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Parker Solar Probe fotografa Venere

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L’obiettivo della missione Parker Solar Probe si sa è quello di indagare la composizione dell’atmosfera solare, nella sua traiettoria però la sonda si è avvicinata anche più volte al caldissimo pianeta Venere e dalle immagini catturate durante il fly-by del 2021 sono arrivate piacevoli sorprese. L’analisi delle indagini è stata poi pubblicata mercoledì 9 febbraio sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.

Immagine scattata dalla sonda Parker Solar Probe, che ha sorvolato Venere per la quarta volta nel febbraio 2021. Le telecamere di WISPR hanno catturato queste immagini, che mostrano la superficie notturna del pianeta. Credit: NASA/APL/NRL

«Siamo entusiasti delle informazioni fornite finora da Parker Solar Probe», afferma Nicola Fox, direttore della divisione per la eliofisica presso la NASA, «Parker continua a sorprenderci e siamo davvero ottimisti sul fatto che queste nuove analisi possono far avanzare la ricerca su Venere in modi inaspettati».

 

Infatti, immagini della superficie del gemello della Terra possono aiutare gli scienziati a comprendere meglio la sua geologia e l’evoluzione del pianeta.

«Venere è il terzo oggetto più luminoso che possiamo osservare nel cielo, e fino a poco tempo fa sapevamo ben poco di cosa ci fosse al di sotto della spessa atmosfera», aggiunge Brian Wood, autore principale dello studio e fisico presso il Naval Research Laboratory di Washington, DC. «Ora finalmente possiamo ammirare questa superficie misteriosa in una lunghezza d’onda visibile».

WISPR: strumentazione dai super-poteri

Wide-Field Imager ha scattato le prime immagini venusiane nel luglio del 2020, quando la sonda Parker ha intrapreso il suo terzo sorvolo sul pianeta. WISPR è stato ideato per catturare i dettagli del vento solare, ed alcuni scienziati hanno creduto che lo strumento fosse anche in grado di analizzare la sommità delle nubi di Venere.

Immagine di Venere in luce visibile del luglio 2020. Lo strumento WISPR ha rilevato un bordo luminoso attorno al pianeta, che è stata interpretata come luce emessa da atomi di ossigeno negli alti strati dell’atmosfera. Al centro dell’immagine si presenta un’ombra scura che corrisponde alla regione continentale dell’Aphrodite Terra. Mentre le scie luminose in primo piano, sono in genere causate da una combinazione di particelle cariche – chiamate raggi cosmici – , generate dalla luce solare riflessa da granelli di polvere spaziale. Credit: NASA/APL/NRL

«Inizialmente, l’obiettivo era quello di misurare la velocità delle nuvole», dichiara lo scienziato responsabile del progetto WISPR Angelos Vourlidas e ricercatore presso il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, «Ma WISPR è andato oltre, regalandoci le prime immagini del suolo di Venere».

Il risultato è stato talmente sorprendente che gli astronomi hanno deciso di riaccendere le telecamere al quarto passaggio di Parker nel febbraio 2021.

Ferro incandescente

Sfruttando le lunghezze d’onde che sconfinano nel vicino infrarosso, e concentrando le telecamere di Wide-Field Imager durante la fase notturna del pianeta, è stato possibile osservare che la superfice di Venere è brillante ed incandescente, come un pezzo di ferro appena uscito da una fucina.

Immagine ottenuta dai radar della missione Magellan compiuta negli anni ’90. Questi scatti hanno fornito la prima visione globale di ciò che era al di sotto delle spesse nubi venusiane. Credit: Magellan Team/JPL/USGS

«Anche di notte la superficie di Venere si trova a circa 860 °C», aggiunge Wood, «Fa così caldo che la superficie rocciosa è visibilmente luminosa».

WISPR ha raccolto una gamma di lunghezze d’onda da 470 nm a 800 nm. Parte della luce visibile individuata è il vicino infrarosso: una lunghezza d’onda che non possiamo vedere, ma ci permette di misurare il calore del suolo venusiano.

Venere sotto una nuova luce.

Le prime immagini della superficie di Venere risalgono al 1975, quando il lander Venera 9 è atterrato sul pianeta. Da quel momento negli anni ’90 sono state costruite delle mappe del suolo sfruttando dei radar, mentre la navicella spaziale Akatsuki della JAXA ha ottenuto delle immagini ad infrarosso nel 2016. Ora anche gli scatti di Parker si aggiungono a questi incredibili successi.

Immagini della superficie di Venere riprese dal programma Venera dell’Unione Sovietica negli anni ’70 e ’80. Queste foto sono state catturate dalle navicelle spaziali Venera 9 e 10. Credit: NASA/NSSDCA/Courtesy of the USSR

Le telecamere di WISPR ci hanno fornito ulteriori dettagli della regione continentale di Aphrodite Terra, dell’altopiano di Tellus Regio e le pianure di Aino Planitia. Combinando queste immagini con quelle ottenute nel passato, gli scienziati possono analizzare con più precisione la composizione mineralogica di Venere: informazioni utilissime per comprendere l’evoluzione del pianeta. Venere si è formato assieme alla Terra e a Marte, ma oggi il pianeta risulta completamente diverso dagli altri due fratelli rocciosi. Si sospetta che il vulcanismo venusiano abbia avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la superficie e contribuire alla densa atmosfera. Le immagini di Parker potrebbero svelare nuovi misteri su questo antico processo.

 

Il futuro della ricerca su Venere

I recenti successi di Parker Solar Probe stanno ispirando altre missioni volte ad approfondire la ricerca su Venere. L’ESA e la NASA già raccolgono molti dati tramite le missioni BepiColombo e Solar Orbiter.

Per la fine del 2022 sono anche diretti verso Venere i veicoli spaziali come DAVINCI e VERITAS. Queste missioni aiuteranno a campionare con più precisione la densa atmosfera venusiana, oltre a favorire il rimappaggio della superficie con una risoluzione più elevata.

 

«Le prossime missioni su Venere avranno la necessità di rispondere alla domanda: perché la superficie venusiana è così inospitale?», afferma Lori Glaze, direttore della Planetary Science Division presso la NASA «I risultati di Parker hanno anche messo appunto una nuova tecnologia per il rilevamento da satellite, sulla quale bisogna, a nostro modesto parere, investire quanto prima».

Fonti:

Release:https://www.nasa.gov/feature/goddard/2022/sun/parker-solar-probe-captures-its-first-images-of-venus-surface-in-visible-light-confirmed

Geophysical Research Letters (Febraury 2022): “Parker Solar Probe Imaging of the Night Side of Venus” by Brian E. Wood, Phillip Hess, Jacob Lustig-Yaeger, Brendan Gallagher, Daniel Korwan, Nathan Rich, Guillermo Stenborg, Arnaud Thernisien, Syed N. Qadri, Freddie Santiago, Javier Peralta, Giada N. Arney, Noam R. Izenberg, Angelos Vourlidas, Mark G. Linton, Russell A. Howard, Nour E. Raouafi.