Uno scorcio tra polveri e gas galattici: l’Ammasso del Perseo
Per il secondo progetto di astrofotografia collettiva, il Team di Overall Photons si è imbattuto in un target ben conosciuto dagli astrofili ma poco fotografato in ambito amatoriale, poiché estremamente distante e quindi “piccolo” e debole per i telescopi e i sensori dell’astrofotografo medio. Il target in questione è l’ammasso di galassie del Perseo (Abell 426), migliaia di galassie distanti in media 240 milioni di anni luce e di magnitudine elevata.
Solo grazie alla collaborazione di 19 astrofotografi da tutto il mondo è stato possibile mettere in luce tramite una vista a largo campo le migliaia di deboli galassie dell’ammasso e, sorprendentemente, anche le nubi di polvere e idrogeno ionizzato della nostra Via Lattea. Nubi che formano una complessa trama intricata simile ad una ragnatela cosmica che si posiziona prospetticamente tra il Sistema Solare e l’ammasso galattico.
Tutto questo, incredibile ma vero, in condizioni non sempre ottimali di inquinamento luminoso, con attrezzatura di medio-basso costo e dai balconi/cortili dei partecipanti, ovvero grazie all’integrazione di centinaia di ore di acquisizione di segnale luminoso.
Di seguito alcuni numeri che riassumono la storia di questo secondo progetto:
- 3 mesi di acquisizione, novembre-dicembre-gennaio, con molte complicazioni e cambi di programma dovuti al maltempo
- 19 partecipanti da tutti il mondo, ognuno con la propria configurazione astrofotografica e condizioni del cielo
- 392 ore di acquisizioni totali suddivise in 199 ore di H-alpha e 193 ore in LRGB
- circa 5300 file grezzi processati, che hanno richiesto una settimana di lavoro tra preparazione e stacking tramite PC e SSD esterni da decine di Terabyte per la gestione dei dati

Dalle ricerche condotte, questo di Overall Photons è attualmente il progetto amatoriale più grande in termini di ore di acquisizione su Abell 426. Il risultato ha lasciato tutti i partecipanti senza fiato per l’inattesa profondità raggiunta tramite i mezzi amatoriali utilizzati.
È interessante sottolineare che le nubi di H-alpha provengono dalla nostra galassia, poiché questo ammasso ha un redshift tale da spostare la sua linea di emissione H-alpha al di fuori dell’intervallo dei filtri narrowband amatoriali con banda 3 -10 nm. Infatti, per catturare l’idrogeno derivante dalle galassie dell’ammasso sarebbe stato necessario un filtro spostato ulteriormente verso il rosso, centrato precisamente a 672 nm.
Resta quindi in sospeso un quesito, se questo idrogeno appartenente alla Via Lattea è stato generato da un fenomeno di ionizzazione o da un’onda d’urto di una supernova, quale e dove sono la causa di tale fenomeno? All’indagine la risposta.













