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Premio Letterario Galileo 2015 per la divulgazione scientifica

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Scienza e arte

Vincenzo Schettino
Firenze University Press 2014

Nell’atto creativo l’artista e lo scienziato procedono entrambi attraverso la decodificazione e ricomposizione delle realtà che osservano. Sulla base di questa corrispondenza di metodo, l’arte e la scienza offrono strumenti per studiare la realtà interiore o esteriore, guardando a oggetti e situazioni e cercando correlazioni e interpretazioni, in un ideale parallelismo tra lo studio dell’artista e il laboratorio dello scienziato. Partendo da questa visione unitaria dei processi conoscitivi vengono esaminate le interazioni tra chimica e arti decorative, tra chimica e architettura e tra chimica e letteratura (poesia, teatro, narrativa) mettendo in luce analogie e sovrapposizioni talora inaspettate e sorprendenti.


Vincenzo Schettino è professore emerito di Chimica fisica nell’Università di Firenze

Recensione

I geni di Newton, di Shakespeare, di Michelangelo e di Handel non sono poi così lontani l’uno dall’altro; la percezione della verità è quasi altrettanto semplice che la percezione della bellezza. E’ questa idea di un substrato comune, della unitarietà dei processi conoscitivi, così espressa in una lezione del chimico Humphry Davy, che viene esplorata, lungo varie direttrici, nel libro di Vincenzo Schettino.

Il libro parte dall’analisi del metodo di lavoro dello scienziato (per esplorare le regole che governano il mondo naturale) e dell’artista (alla ricerca della bellezza e della realtà del mondo dell’animo umano). Fatta salva la diversità degli oggetti di studio e dei mezzi espressivi, emergono straordinarie vicinanze metodologiche, non come assunto da dimostrare, ma attraverso il pensiero e le riflessioni dei protagonisti. Da un lato ci sono artisti che rivendicano un lungo lavoro di ricerca per giungere alla loro rappresentazione e interpretazione della realtà, dall’altro scienziati che pensano che le loro scoperte e la composizione di una molteplicità di esperimenti in una visione generale sarebbe impossibile senza il ruolo fondamentale dell’immaginazione e dell’intuizione. La visione che emerge è che nell’atto creativo lo scienziato e l’artista procedano entrambi attraverso la decodificazione e la ricomposizione di una qualche realtà, cercando correlazioni, analogie, interpretazioni, legami nascosti, in un parallelismo ideale tra lo studio dell’artista e il laboratorio dello scienziato. E’ interessante che questa analisi venga estesa anche al linguaggio, che solitamente viene considerato come un discriminante tra scienza e letteratura, riscattando da un lato il linguaggio della scienza dalle rigidità del linguaggio dei trattati e degli articoli scientifici degli specialisti per esprimere contenuti più fondamentali e guardando, dall’altro lato, al linguaggio della poesia, nella visione di Italo Calvino, oltre l’ispirazione e intuizione pura come esperimento per mettere insieme le parole per dare forma a un concetto. Del resto, nel caso specifico della chimica, c’è una analogia tra i due sistemi di lettere – parole – frasi e di atomi – molecole – reazioni che, già considerata da Lucrezio, è stata ripresa da Primo Levi.

Su queste premesse il libro passa a considerare il mondo delle forme (pittura, architettura), prendendo in considerazione opere pittoriche e architettoniche per verificare, in concreto, come i meccanismi di lettura e interpretazione dei loro valori estetici possano trovare puntuale riscontro nei meccanismi interpretativi di modelli e teorie scientifiche. Così, la topologia e la struttura geometrica de Las Meninas di Velazquez, la teologia della pittura secondo la definizione di Luca Giordano, trovano un corrispettivo nella associazione di atomi e molecole nei cristalli e nelle relazioni geometriche necessarie perché avvengano reazioni chimiche. E’ affascinante il percorso attraverso la simmetria e la struttura delle molecole, la metafora della chimica come architettura nell’invisibile mondo microscopico. E’ l’idea platonica della bellezza assoluta delle forme geometriche che ritroviamo diffusa dal mondo dell’infinitamente grande a quello dell’infinitamente piccolo.

Una parte consistente del volume esplora i nessi tra chimica e letteratura, partendo dalla tradizione di carattere intrinsecamente narrativo insito nell’alchimia, nei miti e nelle antiche favole. Con un linguaggio limpido e privo di fronzoli il lettore è condotto in una sorta di viaggio attraverso poemi, racconti, romanzi, opere teatrali, forse già conosciuti, ma rivisitati in nuove sfaccettature che illuminano il mondo degli atomi e delle molecole trasferendolo in una nuova dimensione che vuole apparire familiare anche a non specialisti. Specifiche opere letterarie diventano l’occasione per cristallizzare le varie rappresentazioni della scienza e della chimica nell’immaginario popolare. Per riassumere, in qualche modo, il concetto della unitarietà dei processi conoscitivi, le categorie che Italo Calvino aveva immaginato per la letteratura del nuovo millennio (leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità) sono riconsiderate ed esplorate dal punto di vista della chimica.

Prof. Salvatore Califano
Università di Firenze