14.06 : Il Cielo sopra Como. Una nuova iniziativa del Gruppo Astrofili Lariani in collaborazione con Aeroclub di Como: serata osservativa c/o Hangar dell’Aeroclub di Como.
Per info: tel. 328/0976491 info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org
Il 14 giugno, a partire dalle ore 21:15, gli Astrofili Lariani predisporranno sul luogo i telescopi dell’Associazione e rimarranno disponibili a guidare il visitatore nell’osservazione dei soggetti celesti protagonisti delle serate. Le osservazioni si terranno nel piazzale antistante l’Aero Club Como. In caso di condizioni meteo sfavorevoli l’osservazione verrà annullata.
Per info: tel. 328/0976491 – info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org
Le Kasei Valles su Marte fotografate recentemente da Mars Express. Crediti: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)
Un antico canale scavato da violenti allagamenti che ne hanno segnato e modellato le forme. Parliamo della spettacolare Kasei Valles, uno dei sistemi di canali ormai asciutti più impressionanti del pianeta Marte, con oltre 3000 Km di estensione e 3 di dislivello. Oggi, nel ritratto ad altissima risoluzione della missione ESA Mars Express.
Le Kasei Valles su Marte fotografate recentemente da Mars Express. Crediti: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)
L’immagine è uno dei più recenti risultati scientifici pubblicati in occasione del 10°anniversario del lancio della sonda europea Mars Express, (vedi questo articolo pubblicato su Media INAF).
La zona di circa 1,55 milioni di chilometri quadrati, è stata fotografata componendo 67 scatti della Stereo Camera ad alta risoluzione, coprendo una superficie di circa 987 Km di altezza (da nord a sud) e di 1550 km di larghezza da est a ovest.
La topografia della zona, Crediti: NASA MGS MOLA Science Team
La topografia di questa zona, realizzata grazie alle immagini e alle mappe prodotte in questi ultimi anni, traccia il ritratto di un antico fiume che riserva molte sorprese nel suo percorso e nella sua travagliata storia. Analizzando la mappa topografica (cliccare sulla mappa per un ingrandimento) ci si rende facilmente conto che il canale doveva prendere origine vicino alla Valles Marineris (oltre il bordo inferiore della mappa) e dopo un lungo tragitto, riversarsi nelle vaste pianure della Chryse Planitia (oltre il bordo destro). Lungo il suo accidentato percorso, il fiume si divide in due rami che abbracciano un’isola denominata Sacra Mensa che si innalza oltre 2 km sul letto del canale. Sul fondo, sono visibili alcuni crateri più o meno erosi dalla forza della corrente. Il più grande e facilmente identificabile è Sharanov, un cratere largo oltre 100 km, ancora parzialmente intatto sul fondo del fiume e contornato da diverse e suggestive strutture formate dalle correnti violente che aggirano gli ostacoli trovati sul loro passaggio. Sempre sul letto, sono inoltre visibili dei piccoli crateri dalla caratteristica forma allungata che finisce in una coda, ad indicare che queste strutture devono essersi formate in eventi di impatto avvenuti nella zona già allagata.
Le immagini suggeriscono una storia di molte e violente inondazioni, legate in modo stretto all’attività tettonica e vulcanica della vicina regione Tharsis, datata oltre 3 miliardi di anni fa. Sotto la spinta di queste immense forze, la superficie del pianeta a varie riprese deve essere stata come “strappata”, facendo fuoriscire in modo violento dal sottosuolo il liquido fangoso. Durante i numerosi episodi di allagamento che sembrano aver segnato la storia di questa zona, devono essere state generate le fratture impressionanti visibili in queste immagini. Lo scioglimento di ghiacci e neve causato dall’attività vulcanica del pianeta sembra aver inoltre contribuito a rifornire questo fiume ormai secco, modellando ulteriormente l’impressionante sistema di canali.
15.06SERATA PER NON VEDENTI: studio del cielo con i telescopi e moderni sistemi di ripresa, riservata ai non vedenti. L’ACA, Associazione Cascinese Astrofili organizza e promuove, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Cascina (PI) e con UCI (Unione Ciechi Italiani) sezione di Pisa una serata di osservazione pubblica, con i telescopi, gratuita ed aperta a tutti, dedicata in particolare a persone non vedenti. Il progetto si inserisce all’interno dell’ampio programma estivo di Lunatica 2013.
Durante la manifestazione saranno spiegate le tecniche di osservazione, gli strumenti utilizzati e gli oggetti che via via andremo a puntare. I non vedenti saranno accompagnati in un percorso didattico che li vedrà partecipi attivi dell’evento, in cui l’unica limitazione sarà data dal fatto di non poter effettivamente vedere gli oggetti ma comunque potranno ascoltare le spiegazione dei volontari astrofili, toccare con le loro mani gli strumenti ed ascoltare il ronzio dei motori dei sistemi di inseguimento di cui gli strumenti sono dotati.
Sarà un’esperienza di crescita per tutti ed un occasione per rendere, ancora una volta, l’Astronomia una scienza capace di abbattere le barriere culturali e fisiche che talvolta la natura ci impone.
L’obiettivo principale resta quello di avvicinare quanto più possibile le persone alla scienza astronomica ed in particolare questa serata è dedicata a coloro che non possono praticare l’osservazione diretta dell’universo con i telescopi, ma possono farlo usufruendo di altri strumenti, della didattica etc..
Una settimana prima della serata di osservazione è previsto un incontro di introduzione agli argomenti che tratteremo il 15 giugno, una conferenza dedicata in particolare per il pubblico non vedente che intende partecipare.
Abbiamo quindi in programma per sabato 15 giugno, dalle ore 21:00 alle ore 24:00:
Osservazione con i telescopi:
– Esperienza diretta con gli strumenti, puntati sugli oggetti del cielo, come in una qualsiasi serata pubblica di osservazione, i curiosi non vedenti, potranno così accostarsi ai telescopi, rendersi conto di come sono fatti, del fatto che sono puntati in zone diverse del cielo, sentiranno il rumore dei motori che permettono al telescopio di compensare il movimento apparente della volta celeste etc…
– Spiegazioni degli oggetti puntati, al telescopio, ogni telescopio avrà uno o più astrofili che potranno svolgere questa parte didattica;
– Spiegazione della forma di alcuni astri, come Galassie, ammassi globulari, crateri lunari, usufruendo di plastici che potremo trovare in commercio ed autocostruiti;
IN CASO DI MALTEMPO LA SERATA SARA’ RINVIATA AL SABATO 22 GIUGNO.
L’osservazione sarà svolta presso il parcheggio vicino alla piscina comunale di Cascina, Piazz.le Ferrari 2.
La sera del 18 giugno, verso le 22:30, il centro del disco lunare arriverà fino ad una distanza angolare di 43′ da Spica (alfa Virginis, mag. +0,98). A quell’ora l’altezza dei due oggetti sull’orizzonte sarà di circa +33 gradi.
Questa rappresentazione artistica mostra la trappola per la polvere nel sistema Oph-IRS 48. La trappola offre un rifugio sicuro per le minuscole particelle del disco e permette loro di aggregarsi e crescere fino a dimensioni che permettano loro di sopravvivere da sole. Crediti: ESO/L. Calçada
Questa rappresentazione artistica mostra la trappola per la polvere nel sistema Oph-IRS 48. La trappola offre un rifugio sicuro per le minuscole particelle del disco e permette loro di aggregarsi e crescere fino a dimensioni che permettano loro di sopravvivere da sole. Crediti: ESO/L. Calçada
Grazie ad ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), gli astronomi sono riusciti a riprendere, vicino a una giovane stella, la regione in cui le particelle di polvere possono aggregarsi e quindi crescere. È la prima volta che viene osservata chiaramente, e quindi modellata, una simile “trappola per la polvere”.
Potrebbe essere la soluzione di un mistero di lunga data, su come le particelle di polvere nei dischi stellari crescano fino a raggiungere dimensioni così grandi da formare, alla fine, comete, pianeti e altri corpi rocciosi. I risultati del lavoro verrano pubblicati domani dalla rivista Science.
Oramai sappiamo per certo che attorno ad altre stelle si trovano pianeti in abbondanza, ma ancora non comprendiamo fino in fondo come si formino, così come molti altri aspetti della formazione di comete, pianeti e altri corpi rocciosi sono ancora oscuri. Grazie alle nuove osservazioni, che sfruttano la potenza di ALMA, gli astronomi stanno rispondendo a una delle più importanti tra queste domande: come fanno i minuscoli grani di polvere nel disco intorno a una stella giovane a diventare sempre più grandi – da sassolini e oltre, fino a massi ben più grandi di un metro?
Modelli numerici suggeriscono che i grani di polvere crescano quando entrano in collisione e si fondono tra loro. Ma, quando questi grani più grandi si scontrano di nuovo ad alta velocità, spesso vengono distrutti e si ritorna al punto di partenza. E se non accade, il loro destino è quello di muoversi velocemente verso l’interno, a causa dell’attrito tra la polvere e il gas, cadendo sulla stella madre, perdendo così ogni possibilità di crescere ulteriormente.
In qualche modo la polvere ha bisogno di un rifugio sicuro dove le particelle possano continuare a crescere finchè sono abbastanza grandi per “sopravvivere da sole”. Tali “trappole per la polvere” erano state ipotizzate, ad esempio come proprio in questo caso, si poteva trattare di vortici nel gas del disco, con una durata anche di di centinaia di migliaia di anni, dando cosi’ modo alla polvere di aggregarsi in corpi più grandi, ma di tutto questo, fin’ora, non c’era nessuna prova osservativa.
Nienke van der Marel, studentessa di PhD al Leiden Observatory nei Paesi Bassi e prima autrice dell’articolo, stava usando ALMA insieme con i suoi collaboratori per studiare il disco di un sistema noto come Oph-IRS 48. Trovarono che la stella era circondata da un anello di gas con un foro centrale, probabilmente creato da un pianeta non visibile o da una stella compagna. Osservazioni precedenti con il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO avevano già mostrato che piccole particelle di polvere (sotto al millimetro) formavano un’analoga struttura ad anello, ma la nuova visuale data da ALMA mostrava invece per la zona contente particelle più grandi, una forma completamente diversa.
“All’inizio la morfologia della polvere come appariva nell’immagine è stata una vera sorpresa“, dice van der Marel. “Invece dell’anello che ci aspettavamo di vedere, trovammo una struttura con la chiara forma di un anacardo! Il segnale forte e la nitidezza delle osservazioni di ALMA non lasciavano dubbi sulla struttura. Ci siamo quindi resi conto di quello che avevamo trovato.”
Qui sopra l'immagine di ALMA. Sono indicate le varie parti del disco di polveri che circonda il sistema Oph-IRS 48. La regione in verde è la "trappola", dove le particelle più grandi si accumulano. Nell'angolo in alto a sinistra è indicata la dimensione dell'orbita di Nettuno per dare un'idea della scala. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/Nienke van der Marel
Quello che avevano scoperto era una regione dove i grani di polvere più grandi sono rimasti intrappolati potendo così aggregarsi tra loro e crescere. Una “trappola per la polvere” esattamente come quelle che i teorici stavano cercando.
Come spiega van der Marel: “È probabile che quello che stiamo guardando sia una sorta di fabbrica di comete, poichè le condizioni sono adatte per far crescere le particelle fino alla dimensione di una cometa. A questa grande distanza dalla stella, difficilmente infatti potranno raggiungere dimensioni planetarie. Ma, nel prossimo futuro, ALMA sarà in grado di osservare questa sorta di cattura-polvere in zone più vicine alla stella madre, dove sono in funzione meccanismi simili. In questo caso, queste “trappole”, sarebbero davvero le culle di nuovi pianeti neonati“.
“La combinazione del lavoro teorico sui modelli con le osservazioni di alta qualità che ALMA fornisce, rende questo un progetto unico nel suo genere“, aggiunge Cornelis Dullemond dell’Institute for Theoretical Astrophysics di Heidelberg, Germania, un esperto di evoluzione della polvere e modelli di disco, oltre che un membro della squadra. “Al tempo in cui queste osservazioni sono state ottenute, infatti, stavamo lavorando proprio su modelli che le prevedevano: una coincidenza davvero molto fortunata“.
Le osservazioni sono state effettuate, durante la fase di costruzione di ALMA, utilizzando i ricevitori della Banda 9, dispositivi costruiti in Europa che permettono ad ALMA di creare le immagini finora più nitide.
“Queste osservazioni mostrano quanto ALMA sia in grado di produrre scienza innovativa, anche solo usando meno di metà dell’intera schiera di antenne“, sostiene Ewine van Dishoeck del Leiden Observatory, una dei maggiori contributori al funzionamento di ALMA per più di 20 anni. “Il salto incredibile sia in sensibilità che in nitidezza dell’immagine nella Banda 9 ci da’ l’opportunità di studiare aspetti fondamentali della formazione dei pianeti in modi semplicemente non possibili fino ad oggi.“
Loading player…
La scoperta di questa “trappola per la polvere” risolve un problema di lunga data: come fanno le particelle di polvere ad aggregarsi per formare pianeti, comete e altri corpi rocciosi? ESOcast 58 si inoltra nella trappola per esplorare come funziona questa fabbrica per le comete. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO).
Nell’immagine è indicata in verde la traiettoria della stella nana rossa Proxima Centauri da qui a dieci anni, così come la vedrà il telescopio spaziale Hubble. Il percorso ‘ad onda’ è dovuto all’effetto di parallasse legato al moto della Terra attorno al Sole. Crediti: NASA, ESA, K. Sahu and J. Anderson (STScI), H. Bond (STScI and Pennsylvania State University), M. Dominik (University of St. Andrews), and Digitized Sky Survey (STScI/AURA/UKSTU/AAO)
Nell’immagine è indicata in verde la traiettoria della stella nana rossa Proxima Centauri da qui a dieci anni, così come la vedrà il telescopio spaziale Hubble. Il percorso ‘ad onda’ è dovuto all’effetto di parallasse legato al moto della Terra attorno al Sole. Crediti: NASA, ESA, K. Sahu and J. Anderson (STScI), H. Bond (STScI and Pennsylvania State University), M. Dominik (University of St. Andrews), and Digitized Sky Survey (STScI/AURA/UKSTU/AAO)
Hubble ci riprova con Proxima Centauri. La stella in assoluto più vicina alla Terra dopo il Sole potrebbe avere uno o più pianeti in orbita attorno ad essa, ma finora le sue ricerche non hanno dato risultati definitivi. Nel 1998 le osservazioni condotte con lo spettrografo del telescopio spaziale avevano alimentato le speranze che qualcosa ci fosse veramente, ma successive indagini, questa volta con la Wide Field Planetary Camera 2, smorzarono definitivamente gli entusiasmi, non riuscendo a individuare alcunché attorno a Proxima. Una doccia fredda che però non ha scoraggiato i membri dello Space Science Telescope Institue di Baltimora, dove viene gestito Hubble: l’astronomo Kailash Sahu ha infatti annunciato al 222° congresso dell’American Astronomical Society in corso a Indianapolis che guiderà un team di ricercatori di nuovo alla carica per scovare l’oscuro – o gli oscuri – pianeti di Proxima. Ma questa volta con una tecnica completamente diversa: utilizzando cioè il fenomeno del del microlensing gravitazionale.
Il microlensing è un effetto dovuto alla curvatura dei raggi di luce che si propaga in prossimità di grandi concentrazioni di massa e si verifica quando una stella si trova a transitare davanti o molto vicina a un’altra stella molto più distante. L’immagine della stella sullo sfondo può essere distorta, amplificata o addirittura moltiplicata a seconda del tipo di allineamento tra essa e la stella in transito. Questi fenomeni, che possono durare da qualche ora a qualche giorno, permetteranno agli astronomi di misurare con grande precisione la massa di Proxima Centauri, un valore cruciale per determinarne di conseguenza la sua temperatura superficiale, il diametro, la luminosità intrinseca e la sua età. Per fare questo verranno analizzate le immagini delle stelle ‘di sfondo’ riprese da Hubble per misurare quanto queste risultino spostate rispetto alla loro vera posizione nel cielo. Questi spostamenti apparenti sono dovuti al campo gravitazionale esercitato da Proxima. E se attorno ad essa dovesse esserci qualche pianeta, la sua presenza dovrebbe essere notata nelle immagini come un secondo piccolo spostamento delle stelle di sfondo.
Due sono le prime date in cui potrà essere sfruttata questa tecnica: a ottobre del 2014 e nel febbraio del 2016. L’attesa degli astronomi è grande poiché Proxima Centauri appartiene alla categoria delle stelle nane rosse, che possiedono masse piuttosto piccole se paragonate alle altre. Poiché le stelle di piccola massa possiedono tendenzialmente pianeti di taglia mediamente minore rispetto alle altre, le nane rosse sono i luoghi ideali dove andare a caccia di pianeti di tipo terrestre. E chissà che questa sia proprio la volta buona che Hubble riesca a scovarli proprio lì, attorno a Proxima Centauri. Appena a 4 anni luce da noi.
Una Costellazione sopra di Noi – Ogni primo venerdì del mese, a cura di Giorgio Bianciardi (vicepresidente UAI). Osservazioni in diretta con approfondimenti dal vivo. 07.06: La Costellazione della Corona Boreale.
07.06: “Costellazioni estive” a cura di F. Milani.
Cell. Per info: marco.saini@email.it
333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org
07.06: “Catastrofi dal cielo, minacce dallo spazio profondo”. Al telescopio: pianeti Venere e Mercurio osservabili fino alle ore 22. Saturno e l’ammasso stellare M13 visibile tutta la serata.
Per info: 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it
[Tratto dall’editoriale di Coelum 62 – maggio 2003]
Pensando alle numerose lettere che giungono in redazione in merito alla disputa sull’interpretazione del redshift come indicatore di distanze cosmologiche.
Ovvero, come entrambe le parti in gioco possano trovare spunti di riflessione da un medesimo scritto, senza che questi sia a favore dell’una o dell’altra teoria.
“Nell’edificio della conoscenza l’ipotesi è come un’impalcatura, e il costruttore sa fin dall’inizio che nel corso dei lavori dovrà toglierla. Essa è una supposizione provvisoria che ha un senso solo in quanto esiste la possibilità pratica di confutarla in base a dati raccolti proprio a questo scopo. Una ipotesi che non è passibile di falsificazione non è neppure verificabile, ed è quindi inutilizzabile ai fini della ricerca sperimentale. Chi ha formulato un’ipotesi deve essere grato a chiunque gli indichi nuove vie per dimostrarne l’insufficienza, poiché tutto il lavoro di verifica consiste proprio nel vedere se l’ipotesi resiste a tutti i tentativi di confutarla. Il lavoro di ogni studioso di scienze naturali è costituito in fondo proprio dalla ricerca di conferme di questo tipo; si parla, infatti, di ipotesi di lavoro. Una ipotesi è tanto più utilizzabile quanto più si presta alle operazioni di verifica: la probabilità che essa sia fondata aumenta col numero delle conferme che è stato possibile raccogliere.
È un errore diffuso anche tra gli epistemologi il credere che un’ipotesi possa essere definitivamente scartata se anche uno solo, o pochi, dati risultano incompatibili con essa. Se cosi fosse, tutte le ipotesi esistenti verrebbero rifiutate poiché è ben difficile che ce ne sia una che tenga conto di tutti i fatti specifici. Ogni nostra conoscenza non è che un’approssimazione, anche se progressiva, alla realtà extrasoggettiva che desideriamo conoscere. Per confutare un’ipotesi non basta che un unico dato la contraddica, ma occorre sempre un’altra ipotesi che comprenda in sé un numero maggiore di dati rispetto all’altra. La “verità” è quindi quell’ipotesi di lavoro che si presta meglio ad aprire la strada a un’altra ipotesi che riesce a spiegare di più.
Tuttavia il nostro pensiero e i nostri sentimenti si rifiutano di accettare questo fatto teoricamente inconfutabile. Anche se ci sforziamo di ricordare che tutto il nostro sapere, tutto ciò che la nostra percezione ci comunica sulla realtà extrasoggettiva, costituisce soltanto un’immagine grossolanamente semplificata e approssimativa della realtà esistente, noi non possiamo fare a meno di considerare senz’altro vere certe cose e di essere convinti della assoluta esattezza del nostro sapere.
Se la consideriamo dal punto di vista psicologico e soprattutto fenomenologico, questa convinzione equivale in tutti i sensi a una fede”.
Konrad Lorenz
(adattato da “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà”)
Credit: Robert Hurt, IPAC; Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF
Credit: Robert Hurt, IPAC; Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF
E se il Sistema Solare non fosse più alla periferia della Via Lattea?
Il nostro Sistema Solare è infatti collocato in quello che è sempre apparso come un braccio secondario della spirale che compone la Via Lattea, chiamato Sperone di Orione, posizionato tra il Braccio Carena-Sagittario e il Braccio di Perseo. Recenti studi, però, effettuati con il Very Long Baseline Array (VLBA), il radiotelescopio più grande al mondo, hanno dimostrato che lo Sperone di Orione potrebbe essere classificato come un braccio della spirale.
Studiare e realizzare la mappa dettagliata della struttura della Via Lattea non è stato un compito facile per gli astronomi nel corso dei decenni. Di certo finora c’è solo la struttura a spirale, sulla quale tutti gli studiosi non hanno dubbi. Molto più incerti e discordanti sono gli studi e le ricerche sul numero e la tipologia dei bracci che compongono la spirale.
Per questo recentemente i ricercatori hanno utilizzato il potente VLBA per effettuare delle misurazioni più accurate e raccogliere dati più specifici utilizzando semplici calcoli trigonometrici.
Osservando gli oggetti nello spazio dalla Terra quando si trova dal lato opposto al Sole, gli astronomi possono misurare i cambiamenti di posizione degli oggetti nel cielo, paragonandoli a oggetti più distanti. Questo effetto è chiamato parallasse ed è alla base del metodo di studio del team alla guida della ricerca. Gli astronomi hanno osservato la distanza delle regioni più attive nella formazione stellare della Via Lattea, misurando nove maser (Microwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation) di molecole di acqua e metanolo. Queste infatti incrementano le onde radio come il laser incrementa le onde luminose. Tale effetto è definito maser e rappresenta un vero faro per i radiotelescopi. Le osservazioni VLBA, effettuate dal 2008 al 2012, hanno prodotto misurazioni più accurate della distanza dei maser e hanno anche permesso agli scienziati di monitorare il loro movimento attraverso lo spazio.
Un risultato fondamentale di questo studio riguarda proprio lo Sperone di Orione, dove si trova la Terra, tra il Braccio Carena-Sagittario, più vicino al centro galattico, e il Braccio di Perseo, che si trova all’esterno della galassia. I dati pubblicati su Astrophysical Journal dimostrano che non si tratta di uno sperone, ma di una struttura più grande e importante, forse una diramazione del Braccio di Perseo.
Ogni sabato (escluso l’ultimo del mese) apertura dell’Osservatorio Astronomico Serafino Zani, inizio ore 21:00 e ingresso libero. Il programma della serata prevede proiezioni a tema (il programma è nel sito) seguite dalle osservazioni al telescopio.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it
Prime immagini radar di 1998 QE2. Il puntino bianco sulla destra è una minuscola luna che orbita attorno all’asteroide. (NASA/JPL-Caltech/GSSR)
Prime immagini radar di 1998 QE2. Il puntino bianco sulla destra è una minuscola luna che orbita attorno all’asteroide. (NASA/JPL-Caltech/GSSR)
Per seguire l’asteroide nel suo passaggio ravvicinato QUI le effemeridi minuto per minuto!
Finora l’asteroide 1998 QE2 era stato visto solo come un puntino luminoso, pronto ad arrivare nel suo peregrinare a un punto di massimo avvicinamento a circa sei milioni di chilometri dalla Terra, per un rendez-vous che non si ripeterà prima di un paio di secoli. Ma una sequenza di immagini radar, ottenute il 29 maggio scorso da scienziati NASA utilizzando l’antenna Deep Space Network da 70 metri collocata a Goldstone, in California, svela ora qualche dettaglio in più sulla sua natura.
Le immagini hanno rivelato che 1998 QE2 è un asteroide doppio (o binario), con un corpo più piccolo che ruota come una luna attorno al principale. È una sorpresa, ma non troppo: gli scienziati hanno calcolato che, nel complesso dell’intera popolazione dei corpi celesti che orbitano in prossimità della Terra (NEO, Near Earth Object), approssimativamente un 16 per cento degli asteroidi con dimensioni superiori a 200 metri di diametro siano in realtà sistemi doppi o anche tripli.
I dati ottenuti indicano che il corpo principale misura circa 2,7 chilometri di diametro, come già osservato in precedenza, e ha un periodo di rotazione di meno di quattro ore. Le immagini della superficie di 1998 QE2 mostrano anche zone decisamente più scure, che suggeriscono agli scienziati la presenza di vaste concavità. Per quanto riguarda la “luna”, il piccolo asteroide satellite, si stima che le sue dimensioni siano attorno ai 600 metri.
Un’analisi più dettagliata potrà essere fatta nei prossimi giorni. La risoluzione di queste prime immagini è di circa 75 metri per pixel, ma gli scienziati si aspettano di poterla incrementare mano a mano che arriveranno altri dati. Fino al 9 giugno, infatti, l’antenna di Goldstone assieme a quella dell’Osservatorio di Arecibo, in Portorico, osserveranno in maniera estensiva l’asteroide 1998 QE2. I due radiotelescopi, utilizzati in questo caso in modalità radar, hanno caratteristiche complementari che permetteranno agli astronomi di raccogliere quante più informazioni possibile sull’asteroide durante la sua breve visita nei paraggi della Terra.
Dopo 2012 DA14, abbiamo visto nei giorni scorsi che un altro asteroide, 1998 QE2, s’accinge a passare nei pressi della Terra.
L’appuntamento è per le undici di sera (ora italiana) di venerdì 31 maggio. L’asteroide è relativamente grande, circa 2,7 chilometri, ma la distanza minima alla quale verrà a trovarsi rispetto al nostro pianeta è stata calcolata in 5,86 milioni di chilometri, ovvero 15 volte la distanza fra la Terra e la Luna… non così vicino da poterci preoccupare dunque, ma abbastanza vicino da poterlo seguire con i vostri strumenti. La sua luminosità infatti oscillerà attorno alle 11 magnitudini (11,28 nel punto di massimo avvicinamento).
Dalla NASA fanno sapere che le enormi antenne radio di Goldstone e Arecibosono già pronte a entrare in azione, e la speranza è di riuscire a cogliere dettagli della superficie dell’asteroide di appena 3-4 metri. Se anche voi volete seguire il passaggio di questo asteroide, aquesta pagina trovate tutti i dati necessari, minuto per minuto, per tentarne l’osservazione e la ripresa!
31.05: “Caffè astronomico” a cura di A. Fumagalli e M. Maggioni.
Cell. Per info: marco.saini@email.it
333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org
È previsto per oggi martedì 28 alle 22:31 ora italiana la partenza dal cosmodromo di Baikonour dell’astronauta dell’ESA Luca Parmitano e dei suoi compagni di viaggio, l’astronauta Karen Nyberg della NASA ed il comandante russo della Soyuz Fyodor Yurchikhin.
A bordo della navicella Soyuz, i tre raggiungeranno la Stazione Spaziale Internazionale dove trascorreranno, come membri della Spedizione 36/37, cinque mesi.
La missione di Luca, denominata Volare, è la quinta di lunga durata sull’avamposto orbitante assegnata ad un astronauta europeo, e la prima per un astronauta della classe 2009, la nuova generazione di astronauti.
L’assegnazione al volo per Parmitano è dovuta ad un accordo con l’Agenzia Spaziale Italiana, ASI.
L'equipaggio della Spedizione 36/37
La diretta dal cosmodromo di Baikonour comincia alle 21:30 ora italiana ed il lancio è previsto alle 22:31. L’astronauta dell’ESA Paolo Nespoli commenterà in inglese alcune delle immagini.
L’arrivo sulla ISS è previsto sei ore dopo la partenza. Potete seguire in diretta l’attracco dalle 04:00 ora italiana del 29 maggio, con immagini sia dall’interno della navetta Soyuz che dalla Stazione Spaziale Internazionale e dal centro di controllo in Russia.
Infine, dalle 05:35 ora italiana potremmo vedere l’apertura del portellone e l’ingresso del nuovo equipaggio sulla Stazione, dove ad accoglierli troveranno i cosmonauti Pavel Vinogradov ed Alexander Misurkin e l’astronauta della NASA Chris Cassidy.
Le condizioni atmosferiche sembrano ideali: il cielo sopra Baikonur, l’enclave russa in Kazakistan dove si trova il cosmodromo da cui ‘partirà’ la missione, è azzurro. “C’è un tempo meraviglioso – ha detto Parmitano – sembra il posto perfetto per prendere un po’ il fiato prima della partenza”. Tutto pronto quindi, per il lift off di questa sera.
>> E per finire, per seguire la diretta, sempre in italiano, a cura dell’ASI cliccare sulla finestra sottostante o collegarsi al sito http://www.asitv.it/contenuti/live
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.