Una festa per i 25 anni. È quanto accadrà al centro di controllo dell’ESA a Darmstadt in Germania il 15 giugno. I 25 anni sono quelli che ci separano dalla prima sonda europea dedicata allo studio delle comete, Giotto, capace di avvicinare la cometa di Halley fino a soli 600 km di distanza, la prima volta di un flyby così ravvicinato con un oggetto celeste di quella categoria.
La sonda rischiò di rimanerne distrutta, ma le immagini e i dati che poté raccogliere in quell’occasione, modificarono per sempre la nostra visione delle comete. Corpi celesti risalenti al periodo di formazione del sistema solare, le comete rappresentano un formidabile colpo d’occhio sul processo di formazione del nostro sistema planetario.
A raccogliere il testimone della sonda Giotto è stata la sonda Rosetta, che lanciata nel 2002, è in viaggio da quasi dieci anni. Nel luglio del 2010 ha stabilito un record, quello di essere la sonda ad energia solare più distante dalla sua fonte di energia.
Una serie di immagini riprese dall'ESO (la prima) e dall'OSIRIS imaging system della sonda Rosetta tra il 25 e il 26 marzo 2011, mostrano in zoom successivi la cometa 67-P/Churyumov-Gerasimenko, target della missione Rosetta.
Una fonte oggi troppo debole, a quasi un miliardo di chilometri di distanza, per cui è stata recentemente posta in letargo per poter affrontare l’ultima parte del suo lungo viaggio che nel 2014 la porterà a raggiungere la cometa P/67, Churyumov-Gerasimenko. Attorno alla quale orbiterà a lungo e, grazie al lander Philae che si collocherà sul nucleo della cometa, avrà la possibilità di effettuare analisi in situ.
Particolarmente significativa la partecipazione italiana alla missione Rosetta. Consiste di tre strumenti scientifici dell’orbiter: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) il cui PI è Angioletta Coradini dell’INAF-IFSI Roma, GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) il cui PI è Luigi Colangeli, già direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte dell’INAF e ora all’ESA, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS di Cesare Barbieri dell’università di Padova.
A bordo del lander Philae, è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni (SD2), realizzato da Galileo Avionica ed il cui PI è Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari (Politecnico di Milano).
In attesa che Rosetta si svegli, così come si è svegliata la sonda Giotto, dando agli scienziati l’opportunità di raccogliere molti e significativi indizi su questi primordiali corpi celesti, l’ESA celebra i suoi 25 anni di ricerca spaziale sulle comete.
Osservazioni guidate alla Terrazza delle Stelle e online sul profilo Facebook del museo
mercoledì 15 giugno, dalle 21.30
Appuntamento in cielo con la “Luna rossa”, mercoledì 15 giugno a partire dalle 21.30, quando sarà possibile assistere a una spettacolare eclisse totale visibile in Trentino in tutte le fasi più appariscenti.
Il Museo delle Scienze organizza due appuntamenti per seguire il fenomeno, in compagnia di esperti astronomi: alla Terrazza delle Stelle delle Viote di Monte Bondone si terrà, a partire dalle ore 21.30, un’osservazione pubblica del cielo, con binocolo e telescopi. Contemporaneamente, sulla pagina Facebook del museo l’eclisse sarà ripresa e commentata in diretta con fotografie, immagini e link di approfondimento.
Per seguire l’esperto e osservare con il suo supporto l’evento astronomico basterà connettersi a Facebook e cercare la pagina del museo, digitando “museo tridentino di scienze naturali”.
Il 15 giugno serata speciale al Planetario per osservare la spettacolare eclisse totale di Luna
Vestitevi di rosso scuro la sera del 15 giugno. Proprio come la Luna, che quella sera sarà protagonista di una spettacolare eclisse totale. Per ammirarla, il Planetario vi invita a una speciale serata di galalunare, “Rosso di Luna 2011” dalle 20.30 alle 24: una notte dalle tinte davvero uniche in cui ci lasceremo ammantare dall’ombra della Terra che ricopre il nostro satellite, colorandolo di un rosso mozzafiato.
Osservazioni gratuite per tutti con i nostri telescopi dal Piazzale del Planetario e due spettacoli a pagamento in cupola.
Allego una descrizione dell’evento.
Vi aspettiamo
Dopo la prima immagine di Vesta inviata a terra dalla sonda lo scorso 3 maggio, a distanza di circa un mese – durante il quale la Dawn ha percorso circa 720 mila km in direzione dell’asteroide – la Framing Camera installata a bordo ha ripreso una ventina di frame nell’arco di 30 minuti, con cui è stato realizzato il video in alto (Image credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA)
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Si tratta della prima della serie di riprese “a rotazione” previste per fotografare l’asteroide durante un intero suo giorno (che dura 5 ore e 20 minuti). Un’altra era fissata per il 10 giugno (di cui conosceremo i risultati solo tra qualche giorno) mentre la successiva avverrà verso la fine del mese di giugno.
Durante il suo avvicinamento la Dawn rileverà continue radiometrie di Vesta per poterne valutare con precisione la massa, tuttora incerta e fondamentale per pianificare i parametri orbitali migliori, puntando anche lo spazio intorno per cercare eventuali piccoli satelliti..
Nell’animazione, che – come abbiamo già detto – copre un periodo di 30 minuti durante i quali Vesta ha compiuto una rotazione di circa 30°, sono chiaramente visibili le variazioni di luminosità della superficie del grande asteroide oltre che alcune caratteristiche come il Polo sud, situato in basso a destra, a ore 5…
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Indice dei contenuti
QUEL POCO CHE SAPPIAMO DI VESTA
Il telescopio Spaziale Hubble si dedicò a Vesta durante la grande opposizione del maggio 1996, ottenendo delle immagini (a sinistra) che per prime rivelarono la forma ellissoide triassale dell’asteroide e una superficie profondamente segnata dalla presenza di un grande cratere da impatto. Sulla destra, una mappa di elevazione mostra chiaramente l’enorme bacino con il rilievo centrale alto 12 chilometri.
Tra i grandi meriti della campagna osservativa di Vesta svolta dal telescopio Hubble nel 1996, il più importante è forse quello di aver permesso ai ricercatori di accertare la presenza di una grande e profonda depressione in corrispondenza del polo sud, una “voragine” di 460 chilometri, pari addirittura all’80% del diametro dell’asteroide; l’unico ostacolo, si crede, al riconoscimento per Vesta dello status di “pianeta nano” alla pari di Cerere, dato che uno dei requisiti stabiliti dalla IAU è quello della simmetria sferica.
L’enorme cratere presenta bordi che si innalzano da 4 a 12 km sul terreno circostante e affonda per 13 nella crosta di Vesta, con un dislivello complessivo, dunque, che in alcuni punti raggiunge i 25 chilometri. Al centro di questo smisurato bacino, poi, si erge un picco di 13 km, chiaro segnale che ci troviamo di fronte a quello che viene comunemente definito un “cratere complesso”, struttura per la cui origine si può solo chiamare in causa un violento impatto con un altro grande asteroide.
Il resto della superficie di Vesta mostra la presenza di due distinte tipologie di terreni. L’emisfero occidentale presenta ampie regioni piuttosto scure per le quali viene suggerita un’origine basaltica e che, dunque, potrebbero essere in qualche modo accostate ai mari lunari. L’emisfero orientale, invece, è caratterizzato da un’elevata albedo e da una superficie apparentemente molto accidentata e ricca di crateri; facile dunque in questo caso l’accostamento con gli altipiani del nostro satellite.
La rotazione di Vesta è piuttosto rapida anche per un asteroide. Si compie in circa 5 ore e 20 minuti e l’asse intorno al quale avviene è inclinato di 29°
sul piano orbitale, anche questo un chiaro segnale del suo tormentato passato.
La distanza media della sua orbita dal Sole (2,361 UA) e l’inclinazione dell’asse fanno sì che la superficie sperimenti temperature che raggiungono il massimo di –20°C durante la stagione estiva locale e crollano a circa –190°C in quella invernale.
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Di Vesta e della missione Dawn ci siamo occupati con un articolo di review a cura di Claudio Elidoro (Stiamo per arrivare su VESTA. Momento storico per l’astronomia e per l’esplorazione spaziale) su Coelum 148
Coolcomet campaign - Image credit: @Axpere via Twitpic
Coolcomet campaign - Image credit: @Axpere via Twitpic
Per festeggiare il 25° anniversario dell’esplorazione cometaria, inaugurata nel 1986 dalla sonda Giotto, l’Agenzia Spaziale Europea aveva lanciato lo scorso maggio il concorso di microblogging: Perché le comete sono “cool”? Dillo con un twitt. Il concorso si è chiuso lo scorso 10 giugno e oggi è stata annunciata la TOP FIVE con il GRAND PRIZE WINNER!
Arduo il compito della Giuria che ha dovuto scegliere il miglior twitt tra i moltissimi che hanno partecipato al concorso (l’elenco completo è disponibile via TwapperKeeper o nel blog).
Indice dei contenuti
Ma alla fine, come miglior Twitt della TOP FIVE è stato scelto:
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1° Il simbolo di una bellezza tanto stupefacente quanto fugace che vorresti imprigionare nello spazio e nel tempo
Symbols of a beauty as amazing as fleeting, that you would like to capture in space and time
Una bella sequenza realizzata per mettere in evidenza la forma e l’ampiezza del cono d’ombra terrestre, purtroppo impossibile da ottenere il prossimo 15 giugno per il fatto che la Luna alle nostre longitudini sorgerà già quasi del tutto eclissata.
Una bella sequenza realizzata per mettere in evidenza la forma e l’ampiezza del cono d’ombra terrestre, purtroppo impossibile da ottenere il prossimo 15 giugno per il fatto che la Luna alle nostre longitudini sorgerà già quasi del tutto eclissata.
Una classica applicazione fotografica, di grande impatto, è quella che consente di mettere in evidenza il cono d’ombra della Terra attraverso una tecnica piuttosto semplice.
Una reflex digitale munita di un obiettivo di focale compresa tra 200 e 700 mm è posta su una montatura equatoriale che segue il moto di rotazione della Terra.
Senza effettuare alcuna correzione per quanto riguarda il moto della Luna, si scattano almeno tre immagini: una prima della totalità, con il disco lunare oscurato per circa il 50%, un’altra nella fase centrale della totalità e l’ultima quando ormai la parte illuminata ha già riconquistato il 50% del satellite.
Mediando le tre immagini e avendo cura di effettuare l’eventuale allineamento sulle stelle di campo, il diametro dell’ombra della Terra risulterà perfettamente delineato dal disco lunare parzialmente eclissato.
Sfortunatamente questa tecnica non si può applicare in modo efficace in questa particolare eclisse, perché la Luna sorgerà sui nostri orizzonti prossima alla fase totale, ma tentare, soprattutto per gli osservatori più a est della nostra penisola, di certo non può far male, anche perché questa tecnica è complementare sia alla sequenza che alla ripresa di un time-lapse.
In alto. Durante questa eclisse la Luna si troverà proiettata nel centro della Via Lattea, non troppo lontano da nebulose, ammassi stellari e luminose stelle. Durante la fase massima della totalità, che si avrà intorno alle 22:13, la luminosità della Luna in ombra sarà abbastanza bassa da consentire riprese profonde a medio campo che mostrino il disco lunare e le gemme principali di questa porzione di cielo. Dato che attualmente non esistono immagini di questo tipo, direi che vale proprio la pena provarci. La figura è una simulazione di come potrebbe risultare una ripresa realizzata con questa tecnica e mostra la posizione esatta della Luna nel momento del Massimo.
Durante l'eclisse del 15 giugno 2011, la Luna si troverà proiettata nel centro della Via Lattea, non troppo lontano da nebulose, ammassi stellari e luminose stelle. Durante la fase massima della totalità, che si avrà intorno alle 22:13, la luminosità della Luna in ombra sarà abbastanza bassa da consentire riprese profonde a medio campo che mostrino il disco lunare e le gemme principali di questa porzione di cielo. Dato che attualmente non esistono immagini di questo tipo, direi che vale proprio la pena provarci. La figura è una simulazione di come potrebbe risultare una ripresa realizzata con questa tecnica e mostra la posizione esatta della Luna nel momento del Massimo.
Forse non tutti gli appassionati ci hanno fatto caso (o forse sì), ma l’ultima eclisse lunare totale visibile dall’Italia risale all’ormai lontano 21 febbraio 2008 (per di più avvenuta a ore quasi impossibili e nascosta dal maltempo in gran parte della penisola). Fortunatamente, la lunga attesa sta per avere fine e il 15 giugno potremo assistere a una nuova eclisse totale, l’unica visibile dall’Italia fino al 2015 e la più lunga degli ultimi decenni, con una fase di totalità della durata di ben 1 ora e 40 minuti.
Purtroppo noi osservatori italiani non potremo gustarci appieno tutto il fenomeno; la Luna, infatti [vedi la descrizione delle circostanze qui e a pag. 59 di Coelum 149], sorgerà sui nostri orizzonti già quasi completamente eclissata e tutte le successive fasi si verificheranno con il satellite non molto alto sull’orizzonte.
Pazienza! Visto che questa sarà l’unica eclisse totale visibile qui da noi in un periodo di sette anni, converrà comunque sfruttarla nel migliore dei modi; questo articolo, infatti, nasce proprio per indicare ai lettori le applicazioni fotografiche potenzialmente più originali e suggestive per celebrare il fenomeno.
L’avverbio potenzialmente non è messo a caso: la spettacolarità di un’immagine dipende criticamente dall’abilità personale, dall’esperienza e anche da un pizzico di senso artistico, tutti ingredienti abbastanza difficili da trasmettere attraverso le pagine di una rivista.
Una classica applicazione fotografica, di grande impatto, è quella che consente di mettere in evidenza il cono d’ombra della Terra attraverso una tecnica piuttosto semplice.
Una reflex digitale munita di un obiettivo di focale compresa tra 200 e 700 mm è posta su una montatura equatoriale che segue il moto di rotazione della Terra.
Senza effettuare alcuna correzione per quanto riguarda il moto della Luna, si scattano almeno tre immagini: una prima della totalità, con il disco lunare oscurato per circa il 50%, un’altra nella fase centrale della totalità e l’ultima quando ormai la parte illuminata ha già riconquistato il 50% del satellite.
Mediando le tre immagini e avendo cura di effettuare l’eventuale allineamento sulle stelle di campo, il diametro dell’ombra della Terra risulterà perfettamente delineato dal disco lunare parzialmente eclissato.
Sfortunatamente questa tecnica non si può applicare in modo efficace in questa particolare eclisse, perché la Luna sorgerà sui nostri orizzonti prossima alla fase totale, ma tentare, soprattutto per gli osservatori più a est della nostra penisola, di certo non può far male, anche perché questa tecnica è complementare sia alla sequenza che alla ripresa di un time-lapse. H
Questo tipo di ripresa è stata, a torto, poco sfruttata nel corso delle eclissi passate, ma può risultare spettacolare, soprattutto in questa circostanza.
Uno dei fenomeni più belli che si verificano durante la totalità, oltre al colore rosso della Luna, è il fatto che finalmente la sua luce non cancella tutte le stelle nel cielo, anzi, quel piccolo disco rosso ben si adatta alla luminosità dei campi stellari circostanti (e tanto più in questa eclisse, che promette di essere molto scura).
Nell’eclisse del 15 giugno, al momento del massimo oscuramento la Luna si troverà in Ofiuco, nei pressi del centro della Via Lattea: la situazione ideale per ottenere un’immagine profonda a medio-largo campo che mostri la Luna eclissata e i principali oggetti deep-sky presenti nella zona (tra cui la nebulosa Laguna, la Trifida, Antares, M4)!
Per questo scopo vi serve una reflex digitale su una montatura equatoriale motorizzata.
La scelta degli obiettivi è a vostro piacimento, ma tenete presente che le nebulose più interessanti si troveranno verso est ad almeno 6° di distanza (ad esempio la Laguna). La ripresa dovrebbe essere eseguita successivamente alla fase massima della totalità, verso le 22:30 locali, quando il cielo è finalmente abbastanza scuro. Per quanto riguarda tempi di esposizione e diaframmi, vi consiglio di fare delle prove, tanto di tempo ve ne è in abbondanza. In generale, il migliore risultato si ottiene con una combinazione esposizione/sensibilità/diaframma tale che il disco lunare risulti vicino alla saturazione (senza saturare). La somma di almeno una ventina di scatti vi restituirà un’immagine sufficientemente profonda.
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Sebbene vi siano difficoltà legate all’altezza e al chiarore dell’orizzonte, voglio lanciare una sfida: chi di voi riuscirà a immortalare nel migliore dei modi la Luna in eclisse totale immersa nelle nebulose e negli ammassi stellari di questa ricca zona di cielo? Non ho ancora avuto il piacere di ammirare un’immagine del genere, spero che qualcuno di voi raccolga la sfida e invii le immagini alla redazione.
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Su Coelum 149 in edicola scoprite gli altri metodi per la ripresa di un eclisse totale di Luna, spiegati nel dettaglio da Daniele Gasparri:
Lo scorso 7 giugno si è verificata un’esplosione solare seguita da una tempesta di radiazione che, iniziata subito dopo il verificarsi del brillamento, è proseguita anche nella giornata dell’8 giugno 2011: un interessante fenomeno che potrebbe aiutarci a svelare molti dei misteri che ancora circondano i meccanismi della nostra stella madre, come il perché, ad esempio, la corona del sole sia migliaia di volte più calda della sua superficie.
Per capire meglio quanto osservato ci siamo rivolti a Mauro Messerotti, dell’Osservatorio Astronomico di Trieste dell’INAF e esperto di fisica solare.
“Dopo una prolungata ed inaspettata fase di quiescenza – ci spiega Mauro Messerotti- l’attività solare continua ad aumentare rapidamente verso il massimo, previsto intorno al 2013. Il giorno 7 Giugno 2011 una regione attiva caratterizzata da una configurazione magnetica complessa ha dato origine ad una serie di eventi non particolarmente intensi, ma che hanno interessato la Terra e lo faranno anche nei prossimi giorni. Le osservazioni dallo spazio hanno mostrato il verificarsi di un brillamento solare di classe M2.5 nel dominio X (la classe di intensità intermedia), accompagnato dalla eruzione di una protuberanza nella corona solare con una ricaduta del plasma verso la superficie del Sole su un’area che ha interessato circa la metà del diametro solare, come evidenziato dalle osservazioni dello strumento AIA a bordo della sonda Solar Dynamics Observatory della NASA.
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Per capire meglio, quale meccanismo fisico ha avuto atto?
Protoni di alta energia accelerati in questi processi hanno dato origine ad una tempesta di radiazione che, iniziata subito dopo il verificarsi del brillamento, in corso ancora nella giornata del 8 Giugno 2011, come rilevato dalle sonde spaziali nell’ambiente interplanetario e quindi in prossimità della Terra, dove si è verificata una tempesta geomagnetica nelle prime ore dell’8 Giugno 2011. Infine una Eiezione di Massa dalla Corona (CME, Coronal Mass Ejection) associata alla eruzione della protuberanza è stata osservata allontanarsi radialmente dal Sole come una enorme bolla di plasma (CME di alone) ad una velocità di 1155 km/s. Questa CME arriverà in prossimità della Terra intorno alle 14:00 del 9 Giugno 2011, dove comprimerà il campo magnetico terrestre trasferendogli energia ed eccitando una tempesta geomagnetica che potrà estendersi anche al 10 Giugno 2011, anche se con intensità moderata. Inoltre particelle elettricamente cariche accelerate dalla CME riusciranno a penetrare lo scudo rappresentato dal campo geomagnetico e provocheranno aurore polari.
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Quali i possibili effetti per la Terra?
Questa complessa fenomenologia può disturbare i sistemi tecnologici nello spazio ed a terra, ad esempio mettendo a rischio l’integrità dell’elettronica colpita dalla particelle di alta energia e disturbando la propagazione delle onde radio nella ionosfera con effetti sulle radiocomunicazione e sui sistemi di localizzazione GPS. È quindi imperativo per la mitigazione di questi effetti affinare il monitoraggio, la modellizzazione e la previsione dello stato fisico dello spazio e del geospazio con le metodiche offerte dalla Meteorologia dello Spazio (Space Weather). Esistono diverse iniziative scientifiche a livello europeo e mondiale in questo campo,
alle quali partecipano molti ricercatori dell’INAF anche con ruoli di coordinamento. Citiamo ad esempio il progetto europe di cooperazione COST Action ES0803 “Developing Space Weather Tools and Services in Europe”, il progetto europeo “Space Situational Awareness (SSA)” promosso dalla European Space Agency (ESA), il progetto NATO SCI-229 “Space Environment Support to NATO SSA”, di cui l’Italia e l’INAF sono leader.
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Ecco i video ripresi da SDO a tre diverse lunghezze d’onda
La ISS, l'ATV ATV Johannes Kepler e lo shuttle Endeavour ripresi da Paolo Nespoli lo scorso maggio a bordo della Soyuz TMA-20 con cui l'astronauta italiano è rientrato a terra dopo sei mesi di permanenza nella stazione spaziale. Cortesia ESA/NASA
Sono state pubblicate le stupefacenti immagini del complesso orbitante, prese da Paolo Nespoli il 23 maggio scorso dalla Soyuz, prima del rientro a terra con la missione STS-134, dopo quasi sei mesi a bordo della ISS.
Le immagini dello Shuttle attaccato alla Stazione Spaziale Internazionale sono uniche non solo per la loro bellezza, ma perché è la prima volta che uno Shuttle si trova ancora attaccato alla ISS mentre la Soyuz parte.
Cortesia ESA/NASA
Ed è da questa prospettiva che l’astronauta dell’ESA di nazionalità italiana, Paolo Nespoli, ha scattato le foto – grazie anche alla collaborazione degli altri due membri dell’equipaggio della Soyuz, Cady Coleman e Dmitry Kondratev, dell’equipaggio a bordo della ISS e del Centro di Controllo a terra.
Durante il volo di rientro, quando la capsula si trovava a circa 600 piedi dalla Stazione, il Centro di Controllo di Mosca, situato subito fuori la capitale, ha guidato la Stazione Spaziale Internazionale per farla ruotare di 130 gradi. Questa manovra ha permesso a Nespoli di catturare immagini digitali e video in alta risoluzione. Nelle immagini si riconoscono lo Shuttle Endeavour, che ha portato sulla ISS un altro italiano, Roberto Vittori, ed il modulo di trasferimento automatico ATV. Endeavour si è staccato il 30 maggio per atterrare il primo giugno.
Uno dei frammenti di meteorite del Tagish Lake. Credit: Michael Holly, Creative Services, University of Alberta.
La vita sulla Terra? Tutta colpa degli asteroidi. Si troverebbero su questi corpi celesti formatesi nel mezzo interstellare o nella fase iniziale di formazione del Sole, i mattoni della vita terrestre, quegli elementi organici di carbonio che, tramite i meteoriti, parenti stretti degli asteroidi, sono giunti sul nostro pianeta. Composti organici, come zuccheri, aminoacidi e idrocarburi, che si sono formati sugli asteroidi grazie alle alterazioni idrotermiche.
Lo afferma uno studio pubblicato su Science, incentrato sull’esame dei materiali organici presenti in un meteorite caduto nel 2000 in Canada, nel lago Tagish. Coordinati da Christopher Herd, dell’Università canadese di Alberta, i ricercatori sono giunti alla conclusione che l’assemblaggio dei mattoni della vita è stato favorito dai processi termici avvenuti negli asteroidi, corpi celesti considerati i relitti del disco proto planetario, fatto di gas e polveri che circa 4,5 miliardi di anni fa circondava il Sole e che poi collassando ha formato il nostro sistema planetario.
Le analisi dei campioni hanno rivelato la presenza di alte concentrazioni di molecole precursori della vita, come i mattoni che costituiscono le proteine. Il meteorite caduto in Canada è una condrite carbonacea, ossia un tipo di meteorite molto primitivo e ricco di composti organici.
Questo studio rafforza un’ipotesi già più volte avanzata. Meteoriti, asteroidi e comete possono essere responsabili del trasporto degli elementi necessari alla nascita della vita sulla Terra, come anche confermerebbero le condizioni di estrema particolarità createsi sul nostro pianeta perché questo potesse avvenire.
Ufficialmente la missione è terminata al Sol 2210 cioè il 22 marzo 2010, ma i tentativi di ricontattare il MER-A Spirit si sono conclusi il 25 maggio 2011, anche se era in corso un ascolto esteso fino all’8 giugno da parte della sonda Mars Odyssey che era già pre-programmata in precedenza.
Quindi il primo dei Mars Exploration Rover si è spento definitivamente e la cosa ci lascia un po’ con l’amaro in bocca. Lo avevamo seguito fin dall’insabbiamento che lo ha condannato, dato che non aveva più potuto muoversi e ottimizzare la sua posizione rispetto ai deboli raggi solari invernali.
Quest’ultimo periodo di ascolto è durato oltre quattordici mesi, soprattutto perché tutto il team non si era dato per vinto e sperava fortemente in una ripresa delle attività. Purtroppo il miracolo non è avvenuto, ma la missione del piccolo rover ha avuto un successo incredibile. 2210 giorni marziani effettivi di missione a fronte dei 90 previsti, 7’730,50 metri percorsi (12 volte l’obiettivo di missione) e 124’000 immagini inviate a Terra.
Resterà sul pianeta rosso come un monumento alla tecnologia terrestre…
Il suo gemello Opportunity è invece in piena forma e ha superato da poco il traguardo dei 30 km percorsi su Marte. Sta viaggiando spedito verso il grande cratere Endeavour da cui dista circa tre chilometri e mezzo.
Programma delle attività del GAR per il prossimo mese, ore 21:00 presso “Casa delle associazioni”. 16.06: “Il Cielo Estivo” relatore Alessandro Re.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it www.astrofilirozzano
Riportiamo qui sotto il metodo di ripresa in HDR (High Dinamic Range) delle fasi parziali. Disponibile anche la tecnica dell’imaging a largo campo. Rimandiamo all’articolo sopra indicato per le altre metodologie.
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Riprese HDR delle fasi parziali
L’eclisse del 16 agosto 2008 ripresa compositando 8 singole immagini in HDR, tecnica che permette di rappresentare correttamente esposte sia la parte illuminata che quella in ombra nella fase parziale dell’eclisse
Se avete già esperienza di fotografia delle fasi parziali di un’eclisse di Luna, sapete che è molto difficile mostrare correttamente esposta la parte in ombra, che brilla di una tenue tinta rossa, e quella illuminata (cosa che invece riesce benissimo al nostro occhio). Per ottenere il risultato desiderato abbiamo due strade da seguire; entrambe prevedono l’uso della tecnica HDR (High Dynamic Range), descritta nell’articolo “HDR Imaging, re: una nuova luce sulle vostre immagini astronomiche” pubblicato in Coelum n. 117.
La prima sfrutta le capacità dei moderni sensori digitali che equipaggiano reflex e camere CCD. Questi hanno una dinamica di almeno 14 bit, il che significa che Riprese HDR delle fasi parziali l’informazione che effettivamente raccolgono, soprattutto in termini di dinamica, è molto superiore rispetto a quella che si può percepire nella foto. Se abbiamo l’accortezza di riprendere in formato RAW e di impostare tempi di esposizione tali che la parte illuminata stia per saturare il sensore (senza però farlo!), in fase di elaborazione, applicando quello che si chiama stretch logaritmico o un filtro DDP (con qualsiasi programma di elaborazione di immagini astronomiche), riusciremo a evidenziare sicuramente anche la ben più debole parte in ombra, con la tipica colorazione rosso cupo.
La seconda strada è leggermente più laboriosa ma è possibile attuarla con qualsiasi dispositivo. Invece di sfruttare la dinamica di una singola ripresa, se ne scattano tre in rapida successione, variando il tempo di esposizione. In particolare, un’immagine deve essere correttamente esposta per la parte illuminata, un’altra per la parte in ombra e la terza una via di mezzo. In fase di elaborazione si “selezioneranno” le parti correttamente esposte delle tre immagini per costruire la versione finale. Il consiglio è quello di affidare questa delicata fase a un software in grado di costruire riprese HDR, come ad esempio Photomatix (vedi la recensione in Coelum n. 117).
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Su Coelum 149 in edicola scoprite gli altri metodi per la ripresa di un eclisse totale di Luna, spiegati nel dettaglio da Daniele Gasparri:
A giugno il Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte vi aspetta con le consuete spettacolari osservazioni del Sole (ogni domenica) e della volta celeste notturna (ogni venerdì e sabato sera). Spettacoli al Planetario ore 21:30 ogni venerdì.
15.06, ore 20:45: “Eclissi totale di Luna al Guardamonte e all’Osservatorio”. Una serata spettacolare e unica: un’escursione naturalistica in prima serata per partecipare all’osservazione guidata dell’eclissi totale di Luna.
Seguirà uno spettacolo al Planetario con osservazione della Luna e della volta celeste con i binocoli giganti e i telescopi.
La AAAV comunica il calendario dei prossimi incontri a tema che si svolgeranno presso il Centro Astronomico di Libbiano (Comune di Peccioli – PI) con inizio alle ore 21:15 (ingresso libero).
15.06: “Osservazione dell’eclissi di Luna”. Serata “OPEN” all’osservatorio. Osservazione della volta celeste con gli strumenti dell’associazione. Visita al
L’Associazione Astrofili Valdinievole “A. Pieri” propone al pubblico un invito alla scoperta del cielo notturno. Le osservazioni del cielo verranno effettuate
a Monsummano Terme in via Adige, zona via Pratovecchio.
L’eclisse totale di Luna del 15 giugno, sebbene non completamente osservabile in tutte le sue fasi, sarà per certi versi una delle più interessanti degli ultimi anni.
Sarà innanzi tutto un’eclisse molto centrale, come non avveniva addirittura da decenni, e questo potrebbe significare il verificarsi del fenomeno della “scomparsa della Luna”, ovvero di una Luna così profondamente immersa nel cono d’ombra da risultare scurissima e praticamente invisibile. La cosiddetta magnitudine dell’eclisse (il parametro che dà la misura di quanto la Luna si immerge nell’ombra), sarà in questo caso di 1,7 (contro un valore massimo teorico di 1,86); per trovarne una di simile bisogna addirittura risalire all’eclisse del 6 luglio 1982, che viene appunto ricordata per il colore rosso molto scuro assunto durante il massimo.
Una positiva conseguenza della centralità sarà anche la lunghezza record della totalità, che durerà circa 100 minuti, con la fase massima che si verificherà alle 22:13 (vedi tutte le circostanze descritte nella figura in basso).
L’aspetto negativo sta nel fatto che la Luna sorgerà soltanto pochi minuti prima dell’inizio della totalità, per cui gli osservatori italiani perderanno le fasi dell’entrata nella penombra e della parzialità.
A Roma, la Luna sorgerà infatti alle 20:48 e la totalità inizierà alle 21:22, quando il nostro satellite sarà alto soltanto +5,5°. Sarà dunque necessario avere l’orizzonte di sudest sgombro da qualsiasi ostacolo, soprattutto considerando che la declinazione molto australe della Luna le impedirà di salire molto in alto anche con il procedere dell’eclisse.
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Nell’articolo Eclisse totale di Luna: che fare? pubblicato su Coelum n.149 a pag 34, l’autore, Daniele Gasparri, ci dà qualche suggerimento per sfruttare proficuamente i 100 minuti di totalità offerti dall’eclisse indicandoci alcuni metodi per riprendere il fenomeno. Dell’articolo di Gasparri riportiamo due brani relativi al metodo di ripresa in HDR (High Dinamic Range) delle fasi parziali e all’Imaging a largo campo della totalità, rimandando i lettori all’articolo sopra indicato per le altre metodologie.
Il prossimo 5 settembre il nostro amico Christian Denicolò partirà insieme ad altri sei compagni alla volta del campo base del Cho Oyu: una delle più alte montagne del mondo, un “ottomila” che la spedizione tenterà di scalare seguendo la via normale. Non perdetevi sul numero di luglio l’intervista raccolta da Marco Anselmi a Christian Denicolò, alpinista e appassionato di astronomia!
Il Cho Oyu, il cui nome significa “Dea Turchese”, si trova sul confine tra Cina e Nepal e con i suoi 8201 m è la sesta montagna più alta del mondo e il quinto ottomila ad essere stato scalato dopo l’Annapurna (1950), l’Everest (1953) il Nanga Parbat _(1853) e il K2 (luglio 1954).
La prima ascensione avvenne infatti il 19 ottobre 1954, quando una spedizione Austriaca guidata da Herbert Tichy riuscì a raggiungere la vetta in perfetto stile alpino (senza portatori, senza ossigeno supplementare e con un equipaggiamento particolarmente leggero) risalendo il versante Nord-Ovest; gli altri componenti di quella cordata erano l’austriaco Joseph Jöchler e lo sherpa Pasang Dawa Lama.
Nel 1985 una cordata polacca composta da Maciej Barbeka e Maciej Pawlikowski raggiunge, per la prima volta in inverno, la cima dalla cresta Sud.
Convinti come siamo del profondo legame che unisce la montagna al cielo, la redazione di Coelum è felice di sponsorizzare i ragazzi della spedizione in questa loro avventura!
Mi trovo sul Nuvolau nelle Dolomiti bellunesi, poco meno di 2600 metri di quota, luogo scelto lo scorso anno e riscelto in questo 2011 per “correre” la Maratona Messier. Sono pronto per un altro viaggio dentro il cielo, per vivere un anno di stelle in una sola notte, per un’altra fantastica galoppata osservativa dal tramonto all’alba, sospeso quassù, tra terra e cielo, in un luogo scomodo da raggiungere, dove l’inverno è ben lontano dal lasciare il posto alla primavera ma da dove il contatto con le stelle è qualcosa di incredibile, che fa dimenticare freddo, fatica e i turbamenti della solitudine.
Nel 2010 la Maratona l’ho affrontata venti giorni prima. Quest’anno le possibilità, dettate dalla Luna nuova, erano due: primi di marzo o primi di aprile. Ho optato convinto per la seconda ipotesi, nella speranza, suffragata dai calcoli, di poter migliorare i 105 oggetti portati a casa la volta scorsa. Infatti, se è vero che ai primi di aprile al 99% le galassie M 74 E M 77, l’anno scorso avvistate ancora piuttosto alte in cielo, sono stavolta praticamente irraggiungibili causa il loro precoce tramonto tra la luce ancora intensa del crepuscolo astronomico, di contro sarò però favorito con gli ultimi oggetti, quelli a ridosso dell’alba, che troverò un po’ più alti in cielo. Il cambio dovrebbe permettermi quindi di recuperare lo svantaggio iniziale o almeno questa è la speranza, tenendo presente che sicuramente anche il globulare del Capricorno M 30 è perso, visto che sorge troppo tardi. Sulla carta restano quindi da inseguire 107 oggetti, alcuni dei quali, soprattutto il globulare M 55, non saranno comunque semplici.
Niente rimpianti. 107 oggetti è proprio il massimo a cui si può ambire, il sogno da raggiungere con fatica e sudore, confidando nella propria abilità, nella fortuna e in un cielo immacolato. La latitudine del nord Italia non credo permetta di più. Qualsiasi data si scelga crea difficoltà per qualche oggetto iniziale o finale.
Il Rifugio Nuvolau, il "nido dell'aquila".
La salita al Nuvolau con le racchette da neve, resa durissima dal peso dello zaino stracolmo, è cominciata stavolta dal Rifugio Scoiattoli, all’arrivo della seggiovia delle Cinque Torri. L’altro accesso più comodo infatti, con l’arrivo direttamente a Forcella Nuvolau da Passo Giau, non era proponibile causa la chiusura della seggiovia. Ma un po’ più di fatica da fare non può certo spaventare un “maratoneta” motivato.
Arrivato in vetta verso le 17.00 non ho trovato nessuno ad attendermi. Nemmeno uno sci alpinista desideroso di godersi l’ultimo Sole prima di buttarsi a capofitto verso valle disegnando curve tra l’abbondante coltre bianca ma un’altra differenza sostanziale rispetto dodici mesi fa è che stavolta potrò trovare, di tanto in tanto, riparo nel rifugio. La porta d’entrata infatti, non ha giocato brutti tiri come lo scorso anno quando, rimanendo sbarrata, costrinse me e Vittorio, compagno di avventura in quell’occasione, a passare quattordici ore all’addiaccio. Qualcosa di pazzesco ripensando al freddo patito. Stavolta fa molto meno freddo ma comunque un riparo, vista la quota, fa sempre comodo.
Tramonto sul Piz Boè
Le ore che mi dividono dalla notte passano lentamente, tra panorami mozzafiato visti e rivisti, ma sempre d’effetto, e preparativi.
Qualche isolata nube e qualche cumulo svaniscono man mano, lasciando il cielo completamente pulito. La cena che mi concedo prevede un panino con la mortadella annaffiato con un ottimo tè caldo. Roba da albergo a cinque stelle! Poi lo spettacolare tramonto e le prime tenebre.
Alle 20.30 si parte! Anche in questa occasione mi avvarrò del fido binocolone 20×90, comodo da trasportare e fenomenale nelle prestazioni. Inginocchiato sulla neve provo un disperato tentativo su M 77 solo per dire che ci ho provato. Come previsto niente da fare. Troppo bassa sull’orizzonte ma soprattutto troppa luce. M 74 è praticamente nelle stesse condizioni di altezza ed è ancora più debole. Inutile cercarla. Zero su due come previsto, ma ero preparato. Il morale non deve risentirne.
Una fase della Maratona
Alle 20.58, con il cielo ancora piuttosto chiaro, ecco invece il primo oggetto, il compatto globulare della Lepre M 79. Poi, dopo qualche imprevista incertezza nel localizzarla, tocca alla Grande Galassia del Triangolo, non banale vista la sua scarsa altezza. Di seguito sua maestà la Grande Galassia di Andromeda, circondata dalle sorelle minori M 32 e M 110. La corsa procede tra un percorso disseminato di ammassi aperti, interrotti di tanto in tanto da qualche altra sporadica tipologia di oggetto come la Grande Nebulosa di Orione o la Nebulosa del Granchio.
Ho però la sensazione di non essere in formissima. Infatti qualche puntamento richiede più tempo del solito. Sono forse un po’ arrugginito. Ultimamente ho dedicato poco tempo al profondo cielo. Inoltre la convinzione, non so perché, non è al massimo. La notevole Maratona dello scorso anno, la prima, mi ha forse un po’ “svuotato mentalmente”. Man mano che la corsa procede le cose però migliorano. Bisognava probabilmente “rompere il fiato” e ritrovare la giusta motivazione.
Alle 22.16 faccio irruzione nel Leone passando veloce tra le sue cinque galassie marchiate Messier. Poi mi dirigo verso l’Orsa Maggiore e dintorni. Alcuni oggetti altissimi mi costringono a smontare il binocolone dal treppiede e a sdraiarmi sulla neve per poterli osservare, tenendo lo strumento in mano. Alle 23.30 mi tuffo nell’ammasso Coma-Virgo, sedici galassie che “percorro” in 27 minuti. Dopo essere transitato per i Messier della Lira, ovvero la Nebulosa anello e il globulare M 56, finalmente posso rifiatare. Questa prima parte l’ho tirata proprio tutta d’un fiato.
Lo Scorpione quasi intero
E’ mezzanotte e mezza. Non fa molto freddo ma un bicchiere di tè caldo ogni tanto ci vuole proprio, così come qualcosa di solido. Ora gli oggetti si fanno attendere. Ne osservo ogni tanto uno e poi bisogna aspettare che ne sorga un altro. C’è un po’ di foschia all’orizzonte e ciò mi preoccupa in prospettiva. Fra qualche ora dovrò cercare proprio da quelle parti gli ultimi obiettivi.
La Maratona continua tra ammassi globulari, ammassi aperti e nebulose planetarie, finché compaiono le “nubi” della Via Lattea, che disegnano la sua parte più vistosa. Lì dentro si nascondono magnifici gioielli celesti, a cominciare da alcune notevoli nebulose. La caccia è frenetica, seppur lucida. Con l’abituale paragone sportivo è come se il ritmo gara aumentasse ma fossi in grado di tenere il passo senza grande fatica. Non vorrei arrivare con troppi oggetti da cercare a ridosso dell’alba.
Con l’approssimarsi del traguardo sono, come al solito, gli ammassi globulari a scandire il ritmo. Unico intruso M 73, anonimo raggruppamento formato da un pugno di serrate stelle scambiate per oggetto nebulare. Alle 4.57 scorgo M 2 nell’Acquario. il bottino sale a 106 oggetti, uno in più dello scorso anno. La soddisfazione è grande ma naturalmente non bisogna mollare prima che sia finita. Infatti, con molta pazienza, vado alla ricerca di M 55, bassissimo e pure nascosto dalla mole del Pelmetto, notevole cima che sfiora i tremila metri di quota, sovrastata però dall’attiguo re Pelmo.
Alle 5.07, strappandolo all’alba, ecco materializzarsi il grande globulare del Sagittario. Fanno 107!
Sorge il Sole dal Sorapis
Non so trattenere un grido di gioia e liberazione che probabilmente spaventa qualche gracchio appisolato. E’ finita!
Però ci sarebbe ancora M 30, globulare del Capricorno. La missione, lo so, è impossibile. Il cielo infatti schiarisce rapidamente e la notte se ne va portando con se l’ultima preda.
Lascio il Nuvolau alle 8.40 dopo quasi sedici ore di permanenza. Anzi no, saranno la metà perché l’altra metà l’ho trascorsa in cielo correndo tra le stelle, su un percorso tracciato tanti anni fa da un astronomo francese a cui è stata intitolata la Maratona.
Arrivederci Nuvolau!
Leggi su Coelum 138 il resconto della Maratona Messier del 2010.
L’Associazione Astris a.p.s.(associazione di promozione sociale), grazie al suo nuovo statuto, apre le iscrizioni a tutti gli appassionati e simpatizzanti di
astronomia. Per l’anno in corso sono pianificate le seguenti attività:
Ciclo di “Conversazioni Astronomiche” a cadenza mensile (ore 18:00 presso la Sala S.Chiara, via Avigliana 3):
Programma delle attività del GAR per il prossimo mese, ore 21:00 presso “Casa delle associazioni”. 09.06: Conferenza di Vittorino Suma.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it www.astrofilirozzano
L’Associazione Astris a.p.s.(associazione di promozione sociale), grazie al suo nuovo statuto, apre le iscrizioni a tutti gli appassionati e simpatizzanti di
astronomia. Per l’anno in corso sono pianificate le seguenti attività: ciclo di “Conversazioni Astronomiche” a cadenza mensile (ore 18:00 presso la Sala S.Chiara, via Avigliana 3).
Da una distanza di 1,2 milioni di chilometri la sonda Dawn ha ottenuto la prima foto del target che raggiungerà a fine luglio.
Come già annunciato nell’articolo che abbiamo pubblicato in Coelum 148, la sonda Dawn, destinata a raggiungere l’asteroide Vesta gli ultimi giorni di luglio, è entrata nella sua fase “operativa”, cominciando la manovra di approccio lo scorso 3 maggio. Anche se la sonda è ancora lontana 1,2 milioni di km dal suo obiettivo, è iniziata la lunga manovra che la porterà in orbita attorno a Vesta grazie a continue accensioni dei propulsori ionici e aggiustamenti della direzione di rotta.
La posizione odierna (31 maggio 2011, per aggiornamenti http://dawn.jpl.nasa.gov/mission/live_shots.asp) della sonda Dawn.
Dopo più di tre anni e mezzo di viaggio, la telecamera di bordo Framing ha registrato la prima immagine di Vesta (pochi pixel sul sensore), inaugurando la serie di 24 successive acquisizioni periodiche, che verranno usate per controllare e correggere la rotta. Seguiranno subito le prime rilevazioni con lo spettrometro VIR (Visual and Infrared Spectrometer), mentre si ritiene che già a partire da giugno le immagini registrate da Dawn supereranno le migliori ottenute dal Telescopio Spaziale Hubble.
Avvicinandosi a Vesta la sonda inizierà le riprese “a rotazione”, per fotografarlo durante un intero suo giorno (che dura 5 ore e 20 minuti) rispettivamente il 1°, il 10 e una data tra il 23 e il 25 luglio, puntando anche lo spazio intorno per cercare eventuali piccoli satelliti.
Durante il suo avvicinamento la Dawn rileverà continue radiometrie di Vesta per poterne valutare con precisione la massa, tuttora incerta e fondamentale per pianificare i parametri orbitali migliori.
A partire dal 16 luglio Vesta “catturerà” gravitazionalmente la sonda, che comunque proseguirà con gli aggiustamenti automatici per restringere l’orbita verso l’asteroide, fino ai 2700 km previsti, raggiungibili tra l’8 e l’11 agosto.
La Dawn continuerà a rilevare dati su Vesta fino al luglio 2012, quando comincerà ad abbandonare l’asteroide, per iniziare la manovra di avvicinamento al prossimo obiettivo della missione, Cerere, che raggiungerà nel febbraio 2015.
Back to article Comet C 2001 Q4 Neat Download: HI-RES GIF (Size: 5251 kb) Comet Neat photographed from Namibia 28 Dec 2005. Taken with a 10-cm Takahashi refractor.
Indice dei contenuti
Perché le comete sono “cool”? Dillo con un twitt
La cometa Neat fotografata dalla Namibia il 28 Dicembre 2005 con un Takahashi da 10 cm
Sono passati 25 anni dal primo incontro tra una sonda spaziale e una cometa. Era il 1986; la sonda era la Giotto (la missione dell’ESA che ha inaugurato l’esplorazione di questi oggetti celesti raminghi), la cometa, la mitica Halley. Per ricordare quell’incontro tra “stelle, e celebrare le prossime tappe dell’esplorazione cometaria, l’ESA ha lanciato un concorso su Twitter: Perché le comete sono cool?
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Se hai familiarità con il social network e le comete ti hanno sempre affascinato, allora dillo. Con un twitt: 130 caratteri al massimo. Il “cinguettio” più brillante, ironico, scientificamente accurato, originale e, ovviamente, sintetico verrà premiato con un viaggio al centro operativa ESOC di Darmstadt, in Germania, il 15 giugno, per partecipare all’evento in ricordo della missione Giotto e in nome della missione di Rosetta.
La sonda Rosetta, in viaggio ormai da 10 anni nelle profondità dello spazio, ha già quadrupilicato la distanza tra la Terra e il Sole, e si prepara per il rush finale. A giugno, verrà messa in ibernazione, fino a gennaio 2014, quando si risveglierà per il sospirato appuntamento con la cometa 67-P/Churyumov-Gerasimenko. L’evento del 15 giugno sarà così anche l’occasione per dare la “buona notte” a Rosetta.
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Per partecipare al concorso c’è tempo dal 30 maggio al 9 giugno ed è semplicissimo: basta inserire l’etichetta #coolcomet“ e lasciare un twitt.
Tutti i messaggi saranno pubblicati sul blog di Rosetta. Il vincitore sarà proclamato il 10 giugno. Per maggiori informazioni visitare il sito dell’ESA.
In alto. La foto originale inviataci da Claudio Pra, scattata il 16 gennaio 2011. Sotto, una parte dell stessa, ingrandita ed equalizzata per evidenziare meglio le stelle. Sono indicate le posizioni di Giove e Urano, nonché dell’”oggetto misterioso” situato nei pressi di 30 e 33 Piscium
In alto. La foto originale inviataci da Claudio Pra, scattata il 16 gennaio 2011.
Domenica 16 gennaio il nostro amico collaboratore Claudio Pra (Alleghe (BL) ha scattato parecchie foto a grande campo per immortalare Giove accanto a Urano. In una di esse, scattata alle 18:46 ora legale, si è accorto della presenza di una stellina intrusa accanto alle stelle 33 e 30 Piscium, di magnitudine praticamente identica, quindi di +4,5 mag. circa. Ci scrive Pra: “L’oggetto è puntiforme e non mostra movimento. Considerando l’esposizione di 8 secondi non saprei cosa può essere. Ho controllato alcune foto scattate tre quarti d’ora dopo e della stellina intrusa non c’è più traccia. L’ipotesi che ho formulato è quella del satellite in rotazione che mostra un brillamento di pochi istanti ma non so se possa essere corretta.”
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Una parte dell'immagine di Pra, ingrandita ed equalizzata per evidenziare meglio le stelle. Sono indicate le posizioni di Giove e Urano, nonché dell’”oggetto misterioso” situato nei pressi di 30 e 33 Piscium
Lettera e foto sono state pubblicate su Coelum 149 (a pag. 79) con la seguente risposta del Direttore: “Caro Pra, il mistero permane anche dopo che ci abbiamo perso sopra una mezz’ora. Tutto ciò che possiamo sicuramente dire è che l’oggetto è reale e durante gli 8 secondi posa ha condiviso lo stesso spostamento delle stelle che lo circondano. Anche la forma, se osservata con un forte ingrandimento è praticamente identica a quella degli altri “puntini”: non si tratta quindi di un artefatto o di un raggio cosmico. In quella posizione, abbiamo controllato, non esistono variabili, o comunque stelle capaci di manifestare dei flare molto brevi.
Un riflesso di Giove? Dubitiamo anche di questo… l’immagine si mostra troppo secca e puntiforme, e ci sarebbe stato (sebbene spostato) anche nelle fotografie fatte più tardi. Il flare di un satellite? Sarebbe però dovuto essere un geostazionario… Talvolta anche questi possono produrre dei flare, specialmente in certi periodi dell’anno (da noi, quelli invernali, per effetto della declinazione australe del Sole). Il dubbio è che per quanto breve sia stata la posa di 8 secondi, avrebbe comunque dovuto evidenziare il diverso moto del satellite rispetto alle stelle… Mah!”
Se qualcuno tra i nostri lettori ha fotografato Giove a grande campo in quel periodo, controlli gli scatti (e magari ce li spedisca) per verificare la presenza o meno dell’oggetto misterioso…
Fig. 2. Porzione ingrandita della Fig. 1, che mostra in dettaglio come si presenta la dispersione delle posizioni “virtualmente possibili” della cometa al 1/1/2012, in prossimità del prossimo avvicinamento alla Terra. La situazione reale corrisponderà and una delle posizioni rappresentate in verde, che, come si vede, costituiscono un sottoinsieme delle posizioni, rappresentate in rosso, “virtualmente possibili” in base al primo ristretto arco di osservazioni, dal 2/10/2006 al 20/10/2006.
David H. Levy (Montreal, 22 maggio 1948) è un noto divulgatore scientifico canadese, scopritore di 22 comete.
La P/2006 T1 (Levy) è l’ultima delle numerose (per l’esattezza 22) comete scoperte da David Levy, uno dei cacciatori di comete di maggior successo nella storia, la più famosa delle quali è di sicuro la Shoemaker-Levy 9, terminata in una serie di vampate di energia, quando i suoi numerosi frammenti precipitarono su Giove nel Luglio 1994. La P/2006 T1, scoperta visualmente il 2 ottobre 2006 con strumentazione amatoriale, ha un afelio molto vicino all’orbita di Giove, e così è destinata anch’essa, se non a precipitare sul gigante gassoso, a ricevere prima o poi da questo un calcione gravitazionale tale da rispedirla in quella incubatrice di comete che è la nube di Oort.
Intanto però si avvicina il prossimo passaggio al perielio, che avverrà il 12 gennaio 2012 (giorno più, giorno meno), quasi in coincidenza col massimo avvicinamento alla Terra, previsto qualche giorno più in là, ad una distanza minima di 27 milioni di km (milione più, milione meno). Purtoppo però, contrariamente a quanto prospettato nel numero 148 di Coelum, non vi sarà nulla di spettacolare: ad una magnitudine stimata di circa 7-8, la cometa (che è di dimensioni alquanto modeste) sarà a stento visibile con un comune binocolo 10×50. Perché allora sprecarsi tanto, visto che tutto sommato le comete “binoculari” non sono affatto rare ?
Una ripresa fotografica della T1 (Levy) realizzata nel 2006 dal Great Shefford Observatory. che ritrae la cometa in transito sulla galassia NGC 3521, nel Leone.
Una ragione è che in Internet circolano informazioni contrastanti: mentre sui siti più autorevoli (es. http://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi#top ) si trova l’informazione corretta del passaggio a 0,18 U.A. dalla Terra (27 milioni di km), altre fonti, come ad es. la voce italiana di Wikipedia, parlano di un avvicinamento a 0,024 U.A. (3,6 milioni di km). Se così fosse, si tratterebbe davvero di un evento spettacolare, con la cometa nettamente visibile ad occhio nudo (fra gli ultimi giorni di dicembre e i primi di gennaio) ed una rapidità di spostamento sulla volta celeste percepibile, nel campo di un binocolo, già nell’arco di pochi minuti di osservazione. Quale è l’origine di questa discrepanza, apparentemente davvero clamorosa ?
Me lo sono chiesto anch’io, e così, scavando un po’ in quella miniera di informazioni che è Internet, ho trovato che la previsione dell’eccezionale avvicinamento alla Terra per il Capodanno 2012 è dovuta ad Andrew Lowe, un astronomo dilettante “da tavolino” (e in ciò mio stimatissimo collega), molto noto ed estremamente prolifico nella scoperta di nuovi asteroidi attraversol’esame delle immagini digitalizzate di archivio, provenienti da varie “survey” celesti, come la DSS di Palomar. Il 20 ottobre del 2006, elaborando i dati astrometrici (pubblicati dal Minor Placet Center) delle osservazioni effettuate fra il 2 e il 20 ottobre, Lowe scopre il futuro “incontro ravvicinato” con la Terra e divulga il risultato nella “comet mailing list”, una risorsa Internet utilizzataper lo scambio di informazioni dagli appassionati di comete.
Andrew Lowe (1959), il geofisico canadese (e appassionato di astronomia) che nel 2006 calcolì in base alle poche posizioni disponibili un’orbita che avrebbe riportato la T1 Levy nel 2011-12 a “sfiorare” il nostro pianeta.
E’ normale che una notizia così ghiotta rimbalzi su vari siti e venga ripresa da varie fonti, cosicché poi le capiti di sopravvivere anche successivamente ad una (molto meno ghiotta) smentita. Un po’ come accade con tante bufale giornalistiche … ma si trattava davvero di una bufala ?
Niente affatto! Come ho potuto verificare “riesumando” le circolari del MPC contenenti le osservazioni disponibili alla data del 20 ottobre 2006, e ripetendo l’elaborazione, i suoi calcoli erano correttissimi. In base a quei dati, si determinava per la cometa un’orbita che la avrebbe portata ad un incontro con la Terra, a cavallo fra il 31 Dicembre 2011 e il 1° Gennaio 2012, a meno di 3,7 milioni di km di distanza. Dove sta allora l’inghippo?
Programma delle attività del GAR per il prossimo mese, ore 21:00 presso “Casa delle associazioni”.
Escursioni in montagna per l’osservazione degli astri a Pian dell’Armà (PV): 2/3/4 e 24/25 giugno.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it www.astrofilirozzano
A giugno il Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte vi aspetta con le consuete spettacolari osservazioni del Sole (ogni domenica) e della volta celeste notturna (ogni venerdì e sabato sera). Spettacoli al Planetario ore 21:30 ogni venerdì.
5.06, ore 16, ore 17, ore 18: “Il Sistema Solare” (l’astronomia per i più piccoli).
Nel mese di giugno Saturno apparirà stazionario nei pressi della bella stella doppia Porrima (gamma Virginis, di mag. +2,7), composta da due compagne di mag. +3,5 separate da 1 secondo d’arco. Il giorno 14, quando il pianeta arriverà all’apice della curva e invertirà il moto, si troverà a una distanza dalla stella di circa 16 primi.
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