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Serenissima SKA. Ecco perché possiamo farcela

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Stavolta, il “sistema Paese” sta funzionando. Lo dice, con sincerità e un po’ di ammirazione, uno scienziato disincantato che ha passato buona parte della sua carriera in Italia (e in Europa) a stretto contatto con la politica. La proposta di INAF per ospitare a Padova il quartiere generale di SKA (cioè di quella che sarà la più grande impresa astronomica di tutti i tempi) si apre con una lettera di Matteo Renzi. Il Primo Ministro garantisce il supporto compatto del suo governo all’iniziativa, alla quale infatti partecipano ben cinque Ministeri, con in prima fila il MIUR di Stefania Giannini, che ha la vigilanza di INAF. Siamo in finale con l’Inghilterra, l’altra nazione che ha mandato una proposta per ospitare SKA. Sono, come sempre, avversari da ammirare e da rispettare, perché fortissimi nel merito scientifico, nella potenza organizzativa e finanziaria e nel carisma internazionale. Loro propongono una sede nuova, costruita nella ridente campagna del Cheshire, un posto dove, secondo Lewis Carroll, i gatti scompaiono quando sorridono, ma francamente una location un po’ fuori mano, anche se con grande tradizione in radioastronomia. Noi invece, grazie al Ministero per i Beni Culturali, offriamo un solido castello a Padova, costruito forse da Ezzelino da Romano nel 1200 e rotti, passato attraverso secoli di battaglie, ma, soprattutto, molto vicino a Venezia. La nostra proposta, infatti, si chiama “Serenissima SKA”. Altro stile, lasciatemelo dire.

Al di là delle cortesie diplomatiche, orchestrate con maestria dal nostro Ministero degli Esteri, la battaglia infuria spietata. Per noi, si tratta di riuscire ad attivare il sistema di “astronomia industriale”, grazie al quale, con il supporto di MEF e di MISE, possiamo fare innovazione tecnologica per le nostre migliori industrie (nel Veneto certo, ma non solo). Grazie a SKA, gli astronomi di INAF chiederanno all’industria di pensare, e poi fare, l’impensabile. Sappiamo già, per esperienza, che l’industria italiana lo saprà costruire, e benissimo. Come sempre, dopo un po’ di tira e molla, arriveranno con soluzioni innovative, tutte da brevettare e con un brevissimo time-to-market, in questo caso nel campo, molto pregiato, della elettronica, delle telecomunicazioni e dell’informatica.

Ma prima bisogna vincere la finale. C’è stato un match di andata, dopo il quale un comitato indipendente di valutazione ha giudicato accettabili entrambe le proposte, ma ha dato una decisa preferenza a quella italiana. Gli Inglesi non se lo aspettavano, e hanno ottenuto, dalle 11 nazioni partecipanti, il diritto ad una partita di ritorno, cioè a un secondo giro di proposte. Ci siamo stati, naturalmente, e, forti della lettera di Renzi, abbiamo vinto anche il secondo match, giudicato sempre a nostro favore dagli stessi arbitri. Il voto finale è per la fine di aprile. Chissà cosa si inventeranno i nostri sportivissimi avversari.

Articolo pubblicato il 16/04/2015 alle 19:28 da in Astronomia, Editoriali, In evidenza, INAF, News, Presidente INAF, Rassegna stampa, Tecnologia e Innovazione.