PROMO NUOVI ABBONATI IN OMAGGIO N°3 ARRETRATI
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Hebe E Xanthippe tra il mediocre e lo straordinario

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tabella asteroidi da osservare
Nella tabella vengono forniti i dati di sorgere, transito e relativa altezza sull’orizzonte, e del tramonto dell'oggetto; quindi luminosità, distanza dalla Terra, elongazione rispetto al Sole, coordinate equatoriali calcolate per le ore 00:00 TMEC e costellazione. Gli istanti sono in TMEC (TU+2) e calcolati per una località situata a 12° di longitudine Est, 42° di latitudine Nord.
asterodi
Il percorso apparente di Hebe in maggio. Il grande asteroide compirà con moto retrogrado un tratto di circa 6,5° sul confine tra Ofiuco e Serpente, arrivando all'opposizione geometrica il 23 maggio, giorno in cui raggiungerà la massima luminosità apparente del periodo (mag. +9,6). Le stelle cui fare riferimento per rintracciarlo abbastanza facilmente sono lambda Ophiuchi (mag. +3,9) e sigma Serpentis (mag. +4,8).

Hebe e XanthippeMi dicono che lì da voi il tempo è stato talmente brutto da rovinare quasi completamente il passaggio della Pan-STARRS; figuriamoci quindi se qualcuno nei rari sprazzi di sereno si sarà dato pena di cercare anche i miei asteroidi… Comunque sia, come si dice qui da noi, “le stelle di ieri non ci sono mai state”; così, cerchiamo di pensare con ottimismo a quanto ci sarà da vedere in maggio, un mese in cui ci saranno ben sei asteroidi in opposizione più brillanti della mag. +11.

tabella asteroidi da osservare
Nella tabella vengono forniti i dati di sorgere, transito e relativa altezza sull’orizzonte, e del tramonto dell'oggetto; quindi luminosità, distanza dalla Terra, elongazione rispetto al Sole, coordinate equatoriali calcolate per le ore 00:00 TMEC e costellazione. Gli istanti sono in TMEC (TU+2) e calcolati per una località situata a 12° di longitudine Est, 42° di latitudine Nord.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 68 di Coelum n.170.

Al Planetario di Ravenna

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30.04: “I favolosi anni ’50: satelliti, astrofili, fantascienza e rock’n’roll” di Paolo Morini.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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maggio Corso Astronomia Gruppo Astrofili di Padova. Quattro incontri su vari temi di Astronomia
con Relatori diversi. Limena (Padova).
www.astrofilipadova.it

www.uai.it

Giove, la cometa e l’acqua

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La sequenza dell’impatto della cometa Shoemaker-Levy
La sequenza dell’impatto della cometa Shoemaker-Levy

Che quell’acqua presente nella stratosfera di Giove fosse dovuta all’impatto della Cometa Shoemaker-Levy sul pianeta gassoso avvenuto nel 1994, lo aveva già ipotizzato uno studio condotto nel 1994 da Cristiano Cosmovici e Stelio Montebugnoli. Ora la conferma di quell’ipotesi giunge dal satellite dell’ESA, Herschel.

La sonda, lanciata nel 2009, ha utilizzato le sue accurate misure nell’infrarosso per mappare la distribuzione verticale e orizzontale della ”firma chimica dell’acqua” nell’atmosfera di Giove, fornendo i dati che hanno permesso agli astrofisici del Laboratoire d’Astrophysique de Bordeaux, di giungere alla definitiva conclusione che il 95% di quell’acqua è arrivata con la caduta della cometa nel 1994.

“Le osservazioni di Herschel a 18 anni di distanza sono una prima conferma della validità delle nostre pioneristiche osservazioni” ci dicono Cristiano Cosmovici, dell’INAF – IAPS e Stelio Montebugnoli, dell’INAF-IRA. “La scoperta – continuano –  fu resa possibile grazie alla realizzazione a Medicina di uno  spettrometro digitale che si basava sul calcolo diretto della FFT (Fast Fourier Transfom) dei dati ottenuti digitalizzando direttamente il segnale a radiofrequenza. Un approccio molto particolare per quei tempi, viste le grandi velocità di calcolo che erano richieste dal pre-processing on line, che permise una alta risoluzione temporale.

Le osservazioni vennero eseguite nel Luglio 1994 a 22 GHz, riga MASER dell’acqua, e hanno mostrato che l’esplosione dei 21 frammenti cometari nell’alta atmosfera liberava le molecole di acqua cometaria che venivano poi eccitate in modo da presentare una intensa emissione MASER”. Era questa la prima evidenza di emissione MASER, ben conosciuta nel mezzo interstellare, ma mai osservata nel sistema solare. Le osservazioni si protrassero per 3 mesi evidenziando il fatto che l’acqua si era distribuita nella zona di impatto andando man mano a diminuire di intensità.

Questa scoperta è stata poi usata come mezzo di diagnostica per la ricerca di acqua in esopianeti dato che a grandi distanze nella galassia solo una riga di intensità MASER sarebbe stata rilevabile con i radiotelescopi.

Altri articoli su impatti di comete e asteroidi su Giove:

Finalmente la LEMMON!

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Lemmon
Il percorso apparente della C/2012 F6 (Lemmon) dal 1 maggio al 15 giugno. La cometa sarà osservabile verso est un’ora prima la levata del Sole, quando si avrà il giusto compromesso tra la sua altezza sull’orizzonte e la condizione luminosa del cielo.
Lemmon
Il percorso apparente della C/2012 F6 (Lemmon) dal 1 maggio al 15 giugno. La cometa sarà osservabile verso est un’ora prima la levata del Sole, quando si avrà il giusto compromesso tra la sua altezza sull’orizzonte e la condizione luminosa del cielo.

Nel mese di maggio, mentre la Pan-STARRS starà più o meno concludendo la sua controversa apparizione, la C/2012 F6 (Lemmon) si appresterà finalmente ad esibirsi anche nel nostro emisfero, sia pure già notevolmente affievolita rispetto ai trascorsi australi. La Lemmon è arrivata al perielio il 24 marzo, avvicinando il Sole fino a una distanza di 0,73 Unità Astronomiche e tagliando nel frattempo l’equatore celeste,
dopo di che ha continuato la sua risalita verso nord mantenendosi intorno alla quinta magnitudine. In maggio sarà finalmente possibile avvistarla anche da qui, nelle ore precedenti l’alba.

osservazione comete
La tabella riporta il sorgere, la culminazione, l’altezza sull’orizzonte astronomico dell’osservatore raggiunta dalla cometa all’istante del transito in meridiano, e il tramonto. Sono quindi indicate: la magnitudine visuale (la magnitudine totale indicata è quella teorica calcolata in base a dei parametri fisici e geometrici; l’effettiva magnitudine visuale delle comete può risultare a volte decisamente diversa da quella tabulata), la distanza dalla Terra (in Unità astronomiche), l’elongazione dal Sole – occidentale “W” (la cometa è visibile alla mattina prima del sorgere del Sole), od orientale, “E” (la cometa è visibile alla sera dopo il tramonto del Sole) – l’Ascensione Retta, la Declinazione e la costellazione in cui si trova. Gli istanti sono topocentrici e calcolati per le 00:00 TMEC per una località situata a 12° di longitudine Est e 42° di latitudine Nord.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nell’articolo tratto dalla Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 66 di Coelum n.170.

Le cicatrici ghiacciate di Encelado

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Encelado, la sesta tra le lune più grandi di Saturno, ripreso dalla sonda Cassini-Huygens il 31 gennaio 2011 da un’altezza di 81.000 chilometri. Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/G. Ugarković
Encelado, la sesta tra le lune più grandi di Saturno, ripreso dalla sonda Cassini-Huygens il 31 gennaio 2011 da un’altezza di 81.000 chilometri. Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/G. Ugarković

È un fitto intrico di crinali e depressioni ghiacciate quello che ci appare la superficie di Encelado, la più enigmatica tra le lune di Saturno. Questo panorama mozzafiato, ripreso dalla sonda Cassini il 31 gennaio del 2011,  è il risultato della tremenda forza di attrazione gravitazionale esercitata da Saturno che deforma il guscio esterno della luna, modellandolo in ripidi promontori che si stagliano al di sopra di profonde fratture.

La netta cicatrice scura che si vede sulla superficie di Encelado nella zona meridionale raggiunge in vari punti profondità anche di un chilometro e nel suo percorso taglia altre strutture morfologiche. Un indizio della sua relativa giovinezza. In contrasto, la regione butterata di crateri a nord viene interpretata come una superficie molto più antica che sinora sembrerebbe sfuggita al processo di rimodellamento visibile nelle zone circostanti.

Ma l’immagine di Encelado ci mostra quella che è la sua caratteristica più spettacolare: lungo parte del bordo meridionale, pennacchi di particelle ghiacciate mescolate a vapor d’acqua, sali e materiali organici vengono letteralmente sparati nello spazio a velocità superiori a 2000 chilometri all’ora. La composizione chimica di questi pennacchi suggerisce che sotto la crosta ghiacciata di Encelado potrebbe celarsi un oceano liquido in grado addirittura di ospitare forme elementari di vita.

Associazione Astrofili Centesi

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26.04: “Pericoli dallo spazio: i raggi cosmici”. Al telescopio: Giove e gli ammassi stellari.

Per info: 346.8699254 astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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26.04: “Primavera: un firmamento di galassie” a cura di Franco Molteni.
Dopo le conferenze serali si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Gruppo Astrofili Villasanta

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26.04: “Lo spettroscopio” di G. Nicotra.
Cell. 333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

STORIE DI TERRA E CIELO

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L’Associazione Tuscolana di Astronomia “Livio Gratton” invita tutti i cittadini a partecipare agli eventi della manifestazione Storie di Terra e Cielo, che si terranno dal 27 aprile al 12 maggio 2013 in una delle località – i dintorni del Lago di Nemi, lo Speculum Dianae – più caratteristiche dei Castelli Romani. In un territorio che presenta un’altissima concentrazione di Istituti Scientifici e di Ricerca, e nello stesso tempo è uno dei patrimoni archeologici e storici più importanti del Lazio, con le radici albane della millenaria storia della Città Eterna, l’ATA vuole presentare un percorso ideale tra Cielo e Terra, tra Astronomia e Archeologia,
tra Scienza e Storia Antica.

La manifestazione prevede diverse attività che copriranno i Comuni di Genzano di Roma, Ariccia e Nemi. In particolare le Conferenze-Spettacolo
e i Caffè Scientifici al Planetario si svolgeranno presso il Museo delle Navi Romane, sito nel Comune di Nemi ma prossimo e molto ben raggiungibile anche da Genzano di Roma. Gli Star party pubblici si svolgeranno nelle piazze principali dei Comuni di Genzano di Roma, Ariccia e Nemi.
Il programma completo è disponibile online su:
www.ataonweb.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.170 – 2013

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Vignetta Pio e Bubble Boy - Coelum 170

Vignetta Pio e Bubble Boy - Coelum 170

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.170 – 2013. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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25.04, ore 19:30: Osservazione dell’Eclisse parziale di Luna (meteo permettendo).
Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici 329.6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

Al Planetario di Ravenna

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23.04: “Sotto le nuvole di Titano” di M. Berretti.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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22.04: Serata di Osservazione della Luna.
Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici 329.6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

ALMA spia le galassie primordiali

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Il primo piano di una selezione delle galassie tra le più feconde di formazione stellare nell’Universo primordiale. (Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), J. Hodge et al., A. Weiss et al., NASA Spitzer Science Center)
Il primo piano di una selezione delle galassie tra le più feconde di formazione stellare nell’Universo primordiale. (Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), J. Hodge et al., A. Weiss et al., NASA Spitzer Science Center)

Un’equipe di astronomi ha usato il nuovo telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) per individuare l’ubicazione di più di 100 galassie tra le più feconde di formazione stellare nell’Universo primordiale. La fase più feconda di nascita di stelle nell’Universo primordiale ha avuto luogo in galassie lontane che contenevano molta polvere cosmica.

Queste galassie sono fondamentali per comprendere la formazione delle galassie e la loro evoluzione nel corso della storia dell’Universo, ma la polvere le oscura e rende difficile la loro identificazione con i telescopi ottici. Per trovarle, gli astronomi devono usare telescopi che osservano la luce a lunghezze d’onda maggiori, intorno al millimetro, come ALMA: è così potente che, in sole poche ore, ha catturato tante osservazioni di queste galassie quante ne erano state ottenute da telescopi simili in tutto il mondo nell’arco di più di un decennio.

“Gli astronomi hanno atteso dati come questi per più di un decennio. ALMA è così potente che ha rivoluzionato il modo di osservare queste galassie, anche se il telescopio non era ancora completo quando sono state effettuate le osservazioni”, ha detto Jacqueline Hodge (Max-Planck-Institut für Astronomie, Germania), prima autrice dell’articolo che descrive le osservazioni di ALMA.

La miglior mappa finora realizzata per queste lontane galassie polverose è stata ottenuta con il telescopio APEX (Atacama Pathfinder Experiment), gestito dall’ESO, che ha osservato un pezzetto di cielo della dimensione della Luna piena e trovato 126 galassie di questo tipo. Ma nelle immagini di APEX ogni zona di formazione stellare appare come una macchia indistinta, così grande da coprire più di una galassia nelle immagini più nitide fatte ad altre lunghezze d’onda. Senza sapere esattamente quale delle galassie sta producendo stelle, gli astronomi avevano alcune difficoltà ad interpretare la formazione di stelle nell’Universo primordiale.

Identificare la galassia giusta richiede osservazioni più risolte e per fare osservazioni più risolte serve un telescopio più grande. APEX ha una sola antenna parabolica da 12 metri di diametro, mentre i telescopi come ALMA usano molte antenne simili a quella di APEX sparpagliate su grandi distanze. I segnali di tutte le antenne vengono combinati e l’effetto è quello di un unico telescopio gigante grande come l’intera schiera di antenne.

Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), APEX (MPIfR/ESO/OSO), J. Hodge et al., A. Weiss et al., NASA Spitzer Science Center

L’equipe ha usato ALMA per osservare le galassie della mappa di APEX durante la prima fase di osservazioni scientifiche di ALMA, con il telescopio ancora in costruzione. Usando meno di un quarto del totale di 66 antenne, distribuite su distanze fine a 125 metri, ALMA ha impiegato appena due minuti per ogni galassia per identificarle all’interno di una regione molto piccola, più di 200 volte minore delle grandi macchie di APEX e con una sensibilità tre volte maggiore. ALMA è tanto più sensibile degli altri telescopi del suo genere che in sole poche ore ha raddoppiato il numero totale di osservazioni di questo tipo.

Non solo l’equipe ha identificato senza ambiguità quale galassia conteneva regioni attive di formazione stellare ma in circa la metà dei casi ha scoperto che più galassie con formazione di stelle erano confuse in una sola macchia nelle osservazioni precedenti. La vista acuta di ALMA ha permesso di distinguere le singole galassie.

“Pensavamo che le più brillanti tra queste galassie formassero stelle mille volte più  vigorosamente della nostra galassia, la Via Lattea, il che le poneva a rischio di frantumarsi. Le immagini di ALMA rivelano la presenza di galassie multiple, più piccole, che formano stelle a tassi in qualche modo più ragionevoli”, ha detto Alexander Karim (Durham University, Regno Unito), uno dei membri dell’equipe e primo autore di un secondo articolo sullo stesso argomentoo.

I risultati costituiscono il primo catalago statisticamente affidabile di formazione stellare in galassie polverose nell’Universo primordiale e forniscono un fondamento indispensabile per ulteriori indagini sulle proprietà di queste galassie a diverse lunghezze d’onda senza rischio di erronea interpretazione a causa della confusione tra le galassie.

Nonostante la vista acuta di ALMA e la sua sensibilità senza pari, telescopi come APEX continuano ad avere un ruolo importante. “APEX pu coprire una vasta area di cielo più in fretta di ALMA e perci è ideale per scoprire queste galassie. Quando sappiamo dove guardare possiamo usare ALMA per identificarle esattamente”, ha concluso Ian Smail (Durham University, Regno Unito), coautore del nuovo articolo.

[Fonte Eso.it]

Per saperne di più:

Guarda il servizio video su INAF-TV



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Al Planetario di Ravenna

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21.04, ore 10:30: Osservazione del Sole (cielo permettendo, giardini pubblici).
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Se guardo Europa da un oblò

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In queste mappe d’Europa, la relazione, su cinque aree della luna, fra la quantità d’energia depositata dal bombardamento di particelle cariche e il contenuto chimico dei depositi di ghiaccio presenti in superficie. Crediti: NASA / JPL-Caltech / Univ. di Ariz. / JHUAPL / Univ. di Colo

In queste mappe d’Europa, la relazione, su cinque aree della luna, fra la quantità d’energia depositata dal bombardamento di particelle cariche e il contenuto chimico dei depositi di ghiaccio presenti in superficie. Crediti: NASA / JPL-Caltech / Univ. di Ariz. / JHUAPL / Univ. di Colo

È una luna vivace, il satellite gioviano Europa. Al di sotto della sua superficie ghiacciata pare ormai certo che scorra un profondo oceano d’acqua salata, oceano che suscita enorme interesse in quanto potenziale habitat per forme di vita. Al di sopra, invece, è sferzata da un costante flusso di particelle energetiche, con le quali condivide l’orbita attorno a Giove. Ed è proprio la curiosa dinamica di questo flusso a rendere alcune zone della superficie di Europa più adatte di altre per tentare di capire cosa si nasconda nel sottosuolo. Finestre privilegiate, insomma, sul suo oceano sotterraneo. Dunque obiettivo privilegiato d’un’eventuale missione verso il satellite (verso cui si dirigeranno sia la missione Juice dell’ESA che una futura missione della NASA). Ma dove si trovano, queste finestre? E perché proprio lì?

Per rispondere, occorre considerare che Europa viaggia col vento in poppa. Questo perché se l’orbita della luna e del flusso di particelle è la stessa, la velocità è ben diversa: a Europa occorrono circa 3.6 giorni per compiere una rivoluzione attorno a Giove, mentre al campo magnetico che guida il flusso di particelle bastano 10 ore. Ciò significa che le particelle colpiscono Europa alle spalle: se Europa fosse un’automobile, spiega la NASA con un’efficace similitudine, e il flusso di particelle uno sciame d’insetti, quest’ultimi non si spiaccicherebbero sul parabrezza, bensì sul lunotto posteriore.

Ora, poiché Europa, esattamente come la Luna con la Terra, volge verso Giove sempre la stessa faccia, il parabrezza e il lunotto della similitudine corrispondono in effetti a due aree ben distinte della sua superficie: quelle che gli scienziati hanno battezzato come “emisfero anteriore” (leading) ed “emisfero posteriore” (trailing). Ed è su quest’ultimo, come dicevamo, che il flusso di particelle imperversa. Si tratta di particelle cariche piuttosto eterogenee: oltre agli elettroni, ci sono ioni di zolfo e ossigeno provenienti dalle eruzioni vulcaniche in corso su Io, altra luna di Giove che si trova nei paraggi.

Tutte, comunque, particelle provenienti dall’esterno di Europa. Al contrario di quanto accade sull’emisfero anteriore, virtualmente isolato dal bombardamento del flusso di particelle, e dunque molto più indicato per raccogliere indizi di quanto proviene dall’interno della luna, e in particolare dal suo oceano sotterraneo. Ipotesi ora confermata da uno studio, pubblicato su Planetary and Space Science, guidato da Brad Dalton, del JPL. Analizzando i dati spettrometrici nel vicino infrarosso raccolti una decina d’anni fa, su cinque aree della superficie di Europa, dalla sonda Galileo della NASA, i ricercatori hanno avuto la conferma d’una distribuzione non uniforme fra zone con acqua relativamente incontaminata e zone nelle quali prevalgono invece le sostanze chimiche generate dal bombardamento del flusso di particelle.

«La stretta correlazione dei flussi di ioni ed elettroni con le concentrazioni di acido solforico idrato indica che la chimica della superficie di Europa è influenzata da queste particelle cariche», spiega Dalton. «Se dunque volessimo indagare la composizione e l’abitabilità del oceano interno, i migliori siti su cui concentrarci sarebbero quelle regioni dell’emisfero anteriore che abbiamo visto ricevere il minor numero di elettroni, e che presentano le concentrazioni di acido solforico più basse».

Per saperne di più:

Leggi su Planetary and Space Science l’articolo “Exogenic controls on sulfuric acid hydrate production at the surface of Europa“, di J.B. Dalton et al.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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19.04: “A caccia di Et: esistono civiltà extraterrestri?” di Paolo Attivissimo.
Dopo le conferenze serali si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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19.04: Osservazione della volta stellata (cielo permettendo, giardini pubblici).
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Gruppo Astrofili Villasanta

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19.04: Serata osservativa GAV.
Cell. 333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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19.04: “I corpi minori del Sistema solare” e “Presentazione del corso di astrofotografia”.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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18.04: Visita all’osservatorio di Merate
Dopo le conferenze serali si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Che c’è in quella nube?

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La nube d ghiaccio sul polo sud di Titano vista da Cassini (NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute/GSFC)
La nube d ghiaccio sul polo sud di Titano vista da Cassini (NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute/GSFC)

Il cambio di stagione in corso su Titano sta innescando cambiamenti radicali nell’atmosfera di quella che è la più grande luna di Saturno. Un’altra prova evidente arriva da una nube di ghiaccio che sta prendendo forma nei pressi del polo sud del pianetino.

Di che tipo di ghiaccio si tratti non lo sappiamo, ma una nube di questo tipo era da tempo visibile sopra al polo nord, da cui ora sta svanendo, come mostrato dal Composed Infrared Spectrometer (CIRS) sulla sonda Cassini. Per comparire invece a Sud. La nube di ghiaccio meridionale, visibile nel lontano infrarosso, è la prova che un pattern importante di circolazione atmosferica su Titano ha invertito la sua direzione. Quando Cassini ha osservato per la prima volta quella circolazione, l’aria calda dall’emisfero sud si spostava in alto nell’atmosfera, e veniva trasportata verso il più freddo polo nord. Lì, l’aria si raffreddava cadendo verso gli strati più bassi e formando nuvole di ghiaccio.

Gli scienziati si aspettavano da tempo un’inversione di circolazione, quando il polo nord avesse iniziato a riscaldarsi e il polo sud invece a raffreddarsi. Il passaggio ufficiale da inverno a primavera al polo nord di Titano si è verificato nel mese di agosto 2009, e i primi segnali evidenti si sono visti nei dati acquisiti nei primi mesi del 2012. Nonostante ciò, la nube di ghiaccio sul polo sud non era ancora apparsa. Lo strumento CIRS non l’ ha rilevata fino al luglio 2012.

“Questo ritardo ha senso, perché prima il nuovo pattern di circolazione doveva portare grandi carichi di gas al polo sud. Poi l’aria doveva sprofondare. E il polo doveva restare abbastanza tempo in ombra per permettere ai vapori di condensare in ghiaccio “, ha detto Carrie Anderson, membro del team CIRS al NASA Goddard Space Center.

Finora, la composizione del ghiaccio resta un mistero, anche se gli scienziati hanno escluso composti chimici semplici, come metano, etano e cianuro di idrogeno, che sono tipicamente presenti su Titano. Una possibilità è che sia una miscela di composti organici.

25 Aprile: Eclisse parziale di Luna

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eclisse di luna

eclisse di luna
Le quattro fasi più significative dell’Eclisse Parziale di Luna che avverrà la sera del 25 aprile. Nel riquadro 1 si vede la sezione del cono d’ombra della Terra (composta da ombra e penombra) ancora parzialmente nascosta dall’orizzonte. Sono da poco passate le 20:00 e la Luna inizia ad addentrarsi nella regione della penombra. La sua altezza, però, è di nemmeno 1°, per cui l’osservazione di questa fase ci sarà praticamente preclusa. Nel riquadro 2, che mostra il contatto del bordo lunare con la zona d’ombra, poco prima delle 22:00, si vede la Luna già totalmente coperta dalla penombra. Il riquadro 3, invece, coglie il momento, poco dopo le 22:00, in cui l’eclisse d’ombra è al suo massimo (sufficiente a coprire una piccolissima regione del polo nord – evidenziata dal rettangolo bianco – non più estesa di 1/50 del diametro lunare). L’altezza sull’orizzonte sarà di +19° e sarà interessante scoprire se con un telescopio si riuscirà a osservare questo minimo oscuramento. L’Eclisse si concluderà poi (riquadro 4), con la Luna che dopo le 23:00 abbandonerà la penombra.

Gruppo Astrofili W.Herschel

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16.04: “L’osservazione planetaria” di Giacomo Barattia.

Per dettagli e informazioni: info@gawh.net
www.gawh.net

Al Planetario di Ravenna

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16.04: “Neil Armstrong: un uomo sulla Luna” di Claudio Balella.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Tempesta solare in arrivo

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Immagine catturata dal SDO della NASA l’11 aprile. Crediti: NASA/SDO

Immagine catturata dal SDO della NASA l’11 aprile. Crediti: NASA/SDO

Il Solar Dynamics Observatory della NASA ha osservato un flare solare di medio livello alle ore 9 (ora italiana) di ieri mattina, terminato intorno alle ore 14. Secondo quanto riportato dalla NASA, l’intensità dell’evento solare si è attestata a una magnitudo di 6,5, ossia tra moderata e forte. Gli esperti credono che entro 48 ore potrebbe portare una moderata tempesta magnetica a raggiungere la Terra.

I flare solari sono delle forti esplosioni di radiazioni e di materia solare. Nella maggior parte dei casi, questi eventi non hanno alcuna conseguenza sul  nostro pianeta, se non, a volte e nei casi più gravi, nelle comunicazioni satellitari. Il flare è partito da una macchia solare identificata come 1719, e ha generato un momentaneo blackout delle comunicazioni radio.

Il Solar Heliospheric Observatory (SOHO) di ESA/NASA ha catturato questa serie di immagini dell’espulsione di massa coronale (CME). Sulla sinistra si può vedere Marte. Crediti: ESA&NASA/SOHO/GSFC

Un’espulsione di massa coronale (CME) è avvenuta in seguito del flare e di conseguenza è possibile che tra circa 48 ore sulla Terra possa verificarsi una moderata tempesta magnetica di origine solare. Questo flare è stato il più forte registrato in tutto il 2013 fin’ora, e segna il progressivo aumento dell’attività solare che, secondo le previsioni, dovrebbe toccare entro la fine dell’anno l’apice del suo ciclo di attività di 11 anni.

Gli strumenti della NASA hanno anche registrato una debole tempesta di particelle solari (SEP) dirigersi verso la Terra. Questo tipo di eventi si verificano quando protoni e particelle cariche si distaccano dal Sole, di solito durante i flare. Ogni radiazione dannosa di questo tipo è bloccata dall’atmosfera, e quindi le particelle non raggiungono l’uomo.

Un’altra immagine di SOHO. Crediti: ESA&NASA/SOHO/GSFC

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Al Planetario di Ravenna

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14.04, ore 15:30: …un pomeriggio al Planetario “Da grande voglio fare l’astronauta”. Attività adatta a bambini a partire da 8 anni.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

L’acqua di Marte scaldata dal metano

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Un’ immagine della superfice Marziana. CREDIT: ESA

Un’ immagine della superfice Marziana. CREDIT: ESA

L’atmosfera di un pianeta, la sua composizione, ha radici profonde nei meandri del sottosuolo di un pianeta. Infatti il magma che si forma nel sottosuolo intrappola il carbonio nel cuore del nostro pianeta (come altri elementi chimici), per poi rilasciarlo quale gas quando la pressione diminuisce con il salire verso la crosta terrestre. Nel caso del pianeta Terra si trasforma in anidride carbonica favorendo quel fondamentale (finché non passa una certa soglia) effetto serra che permette al calore del Sole di rimanere intrappolato nella nostra atmosfera, rendendola decisamente più vivibile di tutti gli altri pianeti conosciuti.

Ma come questo processo sia avvenuto su altri pianeti, nel caso specifico Marte, è ancora da comprendere pienamente. Su questo interrogativo si sono cimentati gli autori di uno studio apparso sui  Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Secondo i ricercatori della Brown University e della Northwestern University e della Carnegie Institution di Washington, nel passato di Marte il carbonio sarebbe rimasto intrappolato nel magma come ferro pentacarbonile e rilasciato infine in superficie come anidride carbonica o metano, entrambi gas, in particolare il metano, dal forte potenziale serra.

C’è però una differenza chiave nel processo avvenuto sulla Terra e quello che appare essere avvenuto su Marte e cioè l’alta o bassa percentuale di fugacità dell’ossigeno, cioè la quantità di ossigeno messo reso disponibile a reazione con altri elementi.  Sulla Terrà la fugacità dell’ossigeno è molto altra, cosa che non è per altri corpi celesti. Come questo dato possa influenzare il trasferimento del carbonio è uno dei quesiti che si è posto lo studio.

Per dare una risposta i ricercatori hanno sciolto pietra vulcanica a pressioni, temperature e fugacità d’ossigeno differenti notando, grazie ad un potente spettrometro, che a bassa fugacità d’ossigeno più carbonio viene intrappolato nel magma in forma di ferro pentacarbonile, trasformandosi poi in metano e anidride carbonica.

In sostanza, ai primordi del  pianeta rosso l’attività vulcanica che lo caratterizzava ha fatto si che dal sottosuolo il carbonio fosse trasferito in superficie sotto forma prevalente di metano a causa della bassa fugacità dell’ossigeno. In questo modo anche la sua atmosfera rarefatta poteva essere abbastanza calda da consentire all’acqua del primordiale pianeta rosso di rimanere allo stato liquido.

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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12.04: “Pianeti Extrasolari: alla Scoperta di Strani Nuovi Mondi”di Stefano Tosi del Circolo Astrofili di Trezzano.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Gruppo Amici del Cielo Barzago

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12.04: “Costellazioni di Primavera”. Serata a tema.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Al Planetario di Ravenna

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12.04: I Venerdì dell’A.R.A.R.: ”Astronomia Binoculare” di Paolo Morini. Ingresso libero.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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12.04: “Canti della dorata cupola stellata: astronomia e poesia”.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

L’Astronomia protagonista di Scienza&Natura Expo 2013

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blabla
Entusiasmante e coinvolgente il collegamento in diretta con L’ESO in Cile per un live guidato di ALMA dove, in una conferenza a 3 voci, accompagnati da Giorgio Siringo (ALMA Test Scientist – ESO/Cile) e grazie ai relatori Gianpietro Marchiori (presidente EIE Group) e Jader Monari (responsabile della Stazione RadioAstronomica di Medicina – BO), abbiamo scoperto le incredibili innovazioni tecniche e progettuali messe in atto per la realizzazione del progetto ALMA, le enormi potenzialità scientifiche di ALMA e della radioastronomia che in un futuro vicino ci permetteranno di studiare l’universo come mai finora e dare il via a una nuova era di grandi scoperte.

In diretta dal Cile via webcam, da sinistra, Massimiliano Marchesi e Giorgio Siringo. In sala Jader Monari (di spalle) e Giampietro Marchiori. Sullo sfondo una delle antenne di ALMA.

Di seguito, in anteprima, uno dei video girati durante la diretta:

Grande successo di pubblico anche per le altre conferenze in programma dove grazie all’intervento di personalità come Giorgio Bianciardi (vice Presidente UAI) e Marco Paolilli, Renato Falomo e Roberto Ragazzoni (INAF – Osservatorio di Astonomico di Padova), Lolli Adriano (costruzioni ottiche meccaniche), Francesco Grassi (Gruppo sperimentazioni CICAP) e Luca Boschini (CICAP Lombardia) si è potuto incuriosire il pubblico e coltivare l’interesse verso questo importante settore scientifico che è l’astronomia.

Il pubblico in sala durante le conferenze (in primo piano il Prof. Renato Falomo).

Interessanti anche gli altri appuntamenti a cura delle associazioni presenti in fiera (museologia.it, molecularlab.it, Gruppo Amici del Cielo) e le numerose  iniziative che hanno reso l’astronomia tangibile grazie ad esempio l’osservazione live del sole e avvicinato il pubblico alla scienza e al metodo scientifico attraverso giochi, esperimenti interattivi e anche piccole provocazioni come il “bar Omeopatico” di OMG Science!

In sintesi, un importante momento di incontro tra appassionati di scienza e astrofili che Coelum Astronomia promuove con piacere affinchè l’Astronomia possa assumere un ruolo sempre più centrale nel panorama scientifico e suscitare l’interesse anche di un pubblico di giovanissimi.

Grazie a tutti per aver vissuto con noi quest’esperienza e… al prossimo evento!

L'Ing. Gianpietro Marchiori presenta ALMA

E' poi il momento della radioastronomia italiana, da Medicina l'Ing. Jader Monari.

Il Professor Bianciardi presenta i punti di forza della UAI: ricerca, didattica, divulgazione e lotta all'inquinamento luminoso.

L'Ing. Marco Paolilli presenta il progetto e il prototipo del nuovo CCD UAI.

I Professori Renato Falomo e Roberto Ragazzoni (in foto) ci portano alla "scoperta di nuovi mondi", facendo il punto sulla ricerca di pianeti attorno a stelle vicine.

Lo "jedi" Adriano Lolli presenta il suo nuovo Osservatorio astronomico Arrakis e la sua rivoluzionaria cupola Starwindow

Un pubblico incuriosito segue l'Ing. Francesco Grassi nella presentazione del suo libro "Cerchi nel grano. Tracce di intelligenza". Prima di due conferenze in collaborazione con il CICAP.

Chiude gli interventi targati Coelum la seconda conferenza in collaborazione con il CICAP, tenuta dall'Ing. Luca Boschini, su NASA e UFO: gli extraterrestri sono tra noi e la notizia viene mantenuta celata... o gli alieni siamo noi?

Gli imprevedibili vulcani di Io

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Una animazione di una eruzione su Io ripresa nel 2007 dalla missione NASA New Horizons (strumento LORRI). Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

Una eruzione di queste dimensioni, sulla Terra ricoprirebbe l’intera America in tempi brevissimi. L’eruzione vulcanica del filmato, datata del 2007 e ripresa dalla sonda NASA New Horizons, è solo un esempio di quanto può avvenire su Io, la luna di Giove, il corpo vulcanicamente più attivo di tutto il sistema solare. Una luna che continua a porre agli scienziati numerosi interrogativi.

Una animazione di una eruzione su Io ripresa nel 2007 dalla missione NASA New Horizons (strumento LORRI). Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

L’animazione è composta da 5 immagini realizzate dallo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della missione New Horizons, quando la sonda passava accanto alla luna di Giove, ad appena 4 milioni di chilometri. Le 5 immagini sono state realizzate il 1 Marzo del 2007, coprendo un tempo di appena 8 minuti. L’incredibile eurzione si estende per 330 Km sopra la superficie e solo una parte della nuvola di fumo e detriti generata, è visibile nell’animazione. In realtà Tvashtar, il vulcano responsabile, è situato nella parte nascosta della luna, a 130 Km al di sotto del bordo del disco. Altri due vulcani in fase di attività sono identificabili nell’immagine: Masubi a ore 7 sul disco di Io, e Zal a ore 10. Un terzo vulcano attualmente non attivo ma ben riconoscibile sulla superficie è la struttura scura a forma di zoccolo di cavallo del vulcano Loki, probabilmente un enorme oceano di lava solidificata. Infine si intravede Boosaule Mons sul bordo destro del disco, con i suoi 18 Km di altezza: la montagna più alta della luna di Giove, nonché una delle più alte dell’intero sistema solare.

A prima vista, i motivi fisici della incredibile attività vulcanica di questa luna sono facilmente intuibili. A causa della sua posizione, Io è sconquassata da forze che la tirano in direzioni opposte: il campo gravitazionale del vicino pianeta gigante Giove e l’attrazione delle due lune Europa e Ganimede, che le passano accanto con periodi cadenzati (cioè con orbite in risonanza). A detta degli esperti, l’effetto di queste forze mareali opposte distorce l’orbita e la forma di Io, scaldando il suo interno e estremizzando il suo vulcanismo.
Ma se questi meccanismi sono noti da anni, rimangono sulla questione numerosi interrogativi. Una ricerca pubblicata in questi giorni da un gruppo di ricercatori NASA ed ESA che utilizza dati storici dalle missioni Voyager e Galileo, mostra come la localizzazione dei vulcani osservati negli ultimi decenni su Io, sorprendentemente non coincida con le mappe derivanti dai modelli teorici predetti dal meccanismo ipotizzato (vedi immagine qui sotto).

Per spiegare questa discrepanza sarà necessario studiare sperimentalmente la struttura interna di Io e delle altre lune di Giove, uno degli obiettivi principali della prossima generazione di missioni interplanetarie, che includerà sonde come l’europea Juice o la recente proposta americana per l’esplorazione di Europa. Una storia, questa, ancora tutta da scrivere.

Due mappe di distribuzione del calore sulla superficie di Io ottenute con due diversi modelli teorici di riscaldamento per forze mareali (rosso zone calde, blu zone più fredde). Crediti: NASA/Christopher Hamilton

Per saperne di più sulla ricerca: Link

UN ATLANTE CELESTE

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Un Atlante Celeste:
Omaggio ad Alessandro Piccolomini
Astronomia e Arte, un dialogo complementare

QUALITA’ DELL’INIZIATIVA conferenze scientifiche – mostre d’arte – installazioni scultoree all’aperto – spettacolo teatrale e proiezioni video

ARTISTI Mauro Benetti, Maurizio Elettrico, Kurt Hofstetter, Lorenzo Mullon

IDEA E DIREZIONE ARTISTICA Beth Vermeer

DIREZIONE SCIENTIFICA Massimo Ramella

SEDI Osservatorio Astronomico di Trieste
Villa Bazzoni in Via Bazzoni 2
Castelletto in Via Tiepolo
Camera di Commercio di Trieste, Atrio in Piazza
della Borsa 2
Science Center Immaginario Scientifico Grignano

INAUGURAZIONE A TRIESTE
11.04 Villa Bazzoni
12.04, ore 18:00, Camera di Commercio

PERIODO DI APERTURA e ORARI GIORNALIERI
Osservatorio Astronomico da definire
Camera di Commercio da definire
Science Centre Immaginario Scientifico ogni domenica

PROMOTORI
INAF Osservatorio Astronomico di Trieste
Provincia di Trieste
Unione degli Astrofili di Trieste

VISITE GUIDATE Unione degli Astrofili di Trieste
INFO Osservatorio Astronomico di Trieste
tel. 040.3199111 – e-mail: info@oats.it
www.oats.it

Al Planetario di Ravenna

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09.04: “Il viaggio delle Voyager verso i pianeti esterni” di Agostino Galegati.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE ASTROFILI

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08.04: “L’ultima eclissi totale di sole vista dall’Australia” di Mario Pingitore e Federica Bernardini.

Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329.6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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dall’8 aprile Corso Astronomia pratica Associazione Astrofili Bolognesi. 8 lezioni teoricopratiche per conoscere il cielo, gli strumenti e le tecniche dell’astronomia amatoriale. Sede Sociale Parco DLF – Via Serlio 25 Bologna.
www.associazioneastrofilibolognesi.it/
www.uai.it

Luna e Giove tra le corna del Toro

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Congiunzione Luna Giove

Congiunzione Luna Giove
Anche questo mese si avrà un suggestivo incontro di Luna e Giove tra le corna del Toro. La separazione minima si avrà verso le 21:30 del 14, con una distanza angolare tra i due oggetti di circa 2,5°. Verso le 22:00, come rappresentato in figura, si avrà forse il momento migliore per riprendere la scena sullo sfondo dell’orizzonte. La serie degli avvicinamenti Luna-Giove si chiuderà in maggio, con l’ultimo incontro prima della congiunzione eliaca del gigante gassoso.

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