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Chang’e 4. Una notte più fredda del previsto.

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La posizione del rover Yutu 2, rispetto al lander della missione Chang'e 4, al risveglio dopo la lunga notte lunare, sul lato nascosto della Luna.
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La posizione del rover Yutu 2 rispetto al lander della missione Chang’e 4, dopo il risveglio dalla lunga notte lunare, sul lato nascosto della Luna.

Sul cratere Von Kármán, nel lato nascosto della Luna, da poco meno di una settimana è sorto il Sole, e il lander e il piccolo rover della missione Chang’e-4 si sono risvegliati e hanno ricominciato ad inviare dati al controllo missione del CNSA, l’agenzia spaziale cinese.

Yutu 2 si è risvegliato prima della sonda che l’ha accompagnato fin lì, alle 20 (GMT+8, quindi alle 13 italiane) del 29 gennaio, mentre il lander poco più di un giorno dopo (alle 20:39 GMT+8, del 30 gennaio). Il motivo è molto semplice, il lander è molto più grande di Yutu 2 e necessità di raccogliere maggiore energia solare per riprendere pieno possesso delle sue attività. Di contro il piccolo rover è meno efficente nel mantenere controllata la temperatura nelle ore più calde del giorno, e si è quindi riaddormentato il 3 febbraio scorso, in attesa delle ore più “fresche” del pomeriggio, quando i raggi di Sole avranno un angolo di incisione più basso. Ma andiamo in ordine.

Sopravvissuti alla prima notte lunare, dopo l’atterraggio morbido del 3 gennaio scorso, lander e rover segnano un ulteriore successo per la missione cinese.

Notte e giorno lunari equivalgono a poco meno di 14 giorni sulla Terra, e i due abitanti del lato nascosto della Luna sono entrati in modalità sleep per la mancanza di energia solare, essendo entrambi alimentati per lo più dai grandi pannelli solari che possiedono.

Con i primi raggi di Sole gli strumenti chiave hanno ripreso a funzionare e hanno comunicato con il controllo missione grazie al satellite Queqiao, il “ponte di gazze”. La connessione risulta stabile, rover e lander stanno bene e si trovano a circa 18 metri l’uno dall’altro (il rover a nordovest del lander) e hanno ricominciato ad inviare i dati e le immagini raccolte.

Si è così scoperto che la temperatura della superficie lunare è scesa molto più del previsto, arrivando a meno di 190 gradi centigradi! È la prima volta che la temperatura della notte lunare, sul lato nascosto, viene rilevata di prima mano.

«Secondo le misurazioni di Chang’e-4, la temperatura dello strato superficiale del suolo lunare sul lato più lontano della luna è inferiore ai dati ottenuti dalla missione Apollo degli Stati Uniti sul lato vicino della luna», ha infatti dichiarato Zhang He, direttore esecutivo del progetto della sonda Chang’e-4, della China Academy of Space Technology (CAST), e continua: «Probabilmente è dovuto alla differenza nella composizione del suolo lunare tra i due lati della luna: sono però necessarie analisi più accurate».

Non essendoci atmosfera, le temperature variano enormemente tra il giorno e la notte sulla luna e gli scienziati cinesi non potevano essere sicuri della temperatura raggiunta. Gli unici dati a disposizione fin’ora ottenuti in modo diretto erano appunto quelli delle missioni Apollo, raccolti solo in alcune zone del lato rivolto verso di noi e di giorno. Avendo bisogno di luce per atterrare correttamente e svolgere le operazioni, sono sempre state, ovviamente, missioni svolte durante il giorno lunare, anche se poi sono stati lasciati dei sensori, sotto la superficie, per continuare a monitorare le temperature nel tempo. Nonostante questo l’agenzia cinese è ora soddisfatta di poter avere dati di prima mano.

Anche in occasione della missione precedente, infatti – la Chang’e 3 atterrata sempre con atterraggio morbido, ma sul lato rivolto verso di noi della Luna – gli ingengeri cinesi hanno dovuto affidarsi ai dati raccolti dalla NASA, e il fatto che nonostante questo la missione sia ancora operativa dopo più di 60 notti lunari (in cinque anni) è considerato un successo. Ora invece hanno tutti dati di prima mano sui quali gli scienziati lavoreranno per stimare le proprietà del suolo lunare.

Pur in mancanza di energia solare, rover e lander hanno comunque potuto contare su un generatore termoelettrico a radioisotopi per “mantenersi caldi” durate la notte lunare. Il lander inoltre è anche dotato di una cella termoelettrica, sempre isotopica, e di dozzine di ricettori, per continuare le misurazioni della temperatura sulla superficie durante la notte.

La tecnologia per trasformare il calore da radiosotopi in energia, utilizzata per la prima volta in una nave spaziale cinese, rappresenta un primo esperimento per la Cina, un prototipo per la futura esplorazione dello spazio profondo. Ha infatti dichiarato, in una intervista a Xinhuanet, Sun Zezhou, capo progettista della sonda Chang’e-4, sempre del CAST: «È una tecnologia che dobbiamo padroneggiare se vogliamo raggiungere le regioni polari della Luna o andare oltre Giove, nello spazio profondo, dove l’energia solare non può essere utilizzata come fonte primaria».

Si tratta della stessa tecnologia usata dal rover Curiosity della NASA, che gli ha infatti permesso di continuare le operazioni anche in assenza di energia solare, durante la grande tempesta di polvere dell’estate scorsa, che ha invece bloccato Opportunity.

Se lander e rover possono, in questo modo, evitare di congelare durante la fredda notte lunare, durante il giorno resta il problema dell’eccesso di calore.

Il lander è in grado di autoregolarsi, mentre il rover ha dovuto interrompere le operazioni il 3 febbraio, per i giorni in cui la luce solare è più incidente (durante il mezzogiorno lunare) e le temperature superano i 100°C, ma Yutu 2 ha tenuto a sottolineare che non si tratta di pigrizia… ma solo di una pausa pranzo con sonnellino pomeridiano, necessaria per non surriscaldarsi nella calura, quindi riprenderà a muoversi e raccogliere dati dalla superficie lunare.
Qui di seguito un video rilasciato recentemente in cui vediamo la prima parte del tragitto del rover.


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Coelum Astronomia di Febbraio 2019
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