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ExoMars: successo o insuccesso?

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Ancora non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte dell’ESA sulla sorte toccata al lander Schiaparelli ma in rete si possono già leggere numerosi articoli dai titoli spesso sensazionalistici che parlano di incredibili crash e di schianti che porterebbero a considerare la missione ExoMars un fallimento. Calma e analizziamo una cosa per volta.

Qui potete trovare la cronaca delle ultime ore della discesa di Schiaparelli, il 19 ottobre, e le dichiarazioni fatte alla conferenza stampa ESA.

Prima di tutto è necessario chiarire che, appunto, non ci sono dettagli sulla fine della discesa del lander: la mole di dati che ha raggiunto il centro di controllo ESOC di Darmstadt è ancora in fase di analisi e gli ingegneri si dicono molto fiduciosi di poter far luce su quanto avvenuto.

Una rappresentazione artistica del momento in cui il paracadute di Schiaparelli si separa dal modulo ed entrano in azione i retrorazzi... proprio il momento in cui si è perso il contatto con il lander. Crediti: ESA

Sappiamo di un funzionamento parziale dei retrorazzi necessari per rallentare la discesa del lander fino a farlo posare delicatamente sulla superficie: soli 3 secondi (sui 30 previsti), un tempo assolutamente insufficiente a frenare adeguatamente il modulo, che probabilmente si è rovinosamente schiantato sulla superficie di Marte, ma saltare subito alle conclusioni senza conoscere il resto dei dati non è certo compito nostro.
L’unica cosa sicura è che le cose non sono andate positivamente, come previsto dal programma della discesa di Schiaparelli. Tuttavia questo non significa che la missione sia un fallimento. ExoMars rimane una missione di ricerca astrobiologica estremamente importante e se per Schiaparelli le cose non sono andate del tutto bene, bisogna invece ricordare che la “nave madre”, l’orbiter TGO – Trace Gas Orbiter, sta funzionando secondo il programma e ha eseguito alla perfezione la manovra di inserimento orbitale.

Jan Woerner. Crediti: ESA

«Possiamo confermarlo: abbiamo una missione in orbita intorno a Marte». Queste le parole di Jan Woerner, direttore generale dell’ESA, all’apertura della conferenza stampa che si è tenuta lo scorso 20 ottobre al centro ESOC, dopo un’intensa nottata dedicata all’analisi dei dati raccolti. Una consistente parte della missione scientifica di questa prima fase di ExoMars sarà infatti condotta proprio dal TGO: Schiaparelli sarebbe comunque stato operativo, nella migliore delle ipotesi, soltanto per 8 giorni marziani.

«Quello di EDM (Schiaparelli) è un test di atterraggio che ci ha fornito informazioni per poter condurre al meglio la prossima fase della missione ExoMars 2020 che porterà su Marte un rover con tecnologia europea. Abbiamo i dati, il test è andato a buon fine e mi ritengo soddisfatto» continua Woerner.

Sentendo queste parole si potrebbe pensare ad un tentativo di minimizzare, di ridurre quello che da molti è stato un po’ frettolosamente bollato come un fallimento totale. In realtà però, sui quasi 6 minuti di discesa, solo poco prima (sull’ordine dei 50 secondi) del presunto momento del touchdown è stato perso il contatto radio. Per tutto il resto del tempo il lander ha raccolto e trasmesso una grande quantità di informazioni preziose e utili a comprendere le dinamiche del volo in caduta nell’atmosfera marziana e ciò, assicura più volte durante la conferenza stampa Andrea Accomazzo, garantisce agli scienziati i dati necessari per capire cosa sia successo e cosa si dovrà fare meglio o diversamente. D’altra parte lo dice il nome stesso del lander: EDM, Entry, Descent and Landing Demonstrator Module, ossia Modulo di dimostrazione per l’ingresso, la discesa e l’atterraggio.

Inoltre, durante la discesa, la piattaforma scientifica AMELIA, la suite di strumenti made in Italy per l’analisi dell’atmosfera e il monitoraggio delle prestazioni ingegneristiche del lander (PI Francesca Ferri, Università degli Studi di Padova), ha funzionato alla perfezione per tutto il tempo in cui è stato mantenuto il contatto. Anche l’esperimento DREAMS, sempre italiano (PI Francesca Esposito, INAF – Osservatorio Astronomico Capodimonte, Napoli), si era correttamente attivato e sembra aver trasmesso, proprio all’ultimo, una piccola parte di informazioni.
Di certo, non sarà possibile condurre gli altri rilevamenti previsti con questi strumenti che, secondo il programma originario, comunque avrebbero operato solo per pochi giorni, quelli concessi dalla batteria di alimentazione di Schiaparelli (che non era dotato di pannelli solari, essendo la sua una missione a brevissimo termine).
Insomma, nonostante il cattivo esito della manovra di atterraggio, il modulo di test ha svolto comunque il suo dovere: testare le tecnologie. Qualcosa non ha funzionato come doveva e sarà necessario capire cosa sia andato storto in modo da correggere il necessario in vista della fase ExoMars2020.

Il TGO, Trace Gas Orbiter durante la manovra di inserimento orbitale attorno a Marte. Crediti: ESA

Nel frattempo, un po’ trascurato dall’attenzione dei media mondiali, l’orbiter TGO ha iniziato la sua vita nell’orbita di Marte, che lo porterà a raccogliere preziosissimi dati per molti anni a venire. Ma se volete saperne di più, non perdetevi il prossimo numero di Coelum Astronomia, con tutti i dettagli sulla missione ExoMars!

In attesa di nuove informazioni sulla triste sorte del lander Schiaparelli, auguriamo lunga vita a TGO!

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2 Commenti

  1. Hmm queste dichiarazioni non sono veritiere, a mio parere la missione era incentrata principalmente sul poter dire”anche l’Europa (e con essa l’Italia) è su Marte” e ora si cerca di spostare l’interesse sulla sonda che è in orbita. Tra l’altro sono già apparse le foto (NASA) che rivelano il cratere formato dallo schianto del lander sulla superficie e anche del paracadute tristemente adagiato. Un disastro!

    • Beh no… noi possiamo dare il significato che vogliamo, e politicamente/pubblicamente avrebbe avuto sicuramente un impatto diverso se tutto fosse andato come previsto. Ma non si può dare un’intenzione a una missione che non sia, appunto, lo scopo della missione.

      E lo scopo era mettere in orbita il TGO e testare la discesa, l’atterraggio e le condizioni ambientali per preparare la discesa del “vero” rover nel 2020. Schiaparelli non avrebbe funzionato più di qualche giorno e non era un rover. L’europa, e l’Italia, vuole andarci si con un rover su Marte… ma che sia un rover e con degli esperimenti importanti. E’ molto più ambizioso il fine di questa missione… del portarci un lander che, ben che vada, dopo qualche giorno si spegne.