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Coelum Astronomia 236 09 2019
Coelum Astronomia 237 10 2019
Coelum Astronomia 238 11 2019
Coelum Astronomia 239 12 2019
Coelum_Astronomia_240_01_2020
Coelum_Astronomia_241_02_2020
Eclissi e Misurazioni – n. 256 Coelum Astronomia
Le eclissi totali di Sole, oltre ad essere dei fenomeni straordinari da osservare e da fotografare, offrono opportunità uniche per fare esperimenti scientifici.
Indice dei contenuti
Stima del raggio solare da un video del flash spectrum
Luca Quaglia (Sydney, Australia), Alessandro Pessi (Milano), Kostas Emmanouilidis (Thessaloniki, Grecia) e John Irwin (Guildford, Regno Unito).
Ecco la squadra di astrofili appassionati di eclissi solari che, al di là di essere un fenomeno straordinario da osservare e fotografare, rappresentano delle rare opportunità per fare esperimenti scientifici. Il loro principale interesse è misurare il raggio solare per mezzo del flash spectrum.
“Quei momenti in cui la Luna sta per coprire completamente il disco solare forniscono una vista rara della luce emessa dagli strati più bassi dell’atmosfera del Sole: una luce che risulta nascosta dal bagliore del disco solare, la fotosfera, in qualsiasi
altro momento.
Analizzando lo spettro di questa luce, chiamato flash spectrum, il nostro team di astrofili ha ottenuto una misura accurata del raggio solare di (959.95 ± 0.05)” grazie a dati raccolti durante l’eclissi del 2017″.
Tutti i dettagli sul loro studio nel n. 256 Giugno-Luglio
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La materia oscura: il punto sull’indagine – n. 256 Coelum Astronomia
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Ogni tanto ci piace tornare sulle questioni aperte, su quegli ambiti della ricerca che in assenza di scoperte sensazionali sono tuttavia estremamente attivi e di grandi aspettative.
La materia oscura: il punto sull’indagine
La ricerca della materia oscura, come vedremo in questo articolo, è un ambito che in sordina, ma con costanza, continua a sviluppare nuove idee che, indipendentemente dal risultato, contribuiscono in maniera fondamentale alla crescita tecnologica e all’innovazione.
Vi lasciamo quindi agli interventi del prof. Massimo Pietroni e di Corrado Ruscica rispettivamente dedicati allo stato attuale dell’arte nella ricerca di materia oscura e il dettaglio dello strumento di indagine basato sul machine learning, il progetto CAMELS.
Scopri di più nel n. 256 Giugno-Luglio
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L’italiano su Marte e l’italiana sulla Luna – n. 256 Coelum Astronomia
Indice dei contenuti
Negli ultimi anni stanno proliferando gli esperimenti volti a misurare e testare la capacità del genere umano di resistere ed adattarsi alla vita nello spazio: Simulating Human Space Missions.
Negli scorsi mesi ben due italiani sono stati coinvolti in progetti di simulazione specifici.
Pietro di Tillio e Flavia Palma ci raccontano la loro esperienza vissuta partecipando rispettivamente al progetto HERA della NASA e EMMPOL 10 mission di EuroMoonMars.
“Un giorno sarà vero…” – l’esperienza di Pietro di Tillio
Il 25 marzo 2022 abbiamo intervistato in esclusiva Pietro di Tillio, geologo, pescarese alla nascita e dal 2013 residente negli Stati Uniti ed appena rientrato da una missione
di simulazione NASA all’interno del programma HERA: simulazione di un volo e atterraggio su Marte.
Avevamo già parlato di lui, vi ricordate? Proprio QUI!
Il programma HERA, acronimo di Human Exploration Research Analog, si svolge al Johnson Space Center (JPL) della NASA a Houston, in Texas, alternando in un anno diverse squadre di volontari selezionati in base alla formazione e competenze.
Il turno in cui è stato coinvolto Pietro di Tillio ha avuto inizio il 28 gennaio, terminando a metà marzo. Sei settimane durante le quali i volontari hanno vissuto all’interno di un modulo abitativo senza nessun contatto con il mondo esterno, salvo rare eccezioni e comunicazioni necessarie con il centro di comando.
E la giovanissima italiana “sulla Luna” – il racconto di Flavia Palma
Flavia Palma, 25 anni, di origine marchigiana, è stata selezionata per partecipare alla
missione EMMPOL 10.
“Ciao a tutti lettori di Coelum! Sono Flavia Palma, ho 25 anni e vengo dalle Marche. Sono un ingegnere biomedico con laurea triennale presso l’università di Pisa. Attualmente sono iscritta al secondo anno di laurea magistrale in Bioingegneria per le Neuroscienze presso l’università di Padova.
Dopo una candidatura quasi casuale, la mattina del 7 aprile 2022 ho preso un aereo per la Polonia: da lì è iniziata la “mia” missione di simulazione di vita spaziale!”
Le testimonianze esclusive sul n. 256 Giugno-Luglio
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Mineral Moon, come fotografare i colori della Luna – n. 256 Coelum Astronomia
Dopo l’articolo pubblicato nel n°255 dedicato alla Selenocromatica a cura di Aldo Ferruggia
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Ti sei perso l’articolo? Puoi trovarlo QUI!
Continuiamo con gli approfondimenti dedicati alla Mineral Moon passando questa volta la penna a Matteo Vacca.
Come fotografare i colori della Luna?
La Mineral Moon è una moderna tecnica di astrofotografia che ci ha permesso di comprendere più nel dettaglio la composizione chimica dei minerali che compongono le rocce lunari.
Grazie all’avanzamento tecnologico dei sensori digitali, i limiti naturali dell’occhio umano sono stati superati ed è stato possibile scoprire una Luna del tutto nuova che prima ignoravamo!
Scopri di più su questa tecnica sul n. 256 Giugno-Luglio
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Proponi un evento per la Giornata Internazionale della Luna
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A poche settimane dal 20 luglio – International Moon Day
PROPONI IL TUO EVENTO A TEMA LUNA!
La Giornata Internazionale della Luna (International Moon Day), promossa dalla Moon Village Association, si avvicina: è aperta fino il 1 giugno la call per sottoscrivere la tua proposta.
PER PARTECIPARE CLICCA QUI: Call for Participation to the International Moon Day
Il tema di quest’anno è “Coordinamento e sostenibilità dell’esplorazione lunare“. La manifestazione mira a riaccendere lo spirito di esplorazione e ispirare le parti interessate dell’industria aerospaziale di tutto il mondo a un ritorno globale sulla Luna, abbracciando il principio di cooperazione. Si vuole anche a sottolineare l’importanza di tornare sulla Luna in modo sostenibile, al fine di avere un impatto positivo a lungo termine per le generazioni future.
La dichiarazione ufficiale delle Nazioni Unite sull’istituzione della Giornata Internazionale della Luna è datata 9 dicembre 2021, quindi il 20 luglio 2022 sarà la prima celebrazione veramente globale dell’evento.
Se desideri entrare nella storia commemorando il “salto da gigante” dell’umanità, impegnandoti attivamente per avere un impatto sui prossimi passi dell’esplorazione lunare su scala globale, l’organizzazione della manifestazione ti invita a registrare il tuo evento all’interno del calendario ufficiale.
Gli eventi possono essere sia in presenza che online
Alcune idee elencate dagli organizzatori della manifestazione per strutturare l’evento:
- Invitare un astronauta a tenere un discorso di apertura per una serie di conferenze
- Una proiezione di un film a tema “esplorazione lunare” seguito da una sessione di domande e risposte con un esperto
- Una notte di osservazione della Luna presso l’Osservatorio locale
- Una serie di webinar che indagano sull’incidenza dell’esplorazione lunare nel prossimo futuro
- Una competizione di avvio per ispirare aziende locali, liberi professionisti o singoli interessati a immaginare opportunità di business legati alla Luna
La scadenza per presentare la proposta è il 1 giugno. Se l’evento verrà selezionato, sarà pubblicato sul sito web dell’International Moon Day entro il 1° luglio.
MAGGIORI INFO:
Il correttore di dispersione atmosferica – n. 256 Coelum Astronomia
Indice dei contenuti
NUOVA RUBRICA TECNICA!
Il consulente informatico e astrofotografo Tommaso Massimo Stella è il primo professionista ad inaugurare questa nuova rubrica di Coelum:
La tecnica ci salverà!
Sul n. 256 Giugno-Luglio parleremo del correttore di dispersione atmosferica: cos’è, come si utilizza e tanti consigli pratici con foto e dettagliate spiegazioni!
Spesso, durante l’osservazione planetaria, può capitare di notare bordi colorati rossi e blu intorno alle figure dell’oggetto puntato con il telescopio (magari ad alti ingrandimenti).
L’ADC, una soluzione opto-meccanica. Il correttore di dispersione atmosferica (ADC –Atmospheric Dispersion Corrector) è uno strumento opto-meccanico che si posiziona nel treno ottico dopo l’obiettivo (che sia a lenti o a specchi) e prima del sensore di acquisizione (oppure dell’oculare).
Scopri di più sul n. 256 Giugno-Luglio
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L’astronomia di domani sarà ancora terrestre? – n. 256 Coelum Astronomia
“Sapete una cosa?
Credo si stia profilando una preoccupante minaccia per la sopravvivenza dell’astronomia
osservativa come la conosciamo oggi.
Una minaccia di cui ovviamente noi umani siamo la causa. Ovviamente.
Di cosa parlo?
Di due problemi diversi, che però avanzano facendo fronte comune.
Il primo è sempre quello, il solito. Viene da molto lontano e ha a che fare con il cielo notturno, che visto dalla superficie terrestre appare sempre più torbido e lontano”.
Indice dei contenuti
L’astronomia di domani sarà ancora terrestre?
Torna una firma storica di Coelum per questo n. 256 in uscita il 20 maggio
L’ex Direttore di Coelum Giovanni Anselmi ritorna a scrivere per la rivista e lo fa partendo da una domanda molto forte: ci sarà spazio per l’osservazione astronomica terrestre nel prossimo futuro?
Certo, nel fare astronomia dallo spazio i vantaggi sono enormi. Esistono però anche un mucchio di buone ragioni per desiderare il contrario, o per auspicare quanto meno un po’ di sano buon senso nelle scelte per l’immediato futuro.
L’articolo disponibile sul n. 256 Giugno-Luglio
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23a MOSTRA di Astronomia e Astronautica – Gruppo Astrofili Salese “G. Galilei”
Indice dei contenuti
A Santa Maria di Sala torna l’appuntamento con le stelle dopo due anni di stop
23^ edizione della Mostra di Astronomia e Astronautica
La manifestazione, organizzata dal Gruppo Astrofili Salese “G. Galilei”, si svolgerà a Villa
Farsetti dal 22 al 29 maggio 2022
Inaugurazione il giorno 21 maggio alle ore 18.00
Sarà un’edizione di rinascita, dedicata anche alle figure femminili nella scienza
COMUNICATO STAMPA a cura del Gruppo Astrofili Salese “G. Galilei”
“Siamo entusiasti di tornare finalmente a Villa Farsetti con l’edizione 2022 della
mostra, dopo due anni di stop a causa della pandemia. A marzo del 2020 siamo stati
costretti ad annullare la 23^ edizione all’improvviso, ma quest’anno possiamo
rinascere grazie alla passione per l’astronomia, che ha continuato a tenere uniti i
nostri soci anche nei momenti più difficili”.
Lo ha detto Tino Testolina, presidente del Gruppo Astrofili Salese “G. Galilei”,
illustrando il programma e le novità della “23^ Mostra di Astronomia e
Astronautica”, in programma dal 22 al 29 maggio 2022.
La mostra conterà 25 sezioni tematiche di approfondimento negli spazi interni della monumentale Villa Farsetti di Santa Maria di Sala, illustrate dai soci del Gruppo Astrofili Salese.
Nell’incantevole giardino esterno della villa si potrà inoltre passeggiare tra i pianeti
nella ricostruzione del sistema solare in scala e osservare il cielo con i telescopi
messi a disposizione dall’associazione.
L’inaugurazione della manifestazione avrà luogo il giorno sabato 21 maggio alle ore
18.00, mentre le visite agli spazi espositivi inizieranno da domenica 22 maggio.
Come evento collaterale alla manifestazione è prevista l’inaugurazione del nuovo
Planetario, che si terrà sabato 28 maggio alle ore 10.30 presso l’Osservatorio
Astronomico di Santa Maria di Sala in via Ferraris, 1.
Si tratta di un Planetario ottico, che può riprodurre 3200 stelle e che permetterà a tutti gli interessati di capire qualcosa in più sui fenomeni astronomici e sulle bellezze del creato.
“La Mostra di quest’anno – ha concluso Testolina – oltre che un simbolo di rinascita,
sarà anche un omaggio alle figure femminili nella scienza. Sarà infatti inaugurata una nuova sezione espositiva dedicata interamente alle donne che, con le loro scoperte
ed intuizioni, hanno segnato importanti traguardi nella storia dell’astronomia”.
La manifestazione è organizzata con il Patrocinio della Regione Veneto, Città
Metropolitana di Venezia, Comune di Santa Maria di Sala, ASI (Agenzia Spaziale
Italiana), INAF di Padova, INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) sezione di
Padova, ed EIE Group.
PER INFO, COSTI E MODALITA’ DI PRENOTAZIONE
VISITA IL SITO: www.astrosalese.it
Eclissi totale di Luna – FOTORACCONTO
Indice dei contenuti
Sono davvero tanti i contributi che ci sono giunti riguardo
l’eclissi totale di Luna del 16 Maggio
… abbiamo così pensato di raccoglierli in questo
FOTORACCONTO
In copertina:
Eclisse lunare
di Fausto Lubatti

Mosaico di 15 immagini dell’eclissi lunare riprese a intervallo di 3 minuti tra le 4:41 e le 5:23 del 16/05/2022.
Luogo di ripresa: Carpiano (MI)
L’eclissi dell’alba
di Matteo Ferrarini

Composizione di 3 immagini che raffigurano 3 momenti differenti dell’eclisse di luna del 16 maggio 2022. Verificandosi a ridosso dell’alba, si può notare il cambiamento dei colori del cielo.
Eclissi totale di Luna – 16 maggio 2022
di Matteo Ferrarini

Composizione di 10 scatti che ritraggono le prime fasi dell’eclissi totale di Luna del 16 maggio 2022. A causa del contemporaneo sorgere del sole, non mi è stato possibile riprendere la fase di totalità.
Eclissi di Luna
di Filippo Galati

Una composizione di 7 scatti dell’eclissi di questa mattina (16 Maggio), ripresi tra le 4.30 e le 5.30. Le sfumature sono date dal passaggio dalla notte all’alba, purtroppo la foschia non mi ha permesso di riprendere l’ultima fase di totalità.
Eclissi Totale di Luna
Gruppo Astrofili Palidoro

Le spettacolari immagini dell’eclissi totale di Luna del 16 maggio 2022 vista e immortalata da Marina di San Nicola in provincia di Roma dal Gruppo Astrofili Palidoro. Gli autori delle foto sono: Giuseppe Conzo, Gabriele Spaziani, Francesco Orfino e Chiara Tronci.
Eclissi Totale di Luna
di Antonello Marino

E infine grazie a Antonello Marino che già ci aveva aiutato con i preparativi ai nostri scatti con il suo articolo all’interno del n. 255 di Coelum Astronomia: “A caccia di eclissi!” – Come ottenere uno scatto suggestivo
Eh già, perchè di notte fonda si parla… Tutto è iniziato con la sveglia alle 2 del mattino, il tempo di riprendersi dallo shock di svegliarsi a quell’ora (…Potevo scegliere anche una sveglia meno aggressiva…) e via, si inizia! Per fortuna ho sistemato l’attrezzatura nel tardo pomeriggio predisponendola per ridurre al minimo le operazioni da effettuare sul campo così da essere operativi il prima possibile. Ormai possiamo svelarlo, la location che avevo scelto è la splendida baia di Capo Tirone a Belvedere Marittimo in provincia di Cosenza, il mio amato paesello.
Così ho aperto Google Earth, ho esportato la mappa e, conoscendo le longitudini di inizio e fine dell’evento, le ho riportate in sovrapposizione così da avere le direzioni precise di quanto campo doveva essere inquadrato. Fatto ciò mi sono recato sul posto, armato della mia fedelissima reflex e ho fatto un test di scatto verificando inoltre che l’esattezza delle posizioni fosse accurata grazie all’aiuto della realtà aumentata disponibile nell’app PhotoPills!
A questo punto tutto era pronto, dovevo solo decidere quanti scatti fare per “raccontare” al meglio l’intero evento.
Ok, avevo il posto, avevo i dati, potevo tranquillamente impostare la sessione di scatto.
Per arrivare a questo risultato ho utilizzato ben 3 camere per un totale di 33 scatti elaborati e messi insieme.
Le due camere erano inoltre sincronizzate attraverso due smart trigger e scattavano
contemporaneamente agli stessi orari.
Hai altre foto da condividere con noi? Ti aspettiamo!
LA PRIMA IMMAGINE DEL BUCO NERO AL CENTRO DELLA VIA LATTEA
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ULTIMA ORA
COMUNICATO STAMPA ESO
Gli astronomi rivelano la prima immagine del buco nero nel cuore della nostra Galassia
Oggi, durante diverse conferenze stampa simultanee in tutto il mondo, tra cui quella al quartier generale dell’ESO (European Southern Observatory) in Germania, gli astronomi hanno svelato la prima immagine del buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, la Via Lattea.
Questo risultato rappresenta una prova schiacciante che l’oggetto sia veramente un buco nero e fornisce preziosi indizi sul funzionamento di questi giganti, che si pensa risiedano al centro della maggior parte delle galassie. L’immagine è stata prodotta da un gruppo di ricerca globale chiamato Collaborazione EHT (Event Horizon Telescope Collaboration), utilizzando le osservazioni di una rete mondiale di radiotelescopi.

L’immagine è la prima, tanto attesa occhiata sull’oggetto massiccio che si trova proprio al centro della nostra galassia. Gli scienziati avevano già visto stelle in orbita attorno a qualcosa di invisibile, compatto e molto massiccio al centro della Via Lattea. Ciò suggerisce fortemente che questo oggetto – noto come Sagittario A* (Sgr A*, pronunciato “sadge-ay-star” in inglese) – sia un buco nero e l’immagine odierna ne fornisce la prima prova visiva diretta.
Anche se non possiamo vedere il buco nero propriamente detto, poiché è completamente oscuro, il gas incandescente che lo circonda mostra una firma rivelatrice: una regione centrale scura (possiamo dire un’ombra) circondata da una struttura brillante ad anello. La nuova veduta cattura la luce piegata dalla potente gravità del buco nero, quattro milioni di volte più massiccio del nostro Sole.
Le prime dichiarazioni
“Siamo rimasti sbalorditi da quanto le dimensioni dell’anello concordino con le previsioni della teoria della relatività generale di Einstein“, ha affermato il responsabile scientifico del progetto EHT Geoffrey Bower dell’Istituto di Astronomia e Astrofisica, Academia Sinica, Taipei. “Queste osservazioni senza precedenti hanno notevolmente migliorato la nostro comprensione di ciò che accade al centro della nostra galassia e offrono nuove informazioni su come questi giganteschi buchi neri interagiscono con l’ambiente circostante.” I risultati del gruppo di lavoro EHT sono stati pubblicati oggi in un numero speciale di The Astrophysical Journal Letters.
Poiché il buco nero si trova a circa 27.000 anni luce dalla Terra, la sua dimensione in cielo ci appare all’incirca come quella di una ciambella sulla Luna. Per poterne catturare un’immagine, l’equipe ha creato il potente EHT, che collega tra loro otto osservatori radio in tutto il pianeta per formare un unico telescopio virtuale delle dimensioni della Terra. L’EHT ha osservato Sgr A* in più notti nel 2017, raccogliendo dati per molte ore di seguito, proprio come con un lungo tempo di esposizione su una macchina fotografica.
Oltre ad altre strutture, la rete EHT di osservatori radio comprende ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) e APEX (Atacama Pathfinder EXperiment) nel deserto di Atacama in Cile, in comproprietà e co-operati dall’ESO per conto di suoi Stati membri in Europa. L’Europa contribuisce alle osservazioni EHT anche con altri radio osservatori – il telescopio IRAM da 30 metri in Spagna e, dal 2018, il NOEMA (NOrthern Extended Millimeter Array) in Francia – oltre a un supercomputer per combinare i dati EHT ospitato dal Max Planck Istituto di Radioastronomia in Germania. Inoltre, l’Europa ha contribuito con finanziamenti al progetto del consorzio EHT attraverso sovvenzioni del Consiglio europeo della ricerca e della Max Planck Society in Germania.
“È esaltante per l’ESO aver svolto un ruolo così importante nello svelare i misteri dei buchi neri, e di Sgr A* in particolare, per così tanti anni“, ha commentato il Direttore Generale dell’ESO Xavier Barcons. “L’ESO non solo ha contribuito alle osservazioni EHT con le strutture ALMA e APEX, ma ha anche consentito, con i suoi altri osservatori in Cile, alcune delle precedenti osservazioni rivoluzionarie del centro galattico“.
Il risultato di EHT segue il rilascio nel 2019, sempre da parte della collaborazione, della prima immagine di un buco nero, chiamato M87*, al centro della galassia Messier 87, ben più lontana da noi.
Immagini simili

I due buchi neri appaiono notevolmente simili, anche se il buco nero della nostra galassia è più di mille volte più piccolo e meno massiccio di M87*. “Abbiamo qui due tipi completamente diversi di galassia e due masse di buchi neri molto diverse, ma vicino al bordo questi buchi neri sembrano sorprendentemente simili“, afferma Sera Markoff, co-presidente del Consiglio Scientifico dell’EHT e professoressa di astrofisica teorica all’Università di Amsterdam, nei Paesi Bassi. “Questo ci dice che la Relatività Generale governa questi oggetti da vicino, e qualsiasi differenza che vediamo più lontano deve essere dovuta a differenze nel materiale che circonda i buchi neri“.
Questo traguardo è stato decisamente più difficile che per M87*, anche se Sgr A* è molto più vicino a noi. Lo scienziato dell’EHT Chi-kwan (‘CK’) Chan, dell’Osservatorio Steward e del Dipartimento di Astronomia e del Data Science Institute dell’Università dell’Arizona, USA, spiega: “Il gas in prossimità dei buchi neri si muove alla stessa velocità — veloce quasi come la luce — sia intorno a Sgr A* che a M87*. Ma mentre il gas impiega giorni o settimane per orbitare attorno a M87*, più grande, in Sgr A*, molto più piccolo, completa un’orbita in pochi minuti. Ciò significa che la luminosità e la configurazione del gas intorno a Sgr A* cambiavano rapidamente mentre la collaborazione EHT lo osservava, un po’ come cercare di scattare una foto nitida di un cucciolo mentre insegue la propria coda“.
I ricercatori hanno dovuto sviluppare nuovi strumenti sofisticati che tenessero conto del moto del gas intorno a Sgr A*. Mentre M87* era un obiettivo più facile e più stabile, poichè quasi tutte le immagini si assomigliavano, questo non era il caso per Sgr A*. L’immagine del buco nero di Sgr A* è una media delle diverse immagini estratte dal gruppo di lavoro e rivela finalmente per la prima volta il mostro che si nasconde nel cuore della nostra galassia.
Lo sforzo è stato possibile grazie all’ingegno di oltre 300 ricercatori provenienti da 80 istituti di tutto il mondo, che costituiscono la Collaborazione EHT. Oltre a sviluppare strumenti complessi per superare le sfide insite nel ritrarre Sgr A*, l’equipe ha lavorato rigorosamente per cinque anni, utilizzando supercomputer per combinare e analizzare i propri dati, compilando nel frattempo una libreria senza precedenti di buchi neri simulati da confrontare con le osservazioni.
Gli scienziati sono particolarmente entusiasti di avere finalmente le immagini di due buchi neri di dimensioni molto diverse, cosa che offre l’opportunità di capire come si confrontano e in quanto differiscono. Hanno anche iniziato a utilizzare i nuovi dati per verificare teorie e modelli di come il gas si comporta intorno ai buchi neri supermassicci. Questo processo non è ancora del tutto compreso, ma si ritiene che svolga un ruolo chiave nel plasmare la formazione e l’evoluzione delle galassie.
“Ora possiamo studiare le differenze tra questi due buchi neri supermassicci per ottenere nuovi preziosi indizi su questo importante processo“, ha affermato lo scienziato dell’EHT Keiichi Asada dell’Istituto di Astronomia e Astrofisica, Academia Sinica, Taipei. “Abbiamo immagini per due buchi neri – alle due estremità della distribuzione di massa dei buchi neri supermassicci nell’Universo – quindi possiamo progredire molto più di prima nella verifica del comportamenteo della gravità in questi ambienti estremi“.
I progressi sull’EHT continuano: un’importante campagna di osservazione nel marzo 2022 ha incluso un numero ancora maggiore di telescopi. La continua espansione della rete EHT e significativi aggiornamenti tecnologici consentiranno agli scienziati nel prossimo futuro di mostrare immagini ancora più impressionanti e anche filmati di buchi neri.
Aperta la prevendita di Coelum 256 giugno/luglio
Coelum Astronomia n°256
Giugno-Luglio 2022
in uscita il 20 maggio 2022
Prevendita
Disponibile dal 20 maggio il numero 256 di Coelum Astronomia di giugno/luglio 2022.
LA COPERTINA
Il n. 256 è un numero ricco di novità con nuove rubriche e molti articoli. Oltre all’omaggio all’Astrofisica Margherita Hack con un contributo della giornalista Serena Gradari, un grande ritorno fra le firme di Coelum: Giovanni Anselmi, ex direttore, ci accompagna in un lungo e dettagliato approfondimento sui probabili scenari delle osservazioni da Terra e dallo spazio.
E inoltre:
👉 A cura del Prof Massimo Pietroni e di Corrado Ruscica facciamo il punto su un argomento “scomodo”: la materia oscura
👉 Ogni eclisse è spettacolare da guardare, ma anche dal punto di vista sperimentale offre opportunità di misurazioni senza precedenti. Un gruppo di appassionati ci racconta l’accurato lavoro per il calcolo del raggio del Sole
👉 Parliamo di tecnica: arriva la nuova rubrica destinata ai “trucchi del mestiere” per l’osservazione. In questo numero: il correttore atmosferico, un contributo di Tommaso Massimo Stella
👉 Mineral Moon continuano gli approfondimenti su questo argomento, con l’astrofotografo Matteo Vacca
👉 Due italiani ci raccontano in prima persona il mondo delle simulazioni di vita in ambienti extraterrestri. Intervista esclusiva a Pietro di Tillio, l’italiano su Marte, e Flavia Palma, l’italiana sulla Luna!
In più:
👉 Il ricordo del caro collaboratore Paolo Campaner
👉 Notizie dal mondo delle associazioni: grandi risultati per l’Astronomia amatoriale
👉 L’architettura e il machine learning a disposizione dell’abitabilità dello spazio, di Enrico Trolese
👉 Il catalogo Messier nel dettaglio con Giuseppe Petricca
👉 Le meraviglie affascianti dal mondo dell’Hubble Space Telescope a cura di Barbara Bubbi
Suggerimenti di Astrofotografia e data processing… e molto molto ancora!
Coelum è pronto per la distribuzione a partire dal 20 maggio!
❗❗❗❗ Prenota la tua copia qui❗❗❗❗
Il vento dei buchi neri non soffia più come una volta!
Indice dei contenuti
COMUNICATO STAMPA INAF
Mentre attendiamo entusiasti i nuovi e rivoluzionari risultati sulla Via Lattea anticipati da ESO e EHT che saranno annunciati oggi alle ore 15:00 [non perdere l’articolo su Coelum]
Riportiamo lo studio pubblicato ieri, 11 maggio, su Nature. Il paper, guidato da tre ricercatrici dell’Istituto Nazionale di Astrofisica in collaborazione con la Scuola Normale Superiore, che presenta la prima misura osservativa della frazione di venti generati dai buchi neri supermassicci nell’Universo primordiale, svelando che all’epoca questi venti erano molto più frequenti e potenti rispetto a quelli osservati nelle galassie a noi vicine
Venti primordiali
Nel primo miliardo di anni di vita dell’Universo, i venti scatenati dai buchi neri supermassicci al centro delle galassie erano molto più frequenti e più potenti rispetto a quelli osservati nelle galassie odierne, circa tredici miliardi di anni più tardi. Questi venti sarebbero stati così poderosi da rallentare la crescita degli stessi buchi neri da cui hanno origine.
Questo è quanto emerge dai risultati dello studio guidato da tre ricercatrici dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Trieste, pubblicati sulla rivista Nature.

Il lavoro è basato sulle osservazioni di 30 quasar – sorgenti puntiformi dalla luminosità molto elevata, al centro di galassie lontanissime, la cui emissione deriva dall’attività intensa dei loro buchi neri supermassicci centrali che risucchiano la materia circostante – ottenute con il Very Large Telescope (VLT) presso l’Osservatorio di Paranal dell’ESO in Cile. Le galassie che ospitano questi quasar sono state osservate all’alba del cosmo, quando l’Universo aveva tra 500 milioni e un miliardo di anni di età.
Lo studio
«Abbiamo misurato per la prima volta la frazione di quasar nell’Universo giovane che esibisce venti generati dai buchi neri», afferma Manuela Bischetti, ricercatrice INAF a Trieste e prima autrice del nuovo studio. «A differenza di quanto si osserva nell’Universo più vicino a noi, abbiamo scoperto che i venti prodotti dai buchi neri nell’Universo giovane sono molto frequenti, hanno grandi velocità – pari fino al 17 per cento della velocità della luce – ed immettono grandi quantità di energia nella galassia che li ospita».
Circa la metà delle quasar osservate in questa ricerca mostra la presenza di venti da buchi neri, che risultano dunque molto più frequenti rispetto a quelli noti nei quasar del cosmo a noi più vicino – ovvero quando l’Universo aveva circa quattro miliardi di anni di età – oltre a essere oltre 20 volte più potenti.
«Le osservazioni dei buchi neri nell’Universo giovane mostrano che essi crescono più velocemente delle galassie che li ospitano, mentre nell’Universo vicino a noi sappiamo che buchi neri e galassie co-evolvono», aggiunge la coautrice Chiara Feruglio, ricercatrice INAF a Trieste. «Questo implica che ad una certa epoca dell’Universo sia intervenuto un meccanismo responsabile del rallentamento della crescita dei buchi neri. Le nostre osservazioni ci hanno permesso di identificare tale meccanismo nei venti generati dai buchi neri quando l’Universo aveva 0,5–1 miliardo di anni».
L’energia iniettata dai venti sarebbe dunque in grado di arrestare l’accrescimento di nuova materia sul buco nero, rallentandone la crescita e dando inizio ad una fase di ‘evoluzione comune’ tra il buco nero e la sua galassia ospite.
«Questo studio ci ha permesso di identificare l’epoca nella storia dell’Universo in cui l’impatto dei venti generati dai buchi neri inizia ad essere significativo», nota Bischetti. «Questo ha un grosso impatto per quanto riguarda la nostra conoscenza delle fasi iniziali di crescita dei buchi neri e delle galassie che li ospitano, ponendo dei vincoli stringenti ai modelli di formazione delle prime galassie».
La scoperta, del tutto inaspettata, è stata possibile grazie ai dati di alta qualità forniti dallo strumento X-shooter montato sul VLT, nell’ambito di un grande programma ESO per un totale di circa 250 ore di osservazioni.
Scoperta inaspettata e incredibile!
«I quasar osservati sono tra gli oggetti più luminosi osservabili nell’Universo primordiale, ma a causa della loro distanza sono piuttosto deboli in termini di magnitudine osservata», spiega la coautrice Valentina D’Odorico dell’INAF di Trieste, affiliata alla Scuola Normale Superiore di Pisa e principal investigator del programma osservativo su cui si basa lo studio. «Il grande investimento di tempo dedicato all’osservazione di questi oggetti e le capacità uniche di X-shooter in termini di efficienza, intervallo di lunghezza d’onda coperto e potere risolutivo ci hanno permesso di ottenere spettri di ottima qualità che hanno consentito questo interessante risultato».

«Da alcuni anni c’erano indizi che i buchi neri un miliardo di volte più massicci del Sole, al centro di enormi galassie formatesi quando l’Universo era ancora nella sua infanzia, potessero lanciare dei potentissimi venti che viaggiano ad una velocità pari a 20 per cento di quella della luce nello spazio circostante», aggiunge Andrea Ferrara, professore della Scuola Normale Superiore (SNS) e coautore dello studio. «Oggi ne abbiamo conferma grazie a dati ottenuti con un telescopio europeo da un team a forte impronta e guida italiana, a cui la SNS ha contribuito per la parte di interpretazione teorica. La scoperta di questi spettacolari venti galattici a tempi così remoti potrebbe avere avuto implicazioni enormi e ancora inesplorate per la nascita e l’evoluzione di galassie come la nostra. Ci dedicheremo a queste domande nella prosecuzione già in atto di questo studio».
Il programma osservativo non era stato originariamente progettato per questo obiettivo scientifico ma principalmente per studiare il gas intergalattico nell’Universo primordiale. Basandosi sulle informazioni provenienti da quasar più vicini a noi, si pensava che questi venti fossero rari. «Per fortuna, si diceva, poiché queste caratteristiche complicano la ricostruzione dell’emissione intrinseca del quasar e sono indesiderate dagli astronomi nella nostra collaborazione che studiano il mezzo intergalattico presente lungo la linea di vista», chiarisce D’Odorico. «Inaspettatamente, abbiamo riscontrato che questi venti sono molto comuni nell’Universo giovane, il che ha complicato la nostra analisi, ma ci ha offerto l’opportunità di ottenere un risultato di grande importanza».