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Hubble-Lemaître, gli astronomi hanno detto sì

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Alcuni membri dell’Unione astronomica internazionale durante una votazione (non quella realtiva alla legge di Hubble-Lemaitre). Crediti: Iau/M. Zamani
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Alcuni membri dell’Unione astronomica internazionale durante una votazione (non quella realtiva alla legge di Hubble-Lemaitre). Crediti: Iau/M. Zamani

Volete voi cambiare nome alla più famosa legge della cosmologia – la legge di Hubble, quella che descrive la velocità di espansione dell’universo? La domanda era stata posta nel corso dell’ultima Assemblea generale dell’Unione astronomica internazionale (Iua), a Vienna, lo scorso agosto. I presenti, circa tremila, avevano detto sì: la celebre equazione v = H0 D va rinominata “legge di Hubble-Lemaître”, in onore del fisico e astronomo belga che per primo la formulò – Georges Lemaître, appunto.

Memori, però, dei malumori sollevati da un’altra loro storica decisione, quella di escludere Plutone dalla cerchia dei pianeti, i vertici della Iau questa volta ci sono voluti andare con i piedi di piombo, prendendosi tutto il tempo necessario e allargando la consultazione – con voto elettronico – a tutti i 11072 membri dell’Unione. Alla chiusura delle urne, scattata alla mezzanotte di venerdì scorso, avevano votato in 4060 – circa il 37 per cento degli aventi diritto. E il diritto di Lemaître a veder riconosciuto, con oltre novant’anni di ritardo (l’articolo originale era del 1927), il suo posto nella storia è stato sancito da un’ampia maggioranza: il 78 per cento dei votanti, quasi quattro astronomi su cinque.

Un esito in buona parte scontato, già recepito anche da Wikipedia, e dovuto non solo a ragioni strettamente storico-scientifiche (qui un nostro articolo per chi voglia approfondirle), ma anche alla volontà di premiare l’incredibile modestia di uno scienziato che, rifiutando ogni forma di protagonismo, arrivò addirittura ad “autocensurarsi”. All’origine del mancato riconoscimento iniziale ci fu infatti una scelta dello stesso Lemaître: traducendo, nel 1931, il suo articolo in inglese, tralasciò deliberatamente i riferimenti al cosiddetto “parametro di Hubble”. Questo perché, nel frattempo (nel 1929), giungendo ad analoghe conclusioni, Hubble aveva appunto pubblicato un proprio articolo, rendendo così – secondo il disinteressatissimo Lemaître – non più attuali i risultati illustrati in francese nel lavoro del 1927. Chapeau!