Dicembre è il mese che segna il passaggio dal cielo autunnale a quello invernale e ad annunciarlo, oltre al solstizio di giorno 21 che determina l’ingresso della stagione più fredda, sono le costellazioni tipiche di questo periodo. Ad Ovest assisteremo al tramonto di quelle autunnali come Pegaso, Perseo, Andromeda e Ariete; a Sud-Ovest declinano verso l’orizzonte Capricorno, Acquario e Pesci; da Est in tarda serata sorgono Leone e Cancro mentre a Nord brillano le costellazioni circumpolari come l’Orsa Maggiore, Cassiopea, Cefeo, il Drago, la Giraffa e l’Orsa Minore con la Stella Polare a indicare il settentrione.

Da Sud-Est hanno fatto già il loro ingresso le costellazioni tipiche del cielo d’inverno, ovvero Toro, Pleiadi, Gemelli, Auriga e Orione con i suoi Cani da Caccia.

In alcune di esse sono collocate le stelle che ci regalano l’asterismo del Triangolo invernale, una figura molto brillante composta in basso da Sirio (Cane Maggiore), in alto a sinistra da Procione (Cane Minore) e Betelgeuse (Orione) in alto a destra.

Il vertice in basso rappresentato da Sirio viene attraversato dalla flebile scia di astri della Via Lattea invernale.

Interessante il quadretto di costellazioni composto da: il Toro con la stella rossa Aldebaran, le mitologiche sorelle Pleiadi, i Gemelli con le sue Castore e Polluce e poco più in alto la costellazione dell’Auriga con la brillante stella Capella.

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https://www.lescienze.it/news/2010/04/08/news/risolto_il_mistero_di_epsilon_aurigae-556445/

Auriga e l’astro più brillante: Capella

Auriga è  una delle costellazioni che raggiunge la massima visibilità proprio nel periodo che va da novembre ad aprile, raggiungendo lo zenit intorno alla mezzanotte nel mese di dicembre. Si tratta di una costellazione settentrionale dalla caratteristica forma di pentagono la cui parte centrale è attraversata da una porzione di Via Lattea che si delinea in direzione opposta a quella del centro galattico, ma che ospita comunque diversi ammassi e nebulose, come ad esempio alcuni oggetti del catalogo Messier M36, M37 ed M38 e composti da stelle giovani.

L’Auriga rappresenta un ottimo punto di riferimento nell’identificazione di altri oggetti posti nelle vicinanze, partendo spesso dalla sua stella alfa, Capella, uno degli astri più luminosi del cielo boreale e sesta stella più  brillante del firmamento, visibile già ad occhio nudo nel cielo di dicembre e nei mesi invernali. Questa è composta da quattro stelle binarie spettroscopiche talmente vicine tra di esse da non poter essere risolte attraverso comuni, seppur potenti, telescopi, ma solamente attraverso apposite strumentazioni quali gli spettroscopi. Le stelle binarie spettroscopiche di cui fa parte Capella creano un sistema multiplo che dista circa 42,2 anni luce da noi.

L’Auriga trova origini mitologiche già nell’antichità. Nel mito greco viene associata a Capella la figura della capretta Amaltea che, dotata di copioso latte, fu in grado di allattare Zeus, il padre degli dei. Nel suo girovagare tra i boschi un giorno Amaltea finì contro un albero, spezzandosi uno dei due corni; le ninfe lo trovarono e lo raccolsero adornandolo di bellissimi fiori e Zeus, per ringraziarle, promise loro che il corno avrebbe generato per loro tanta abbondanza.

E’ proprio da questo episodio mitologico che nasce il famoso corno dell’abbondanza o cornucopia.

ORIONE domina il cielo d’inverno

Ma il vero protagonista del cielo di dicembre è sicuramente Orione: la sua figura di Cacciatore mitologico si staglia fiera a Sud, sulla volta celeste, intenta a combattere contro il Toro, delineando quella che è senza dubbio una delle costellazioni più amate e facilmente riconoscibili, una di quelle per cui vale davvero la pena restare a scrutare il cielo terso e magico di dicembre.

Trovandosi a cavallo dell’equatore celeste, Orione è ben visibile da tutto il pianeta, ed è facilmente individuabile grazie alla sua famosa “cintura”, data dall’allineamento delle tre stelle che la compongono Alnitak, Alnilam e Mintaka e nella cui prossimità sono presenti oggetti del cielo profondo come M43, NCG 1990, la Nebulosa Fiamma e la Nebulosa Testa di Cavallo.

Nella parte superiore della costellazione brilla con la sua luce arancio la stella Betelgeuse, una supergigante rossa grande quasi 1000 volte più del Sole e distante circa 600 anni luce dalla Terra. L’astro è un oggetto al centro dell’interesse degli astronomi già da diversi anni, costantemente monitorato e studiato poiché alla fine del suo ciclo vitale potrebbe esplodere in supernova.

Costellazione di Betelguese e Capella

Nonostante sia definita come stella alfa della Costellazione di Orione, Betelgeuse è in realtà la stella più luminosa dopo Rigel, una supergigante blu caldissima collocata all’altezza del ginocchio sinistro del Cacciatore.

La Cintura di Orione è avvolta all’esterno dall’Anello di Barnard, un imponente anello di nebulosità che dista circa 1600 anni luce dalla Terra e che ha una dimensione di 300 anni luce di diametro.

Si tratta del resto di una supernova esplosa probabilmente circa 2 milioni di anni fa, ed è apprezzabile tramite un telescopio o una fotografia a lunga esposizione.

A Sud dell’asterismo della Cintura di Orione, nei pressi della spada del Cacciatore, vi è la Nebulosa di Orione(M42), un oggetto brillante già visibile ad occhio nudo se osservato da un luogo sufficientemente buio, ma che può regalare grandi soddisfazioni attraverso l’utilizzo di adeguate strumentazioni, come il telescopio. Infatti, M42 si presta bene all’astrofotografia, è proprio uno degli oggetti più fotografati dagli amatori e dai più esperti, anche con macchine fotografiche adeguatamente impostate per realizzare scatti a lunga esposizione.

La Costellazione di Orione è oggetto di studio da parte degli astronomi, poiché contiene il più famoso complesso nebuloso molecolare del cielo, in cui hanno origine importanti processi di formazione stellare e che si estende ampiamente sulla volta celeste tra la cintura e la spada di Orione: è una delle regioni di formazione stellare più attive.

Dalla scienza al mito: il Cacciatore celeste

Oltre ad essere una costellazione particolarmente interessante dal punto di vista astronomico, Orione è circondato da un alone mitologico molto consistente; essendo una delle costellazioni più antiche sono tanti, infatti, i miti e le leggende che aleggiano sul protagonista del cielo invernale.

Figlio di Euriale e Posidone, Orione era un bellissimo ed abile cacciatore, sempre accompagnato dai suoi fedeli cani da caccia, in particolare Sirio. Le sue avventure sono legate principalmente a storie d’amore (e di vino) a causa delle quali si trovava spesso a dover combattere e scagliarsi contro i suoi rivali, arrivando persino a perdere(per poi riacquistare) la vista.

Tra le tante, la storia più appassionante e commovente è quella che lega Orione ad Artemide. Arrivato a Delo, l’isola sacra ad Apollo, insieme alla sua amante Eos, incontrò Artemide. Accomunati dalla passione del tiro con l’arco, il cacciatore e la bellissima sorella gemella di Apollo fecero presto ad innamorarsi.

Ma questa passione non andava giù ad Apollo, che considerava l’arrivo di Orione sull’isola e la relazione con Artemide una sorta di profanazione, così invocò l’aiuto della Madre Terra, che scatenò sul cacciatore la furia di un gigante e velenosissimo scorpione, figura dalla quale il cacciatore è eternamente inseguito sulla volta celeste.

Per non soccombere al velenoso attacco contro il quale nulla gli valsero le sue frecce, la sua armatura e la sua abilità, Orione si gettò in mare, dove il suo destino fu determinato dal perfido piano messo in atto dal geloso Apollo.

Mentre il cacciatore nuotava a pelo dacqua, di notte, Apollo diede in mano ad Artemide l’arco invitandola a puntare la freccia in un punto poco visibile al largo; scagliando con abilità la fatale freccia, Artemide colpí a morte Orione.

Disperata per aver ucciso il suo amato, le sue lacrime ebbero la pietà di Zeus, che trasformò Orione in una luminosa costellazione e lo collocò tra gli astri affinché la sua amata Artemide potesse contemplarlo ogni sera.