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Nevicate di ghiaccio secco su Marte

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La nuvola di anidride carbonica sul polo sud di Marte nell'immagine di MRO (NASA/JPL-Caltech)
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La nuvola di anidride carbonica sul polo sud di Marte nell'immagine di MRO (NASA/JPL-Caltech)

Dalle nostre parti, sulla Terra, si usa per conservare i cibi, raffreddare i processori dei supercomputer e per creare effetti scenografici in molti spettacoli. Ma su Marte, il ghiaccio secco (o meglio, anidride carbonica allo stato solido), crea vere e proprie nevicate. Lo ha scoperto la sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA, individuando il primo esempio conosciuto di neve di anidride carbonica nel Sistema Solare.

In un articolo pubblicato su Journal of Geophysical Research, Paul Hayne del NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena e i suoi colleghi descrivono una nuvola di anidride carbonica congelata, osservata nel 2006/7 nei pressi del polo sud del Pianeta Rosso, in quella che da quelle parti è la stagione invernale. Hayne e i suoi colleghi hanno analizzato i dati ricavati dal Mars Climate Sounder, uno dei sei strumenti di MRO, che rileva le emissioni in nove lunghezze d’onda tra il visibile e l’infrarosso. I dati hanno fornito informazioni su temperature, grandezza e concentrazione delle particelle presenti nella nuvola. Hanno così concluso di trovarsi di fronte a una nuvola di anidride carbonica allo stato solido, persistente e del diametro di circa 500 km sul polo, più altre nuvole più piccole e di vita più breve a latitudini tra i 70 e gli 80 gradi sud. “Siamo sicuri che si tratti di anidride carbonica, e che i fiocchi siano abbastanza grandi da causare precipitazioni e l’accumulo di neve sulla superficie” spiega Hayne.

L’anidride carbonica congela e solidifica a temperature inferiore ai 125 gradi Celsius. Il polo sud è l’unica zona di Marte dove l’anidride cabonica congelata si trova per tutto l’anno marziano, e ci si è sempre chiesti da dove venga: se dal precipitazioni atmosferiche, o dal congelamento di quella già presente sulla superficie. Questo studio dimostra che almeno sulla sommità della calotta polare le precipitazioni sono la fonte più importante.