Quanto ci vuole?

Le due, le due e trenta. Decido di andare a letto portando con me il cordless. Fra qualche ora mi attende una giornata di lavoro. Se però davvero avessi scoperto una cometa la fabbrica dovrebbe fare a meno di me per un giorno, questo è sicuro. Scoprire una cometa è praticamente il sogno di ogni astrofilo. Figurarsi per chi come me è attratto irresistibilmente da questi oggetti, tanto da porli al centro della propria passione. Poter dare loro il nome ed avere un piccolo posto nella storia dell’astronomia. Più banale, ma pur gratificante, l’aspetto della popolarità che un evento simile ti porta. Insomma, la vita magari non ti cambia ma ha uno scossone.

Apro la porta della camera cercando di non fare rumore e mi sdraio sul letto. Mia moglie dorme come un sasso: beata lei! Io invece non riesco a chiudere gli occhi. Anzi, per chiuderli li chiudo ma è come se fossero aperti. Mi ritorna in mente ossessivamente quell’oggettino nebuloso e il telefono che non suona. Sarà dura riposare.

Un suono! Accendo la lucetta dell’orologio da polso: sono le sei e trenta! Ho dormito qualche ora. Con un balzo sono seduto sul letto. Che suono strano però; è continuo. Ci pensa mia moglie a chiarirmi le idee -Allora la vuoi spegnere quella sveglia?- La sveglia! Non è il telefono che suona.

Riordino le idee: ieri sera ero stanco morto e sono andato a letto alle nove e mezza. Ma allora… ho sognato! No!

La cometa svanisce di colpo! Se mi avessero dato un pugno sullo stomaco mi sentirei meglio. Che delusione!

Mi alzo e mi trascino in cucina. Sono avvilito. Eppure sembrava così vero. Altro che rimanere nella storia, altro che fama. Mi aspetta una dura giornata di lavoro da anonimo operaio.

Sorseggio il caffè e ripenso alla mia scoperta sfumata. Si trovava sotto la pancia del Leone. Stasera mi faccio un giretto da quelle parti, non si sa mai…

Claudio Pra è appassionato all’astronomia da più di un decennio. Predilige l’osservazione visuale, in particolar modo quella di oggetti deep-sky e comete. Abita e dà sfogo alla sua passione per il cielo nel cuore delle Dolomiti bellunesi, ad Alleghe. È consigliere dell’Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici”, di cui è anche membro fondatore, e divulgatore presso il Planetario di S. Tomaso. Particolarmente sensibile al tema dell’inquinamento luminoso, si batte per mantenere un cielo, almeno in montagna, ancora puro.