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Tiangong-1: Requiem per una Stazione Spaziale

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Qui il momento in cui la Tiangong-1 avrebbe dovuto raggiungere il punto di rientro nelle previsioni di The Aerospace Corporation. Dal comunicato US Strategic Commands sarebbe rientrata circa un quarto d’ora prima, presumibilmente in un punto di poco precedente quello indicato.
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Una delle ultime immagini radar prodotte dal tedesco Fraunhofer Institute for High Frequency Physics and Radar Techniques FHR, la mattina del primo di aprile, quando la stazione cinese orbitava ancora a circa 160 km di quota.
Dopo lunghi mesi di osservazioni, attese e speculazioni, in cui il rientro incontrollato della stazione spaziale cinese Tiangong-1 ha tenuto il mondo con il fiato sospeso… finalmente ora sappiamo!

Dove e quando cadrà? Costituirà un pericolo per noi? Queste sono le principali domande a cui la Tiangong-1, rientrando in atmosfera, ha fornito finalmente una tanto attesa risposta.

Il “Palazzo Celeste” (questo è il significato del nome tiangong) è rientrato in atmosfera sopra l’Oceano Pacifico Meridionale alle 02:16 (ora italiana – 00:16 UTC) di questa notte, 2 aprile 2018, senza arrecare quindi alcun danno. A indicarlo sono due comunicati separati, ma usciti a pochi minuti l’uno dall’altro, prima dalla China Manned Space Agency (CMSA), l’agenzia cinese dedicata alle missioni umane nello spazio e quindi dallo US Strategic Command, JFSCC (Joint Force Space Component Command).

Non siamo stati i soli a seguire le ultime orbite della Stazione Spaziale Cinese, e dopo la rincorsa delle ultime ore con l’alternarsi delle previsioni delle varie agenzie spaziali e aereospaziali, seguite da una flotta di appassionati, la Tiangong (o quel che ne è rimasto) si è inabissata nell’Oceano come indicato dalle ultime previsioni.

Qui il momento in cui la Tiangong-1 avrebbe dovuto raggiungere il punto di rientro nelle previsioni di The Aerospace Corporation. Dal comunicato US Strategic Commands sarebbe rientrata circa un quarto d’ora prima, presumibilmente in un punto di poco precedente quello indicato.

Solo durante le ultime ore si è potuto escludere praticamente con certezza il rischio di un rientro sul territorio italiano: l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e il DPC (Dipartimento Protezione Civile) ne hanno dato notizia attorno alla mezzanotte, pur con un’ultima dovuta cautela (continuando a monitorare la parte orientale dell’isola di Lampedusa nella regione Sicilia), più che altro per il rischio che l’ampia zona che avrebbe potuto interessare la caduta della scia di detriti potesse protrarsi fino ai margini della finestra di rientro prevista.

Sicuramente non ci si può lamentare di come si sono svolti, infine, i fatti: nessun danno e nessun ferito anche se nemmeno c’è stata la possibilità di godere del magnifico spettacolo pirotecnico (atteso da molti) che la stazione avrebbe potuto regalare.

Del rientro della Tiangong, purtroppo non ci sono immagini e, come sottolinea su Twitter anche l’astronomo e cacciatore di bufale Phil Plait, qualsiasi presunta immagine dovesse circolare andrà considerata un fake a meno di approfonditi controlli (chissà… una qualche imbarcazione che passava a distanza nella zona? Noi ci speriamo tanto!). Dobbiamo quindi accontentarci (come immaginavamo) delle immagini riprese negli ultimi giorni.

Il Comunicato del JFSCC sul rientro della stazione Tiangong-1

Da tutto ciò emerge comunque un aspetto positivo: in questa piccola crisi, la Tiangong-1 ha saputo unire ben 15 agenzie spaziali e un’altra infinità di enti sparsi in tutto il mondo, creando una collaborazione internazionale capace di lavorare con un unico obiettivo, dimostrando che è possibile abbattere quegli invisibili confini che troppo spesso ostacolano e bloccano gli esseri umani.

La tanto temuta stazione spaziale cinese fuori controllo, nell’atto conclusivo della sua vita, si è quindi limitata a un anonimo e inosservato rientro in atmosfera. Dalla CMSA (China Manned Space Agency) un comunicato annuncia che “la maggior parte dei dispositivi si è distrutta durante il rientro”, senza lasciare quindi alcun vero segno della sua fine. Un epilogo che probabilmente lascerà poche tracce nella memoria della gente comune, ma che comunque entrerà di diritto nella storia dell’astronautica come uno dei casi di rientro incontrollato a terra, fortunatamente senza alcuna conseguenza.

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