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Selenocromatica, imaging mineralografico lunare – n. 255 Coelum Astronomia

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Pochi astrofili, almeno una volta nella vita, non hanno tentato di esagerare i colori della Luna, la cosiddetta Mineral Moon (MM), per ottenere uno scatto ad effetto.

Si può però andare ben oltre la semplice estetica, mettendo in relazione i colori della Luna con l’evoluzione del nostro satellite, con lo scopo di ricavare la massima quantità d’informazione correlabile al significato mineralogico. Prima di iniziare dobbiamo porci un doveroso quesito:

Sono veri i colori che vediamo nelle nostre immagini?

La risposta è incerta. Insomma, pur assumendo come riferimento inevitabile l’occhio umano e la sua visione, nessuna riproduzione a colori può essere fedele al 100%, a causa delle differenze nella tecnologia di acquisizione, delle caratteristiche e delle limitazioni della riproduzione sullo schermo del computer, dei “settaggi” dello stesso, del filtro atmosferico, etc…

Inoltre c’è sempre la soggettività della visione sulla quale si potrebbe aprire un intero dibattito. Altre differenze si aggiungono a seconda della tecnica scelta per l’acquisizione e l’indagine, ma in ogni caso, qualsiasi sia la combinazione di strumenti preferita, la selenocromatica deve mantenere fede al concetto di rappresentatività: a diversi colori lunari devono corrispondere diversi minerali.

L’espressione di “colori rappresentativi”, è usualmente associata alle immagini riprese con il HST (Hubble Space Telescope), volendo sottolineare il concetto che i colori delle riprese del telescopio sono fedeli ai processi fisici oggetto di indagine. Per estensione quindi i colori che restituiranno le nostre immagini dovranno essere “rappresentativi” delle teorie sui processi evolutivi del nostro satellite e contribuire a confutarle o convalidarle, in un affascinante rimando reciproco.

[…]

MINERALI E COLORI

La “miscela” di elementi che compongono un dato minerale determina in gran parte come questo si comporta quando viene colpito dalla luce solare, riflettendo onde elettromagnetiche di una data lunghezza d’onda, la cosiddetta firma spettrale.

Le rocce lunari, col loro spettro di riflessione che va dai raggi γ alle radio-onde, non fanno eccezione e noi sfrutteremo proprio tale principio per ottenere informazioni. Prima di iniziare l’acquisizione delle immagini è necessario tenere a mente un importante fattore tecnico:

La superficie della Luna, essendo sferica, si curva ai bordi, influendo sulla qualità della radiazione catturata. 

L’articolo completo disponibile sul n. 255 Aprile-Maggio

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