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Perso nello spazio: scoperto un pianeta solitario?

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Questa rappresentazione artistica mostra il pianeta interstellare CFBDSIR J214947.2-040308.9, il più vicino di questi oggetti al Sistema Solare. Non è in orbita intorno a una stella e perciò non risplende di luce riflessa; il debole bagliore emesso può essere visto solo nella banda infrarossa. Qui vediamo una rappresentazione artistica dell'immagine infrarossa dell'oggetto, con la zona centrale della Via Lattea ripresa dal telescopio per survey VISTA sullo sfondo. L'oggetto appare bluastro in questa veduta infrarossa perchè la maggior parte della luce di lunghezza d'onda maggiore viene assorbita dal metano e da altre molecole nell'atmosfera del pianeta. In luce visibile l'oggetto risulterebbe molto debole, di colore rosso scuro se visto da molto vicino, poichè è molto freddo. Crediti: ESO/L. Calçada/P. Delorme/Nick Risinger (skysurvey.org)/R. Saito/VVV Consortium
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Una rappresentazione artistica di CFBDSIR J214947.2-040308.9. Un mondo orfano come potrebbe risultare questo oggetto celeste, può aiutarci a comprendere come si formino stelle e pianeti. Crediti: ESO/L. Calçada/P. Delorme/Nick Risinger (skysurvey.org)/R. Saito/VVV Consortium

Gli astronomi, usando il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO e il telescopio CFH (Canada-France-Hawaii Telescope), hanno identificato un corpo celeste che molto probabilmente è un pianeta che vaga per lo spazio senza una stella madre. Si tratta del candidato pianeta interstellare più interessante e finora più vicino al Sistema Solare trovato ad oggi, a una distanza di circa 100 anni luce. La sua relativa vicinanza e l’assenza di una stella molto brillante nei dintorni hanno pemesso all’equipe di studiarne l’atmosfera in gran dettaglio.

I pianeti interstellari sono oggetti di massa planetaria che vagano per lo spazio senza legami gravitazionali con una stella (vedi anche Coelum n.150 “Pianeti senza fine”). Alcuni possibili esempi di questo fenomeno sono già stati trovati nel passato, ma senza conoscere la loro età non è stato possibile capire se fossero realmente pianeti o nane brune – stelle “mancate” –  senza cioè la massa minima necessaria per innescare le reazioni che le fanno splendere.

Questo primo piano di un'immagine catturata dallo strumento SOFI montato sul telescopio NTT dell'ESO all'Osservatorio di La Silla mostra il pianeta interstellare CFBDSIR J214947.2-040308.9 nella banda infrarossa. Appare come un punto blu al centro dell'immagine ed è l'oggetto di questo tipo più vicino al Sistema Solare. La sua debole emissione può essere vista solo nella banda infrarossa, appare bluastro in questa veduta infrarossa perchè la maggior parte della luce di lunghezza d'onda maggiore viene assorbita dal metano e da altre molecole nell'atmosfera del pianeta. In luce visibile l'oggetto risulterebbe molto debole, di colore rosso scuro, solo se visto da molto vicino, poichè molto freddo (vedere video in coda all'articolo). Crediti: ESO/P. Delorme

L’oggetto scoperto ora dagli astronomi, grazie alle osservazioni effettuate dal telescopio CFHT (Canada France Hawaii Telescope) e alla potenza del VLT dell’ESO che ne ha esaminato le proprietà [1] e chiamato CFBDSIR2149,  sembra invece far parte di una “corrente” di stelle vicine, nota come Associazione AB Doradus. Si tratta di un gruppo  di stelle che si muovono insieme nello spazio e che si pensa si siano formate tutte nella stessa epoca.

Se l’oggetto appena scoperto fosse quindi veramente associato a questo gruppo, sarebbe possibile dedurne, tra le molte informazioni, la sua temperatura, la massa, la composizione dell’atmosfera ma soprattutto l’età [2]. Si tratterebbe infatti del primo oggetto isolato di massa planetaria scoperto all’interno di un gruppo in movimento,  e   questo suo legame potrebbe essere la chiave fondamentale per permettere agli astronomi di stimarne l’età.

“Cercare pianeti intorno alla loro stella madre è come studiare una lucciola che sta a un centimetro di distanza da un potente faro d’automobile”, afferma Philippe Delorme (Institut de planétologie et d’astrophysique de Grenoble, CNRS/Université Joseph Fourier, Francia), autore principale della ricerca. “Questo oggetto vicino ci offre la possibilità di studiare la lucciola in dettaglio senza la luce dei fari a rovinare tutto”.

Oggetti interstellari come CFBDSIR2149 possono formarsi come pianeti normali espulsi dal loro sistema originario, o come oggetti isolati, stelle più piccole o nane brune. In entrambi i casi si tratta di oggetti interessanti: “sono importanti perchè ci aiutano a capire meglio come possono venir espulsi i pianeti dai loro sistemi planetari, di origine o, nella seconda eventualità, come oggetti molto leggeri possano derivare da processi di formazione stellare”, dice Philippe Delorme.

Le analisi effettuate su CFBDSIR2149 mostrano una probabilità dell’87% che l’oggetto appartenga all’Associazione AB Doradus e più del 95% che sia sufficientemente giovane da avere una massa planetaria, rendendo più probabile l’ipotesi cha sia un pianeta interstellare piuttosto che una stella mancata.

“Ulteriori ricerche dovrebbero confermare che si tratta proprio di un pianeta interstellare” conclude Philippe Delorme. “e potrebbe quindi essere usato come parametro di riferimento per comprendere la fisica degli esopianeti che verranno scoperti dai sistemi di immagini ad alto contrasto del prossimo futuro, tra cui lo strumento SPHERE che verrà installato al VLT.”

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Note

[1] L’equipe ha osservato CFBDSIR2149 sia con la camera WIRCam sul telescopio CFHT alle Hawaii che con la camera SOFI sull’NTT dell’ESO in Cile. Le immagini prese in tempi diversi hanno poi  permesso di misurare il moto proprio dell’oggetto nel piano del cielo e di confrontarlo con quello dei membri di AB Doradus. Gli studi dettagliati dell’atmosfera sono stati fatti con lo spettrografo X-shooter montato sul VLT dell’ESO all’Osservatorio del Paranal.

[2] L’appartenenza all’Associazione AB Doradus renderebbe la massa del pianeta circa 4-7 volte la massa di Giove, con una temperatura effettiva di circa 430 C. L’età del pianeta sarebbe la stessa del gruppo stellare – da 50 a 120 milioni di anni.

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