Home Articoli e Risorse On-Line Riformulando le “leggi della vita”

Riformulando le “leggi della vita”

Letto 656 volte
0
Tempo di lettura: 3 minuti

La vita aliena si basa su leggi biochimiche completamente diverse dalle nostre.

Ci sono dei limiti nei modelli universali della biochimica. È quello che si afferma in una ricerca pubblicata nel Proceeding of the National Academy of Sciences (PNAS). Questi risultati forniscono una nuova opportunità per scoprire le caratteristiche della vita aliena con una biochimica diversa da quella presente sulla Terra.

Rappresentazione artistica di una formazione planetaria che mostra esopianeti in una zona abitabile con somiglianze con la Terra, presenti all’estrema destra. Credit: NASA/Ames/JPL-Caltech

La vita come (non) la conosciamo

Da sempre la ricerca della vita aliena si è limitata agli organismi che abbiamo sul nostro pianeta. Per gli astrobiologi non ci sono strumenti per prevedere le caratteristiche della “vita come non la conosciamo”.

«Vogliamo disporre nuovi strumenti per identificare e persino prevedere le caratteristiche della vita che non conosciamo», afferma la coautrice dello studio Sara Imari Walker dell’Arizona State University, «Per fare ciò, stiamo cercando di identificare le leggi universali che dovrebbero applicarsi a qualsiasi sistema biochimico. Questo comporta lo sviluppo di una teoria quantitativa per le origini della vita e l’utilizzo della statistica per guidare la nostra ricerca della vita su altri pianeti».

I colori vivaci della Grande Primavera Prismatica del Parco Nazionale di Yellowstone provengono da varie popolazioni di microrganismi amanti del calore che prosperano nell’acqua ad alta temperatura. Tali ecosistemi estremi potrebbero offrire indizi vitali agli astrobiologi alla ricerca di vita extraterrestre. Credit: Peter Adams Getty Images

Sul nostro pianeta, la vita si sviluppa dall’interazione di centinaia di composti chimici e reazioni. Queste reazioni di base per ogni organismo sono condivise da tutta la vita sulla Terra. Le stesse regole però non valgono più quando si prendono in considerazione gli esopianeti.

«La vita è un concetto sorprendentemente difficile da definire», dichiara l’autore principale Dylan Gagler, analista di bioinformatica presso il Langone Medical Center della New York University di Manhattan, «Per riuscire a comprenderla bisogna interessarsi di cosa succede durante i processi biochimici».

Modelli enzimatici

Per arrivare a questo obiettivo, Gagler e Walker si sono concentrati sugli enzimi, motori funzionali principali della biochimica. Usando un database integrato dei genomi di diversi microrganismi, il team di ricerca è stato in grado di studiare la composizione enzimatica di diversi batteri (archei ed eucari). Come risultato gli astrobiologi hanno acquisito un nuovo tipo di universalità biochimica, individuando nuovi modelli statistici che spiegano il comportamento biochimico degli enzimi.

Rappresentazione artistica di un esopianeta roccioso delle dimensioni della Terra. Credit: NASA Ames/SETI Institute/JPL-Caltech

«Questo nuovo modello di universalità biochimica è generalizzabile per forme di vita sconosciute», spiega il coautore Hyunju Kim, assistente di ricerca presso la School of Earth and Space Exploration dell’ASU, «La nostra scoperta ci consente di sviluppare una nuova teoria per le regole generali della vita e così guidarci alla scoperta di vita aliena sugli esopianeti».

Fonti: 

Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS):Scaling laws in enzyme function reveal a new kind of biochemical universality” by Dylan C. Gagler, Bradley Karas, Christopher P. Kempes and Sara I. Walker.