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Le supernovae di Leonida Rosino

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L’articolo completo sul n. 254 di Coelum Astronomia

Torniamo a ripercorrere la storia delle dieci supernovae scoperte da italiani nelle galassie del catalogo di Messier. Nel numero 249 di Novembre 2020 è stata trattata la prima supernova, la SN1957B scoperta dal prof. Giuliano Romano in M84. Proseguendo ora in ordine cronologico,  troviamo le quattro supernovae scoperte dal famoso astronomo prof. Leonida Rosino.

SN1960R in M85

La prima delle quattro supernova che analizziamo è la SN1960R che rappresenta la primissima supernova scoperta da Leonida Rosino e anche la seconda supernova in assoluto scoperta da un italiano dopo quella individuata il 18 maggio 1957 da Giuliano Romano.

Fu individuata nella famosa galassia lenticolare M85 posta nella costellazione della Chioma di Berenice a circa 55 milioni di anni luce di distanza e accompagnata a soli 30” ad Est dalla galassia a spirale NGC4394.

Nella notte fra il 18 e 19 gennaio 1961, precisamente alle 00:55 TU del 19 gennaio, il tecnico di turno in osservatorio Valerio Pertile eseguì una posa di 15 minuti sulla galassia M85 (NGC4382) utilizzando la pellicola Kodak 103a-O.

La mattina seguente l’immagine venne sviluppata e controllata da Leonida Rosino che notò subito un nuovo oggetto situato 8” ad Est e 132” a Sud dal centro di M85 e con una luminosità intorno alla mag.+14.

Venne perciò comunicata la scoperta telegraficamente alla Centrale Astronomica di Copenhagen, che il 23 gennaio emanò la circolare n. 1750 inviata ai più importanti osservatori mondiali, ufficializzando la scoperta.

Nella stessa data però il famoso astronomo svizzero di origini bulgare, Fritz Zwicky – che per primo coniò il termine “supernova” – trasferito negli Stati Uniti dal 1925, emanò a sua volta la circolare n. 88 del Technological Institute di California informando della scoperta fatta il 15 gennaio della supernova in M85 ad opera del suo allievo Gates, su una lastra del Palomar Observatory del 20 dicembre 1960 con l’oggetto che mostrava una luminosità pari alla mag.+12.

Questa comunicazione tardiva fatta di Zwicky innervosì non poco il nostro Rosino. In quegli anni infatti si sapeva molto poco sulla natura fisica delle supernovae ed era perciò importante che un oggetto così luminoso venisse seguito per ottenere un’accurata fotometria e dei preziosissimi spettri. Invece, com’era già successo per la scoperta della SN1957B in M84 da parte di Giuliano Romano, anche questa volta Zwicky mantenne riservata la notizia della scoperta fatta da Gates al Palomar Observatory.

Nella notte fra il 21 e il 22 gennaio (alle 3,30 TU del 22 gennaio) l’astronomo Francesco Bertola, che lavorò ad Asiago dal 1963 al 1972, utilizzando il telescopio Galileo, ottenne il primo spettro con una posa di 150 minuti su pellicola Kodak 103a-F.

Da un primo esame si pensò erroneamente che la supernova dovesse appartenere a quelle di tipo II. Furono però ripresi altri spettri il 26 gennaio, il 7-10-19 febbraio ed anche il 12 e 15 marzo e l’ulteriore studio di questi spettri ottenuti sempre da Bertola dimostrò che la SN1960R era in realtà una supernova di tipo Ia con il massimo di luminosità che si era verificato intorno al 19 dicembre 1960, quindi in corrispondenza dell’immagine ripresa a Monte Palomar.

Abbiamo provato ad entrare in possesso anche della lastra originale di scoperta ottenuta da Gates a Monte Palomar, e dopo essere stati sballottati fra vari indirizzi mail dello storico osservatorio americano, siamo entrati in contatto con la mitica Jean Muller che, per chi non la conosce, è la donna astronoma con il maggior numero di scoperte di supernovae – ben 107! – e seconda come numero totale soltanto al grande Fritz Zwicky.

Jean ci ha promesso che quando andrà a Monte Palomar (a causa del Covid gli accessi all’osservatorio sono purtroppo limitati) cercherà in archivio l’immagine di scoperta e l’eventuale spettro, ma ha tenuto a puntualizzare che probabilmente l’immagine non è più disponibile e se anche lo fosse, non è detto che sia ancora di buona qualità poiché fu realizzata su pellicola oltre sessant’anni fa. Aspettiamo comunque fiduciosi il risultato della sua ricerca, dovremo però attendere la prossima primavera.

Immagine dell’ultima supernova esplosa in M85 la SN2020nlb ottenuta in remoto dalla Namibia dall’astrofilo svedese di origini polacche Grzegorz Duszanowicz con un Celestron C14 F.7,3 + ccd SBIG ST-10XME, somma di 60 immagini da 30 secondi

SN1964F in M61

Proseguendo nell’analisi di queste quattro storiche supernovae, arriviamo alla SN1964F, la sesta supernova scoperta da Leonida Rosino e individuata nella stupenda galassia a spirale barrata M61, posta nell’ammasso della Vergine e distante circa 50 milioni di anni luce.

Considerata ad oggi la regina delle galassie Messier in fatto di esplosioni di supernovae (con ben 8 eventi conosciuti!) nel 1964 contava al suo attivo solamente due supernovae:

  • la SN1926A scoperta dagli astronomi tedeschi Maximilian Franz Wolf e dal suo allievo Karl Wilhelm Reinmuth
  • la SN1961I scoperta dall’astronomo americano Milton Lasell Humason.

Nella notte del 30 giugno 1964 alle ore 21:24 TU il tecnico di turno in osservatorio, ancora una volta Valerio Pertile, eseguì una posa di 15 minuti sulla galassia M61 (NGC4303) utilizzando la pellicola Kodak Panchrome-Royal.

Come da prassi operativa, la mattina seguente l’immagine venne sviluppata in camera oscura dai tecnici dell’osservatorio e controllata da Leonida Rosino che individuò facilmente una nuova stella di mag.+14 posta 25” Ovest e 3” Sud dal centro della galassia.

M61 era già stata ripresa anche il 3 giugno con il limite dell’immagine a mag.+17, ma la supernova non era visibile.

Il nuovo transiente fu seguito dall’Osservatorio di Asiago fotograficamente da Francesco Bertola con il telescopio Galileo da 122 cm subito dopo il tramonto dei giorni 1 – 3 – 8 – 11 – 16 luglio, evidenziando una leggera diminuzione di luminosità di circa mezza magnitudine, ma a causa della bassa altezza della galassia sull’orizzonte non fu possibile riprendere uno spettro. Cosa che invece riuscì oltre oceano dall’Osservatorio di Monte Wilson in California con lo storico telescopio Hooker da 2,5 metri. L’unico spettro ripreso permise di classificare la supernova di tipo II con il massimo di luminosità che si era verificato intorno al 13 giugno.

Immagine dell’ultima supernova esplosa in M61 la SN2020jfo ottenuta da Manfred Mrotzek dal Backyard Observatory in Buxtehude – Germania con un telescopio TEC 140 mm F.5,4 + ccd Atik 460EX

SN1972Q in M99

Arriviamo così alla terza supernova scoperta da Leonida Rosino in una galassia Messier, la diciassettesima delle 23 da lui scoperte.

Questa volta ci troviamo nella stupenda galassia a spirale M99. Distante circa 50 milioni di anni luce, anche se posta nella costellazione della Chioma di Berenice, M99 è una delle galassie più brillanti della ammasso della Vergine. Possiede una curiosa particolarità: una strana asimmetria dei suoi bracci. In particolare il braccio ad Ovest è più aperto rispetto agli altri e questo potrebbe essere dovuto ad una collisione avvenuta in passato con un’altra galassia.

Ad oggi sono quattro le supernovae conosciute esplose in questa fotogenica galassia, ma nel dicembre 1972 in M99 era stata registrata soltanto una supernova, la SN1967H scoperta il 2 luglio 1967 dal famoso astronomo svizzero Fritz Zwicky.

Nella notte del 14 dicembre 1972 alle ore 02:57 TU il tecnico di turno in osservatorio, questa volta Romeo Baù, eseguì una posa di 5 minuti sulla galassia M99 (NGC4254) utilizzando la pellicola Kodak 103a-O. Di prassi venivano sempre riprese due immagini dello stesso campo stellare e se il nuovo oggetto era presente in entrambi, era quasi certo che non si trattava di un difetto della pellicola. Questo metodo operativo, con la doppia immagine, viene adottato anche oggi con i moderni ccd proprio per escludere eventuali difetti o falsi positivi. I programmi professionali arrivano a riprendere anche tre o quattro immagini della solita galassia, essendo i tempi di posa ridotti a poche decine di secondi. L’individuazione del nuovo oggetto da parte di Rosino non fu però facile perché immerso nella condensazione del braccio Nord della galassia e con una luminosità pari alla mag.+15,8.

Il 16 dicembre la supernova fu immortalata con lo Schmidtgrande” 92/67 poi, a causa delle avverse condizioni meteo, si dovette aspettare il 6 gennaio 1973 con la supernova scesa sotto la sedicesima magnitudine e seguita ancora fotometricamente per tutto il mese di gennaio e febbraio, fino al 9 marzo, data dell’ultima ripresa con la supernova scesa ormai alla mag.+17,5.

Purtroppo a causa della luminosità della supernova prossima alla mag.+16 ed inoltre immersa in una condensazione dei bracci della galassia, non fu possibile riprendere lo spettro di conferma. Il limite spettroscopico del telescopio Galileo, che oggi con i moderni ccd arriva fino alla mag.+17, cinquant’anni fa con le pellicole fotografiche era molto inferiore. Stranamente lo spettro di questa supernova non fu ripreso neanche da altri osservatori dotati di telescopi di maggior diametro come per esempio Monte Palomar. Però seguendo l’evoluzione fotometrica fatta ad Asiago dalla data di scoperta fino al 9 marzo 1973 siamo quasi sicuri che la SN1972Q era una supernova di tipo II.

Immagine dell’ultima supernova esplosa in M99 la SN2014L ottenuta da Marco Burali dall’Osservatorio MTM con un telescopio Takahashi FRC 300 + ccd FLI 1001

SN1973R in M66

L’ultima supernova scoperta da Rosino in una galassia Messier fu la SN1973R.

Si tratta della sua diciottesima scoperta, individuata nella bella galassia a spirale barrata M66 posta a circa 35 milioni di anni luce nella costellazione del Leone. Ad oggi sono quattro le supernovae esplose in questa galassia e un LBV Supernova Impostor, ma fino al 1973 nessuna supernova conosciuta era stata individuata. Rosino perciò ottenne la primissima scoperta in questa fotogenica galassia, che è accompagnata dalla vicina M65 e dalla NGC3628 formando il famoso Tripletto del Leone, tanto caro agli astrofotografi.

Nella notte del 19 dicembre 1972 alle ore 01:14 TU il tecnico dell’osservatorio Angelo Rigoni eseguì una posa di 15 minuti sulla galassia M66 (NGC3627) utilizzando la pellicola Kodak Tri-X. Controllando l’immagine Rosino non ebbe difficoltà ad individuare una luminosa stella di mag.+14,5 posta 25” Nord e 49” Ovest dal centro della galassia. La precedente immagine di M66 ripresa ad Asiago risaliva al 1° dicembre con limite a mag.+17,5 ma con la supernova non ancora visibile.

Nel giugno del 1973 era stata inaugurata la stazione osservativa di Cima Ekar, per allontanarsi dal disturbo delle luci del centro di Asiago, con l’entrata in funzione del telescopio Copernico da 1,82 metri, che è tutt’ora il più grande telescopio operante sul territorio nazionale.

Nella notte del 28 e 29 dicembre e in quella del 18 gennaio 1974 ed anche il 14 marzo, con il telescopio Copernico furono ripresi gli spettri di questa supernova che risultò essere di tipo II. I gas eiettati dall’esplosione viaggiavano ad una velocità di circa 11.000 km/s, con il massimo di luminosità che doveva essere stato raggiunto pochi giorni prima, intorno al 14-15 dicembre, prossima alla mag.+14.

L’evoluzione fotometrica mostrò un rapido declino dalla fine di dicembre fino alla metà di gennaio per poi stabilizzarsi per circa 30 giorni alla mag.+16,5 in una specie di Plateau. Alla fine di febbraio la luminosità proseguì in un lento declino che la portò alla fine di maggio ad essere oltre la mag.+18,5.

Immagine dell’ultima supernova esplosa in M66 la SN2016cok ottenuta da Paolo Campaner con un riflettore da 400mm F/5.5 + ccd Atik428, somma di 10 immagini da 75 secondi