Home Articoli e Risorse On-Line Astronautica ed Esplorazione Spaziale Dopo 72 voli termina la missione di Ingenuity

Dopo 72 voli termina la missione di Ingenuity

Letto 549 volte
0
Tempo di lettura: 4 minuti

Il momento che temevamo è arrivato nella sera italiana del 25 gennaio 2024 con una comunicazione ufficiale da parte della NASA.
L’elicottero Ingenuity ha subìto un danno nel corso del suo ultimo volo eseguito meno di una settimana fa e non potrà più svolgere altre attività aeree.

A un soffio dai 1000 giorni marziani di operatività diamo l’addio a questo incredibile apparato, il primo a compiere un volo attivo e controllato sulla superficie di un altro pianeta. Vi mostro quegli straordinari secondi della sua prima attività aerea del 19 aprile 2021 in questo video multicamera.

L’ultimo volo, il 72esimo eseguito il 18 gennaio, consisteva in una ascesa alla quota di 12 metri per riprendere il suolo e le aree circostanti. L’obiettivo era documentare l’area dove in precedenza, il 6 gennaio, Ingenuity aveva dovuto effettuare un atterraggio di emergenza in seguito ad alcuni problemi di navigazione che hanno forzato l’interruzione dello spostamento.

Come riportato dalla NASA in un aggiornamento nella sera di giovedì 25, il 18 gennaio l’elicottero ha eseguito la sequenza di decollo ed è arrivato correttamente alla quota desiderata, mantenendola per 4,5 secondi prima di iniziare la discesa. Tuttavia, a un metro dalla superficie, Ingenuity ha interrotto il collegamento radio con il rover Perseverance. A parte alcune ipotesi sulla causa dell’interruzione (ho eseguito delle analisi sull’altimetria della regione che trovate in questa breve news) non è tuttora ufficialmente chiara la causa del problema, né quale fosse l’orientamento di Ingenuity al momento del touch down.

All’indomani del volo il team di controllo ha ripreso contatto con l’elicottero e ha tirato un un sospiro di sollievo, ma è in quel momento che hanno potuto comandare l’apparato per eseguire nuove foto e scoprirne così il reale stato.

Sol 1040, 23 gennaio. NASA/JPL-Caltech

La punta di almeno un rotore, rivelata dall’ombra proiettata al suolo, è spezzata. Questa foto è della camera di navigazione dell’elicottero che punta verso il basso e ha un sensore in bianco e nero a bassa risoluzione.
Si intravede anche un piccolo buco nella sabbia che è meglio mostrato in una serie di altre immagini acquisite dalla camera a colori. Piccoli frammenti bluastri si intravedono in mezzo alla sabbia, sono schegge della fibra di carbonio con cui le eliche sono costruite.

Sol 1040 alle ore 10:12 locali. Il danno si rivela nella sua drammatica portata. NASA/JPL-Caltech/Piras
Sol 1040 alle ore 14:03 locali. NASA/JPL-Caltech/Piras
Sol 1040 alle ore 16:03 locali. NASA/JPL-Caltech

È importante evidenziare che, nonostante il danno, Ingenuity è perfettamente operativo a livello di camere e di elettronica. Ne è prova il fatto che sia riuscito come di consueto a comunicare con il rover Perseverance per inviare queste immagini, e nuove riprese stanno venendo eseguite in questi giorni seguendo le istruzioni dei tecnici del JPL per indagare sulle condizioni dei rotori.

Cosa sia successo non è al momento chiaro. Una tra le ipotesi che si possono avanzare è che Ingenuity sia atterrato leggermente storto e abbia colpito violentemente con la sua elica inferiore (o entrambe) il terreno. Questo sarebbe supportato dal fatto che l’area in cui si trova l’elicottero, come visibile nella mappa sottostante finalmente aggiornata con i voli 71 e 72, è attraversata da innumerevoli rilievi sabbiosi di altezza variabile.

Un atterraggio su un leggero declivio, se eseguito anche con l’aggiunta di una piccola inclinazione dell’elicottero, potrebbe aver causato il catastrofico impatto.
La forma del buco nella sabbia suggerisce che il movimento dell’elica fosse da sinistra verso destra, e anche questo è compatibile con il verso del rotore inferiore di Ingenuity.

Possiamo osservare in questo video alcune sequenze acquisite nei primi giorni di test dell’elicottero. Perseverance osserva Ingenuity con un dettaglio mai più ripetuto mentre il drone varia l’angolo di attacco delle sue eliche e aziona i rotori a bassa velocità.

In mezzo ai vari interrogativi sulla causa del problema, l’unica certezza è che si è chiusa una pagina letteralmente storica dell’esplorazione spaziale.
Ingenuity nasceva come dimostratore tecnologico atto a sperimentare la fattibilità del volo nell’atmosfera di un altro pianeta.

Progettato per eseguire solo 5 voli nell’arco di un mese di operazioni, ha volato per 72 volte sopravvivendo al freddo dell’inverno marziano, allo scarso irraggiamento solare e alla polvere. Ha accumulato poco meno di 129 minuti di volo nel corso dei quali si è spostato per complessivi 17 km, raggiungendo l’altezza massima di 24 metri dal suolo e 10 metri al secondo di velocità. È sopravvissuto al danno a uno dei suoi due inclinometri (che si è rotto a causa delle rigide temperature notturne su Marte) e terreni via via più accidentati.
Ha lavorato anche nell’atmosfera estiva, maggiormente rarefatta perché più calda. Per farlo volare in queste condizioni non programmate, perché progettato per funzionare solo 30 Sol, i tecnici hanno programmato i motori per far vorticare le eliche di Ingenuity ancora più rapidamente passando da 2500 a 2700 giri al minuto.

L’eredità di Ingenuity vivrà nei prossimi velivoli che solcheranno i cieli dei pianeti e dei satelliti del sistema solare, portando la curiosità, la perseveranza e l’ingegno umano a soddisfare il nostro illimitato desiderio di conoscenza.

Grazie Ingenuity.