Attorno alle 9.00 del 5 novembre usciamo dall’hotel e mi separo dal resto della famiglia, che si dirige con Sandra e Corrado al Manor, un centro commerciale a 4 piani, io invece, con Ferruccio e Mauro preferisco fare un giro sul lungo lago, il lago di Ginevra o Lemano, peccato per la giornata grigia, ma almeno rispetto a ieri non piove. Arriviamo fino alla sede dell’ONU passando accanto ad un parchetto in cui scorrazzano scoiattoli e in cui osservo un curioso cerchio delle streghe, funghi che crescono in un cerchio che anno dopo anno si allarga.

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Giunge quindi il momento della tanto attesa visita al CERN (l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare), il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle! Si trova alla periferia di Ginevra al confine tra Francia e Svizzera fra i monti del Giura francese ed il lago di Ginevra. La convenzione che istituiva il CERN fu firmata il 29 settembre 1954 da 12 stati membri e qui vi hanno lavorato alcuni tra i più importanti fisici e premi nobel mondiali tra cui i nostri Rubbia e Zichichi.

Il 10 Settembre 2008 è entrato in funzione l’LHC (Large Hadron Collider), il più grande e potente acceleratore di particelle finora realizzato che può accelerare protoni e ioni fino al 99,9999991 % della velocità della luce e farli successivamente scontrare in appositi rivelatori posti lungo un tunnel circolare di 27 km a 100m di profondità. Forse qui avremo le risposte alle nostre domande.

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Veniamo depositati al Visitor Center e ci dividiamo in due gruppi per la visita libera del Globe, “Universe of particles” e della mostra interattiva “Microcosm”. Ogni visita dura un’ora e la prima prevede l’ingresso al Globe, una grande cupola all’interno della quale è presente un’esposizione che permette di esplorare il mondo delle particelle, facendo immergere lo spettatore in un ambiente avveniristico e spettacolare: sedie sferiche in cui una voce registrata guida alla scoperta del CERN, altri piccoli globi che funzionano da visori touch-screen e proiezioni sulle pareti della cupola come in un grande planetario.

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Nella mostra Micrcosm si esplorano invece i misteri dell’universo, scoprendo attraverso svariati exhibit le 4 forze fondamentali (Interazione forte, Interazione debole, Gravità ed Elettromagnetismo ) ed il funzionamento degli enormi rivelatori: l’ATLAS (A Toroidal LHC Apparatus) dimensioni 22X46 m e 7000 tonnellate di peso, il CMS (Compact Muon Solenoid) del diametro di 15m e del peso di 12000 t capace di generare un campo magnetico 100.000 volte più potente di quello terrestre.

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E poi l’LHCb studiato per la ricerca dell’antimateria, e ALICE, che studia il plasma quark-gluone, una nuova forma di materia esistita nelle prime fasi dell’universo.

Mangiamo un panino al volo e poi ci attende la spiegazione di un ricercatore del CERN, Giordano Cattani in un’apposita sala dell’esposizione Microcosm.
Ci accomodiamo sulle sedie della saletta e Giordano ci mostra una serie di slide raccontandoci che l’LHC contribuirà ad una migliore comprensione dei segreti più profondi dell’universo: i fisici di tutto il mondo aspettano con ansia i primi risultati che potrebbero aprire nuovi e inaspettati orizzonti. All’interno del tunnel i fasci di protoni vengono lanciati ad una velocità prossima a quella della luce grazie ad un’accelerazione indotta da 1800 magneti superconduttori, raffreddati a meno 271 gradi Celsius (il materiale è il niobiotanio ), capaci di produrre un campo magnetico di 8 Tesla.

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L’energia prodotta negli scontri tra i protoni è di 14 TeV (teraelettronvolt), ricreando le condizioni estreme che si avevano 1 milionesimo di milionesimo di secondo dopo il Big Bang! Gli argomenti sono interessantissimi, ma vuoi l’orario pomeridiano, vuoi la penombra della sala e vuoi il microfono che non funziona (incredibile in un luogo tanto tecnologico!), alcuni di noi cedono alla stanchezza abbandonandosi sulle sedie.

Ma il nostro Giordano procede imperturbabile nelle spiegazioni : 13,7 miliardi di anni fa, dopo il Big Bang, materia e antimateria avrebbero dovuto annichilarsi ma ciò non avvenne probabilmente a causa di un leggero squilibrio a favore della materia. Oggi al CERN si cerca di capire come mai avvenne questo ed addirittura si tenta di ricreare antimateria stabile in laboratorio. Già nel 1965 all’acceleratore PS del CERN il gruppo di ricerca condotto da Zichichi scoprì il primo nucleo di antimateria (antideuterio). Nel 1997 furono creati 50.000 atomi di antiIdrogeno, nel 2010 sono stati imprigionati 38 atomi dello stesso elemento per qualche decimo di secondo e nel 2011, 300 atomi per 16 minuti!

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Vado con la mente all’esperimento AMS portato a bordo della stazione spaziale dall’Endeavour, proprio alla ricerca di antimateria e agli astronauti incontrati di recente alla Sala Borsa di Bologna nell’ambito dell’iniziativa Space, Paolo Nespoli e Catherin Coleman della missione MAGISSTRA, Roberto Vittori, Gregory Harold Johnson e Andrew Jay Feustel equipaggio dell’ultimo volo dello shuttle Endeavour.

Nella sala qualcuno si perde definitivamente tra calcoli e ardite argomentazioni e mio figlio Leonardo assieme al compagno Corrado si divertono a scovare chi russa.
Giordano ci mostra un diagramma in cui si evidenzia come la materia ordinaria sia solo il 4% di ciò che costituisce l’universo, il resto è “materia oscura” (composta dai fantomatici neutralini) ed addirittura il 70% è “energia oscura” , o energia del vuoto. In parole povere conosciamo una frazione veramente esigua del nostro universo. All’LHC si spera di scoprire anche il Bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio, la particella responsabile della massa delle particelle ipotizzata all’interno del Modello Standard, che ancora sfugge ai ricercatori.

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La conferenza è finita, ci spostiamo dal visitor center ai laboratori veri e propri mentre un timido sole ci scalda un po’ dall’umidità di questi giorni e veniamo condotti alla sala controllo del CERN e successivamente in una sorta di hangar in cui vengono preparati e montati i vari componenti dell’acceleratore, per essere poi trasferiti sotto terra nel tunnel, a cui purtroppo non abbiamo accesso essendo una zona off-limits per i visitatori.

Un altro ricercatore del CERN, Alfio Lazzaro, ci spiega infatti come il tunnel ed i rivelatori siano un’area potenzialmente pericolosa, infatti appena 10 giorni dopo l’inaugurazione, il 19 Settembre 2008, i lavori furono fermati a causa di una fuga di elio liquido e venne ripresa l’attività solo il 20 Novembre del 2009.

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A quel punto la domanda sorge spontanea: “ Alfio, è vero che durante gli esperimenti del CERN si potrebbero formare buchi neri ? Il ricercatore sorride “ Come al solito i giornalisti esagerano, in linea teorica c’è una remota possibilità che si possano creare mini buchi neri stabili che abbiano una velocità di fuga inferiore a quella terrestre, ma non c’è assolutamente da preoccuparsi”.

Ci conduce attraverso il capannone a vedere una copia di una porzione del tunnel spiegandocene in maniera chiara e brillante il funzionamento.

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“Ma quindi questa notizia dei neutrini che viaggiano più veloci della luce?”, incalza il nostro gruppo.

“Quando si fanno scontrare i protoni”, risponde, “si crea un fascio di neutroni e di neutrini (particelle con una massa da 100.000 ad un miliardo di volte inferiore a quella dell’elettrone ). I neutrini dovrebbero essere più lenti della luce ma in seguito all’esperimento OPERA, sono arrivati al Gran Sasso dopo un viaggio di 730 km nella crosta terrestre, 60 nanosecondi prima del dovuto. Si attendono ulteriori conferme sia al CERN che in altri laboratori mondiali tra cui il MINOS americano ed in Giappone. Staremo a vedere.”

Il nostro gruppo prende coraggio appassionandosi e le domande fioccano. “Esistono le particelle supersimmetriche, altre dimensioni previste dalla teoria delle stringhe? E i gravitoni, quando verranno scoperti?”E l’unificazione delle 4 Forze fondamentali? Si forma un capannello che lo circonda a dimostrazione di come la divulgazione scientifica al grande pubblico sia importante allo stesso modo della ricerca scientifica: saper spiegare in maniera semplice concetti complicati non è da tutti e devo dir la verità Alfio è veramente bravo, non per niente viene dagli ambienti accademici americani in cui ha lavorato per diversi anni.

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Negli Stati Uniti infatti si pone grande attenzione alla divulgazione scientifica, spiegare ciò che si fa nei laboratori e come vengono impiegate le risorse economiche della collettività, aiuta ad avere consensi nell’opinione pubblica, ad accedere a nuove risorse e a stimolare i giovani ad intraprendere questo tipo di studi. Cosa che purtroppo viene fatta raramente in Italia.

Ci saluta ricordando come le ricadute delle ricerche che si compiono al CERN investano tantissimi campi della vita quotidiana, dalla medicina (cura dei tumori ), al trattamento dei rifiuti radioattivi fino ad arrivare alla capacità e potenza di calcolo, da non dimenticare infatti che Internet ed il www sono stati creati al CERN.

Ritorniamo quindi al nostro hotel e dopo cena facciamo una passeggiata sul lungo lago per assistere al momento in cui, alle 22.15, si spegne la gigantesca fontana.

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