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E’ morto Eugene Cernan, “l’ultimo Uomo sulla Luna”

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«We leave as we came, and, God willing, we shall return,
with peace and hope for all mankind».
Capitano Eugene Cernan

Eugene Cernan, l’ultimo uomo ad aver camminato sulla Luna nel dicembre del 1972, ci ha lasciato il 16 gennaio 2017, aveva 82 anni.
Cernan era stato colpito da un ictus diversi mesi fa che lo aveva indebolito. Ha lottato, entrando e uscendo dall’ospedale fino alla fine del 2016. La famiglia ha preferito mantenere il massimo riserbo sulle sue condizioni fino alla fine.

Una magnifica immagine al “chiaro di Terra” di Eugene A. Cernan durante la prima EVA del 12 dicembre 1972, ripreso da Harrison J. “Jack” Schimitt. Crediti: NASA

L’umanità perde l’ennesimo moonwalkers e oggi sono rimasti 6 dei 12 uomini che hanno avuto il privilegio di posare i piedi sul nostro satellite naturale e a vedere la Terra dalla Luna.

Eugene Cernan fu uno dei 14 astronauti selezionati dalla NASA nel mese di ottobre 1963. Fu pilota durante la missione Gemini 9 con il comandante Thomas Stafford – un volo di tre giorni nel giugno 1966 – durante la quale effettuò una complessa EVA (Extra-Vehicular Activity) restando due ore al di fuori della capsula in orbita terrestre. Nel maggio del 1969 effettuò la sua seconda missione come pilota del modulo lunare di Apollo 10, il collaudo generale prima dell’allunaggio di Apollo 11. La missione confermò le prestazioni, la stabilità e l’affidabilità del modulo di comando e servizio Apollo e quella del modulo lunare. La missione scese a poco più di 14 chilometri dalla superficie della luna. In un’intervista di alcuni anni fa, Cernan scherzando, ma non troppo, disse: «Continuo a dire all’amico Neil Armstrong che noi di Apollo 10 abbiamo tracciato quella linea bianca nel cielo, la strada verso la Luna fino a pochi chilometri in modo che lui non potesse perdersi e tutto ciò che doveva fare era solo atterrare».

L'equipaggio dell'Apollo 17 posa, con un Lunar Roving Vehicle (LRV) per l'addestramento, durante il "roll out" del vettore Saturn V (nello sfondo) che il 7 dicembre 1972 alle 05:33:00 UTC li porterà fuori dall'atmosfera terrestre verso la Luna. In piedi da sinistra, il pilota del Modulo di Comando Ron Evans e il pilota del Modulo Lunare Apollo Harrison Schmitt, seduto il Comandante Eugene Cernan. Fu la sesta e ultima missione che portò degli uomini a camminare sulla superficie lunare. Crediti: NASA

Naturalmente la sua missione più importante è stata Apollo 17: con il compagno Harrison “Jack” Smith restò tre giorni sulla Luna effettuando tre uscite extraveicolari molto proficue – mentre il terzo membro dell’equipaggio, Ronald E. Evans, li attese a bordo del Modulo di Comando in orbita lunare. L’utilizzo del lunar rover permise ampie esplorazioni della Taurus-Littrow Valley, la raccolta di numerosi chilogrammi di campioni lunari e diversi esperimenti sul suolo lunare.

Apollo 17 ha stabilito inoltre diversi nuovi record per il volo spaziale umano, tra cui: il più lungo volo con atterraggio lunare (301 ore, 51 minuti); la più lunga attività extraveicolare sulla superficie lunare (22 ore, 6 minuti); il più alto peso totale dei campioni lunari raccolti (111 kg); e il tempo più lungo in orbita lunare (147 ore, 48 minuti).

Al momento di lasciare per l’ultima volta la superfice lunare, Cernan pronunciò questa frase:

«I’m on the surface; and, as I take man’s last step from the surface, back home for some time to come – but we believe not too long into the future – I’d like to just [say] what I believe history will record. That America’s challenge of today has forged man’s destiny of tomorrow. And, as we leave the Moon at Taurus-Littrow, we leave as we came and, God willing, as we shall return: with peace and hope for all mankind. Godspeed the crew of Apollo 17».

(Mentre compio l’ultimo passo umano sulla superficie, per tornare a casa in attesa delle future esplorazioni – ma crediamo non troppo nel futuro – voglio dire ciò che credo la storia ricorderà, che la sfida Americana odierna ha forgiato il destino degli uomini di domani. E, mentre lasciamo Taurus-Littrow sulla Luna, la lasciamo come arrivammo e, Dio volendo, come ritorneremo, in pace e speranza per tutta l’umanità. Dio assista l’equipaggio di Apollo 17).

L'autore con Gene Cernan a San Diego, durante uno dei loro incontri. Foto di Luigi Pizzimenti.

A tu per tu con il Capitano

Il mio rapporto personale con il Capitano era di lunga data. L’ho incontrato in molte occasioni e in varie parti del mondo, anche nella mia città: Milano. Era un uomo con una grande personalità, affabile e naturalmente orgoglioso della sua carriera astronautica. Di seguito alcune delle sue risposte più significative.

Cernan: «Una delle cose che ho osservato è che quasi nessuna delle domande che ricevo riguardano la tecnologia che abbiamo utilizzato. Le persone non chiedono quanto velocemente andavamo mentre orbitavamo intorno alla Luna, le domande che le persone fanno sono sull’umanità di questa esperienza. Che cosa sentivate? Come dormivate? Eravate spaventati? Vogliono sapere dell’esperienza di fare il primo passo sulla Luna. Rispondo che è stato importante per me e nessuno me lo può portare via. Per me i passi memorabili sono stati gli ultimi».

“Blue Marble”. La più classica delle immagini della Terra fotografata dallo spazio è stata scattata il 7 dicembre 1972, proprio durante la missione Apollo 17, nel viaggio che stava portando i tre astronauti verso la Luna. Questo è lo spettacolo che si sono trovati davanti... Crediti: NASA

La sua esperienza è stata solo tecnologica o anche di fede?

Cernan: «Quello che ho visto mentre guardavo la Terra dalla Luna, era tutto troppo bello per essere accaduto per caso. Guardando la Terra, ho avuto la sensazione che fossi seduto sulla veranda di Dio».

Sulla Luna pensavate ai rischi che correvate?

Cernan: «Abbiamo trascorso tre giorni di duro lavoro, avevamo una missione da compiere. Ero consapevole che se fossi caduto e la mia tuta si fosse strappata o se il motore non si fosse riacceso sarei potuto morire, ma non vivevo tutto questo con paura. Siamo stati sempre consapevoli dell’ambiente ostile che ci circondava. Abbiamo scavato trincee e fatto carotaggi, scattato migliaia di foto di quella “magnifica desolazione”. Jack (Schmitt, pilota del modulo lunare) ha fatto un ottimo lavoro come geologo. Era sempre molto concentrato nel suo lavoro. Ho dovuto dirgli: “Jack, prenditi una pausa, lo devi a te stesso, guarda dove sei!”».

Capitano come si torna alla vita di tutti i giorni sulla Terra?

Cernan: «Torni a casa ed è tutto normale. Avevo vissuto sulla luna per 72 ore e poi ero di nuovo nel mondo reale. È talmente incredibile che spesso mi chiedo se ho fatto quello che penso, se è successo davvero. Sono rimasto nel programma spaziale per 13 anni ed è stato come se qualcuno avesse tagliato quegli anni dalla mia vita e mi avesse messo in un mondo diverso – nel caso di Apollo 17 è stato letteralmente così! – e poi mi ha mandato di nuovo al mio mondo originale. È quasi come se avessi vissuto due vite diverse».

Un’immagine simpatica di Cernan e Evans durante la missione Apollo 17 Credits: NASA

Gli astronauti sono delle persone speciali?

Cernan: «Siamo solo la punta della lancia. Con Armstrong, Shepard, Lovell e tutti gli altri abbiamo rappresentato le persone che ci hanno inviato sulla Luna. È importante ricordare che tutti insieme siamo andati sulla Luna. Ecco perché fino a quando ci saremo, andremo ancora in giro a raccontare la nostra avventura, perché abbiamo la responsabilità di ispirare le nuove generazioni».

Per saperne di più

Cernan ha scritto un libro di memorie The Last Man on the Moon, dal quale è stato tratto un documentario omonimo del libro che racconta la sua vita.

Se vi interessa approfondire, ho scritto: Progetto Apollo “Il sogno più grande dell’uomo” dove troverete i dettagli di tutte le missioni, oltre a interviste e immagini inedite.


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