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22 Dicembre Solstizio e Congiunzione Luna-Giove

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Credit: https://theskylive.com/
Tempo di lettura: < 1 minute

Diversi sono gli eventi che caratterizzeranno la giornata del 22 dicembre.

Solstizio d’Inverno 22/12/2023 ore 04:27 (Roma)

Si inizia la mattina, o meglio ancora nella notte, con il solstizio d’inverno alle ore 04:27.

CONGIUNZIONE LUNA-GIOVE

In tutta la serata invece, già dal tramonto del Sole alle 16:42,  a sud-est compariranno Giove e Luna ad una distanza di circa 2,6° fra loro ed un altezza sull’orizzonte di circa 33°.

La congiunzione ci terrà compagnia per quasi tutta la notte. Il pianeta e il satellite tramonteranno infatti solo intorno alle 3:00 del giorno successivo.

Luna-Giove alle 16:45 UTC+1 Credit: https://theskylive.com/

MERCURIO CONGIUNZIONE INFERIORE

Stesso giorno, altro evento interessante: Mercurio in congiunzione Inferiore. Il piccolo pianeta tuttavia in questa occasione non transiterà davanti al Sole.

Ricordiamo che le congiunzioni inferiori di Mercurio con il Sole si ripetono con una cadenza di circa 115-121 giorni. Intervallate dalle congiunzioni Superiori.

Sole – Mercurio congiunzione inferiore alle 11:45 del 22 dicembre UTC+1. Crediti https://theskylive.com/

 

PER TUTTI GLI EVENTI DEL MESE: IL CIELO DI DICEMBRE

C’è un buco nero al centro del Sole?

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Buchi neri primordiali. Immagine di ESA/Hubble, N. Bartmann., CC BY-SA
Tempo di lettura: 3 minuti

C’è un buco nero al centro del Sole? Una domanda sulla materia oscura nell’Universo

C’è un buco nero al centro del Sole? Domanda insolita, cui si sarebbe portati a rispondere in modo negativo, a meno che non la si riformuli in termini di esistenza della materia oscura. Come sappiamo dalle numerose evidenze osservative a suo favore, la materia oscura costituisce la componente di materia nell’Universo non emittente luce, ma la sua natura è ancora motivo di discussione tra gli astrofisici. C’è chi adotta un punto di vista microscopico, ipotizzando che essa sia formata da particelle sconosciute, come le particelle massive debolmente interagenti (WIMPs, i.e., Weakly Interacting Massive Particles), gli assioni e i neutrini sterili, e chi adotta invece un punto di vista macroscopico, introducendo nuovi oggetti stellari estremamente massicci e compatti nell’alone della Via Lattea (MACHOs, i.e., MassiveCompact Halo Objects) o chiamando in causa i misteriosi buchi primordiali (PBHs).

In particolare, i PBHs si configurano come interessanti candidati per spiegare la composizione della materia oscura. Originatisi nei primi istanti di vita dell’Universo, i PBHs più piccoli sarebbero ormai evaporati per via dell’emissione della radiazione termica di Hawking, che ne comporta la progressiva perdita di massa, mentre quelli più grandi sarebbero ancora oggi visibili, nonostante la loro massa si sia ridotta attraverso il medesimo processo. Ebbene, pare che tali PBHs sopravvissuti, se aventi massa simile a quella degli asteroidi (i.e., nel range 10-16 − 10-10 masse solari, quindi molto minore di quella del Sole), possano essere catturati da stelle di tipo solare al momento della loro formazione. Tali stelle sono state chiamate “stelle di Hawking” e sono dunque alimentate in parte dalle reazioni di fusione nucleare, e in parte dall’attività del PBH che contengono. Chiaramente, l’evoluzione di queste stelle è pesantemente influenzata dalla presenza del PBH centrale, poiché esso ingloba materia della stella (meccanismo di accrescimento) e al contempo emette radiazione di Hawking che viene assorbita dalla stella stessa, fornendole energia (meccanismo radiativo).

Meccanismo di emissione della radiazione di Hawking. Crediti https://physicsfeed.com/

Utilizzando il simulatore MESA (Modules for Experiments in Stellar Astrophysics), sono stati realizzati due modelli evolutivi per una stella di Hawking di tipo solare, basati sulla combinazione di accrescimento e di efficienza radiativa del PBH centrale, ossia della sua capacità di emettere energia sotto forma di radiazione di Hawking. Il primo modello prevede un PBH con alta efficienza radiativa e corrisponde allo scenario in cui la stella che lo ospita riesce a sostenere il passaggio dalla fase evolutiva di sequenza principale in cui si trova a quella di subgigante grazie all’energia ricevuta, mentre il secondo modello assume un PBH con bassa efficienza radiativa, fatto che determina il rapido collasso della stella ospite, non adeguatamente alimentata. Gli esiti dei due modelli sono perciò diametralmente opposti: nel primo caso, la stella di Hawking può vivere a lungo in equilibrio con il PBH centrale, ma nel secondo essa è presto condannata a trasformarsi in un buco nero più massiccio di quello in essa contenuto.

Comunque sia, questo studio dimostra che l’esistenza dei PBHs al giorno d’oggi è possibile, e che essi potrebbero essere dei validi costituenti della materia oscura nell’Universo. Con la riserva di ampliare il campione di stelle di Hawking oggetto di analisi e di trovare risposta alle innumerevoli questioni irrisolte riguardo i processi evolutivi che le caratterizzano, gli scienziati si propongono allora di effettuare ulteriori indagini su questo scottante argomento.

 

Fonte: arxiv.org

I Neutrini per Comprendere l’Origine dei Raggi Cosmici

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Raggi cosmici visti da Terra. Immagine di ASPERA/Novapix/L. Bret.
Tempo di lettura: 2 minuti

Neutrini altamente energetici, la chiave per comprendere l’origine dei raggi cosmici all’interno della Via Lattea

 

Nel corso dell’anno 2023 l’ IceCube Neutrino Observatory ha annunciato la scoperta dei primi neutrini altamente energetici provenienti dal disco della Via Lattea: una notizia importante, che sembra finalmente comprovare l’esistenza dei cosiddetti PeVatrons, sorgenti stellari capaci di accelerare i raggi cosmici fino ad elevatissime energie, nel range dei PeV (1 PeV corrisponde a circa eV).
I raggi cosmici, formati da particelle cariche di varia natura, possono essere originati da sorgenti sia galattiche sia extragalattiche. Nel primo caso, però, identificare queste sorgenti è un compito molto difficile, poiché i raggi cosmici rimangono intrappolati all’interno della Via Lattea per l’azione del suo campo magnetico e sono costretti a vagare a lungo, anche per milioni di anni, prima di riuscire a scappare nello spazio. Il loro percorso viene dunque deviato innumerevoli volte dalla materia circostante, di modo che non è più possibile risalire al punto in cui è avvenuta la loro emissione, ovvero quello in cui si trovano le sorgenti. Il problema è tanto maggiore nel caso dei raggi cosmici PeV, dato che nessuna loro sorgente è stata ancora direttamente osservata. Ciò che sappiamo è che i resti di supernova vengono attualmente considerati i candidati più probabili per fornire il giusto meccanismo di accelerazione, grazie alle veloci onde d’urto con cui spazzano il mezzo interstellare dopo l’esplosione di supernova.

Punto del disco della Via Lattea indicato dal flusso di
neutrini provenienti dai raggi cosmici per la localizzazione
dei PeVatrons. Immagine di arxiv.org.

Siccome il flusso di raggi cosmici che arriva alla Terra è diffuso proprio a causa di queste continue deflessioni, per localizzare i PeVatrons è necessario sfruttare delle particelle debolmente interagenti con il mezzo che attraversano. Gli astronomi hanno quindi pensato ai neutrini altamente energetici che vengono prodotti in cascate assieme ad altre particelle come i muoni quando i raggi cosmici PeV si trovano confinati sul piano della Via Lattea. I neutrini, infatti, sono particelle estremamente leggere, soggette solo alla forza debole e prive di carica elettrica, motivo per cui essi non subiscono l’effetto del campo magnetico galattico e possono viaggiare indisturbati dal disco della Galassia fino alla Terra. Di conseguenza, misurare la direzione di moto dei neutrini altamente energetici significa poter vedere le sorgenti che li hanno emessi. Per fare questo, l’Osservatorio IceCube è dotato di rivelatori a geometria sferica, detti fotomoltiplicatori, calati ad una profondità di almeno 1.5 km sotto la superficie del ghiaccio antartico. Essi sono in grado di ricostruire i parametri cinematici dei neutrini provenienti dai raggi cosmici individuandole particelle derivanti dalla loro collisione con gli atomi che compongono il
ghiaccio. Con questa tecnica, IceCube ha allora indicato il disco della Via Lattea come zona di emissione dei neutrini altamente energetici: un grande passo avanti, che potrebbe in futuro portare alla determinazione dei PeVatrons. E su questo gli scienziati stanno già lavorando, grazie alla costruzione di due nuovi telescopi per la rivelazione dei neutrini nell’emisfero boreale: il KM3NeT e il Baikal-GVD, situati rispettivamente nel Mar Mediterraneo e nel lago di Baikal. Ciò dovrebbe assicurare una più ampia copertura del flusso dei neutrini altamente energetici in cielo.


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Promo PACK e Numeri Esauriti

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Tempo di lettura: < 1 minute

AVVISO

Il Servizio Assistenza Vendite INFORMA

A partire dal giorno 20/12/2023 sono ESAURITE le scorte di magazzino dei seguenti numeri:

contestualmente non sono più disponibili le promozioni SPECIAL PACK sugli arretrati

Come per il numero 259, anche per gli altri numeri a breve sarà resa disponibile una formula per la prenotazione delle ristampe.

Per ricevere informazioni dirette sullo stato delle ristampe compilare il seguente modulo: https://forms.gle/UcuCdhX31qnoTQLY9

 


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Urano e le sue 27 lune in un unico scatto

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Credit: NASA, ESA, CSA, STScI
Tempo di lettura: 3 minuti

Nuova immagine rilasciata dal JWST con protagonista Urano questa volta accompagnato anche dalle sue 27 lune

 

Il 18 dicembre l’ESA ha rilasciato un nuovo scatto catturato dal JAMES WEBB SPACE TELESCOPE con di nuovo protagonista Urano.

Non è la prima volta che il telescopio inquadra con la sua camera NIRCam il pianeta gassoso, alcune foto erano state diffuse ad inizio anno, ma dal confronto emergono notevoli differenze.

L’immagine di Urano, catturato dalla Near-Infrared Camera (NIRCam) di Webb il 6 febbraio 2023, rivela gli anelli del pianeta. Il pianeta mostra una tonalità blu a colori caratterizzante, realizzata combinando i dati di due filtri (F140M, F300M) a 1,4 e 3,0 micron, mostrati qui rispettivamente come blu e arancione.
Crediti: NASA, ESA, CSA, STScI, J. DePasquale (STScI)

 

NUOVA IMMAGINE CATTURATA IL 4 SETTEMBRE

Nuovo scatto diffuso del pianeta Urano che appare come una sfera luminosa al centro circondata da anelli. Il pianeta è blu con una grande macchia bianca che occupa la metà destra. La macchia è più bianca al centro, poi sfuma in blu quando si espande da destra a sinistra. Anche un sottile contorno di Urano è bianco. Intorno al pianeta c’è un sistema di anelli annidati. Sono presenti deboli macchie arancioni e biancastre, alcune ovali, altre circolari, che sono galassie di sfondo sparse in tutta l’immagine. Diverse sorgenti puntiformi blu luminose più vicine a Urano sono le lune del pianeta. C’è anche una stella luminosa a sinistra del campo, con 8 punte di diffrazione. Credit: NASA, ESA, CSA, STScI

Con la sua squisita sensibilità, Webb ha catturato gli anelli interni ed esterni di Urano, incluso l’inafferrabile anello Zeta, l’anello estremamente debole e diffuso più vicino al pianeta. Ha inoltre fotografato molte delle 27 lune conosciute del pianeta, individuando anche altre piccole lune nascoste fra gli anelli.

Nelle lunghezze d’onda visibili, Urano è sempre apparso come una placida e solida palla blu. Nelle lunghezze d’onda degli infrarossi invece JWST sta rivelando uno strano e dinamico mondo ghiacciato pieno di curiose caratteristiche atmosferiche.

Prende forma così una calotta polare nord stagionale del pianeta più facile da individuare rispetto all’immagine di inizio anno (vedi immagine sopra). Molti i dettagli: la calotta interna bianca e luminosa e la zona scura nella parte inferiore, verso cioè le latitudini inferiori.

Diverse tempeste luminose sono visibili vicino e sotto il confine meridionale della calotta polare. Il numero di queste tempeste, la frequenza e il punto in cui appaiono nell’atmosfera di Urano, potrebbero essere dovuti a una combinazione di effetti stagionali e meteorologici.

La calotta polare continuerà a crescere di visibilità ma mano che il polo del pianeta punterà verso il Sole, cioè avvicinandosi al solstizio e ricevendo più luce solare. Il prossimo solstizio per il pianeta Urano è previsto nel 2028 e gli astronomi sono ansiosi di osservare ogni sorta di variazione. Webb aiuterà a districare gli effetti stagionali e meteorologici che influenzano le tempeste di Urano, il che è fondamentale per aiutare gli astronomi a comprendere la complessa atmosfera del pianeta.

Poiché Urano orbita su un fianco con un’inclinazione di circa 98 gradi, ha le stagioni più estreme del Sistema Solare. Per quasi un quarto di ogni anno uraniano, il Sole splende su un polo, facendo precipitare l’altra metà del pianeta in un oscuro inverno lungo 21 anni.

Grazie all’impareggiabile risoluzione e sensibilità a infrarossi di Webb, gli astronomi ora vedono Urano e le sue caratteristiche uniche con una chiarezza innovativa. Questi dettagli, in particolare del vicino anello Zeta, saranno preziosi per pianificare eventuali future missioni.

Urano può anche fungere da soggetto campione per studiare i numerosi esopianeti lontani di dimensioni simili scoperti negli ultimi decenni. Un “esopianeta nel nostro cortile” come amano definirlo gli astronomi.

Credit:
NASA, ESA, CSA, STScI

Nell’immagine alcuni riferimenti utili per meglio comprendere lo scatto.

1. Le frecce della bussola nord ed est mostrano l’orientamento dell’immagine nel cielo. Si noti che la relazione tra nord ed est nel cielo (visto dal basso) è invertita rispetto alle frecce di direzione su una mappa del terreno (visto dall’alto).
2. La barra della scala è etichettata 16 secondi d’arco. La lunghezza della barra della scala è circa un settimo della larghezza totale dell’immagine
3. I filtri NIRCam di Webb per questa immagine sono F140M (blu), F210M (ciano), F300M (giallo) e F460M (arancione).

Articolo orginale https://esawebb.org/news/weic2332/?lang

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Corsi Accademia delle Stelle in partenza a gennaio: Astrofotografia e Astronomia generale

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Tempo di lettura: 3 minuti

Tornano i Corsi di Accademia delle Stelle: Astrofotografia e Astronomia Generale

 

Sostenuti dal grande successo che da sempre accompagnano i corsi di Accademia delle Stelle, tornano anche nel prossimo anno i corsi indispensabili per arrivare al periodo estivo pronti e preparati!

I prossimi corsi in partenza sono: Astrofotografia e Astronomia Generale. Leggi i dettagli a seguire.

ASTROFOTOGRAFIA

Torna il corso di Astrofotografia di Accademia delle Stelle! Un corso completo rivolto a tutti quelli che vogliono imparare a fotografare il cielo.
Verranno illustrate e spiegate tutte le tecniche per ottenere le migliori fotografie astronomiche con qualsiasi strumento, dal cellulare alla reflex al telescopio: spiegazioni chiare e esaustive guideranno passo passo alla comprensione dell’astrofotografia, dal primo scatto alle tecniche avanzate.
Il corso comprende:
* La guida ai migliori strumenti per astrofotografia, con pro e contro (con un occhio al costo)
* Fotografia senza strumenti (con solo cellulare, bridge o reflex)
* Panoramiche notturne a camera fissa e con inseguimento
* Falsi miti, dati da impostare e guida pratica per lo scatto
* Riprese con inseguimento: astroinseguitore e telescopio
* Post-processing e calibrazione; tutto su: dark, flat, allineamento di più immagini, somma e media, dal FITS alla pubblicazione web/social
* Teoria e pratica dell’elaborazione, i migliori freeware, con dimostrazioni
* Procedure specifiche, passo per passo, per diversi soggetti astronomici
* App, software, risorse online gratuite per astrofotografia,
E… tanto altro.
Il programma completo è nella pagina relativa sul nostro sito: https://www.accademiadellestelle.org/corso-completo-di…/
Le lezioni si terranno tutti i giovedì dal 25 gennaio alle ore 21 con una durata di un’ora e mezzo presso la nostra sede all’EUR e sarà possibile anche seguire il corso telematicamente.
Tutte le lezioni vengono registrate per cui è possibile iscriversi anche a corso iniziato e recuperare le lezioni già fatte, o anche saltare qualche diretta e non perdere comunque la lezione saltata, sia per chi segue in presenza, sia per chi segue da remoto.
ASTRONOMIA GENERALE
Torna, online e in presenza, il Corso Base di Astronomia Generale di Accademia delle Stelle, per sapere tutto sull’universo e i corpi che lo popolano!
Tenuto da un astrofisico e giunto alla tredicesima edizione, il corso è rivolto a tutti ed esplora l’universo “dalle fasi lunari al Big Bang” con aggiornamenti fino alle ultime scoperte dell’astronomia.
Un meraviglioso viaggio alla scoperta di tutti gli oggetti incredibili che popolano l’Universo: pulsar, quasar, buchi neri, pianeti, pianetini e comete, supernove e onde gravitazionali… con immagini spettacolari e spiegazioni che renderanno comprensibili i concetti più importanti dell’astrofisica.
Asteroidi, classificazione ed evoluzione stellare, galassie e cosmologia: non mancheranno notizie storiche su come si è giunti alle attuali convinzioni e nomenclature. Chi segue in remoto ha a disposizione una chat in diretta che permetterà di interagire e fare domande in tempo reale per chiarire ogni dubbio e approfondire i temi della serata.
Il corso si terrà online e in presenza presso la nostra sede all’EUR. I 9 incontri, condotti da Paolo Colona, astrofisico e divulgatore, saranno fruibili su piattaforma telematica e sarà possibile intervenire in diretta con domande: il link per l’accesso sarà inviato settimanalmente (anche a chi segue in presenza).
Le lezioni si possono recuperare! Se si perde la diretta, si potrà rivedere la lezione a piacimento: ogni lezione sarà infatti registrata e messa online su un’area riservata a disposizione di tutti gli iscritti, per sei mesi senza limite di visualizzazioni.
Per entrambi i corsi le quote comprendono:
• Dispense delle lezioni per ulteriori approfondimenti
• Attestato finale di partecipazione
• Consulenza astronomica continua
• Riduzioni sui successivi corsi dell’Accademia delle Stelle (astrofisica e cosmologia, astrofotografia, archeoastronomia e astronomia culturale, astronomia pratica).
• In caso di REGALO ad un’altra persona, invieremo un buono in PDF da stampare e consegnare personalmente.
✦ Prezzo e riduzioni:
• Il prezzo è ridotto fino a 10 giorni prima dell’inizio.
• Altre riduzioni in caso di acquisto di più corsi e per: soci UAI, astrofile in dolce attesa e per chi è già corsista (richiedere coupon via email a eventi@accademiadellestelle.org)
• Ulteriore sconto progressivo in caso di acquisti di più corsi

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Nuovo Canale THREADS della Direttrice

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Tempo di lettura: 2 minuti

Nasce Threads il nuovo social di dibattito di Meta, Coelum Astronomia sceglie di lasciare la parola
alla Direttrice Molisella Lattanzi

 

Nella categoria “social” trovano collocazione tutte le quelle applicazioni che tendono a ricreare un ambiente di socializzazione, più o meno spontanea, fra individui che presentano caratteristiche comuni. Stessa località di residenza per alcuni, interessi per altri, rete di affetti per alcuni ancora. Nel tempo inoltre è evidente come il settore sia evoluto non solo in termini tecnici, ogni app presenta una user experience sempre più performante, ma anche nel target da raggiungere.

Il pubblico infatti non è più un omogeneo blocco a cui “parlare” in ugual maniera ma oggi viene interpretato per fasce. Fasce di età spesso, ma anche genere, passioni e abitudini nella fruizione dei contenuti web. Su tutti è evidente il caso Facebook che nato come un grandissimo calderone in cui cuocere relazioni, opinioni, marketing e altro, oggi è più che altro utilizzato per la rete lavorativa, gli eventi e le dirette.

La curva esponenziale di crescita che aveva accompagnato FB si è leggermente normalizzata lasciando spazio per l’ascesa di altri progetti più o meno di successo come Telegram, WeChat e Weibo ma anche perdendo piattaforme storiche come MySpace o Flick.

Il video, senza alcuna pretesa di ufficialità, mostra l’andamento della crescita dei social in numero di utenti per anno. Il dominio di Meta è indiscusso ma altre industrie mantengono il passo come Google Inc con Youtube e i grandi colossi cinesi.

Negli scorsi giorni Meta ha lanciato il suo nuovo prodotto, Threads. Piattaforma che si pone sin da subito in dichiarata competizione con il pubblico di X, ex Twitter, quindi rivolgendosi ad utenti interessati a notizie, opinioni, comunicazioni e al dialogo, seppur nei limiti della capacità di comprensione reciproca che il mezzo per sua natura offre. Non dimentichiamo infatti che simili strumenti essendo totalmente privi della comunicazione non verbale diventano inevitabilmente per noi umani irriducibili analogici fonti di incomprensioni e tensioni.

Tornando al nuovo social e alla sua dichiarata specificità, la redazione si è interrogata sul migliore approccio con cui partecipare evitando, pratica fortemente sconsigliata, di riprodurre in un copia incolla infinito i medesimi contenuti su ogni canale. Fra le opzioni la scelta è ricaduta su una nuova via di comunicazione fra i lettori e la direttrice, uno spazio per una voce in grado di trasmettere la filosofia alla base delle scelte editoriali, le priorità e il taglio della rivista. 

Un canale di accenni storici e filosofici alla scienza ed alle sue influenze sulla società di oggi. Suggerimenti per le letture di approfondimento, citazioni da voci autorevoli e posizioni assunte nei confronti di scelte che possono impattare sulla formazione culturale dei cittadini europei e italiani.

Vi aspetto quindi in un nuovo ambiente in cui iniziare un dialogo e un confronto su temi cari a tutti noi.

Il nuovo canale THREADS di Molisella Lattanzi è raggiungibile qui https://www.threads.net/@molisellalattanzi

 


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Camera a Nebbia per la Didattica

Tempo di lettura: 5 minuti

AUTOCOSTRUZIONE DI UNA CAMERA A NEBBIA

DI GIANFRANCO MARTINI E FLAVIO CASTELLANI
Osservatorio Astronomico del Monte Baldo

È un fatto accertato, che gli occhi creino una visione errata della realtà; non stiamo parlando di psicologia della percezione, ma proprio di una nostra incapacità, o forse sarebbe più corretto dire “limite”, fisico nell’osservazione di ciò che ci circonda.

Per rendersene conto basta guardare il cielo in una bella nottata. Le stelle ci sembrano tutte alla stessa distanza. La mente sa che vi sono spazi enormi tra una e l’altra ma, ciò nonostante, non riusciremo mai a vedere l’abisso che separa Vega, a 25 anni luce da Deneb a 2600 ed Altair a soli 17. I nostri occhi continueranno a vedere un triangolo, “fissato alla sfera del cielo”. Proprio per questo, colpiscono così profondamente quegli esperimenti che consentono in modo semplice ed immediato di portare ai limiti della nostra capacità di percezione ciò che di solito è invisibile. Il lento oscillare del pendolo di Foucault che con la sua rotazione mostra il moto della terra attorno al suo asse o la camera a nebbia dove, simili a meteore, subitanee scie di vapore, appaiono e scompaiono, rendendo palese che siamo di continuo attraversati da innumerevoli particelle elementari, molte dei quali provenienti dallo spazio, in quella che chiamiamo radioattività naturale.

L’idea di realizzare per il nostro osservatorio astronomico una camera a nebbia, nacque in una visita dell’associazione ai Laboratori Nazionali di Frascati, in una delle giornate Open Labs, nel corso della quale restammo un’ora in contemplazione davanti ad uno strumento simile.

Già nel ritorno in pullman chiacchierammo per ore su come fosse possibile realizzarla e sull’utilità come strumento didattico presso l’Osservatorio del Monte Baldo. La sfida fu raccolta da uno di noi, Gianfranco Martini, che in pochi mesi realizzò un primo modello, seguito poi da altri sempre più grandi, potenti e perfezionati.

 

Il Rivelatore

Il modello di camera a nebbia da noi progettato e realizzato è quello a “diffusione”, evoluzione del primo modello ad “espansione” di Wilson. Il principio, è quello di creare un forte gradiente di temperatura (circa 80/100° C) tra la base e la sommità di un contenitore sigillato. Nella parte superiore, dove il calore è ottenuto da un sistema di resistenze riscaldate dal passaggio di corrente, si trovano due spugne imbevute di alcol isopropilico. Esso evapora e scende nella parte inferiore della camera dove, a contatto con una superficie raffreddata da un sistema frigo, a temperature tra i -40 e i -50 C°, forma uno strato di alcuni centimetri di gas soprasaturo. Il gas, in condizioni di estrema instabilità condensa in scie di vapore attorno agli atomi d’aria ionizzati dal passaggio di una particella radioattiva. La costruzione è relativamente semplice in quanto necessita di un sistema di raffreddamento simile ad un congelatore ed un parallelepipedo trasparente, costruito in plexiglass, aperto su di un lato, come un acquario ribaltato.Per il sistema raffreddante si utilizza un normale compressore da frigo/congelatore da almeno 1 hp assieme ad un radiatore del tipo utilizzato nei comuni condizionatori portatili con abbinate 4 ventole da 120mm e 220 volt. Il radiatore serve per raffreddare e condensare il gas e riportarlo nello stato liquido.
Nella base fredda vengono immesse 2 piastre di alluminio nel cui mezzo è posto, tipo sandwich, un tubo di rame avvolto a serpentina all’interno del quale scorrerà il liquido refrigerante che passando dalla fase liquida a quella gassosa assorbirà il calore dalla base. Si tratta di un passaggio delicato e critico dovendo prestare attenzione al bilanciamento fra la quantità di gas e la pressione in modo da arrivare ad una temperatura di -40°/-50°C. Il gas utilizzato è il R410A,gas con cui si alimentano comunemente i moderni impianti di condizionamento.

Dettaglio della Camera a Nebbia dell’Osservatorio di Monte Baldo

Se non si riesce a realizzare l’impianto di raffreddamento come appena descritto, si può tamponare con del ghiaccio secco che evapora a circa -80 C°. In tal caso sarà sufficiente porre la piastra di alluminio appena al di sopra di una base proprio di ghiaccio secco per ottenere la temperatura desiderata ma, come dicevamo, si tratta di una soluzione precaria che porta con se alcuni svantaggi. Oltre al costo del ghiaccio infatti, ci sono la difficoltà di conservazione, rischi di scottature e vita media utile del ghiaccio piuttosto contenuta.

Per arrivare ad un gradiente di 80/100°, la parte alta del parallelepipedo, in contrapposizione alla base, dovrà essere riscaldata ma sarà sufficiente installare delle resistenze a filo del tipo utilizzato nelle stufette elettriche ed alimentate a 12 volt. Ad una temperatura di 60° C circa otterremo già il gradiente desiderato in grado di rendere molto più spesso lo strato di nebbia che altrimenti sarebbe di solo un centimetro. La camera in effetti funzionerebbe lo stesso ma aumentando l’altezza dello strato di nebbia, come è facile intuire, si semplifica la visione delle particelle.

Un passaggio importante è ottenere una perfetta sigillatura tra la base e il contenitore su di essa appoggiato. Per un lavoro ben fatto è necessaria precisione e cura nell’incollare una normale guarnizione per finestre alla base di alluminio per tutto il perimetro di appoggio. In tal modo si evita che si produca uno scambio di aria dall’esterno all’interno della camera che impedirebbe la formazione dello strato di vapore soprassaturo, inoltre le dimensioni, e con ciò ci stiamo riferendo al solo blocco in plexiglass, non sono critiche ma, bisogna avere un’altezza di almeno 20cm e non superiore ai 25cm e i lati da 25 x 35 cm circa, questi possono variare ma non di molto altrimenti non si riesce a raffreddare sufficientemente.

Un optional che migliora la sensibilità dello strumento è quello di creare un campo elettrico di almeno 15/20.000 volt per “pulire” l’aria contenuta nella camera dal pulviscolo, oltre che da ioni creati nel passaggio delle particelle (Ion Scrubber). Il campo agisce come un cancellino sulla lavagna, rendendo più sensibile il gas al passaggio delle particelle. Il dispositivo che crea il campo si realizza inserendo dei fili di rame sottili nella parte alta, appena al di sotto delle resistenze ai quali verrà collegato un polo di un generatore di alta tensione, mentre l’atro polo andrà collegato alla piastra base. Tali generatori, usualmente alimentati a 6 volt e in grado di creare un voltaggio di 400Kv, sono strumenti abbastanza economici e facilmente reperibili. Un’accortezza da seguire è quella di ridurre l’alimentazione ad 1,2/1,3 Volt, con un regolatore di tensione, in modo da portare il voltaggio ai 15/20 Kv necessari. L’attivazione dello Ion Scrubber è ottenuta tramite un pulsante. Si aziona il campo elettrico per alcuni secondi e poi lo si rilascia, terminato il processo di pulizia si può continuare con l’osservazione delle tracce.

Camera a Nebbia a riposo dell’Osservatorio di Monte Baldo

..continua.

Il resto dell’articolo sulle camere a nebbia è pubblicato in Coelum Astronomia 265. ABBONATI e accedi anche alla versione sfogliabile in digitale.

Occultazione di Betelgeuse: il Video

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Tempo di lettura: 2 minuti

Il video dell’occultazione di Betelgeuse ad opera di Antonio Piras (@antonio-piras)

 

Nella notte fra l’11 e il 12 dicembre, come previsto, l’asteroide Leona ha occultato la stella Betelgeuse. Antonio Piras, autore di Coelum e instancabile astrofilo, non ha mancato l’appuntamento, ecco le sue parole:

Ho rubato altri minuti al sonno per assemblare subito un video con il picco dell’occultazione.

Alle 2:14 Betelgeuse è stata parzialmente oscurata dall’asteroide Leona che dalla mia posizione ha generato una marcatissima riduzione di luminosità della stella alpha di Orione.
Domani e nei prossimi giorni lavorerò al video grezzo a 250 fps per ricavare, se possibile, qualche dato utile dalla curva di luce.”

Betelgeuse è la seconda stella più luminosa della costellazione di Orione ed è una delle preferite con il suo colore rosso penetrante. Ha fatto notizia nel 2020 quando si è inaspettatamente oscurato nel cielo a causa dell’espulsione di una nuvola di polvere da parte della stella stessa.

La costellazione di Orione che mostra Betelgeuse in alto a sinistra (Credito: Till Credner)

 

Le dimensioni stimate per l’asteroide 319 Leona sono di circa 80 km per 55 km che alla distanza di circa 1,8 unità astronomiche corrisponderanno ad una grandezza pari a 46×41 milliarcosecondi, sufficienti per coprire la gigante rossa che a distanza ben maggiore (oltre i 600 anni luce) occupa non più di 40-50 millisecondi d’arco quadrati.

Bisogna tuttavia ricordare che a condizionare l’occultazione che non appare nitida come avverrebbe con un’eclissi ma si mostra solo come un abbassamento della luminosità, concorrono due fattori: il primo è la rotazione dell’asteroide stesso che in alcuni momenti mostra a noi il lato più corto non sufficiente a coprire completamente l’astro, il secondo è l’atmosfera esterna della stella  che non occultata ha contribuito a diffondere luce.

L’occultazione si è presentata anche come un’occasione propizia per degli approfondimenti scientifici e studiare il corretto funzionamento di Betelgeuse. Nei prossimi mesi seguiremo con attenzione l’evolversi delle ricerche e i risultati estratti dai dati.


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Gigantesca Macchia Solare punta verso la Terra

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Un gigantesca macchia solare sta caratterizzando la superficie del Sole nei primi giorni di dicembre

 

A partire dal 02 dicembre gli scienziati di tutti il mondo e del NOAA National Oceanic and Atmospheric Administration  hanno rivolto le loro attenzioni ad una gigantesca macchia apparsa sulla superficie solare, le cui dimensioni sono paragonabili a circa 60 volte quelle della Terra.

Macchie così grandi sono eventi piuttosto rari sulla superficie del Sole ma aldilà dell’effetto scenico c’è un altro aspetto che preoccupa gli scienziati. Questo genere di formazioni sono infatti all’origine di forti venti solari che, quando orientati verso la Terra, finiscono per travolgerla.

I venti solari ricordiamo sono flussi di particelle cariche che impattando con il campo magnetico terrestre finiscono per causare il più delle volte solo delle splendide aurore boreali. Non sempre però il campo magnetico riesce a contenere il getto e quando alcune particelle cariche riescono a superare la nostra barriera naturale, arrivano sulla superficie terrestre causando piccoli, medi o grandi impatti. Il primo ad essere colpito in simili casi è il complesso circuito di distribuzione dell’energia elettrica con la conseguente rottura di apparecchiature o interruzioni di servizio.

Gli scienziati sono tuttavia ottimisti. Sembra infatti che, nonostante le dimensioni generose, il vento generato non mostri livelli particolarmente alti di radiazione.

La macchia, scorta per la prima volta il 2 dicembre, dal 4 punta verso la nostra Terra e così farà ancora per qualche giorno fino a scomparire dall’altro lato della superficie solare durante la rotazione dell’astro. Il Sole compie una rotazione completa su se stesso in 27 giorni ed è probabile che, trascorso tutto il mese di dicembre, visto le particolari dimensioni della macchia, essa possa ricomparire, seppur più piccola, alla vista dei nostri strumenti.

Le macchie solari sono infatti fenomeni transitori e i tempi di vita media non superano in media le poche settimane.

Per seguire l’evoluzione della macchia e le stime sul vento solare spaceweather.com

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Attenti a quei 20 dello ShaRA Team

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Buon Compleanno ShaRA

Il Team ShaRA compie un anno di vita e giunge al suo sesto progetto!

 

Parola al fondatore Alessandro Ravagnin

Il progetto ShaRA è nato ad Ottobre 2022, come aggregazione di astrofotografi amatoriali con la passione per gli oggetti celesti dell’emisfero australe, catturati con l’ausilio dei grandi telescopi remoti ubicati in Cile. Attraverso al condivisione delle risorse economiche e tutte le fasi di sviluppo dei vari progetti osservativi (scelta target, piani di ripresa, tecniche di processing, etc..), il gruppo basa i propri fondamenti sulla libera partecipazione e sulla ripartizione democratica delle risorse, organizzando e gestendo le varie attività esclusivamente da remoto.

La comitiva in un anno è cresciuto molto, superando la ventina di membri, con ricchezza di diversità per età, nazionalità e capacità/esperienza.

Arrivati al sesto progetto abbiamo però avvertito tutti la necessità di una crescita per continuare a camminare insieme: un ritrovo fisico, una stretta di mano, un incrocio di sguardi dal vivo.

Le relazioni “digitali” sono facili, comode e veloci, ma estremamente limitate. E così si è svolto il primo meeting ShaRA in presenza!

Ed ecco i volti loschissimi dei membri

Molte altre info e immagini qui

Il Superstacking

Nei numeri precedenti avrete sicuramente letto del nostro “Superstacking” come metodo inedito di mettere insieme le elaborazioni dei singoli membri del gruppo per migliorare significativamente il risultato dell’immagine finale.

Non siamo mai entrati nel dettaglio, pertanto ora cercheremo di chiarire passo passo come di consueto procediamo nella generazione delle immagini finali dei nostri progetti.

Una volta terminata la consegna delle singole elaborazioni, le stesse vengono rinviate dal coordinatore al gruppo in forma anonima, contestualmente ad un form da compilare con i giudizi relativi a ogni elaborazione.

Esempio di Comparazione. Crediti @ShaRA Team

Il Superstacking è descritto in maniera dettagliata in COELUM 265

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Panorama Mosaico: APP per foto panoramiche

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Dopo diverse ore di esperienza sul campo, l’autore dell’articolo Gabriele Iocco, ha ideato e realizzato l’app Panorama Mosaico per facilitare il lavoro degli appasionati di AstroFotografia Paesaggistica.

 

Benché esistano in commercio teste panoramiche che applicate su un treppiedi sono progettate proprio per  la realizzazione di foto panoramiche e che fanno egregiamente il loro lavoro, l’app che ho voluto sviluppare è un’alternativa gratuita e anche molto comoda dato che oramai abbiamo il nostro smartphone sempre con noi.

Ho iniziato a fare foto panoramiche circa due anno fa e man mano che prendevo confidenza con la tecnica è sorto in me il desiderio di creare panoramiche anche notturne includendo le stelle. Di notte però le condizioni di scarsa luminosità contribuiscono ad aumentare la difficoltà, poiché non siamo in grado di vedere cosa sta inquadrando effettivamente la nostra macchina fotografica. L’idea quindi è stata creare unt’app che aiuti ad orientare la macchina fotografica di volta in volta nella giusta direzione catturando i fotogrammi che andranno a comporre il nostro mosaico.

Una volta scaricata dal PlayStore e avviata, l’app ci mostra le info sul suo funzionamento, dopodiché entriamo nella schermata d’inizio dove dobbiamo inserire tre informazioni che riguardano: il tipo di sensore utilizzato dalla nostra macchina fotografica, la lunghezza focale dell’obbiettivo e la percentuale di sovrapposizione che dovranno avere le nostre immagini [fig.1].

Anteprima Schermata APP “Panorama Mosaico”

 

Nel resto dell’articolo Iocco spiega il corretto funzionamento di tutte le funzioni dell’APP disponibile su Google Play

L’articolo completo su “Panorama Mosaico” è disponibile in Coelum Astronomia n°265 oppure online in Coelum 265 Digitale

Ecco alcuni scatti realizzati dall’autore con l’ausilio dell’app.

Panoramica Majella con vista sull’Adriatico
Numero scatti del mosaico: 9
Tempo esposizione per ogni scatto: 30 sec a 3200 ISO f4 per evitare di avere le stelle “allungate”.
Macchina fotografica: Canon 6D modificata fullspectrum
Filtro anti inquinamento luminoso: Optolong Lpro
Obiettivo: Samyang 14 mm. CREDITI: Gabriele Iocco

 

Panoramica Blockhaus Majella startrail
Numero scatti del mosaico: 27
Tempo esposizione per ogni scatto: 420 sec a 100 ISO f4.
Macchina fotografica Canon 6D non modificata
Filtro anti inquinamento luminoso: No
Obiettivo: Samyang 135 mm.
CREDITI: Gabriele Iocco

 

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SUPERNOVAE: aggiornamenti Dicembre 2023

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RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 115

Lo scorso mese di novembre ha regalato importanti soddisfazioni agli astrofili italiani che si dedicano alla ricerca di supernova extragalattiche.

Iniziamo con la bella doppietta realizzata dal team dell’Osservatorio di Monte Baldo (VR) che continuano a tenere alto il nome dell’ISSP. Gli astrofili veronesi che sono leader indiscussi a livello nazione e fra le più importanti realtà a livello mondiale in fatto di ricerca di Novae Extragalattiche, hanno messo a segno due importanti scoperte nella bella e famosa galassia di Andromeda M31. La prima possibile Nova è stata individuata la notte del 3 novembre alla debole mag.+19,1. L’oggetto in realtà era già stato individuato a fine settembre dal programma professionale ZTF con una luminosità oltre la ventesima magnitudine, senza comunicarlo nel TNS. Gli scaligeri perciò avevano individuato un aumento di luminosità di questo transiente di circa una magnitudine nel giro di un mese, facendo pensare di essere di fronte ad una Nova lenta. Trascorso un altro mese, intorno alla fine di novembre la luminosità è cresciuta ulteriormente raggiungendo la mag.+18. Nessun osservatorio professionale ha ripreso uno spettro di conferma e pertanto a questo transiente è stata assegnata la sigla provvisoria AT2023wnh.

1) Immagine di scoperta della AT2023wnh in M31 realizzata dal team dell’osservatorio di Monte Baldo con il telescopio Ritchey-Chretien 400 mm F.8.

Molto più interessante e più luminosa è stata invece la seconda Nova scoperta nella notte del 23 novembre. Al momento della scoperta anche questo nuovo transiente mostrava una debole luminosità pari alla mag.+19,1 ma due giorni dopo la scoperta era già salita alla mag.+16,9. Questo repentino incremento di luminosità ha permesso di realizzare la famosa “ciliegina sulla torta” con il nostro Claudio Balcon che è riuscito a classificare per primo nel TNS l’oggetto, come una classica Nova. Abbiamo perciò una Nova scoperta e classificata tutto in casa ISSP. La classificazione però non è stata semplice a causa della presenza della Luna quasi piena, non molto distante dalla galassia. Alla Nova è stata assegnata la sigla provvisoria AT2023yij, ma presto dovrebbe prendere la sigla definitiva che molto probabilmente sarà M31-2023-11c con il nome della galassia ospite, l’anno, il mese e la lettera “c” che in questo caso rappresenta la terza Nova scoperta nel mese di novembre del 2023 in M31.

2) Immagine della AT2023yij in M31 realizzata dal team dell’osservatorio di Monte Baldo con il telescopio Ritchey-Chretien 400 mm F.8.

Per proseguire nell’analisi delle scoperte italiane di questo periodo, ci troviamo di fronte ad un’inedita coppia romagnola/toscana, formata da due bravi ed esperti astrofili quali Mirco Villi e Michele Mazzucato. Entrambi collaborano da diversi anni con i professionisti americani del CRTS Catalina. Le supernovae scoperte sono addirittura tre. Questi successi sono stati ottenuti analizzando immagini professionali realizzate con il telescopio Cassegrain di 1,5 metri di diametro dell’osservatorio americano sul Mount Lemmon in Arizona.  Il primo transiente è stato individuato la notte del 10 ottobre nella piccola galassia a spirale PGC1495 posta nella costellazione di Andromeda alla notevole distanza di 800 milioni di anni luce. Al momento della scoperta l’oggetto mostrava una luminosità pari alla mag.+20,3 e nei giorni successivi è aumentato di circa una magnitudine. Nella notte del 27 ottobre gli astronomi americani dal Cerro Tololo Observatory con il SOAR Souther Astrophysical Research Telescope, un moderno telescopio da 4,10 metri con ottiche attive posto a 2.700 metri di altitudine sul Cerro Pachon in Cile, ottengono lo spettro di conferma. La SN2023uru, questa la sigla definitiva assegnata, è una supernova di tipo II con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiano alla velocità di circa 14.500 km/s.

La seconda scoperta è stata invece realizzata la notte del 4 novembre nella piccola galassia PGC57929 posta nella costellazione di Ercole a circa 600 milioni di anni luce di distanza. Nessun osservatorio professionale ha ripreso uno spettro di conferma e pertanto al transiente è stata segnata la sigla provvisoria AT2023wup. La terza ed ultima scoperta della coppia Villi-Mazzucato è stata ottenuta la notte dell’8 novembre nella galassia a spirale barrata NGC6926 posta nella costellazione dell’Aquila a circa 280 milioni di anni luce di distanza. Al momento della scoperta l’oggetto mostrava una luminosità pari alla mag.+19,3. Anche in questo caso nessun osservatorio professionale ha ripreso uno spettro di conferma e pertanto al transiente è stata segnata la sigla provvisoria AT2023xbb.

Veniamo adesso ad altre due supernovae, completamente amatoriali, dalla scoperta alla classificazione, realizzate dall’incredibile astrofilo giapponese Koichi Itagaki e classificate dal nostro Claudio Balcon. La prima scoperta è stata realizzata la notte del 31 ottobre nella galassia a spirale NGC4363 posta nella costellazione del Drago a circa 70 milioni di anni luce di distanza. Posizionata a soli 15° dal Polo Nord celeste è un oggetto circumpolare e perciò visibile tutta la notte. Al momento della scoperta mostrava una luminosità pari alla mag.+16. Grazie allo spettro di conferma ottenuto dal nostro Claudio Balcon nella stessa notte della scoperta, con il telescopio Newton da 41cm,  è stato possibile classificarla di tipo II molto giovane a pochi giorni dall’esplosione ed assegnarle la sigla definitiva SN2023wcr. Durante tutto il mese di novembre la supernova ha mantenuto una luminosità costante intorno alla mag.+16 facendo ipotizzare di essere di fronte ad una supernova di tipo IIP cioè con “plateau” che dovrebbe lasciare la luminosità invariata su questi livelli per almeno altri due mesi.

3) Immagine della SN2023wcr in NGC4363 realizzata da Riccardo Mancini con un telescopio Newton 250 mm F.5 somma di 70 immagini da 30 secondi.

La seconda supernova giapponese/italiana è stata scoperta la notte del 14 novembre nella galassia lenticolare NGC682 posta nella costellazione della Balena a circa 240 milioni di anni luce di distanza. Al momento della scoperta mostrava una luminosità molto debole, pari alla mag.+18,1. Il giorno seguente la luminosità del nuovo oggetto era già aumentata di mezza magnitudine ed ancora una volta il nostro Claudio Balcon non si è lasciato scappare l’occasione di classificare anche questa. Si tratta di una supernova di tipo Ia scoperta 10-15 giorni prima del massimo di luminosità, che si verificherà verso la fine del mese di novembre con una luminosità intorno alla mag.+15,0 / +15,5. A questa supernova è stata assegnata la sigla definitiva SN2023xtg. Da notare che il bravo astrofilo giapponese ha battuto sul tempo i programmi professionali dello ZTF che avevano immortalato la supernova il giorno precedente a mag.+19,1 ed anche quelli del Pan-STARR che due giorni prima di Itagaki l’aveva ripresa alla mag.+19,6. Con questi due successi il bravo astrofilo giapponese raggiunge quota 178 scoperte, consolidando la terza posizione nella Top Ten mondiale, mentre l’astrofilo bellunese raggiunge quota 116 classificazioni di supernovae inserite per primo nel TNS.

Immagine della SN2023xtg in NGC682 realizzata da Riccardo Mancini con un telescopio Newton 250 mm F.5 somma di 20 immagini da 120 secondi.

Concludiamo questa ricca rubrica con una curiosità. Nella notte del 4 novembre il programma professionale denominato GOTO Gravitational Optical Transient Observer ha individuato una nuova stella di mag.+18,1 nella galassia irregolare barrata NGC3690 posta nella costellazione dell’Orsa Maggiore a circa 135 milioni di anni luce di distanza. Questa galassia è in collisione con la galassia irregolare barrata IC694, formando una coppia di galassie, conosciute anche come Arp299. Nella notte del 6 novembre gli astronomi cinesi del Yunnan Observatory, con il Lijiang Telescope da 2,4 metri hanno ripreso lo spettro di conferma. La SN2023wrk, questa la sigla definitiva assegnata, è una supernova di tipo Ia molto giovane scoperta circa tre settimane prima del massimo di luminosità, che si è verificato intorno alla mag.+14 a fine novembre, diventando la supernova più luminosa di questo periodo. La particolarità di questo transiente sta principalmente nel fatto che si tratta della quattordicesima supernova esplosa in questa interessante coppia di galassie. Un vero record ottenuto in soli 31 anni. La prima supernova conosciuta esplosa in questa coppia di galassie risale infatti al 9 marzo 1992 con la SN1992bu.

5) Immagine della SN2023wrk in NGC3690 ottenuta dall’astrofilo spagnolo Jordi Camarasa con un telescopio da 500 mm F. 6,9 somma di 12 immagini da 60 secondi.

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Il Cielo di Dicembre 2023

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IL CIELO DI DICEMBRE 2023

Solstizio d’Inverno 22/12/2023 ore 04:27 (Roma)

Crediti: https://in-the-sky.org/

COSTELLAZIONI DI DICEMBRE 2023

Il cielo di dicembre è popolato da suggestive e inconfondibili costellazioni: su di esso sono incise le storie di personaggi mitologici, come Orione e Perseo.

Tutte le descrizioni sono in Le Costellazioni del mese di Dicembre

a cura di @teresamolinaro

I principali eventi di Dicembre 2023

Data Orario Oggetto/i Evento
01/12/2023 05:01:34 Luna-Polluce Congiunzione
02/12/2023 05:59:54 Luna-Presepe Congiunzione
04/12/2023 02:17:49 Luna-Regolo Congiunzione
04/12/2023 15:22:25 Mercurio Massima Elongazione
04/12/2023 19:42:29 Luna Apogeo
05/12/2023 06:49:12 Luna Ultimo Quarto
07/12/2023 15:24:22 Marte-Antares Congiunzione
08/12/2023 15:42:56 Luna-Spica Congiunzione
08/12/2023 16:24:12 Luna Nodo Discendente
09/12/2023 17:51:16 Luna-Venere Congiunzione
12/12/2023 05:53:02 Luna-Antares Congiunzione
12/12/2023 11:56:43 Luna-Marte Congiunzione
13/12/2023 00:31:55 Luna Nuova
13/12/2023 07:46:52 Mercurio Stazionario Moto Retrogrado
14/12/2023 06:21:06 Luna-Mercurio Congiunzione
14/12/2023 17:26:00 Geminidi Massimo
16/12/2023 19:53:03 Luna Perigeo
17/12/2023 23:01:06 Luna-Saturno Congiunzione
19/12/2023 14:13:49 Luna-Nettuno Congiunzione
19/12/2023 19:39:12 Luna Primo Quarto
20/12/2023 18:19:20 Mercurio Perielio
21/12/2023 14:53:46 Luna Nodo
22/12/2023 04:27:17 Inverno Solsistizio
22/12/2023 15:22:42 Luna-Giove Congiunzione
22/12/2023 19:44:43 Mercurio Congiunzione Inferiore
23/12/2023 15:52:42 Luna-Urano Congiunzione
24/12/2023 09:14:34 Luna-Pleiadi Congiunzione
27/12/2023 01:33:08 Luna Piena
28/12/2023 03:46:58 Mercurio-Marte Congiunzione
28/12/2023 13:31:13 Luna-Polluce Congiunzione
29/12/2023 14:24:26 Luna-Presepe Congiunzione
31/12/2023 10:31:08 Luna-Regolo Congiunzione

 

Tutte le effemeridi del mese di Dicembre 2023 sono disponibili in file csv

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LUNA

Luna e stelle nel cielo

Il mese di dicembre si apre con la Luna coinvolta in una serie di congiunzioni, non troppo strette a dire il vero, rispettivamente con tre stelle molto luminose e ravvicinate della volta celeste: Polluce nella costellazione dei Gemelli, Presepe nel Cancro e Regolo del Leone.

Tutto nella rubrica Luna di Dicembre 2023

COMETE

La 62/P AL PERIELIO, MA OCCHIO
ALLA PONS-BROOKS

Una bella cometa di settima magnitudine ed una dall’ outburst facile. È questo il menù cometario di dicembre, con l’aggiunta di un ulteriore “cometina” che stenta ad accendersi.

Per approfondire: le comete di Dicembre 2023 a cura di @claudiopra

ASTEROIDI

GLI ASTEROIDI IN OPPOSIZIONE DICEMBRE

e consigli per le riprese

(4) Vesta, (173) Ino, (704) Interamnia, (37) Fides, (9) Metis

Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Dicembre 2023 a cura di @mioxzy

TRANSITI NOTEVOLI ISS

La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei cieli della nazione ad orari tardo pomeridiani nella prima parte del mese, e al mattino, prima dell’alba, nella seconda. Avremo sette transiti notevoli con magnitudini elevate, auspicando come sempre in cieli sereni.

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Dicembre 2023 a cura di @stormchaser

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Gli aggiornamenti sulle ultime Supernovae scoperte nell’articolo a cura di @fabio-briganti e Riccardo Mancini sono in arrivo

Cieli sereni a tutti!


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La Luna di Dicembre 2023

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Tempo di lettura: 4 minuti

Astromiao di Laura Saba, illustrazioni Manola Piselli

Luna e stelle nel cielo

Il mese di dicembre si apre con la Luna coinvolta in una serie di congiunzioni, non troppo strette a dire il vero, rispettivamente con tre stelle molto luminose e ravvicinate della volta celeste: Polluce nella costellazione dei Gemelli, Presepe nel Cancro e Regolo del Leone. Le congiunzioni si susseguiranno nell’ordine il 01 quando il satellite sarà a 1,6° Sud da Polluce, il 02 quando sarà la volta del Presepe a 3.6° Nord, ed infine il 03 con Regolo a 4.0° N. Per osservare la serie di passaggi ravvicinati le ore migliori saranno quelle dell’alba ma considerando le giornate molto corte ciò non costringerà l’osservatore ad improbabili alzatacce, essere pronti poco prima delle 05:00 sarà sufficiente, forse per l’ultimo appuntamento sarà meglio fissare la sveglia qualche ora prima.

Luna – Polluce 01 dicembre ore 05:00 direzione SW https://theskylive.com/
Luna – Presepe 02 dicembre ore 05:00 direzione SW https://theskylive.com/
Luna – Regolo 03 dicembre ore 05:00 direzione S https://theskylive.com/

La configurazione di inizio mese si ripeterà quasi identica anche nei 4 giorni prima del 31 Dicembre, agognato capodanno che segna la fine del 2023 quando le distanze saranno leggermente migliorate.
Nel resto del mese la Luna affronterà le sue 4 fasi senza l’occasione di ripeterne alcuna come invece era accaduto in settembre per la Luna Piena registrata due volte nei trenta giorni.
La Luna Nuova del 12 Dicembre sarà complice di quegli avventurieri che vorranno sfidare le temperature pungenti per perdersi ad ammirare il fascio delle Geminidi il cui massimo è previsto la notte del 14. Con un po’ di fortuna e con un cielo sgombro da nuvole, nella quasi totalità di buio non dovremo attendere molto prima di individuare almeno una stella cadente.

Con la Luna invece diretta verso il Primo Quarto e vicina al Perigeo potremo programmare uno scatto interessante del transito del satellite vicino a Saturno con distanza 2.5°S, bene ma non benissimo e la situazione non migliorerà molto per il passaggio della Luna vicino all’altro gigante gassoso Giove previsto per la notte del 22.

Luna – Giove 22 dicembre ore 20:00 direzione Sud https://theskylive.com/

Il vero incontro interessante probabilmente sarà quello del 24 dicembre con le Pleiadi con una distanza media prevista di soli 1.1° Sud ma resta indispensabile il forse per due motivi: la Luna sarà infatti quasi piena e il bagliore potrebbe rendere difficile immortalare nello stesso scatto le sette sorelle e il satellite e, per qualcuno sarà probabilmente difficile abbandonare la cena di Natale per dedicarsi alla propria passione, il rischio è che si scateni un putiferio!

Luna – Pleiadi 24 dicembre ore 17:00 direzione Est https://theskylive.com/

Ultimo Quarto 05/12 06:49 –:– 06:18 12:57 404325 km 1776.4
Luna Nuova 13/12 00:32 08:15 12:35 16:47 375230 km 1879.1
Primo Quarto 19/12 19:39 12:16 00:50 –:– 369692 km 1933.3
Luna Piena 27/12 01:33 16:54 00:12 08:20 391537 km 1860.1

 

FASE DATA ORE SORGE CULMINA TRAMONTA DISTANZA DIAM. APP.
Ultimo Quarto 05/12 06:49 06:18 12:57 404325 km 1776.4
Luna Nuova 13/12 00:32 08:15 12:35 16:47 375230 km 1879.1
Primo Quarto 19/12 19:39 12:16 00:50 00:50 369692 km 1933.3
Luna Piena 27/12 01:33 16:54 00:12 08:20 391537 km 1860.1

 

FASE DATA
Luna Calante dal 01 al 05
Luna Crescente dal 07 al 27
Luna Calante dal 28

 

FASE DATA ORE DISTANZA DIAM. APP.
Apogeo 04/12 19:42 404346 km 1783.3
Perigio 16/12 19:53 367888 km 1921.5

 

 

 

[/swpm_protected]

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati dai siti https://theskylive.com/http://www.marcomenichelli.it/luna.asp


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Transiti ISS notevoli per il mese di Dicembre 2023

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Tempo di lettura: 3 minuti

La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei cieli della nazione ad orari tardo pomeridiani nella prima parte del mese, e al mattino, prima dell’alba, nella seconda. Avremo sette transiti notevoli con magnitudini elevate, auspicando come sempre in cieli sereni.

 

03 Dicembre

Si inizierà il giorno 3 Dicembre, dalle 18:16verso NO alle 18:22verso SE. Visibile perfettamente da tutta la nazione per il transito serale migliore del mese, con magnitudine di picco a -3.8.

04 Dicembre

Si replica il 4 Dicembre, dalle 17:27alle 17:36, osservando da NO ad ESE. La ISS sarà nuovamente ben visibile da tutto il paese, raggiungendo la magnitudine massima di -3.7. Se osservata dal Centro, la Stazione Spaziale transiterà vicina a Giove nelle fasi finali del passaggio.

17 Dicembre

Si passa ai transiti mattutini, prima dell’alba. Il 17 Dicembre, dalle 06:50 in direzione SO alle 07:01in direzione NE. Un altro classico transito individuabile senza alcun problema da ogni parte d’Italia, meteo permettendo. Magnitudine di picco a -3.8.

18 Dicembre

Il giorno dopo, 18 Dicembre, la Stazione Spaziale Internazionale sarà visibile da orizzonte a orizzonte dal Sud Italia dalle 06:03alle 06:12, da SO ad ENE, con magnitudine massima di -3.2.

19 Dicembre

È ora il turno del Nord Italia, con il prossimo transito della ISS il 19 Dicembre, dalle 06:50 verso OSO alle 06:59 verso NE, con magnitudine massima a -3.3.

20 Dicembre

Il penultimo si avrà il giorno 20 Dicembre, dalle 06:01 da O alle 06:08 a NE, con magnitudine massima a -3.7. Visibilità eccellente dal Centro Nord Italia.

31 Dicembre

L’ultimo transito notevole del mese, il 31 Dicembre, sarà visibile al meglio dalle regioni Adriatiche. Dalle 06:34alle 06:41da NO ad ESE. Magnitudine di picco a -3.1.

 

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.

In caso di Booster della ISS eseguiti nei giorni successivi alla pubblicazione dell’articolo gli orari possono differire anche in maniera significativa. Vi invitiamo a controllare sempre il sito https://www.heavens-above.com/ soprattutto in caso di programmazione di una sezione di osservazione.


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Coelum Astronomia 265 2023 Digitale

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Mondi in miniatura – Asteroidi, Dicembre 2023

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GLI ASTEROIDI IN OPPOSIZIONE DICEMBRE

e consigli per le riprese

(4) Vesta, (173) Ino, (704) Interamnia, (37) Fides, (9) Metis  

(4) Vesta è il secondo Asteroide per dimensioni (circa 525 Km di diametro) della fascia principale, secondo solamente a (1) Cerere. Compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.330 giorni (3.64 anni) ad una distanza compresa tra le 2.10 e le 2.57 unità astronomiche (rispettivamente, 321.635.422 Km al perielio e 384.466.528 Km all’afelio). Con picchi di magnitudine fino a 5.1, (4) Vesta è l’asteroide più brillante visibile dalla Terra ed è considerato il corpo progenitore della famiglia dei Vestoidi, un gruppo di asteroidi nato a seguito di collisioni risalenti a circa due miliardi di anni fa. Scoperto dall’astronomo Heinrich Olbers il 29 Marzo 1807, l’asteroide sarà in opposizione il 21 Dicembre, brillando ad una magnitudine di 6.4. Il suo moto sarà di 0,69 secondi d’arco al minuto, quindi con tempi di esposizione fino a 5 minuti ne potremo preservare l’aspetto puntiforme. Volendo ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (4) Vesta trasformarsi in una bella striscia luminosa di 27 secondi d’arco.

(4) Vesta sarà in opposizione il 21 dicembre. Crediti: https://in-the-sky.org/
Vesta
Asteroide (4) Vesta – Hires
di luigi morrone

(173) Ino è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.660 giorni (4.54 anni) ad una distanza compresa tra le 2.17 e le 3.32 unità astronomiche (rispettivamente, 324.627.379 Km al perielio e 496.664.931 Km all’afelio). E’ stato così chiamato in onore di Ino, mitica figlia di Cadmo e di Armonia e moglie del re tebano Atamante. Scoperto da Alphonse Borrelly il 1 Agosto 1877, questo grande asteroide di 150 Kilometri di diametro è considerato il corpo progenitore dell’omonima famiglia asteoridale che conta all’incirca 460 membri.  (173) Ino sarà in opposizione il 9 del mese. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 11.3, il suo moto sarà di 0,61 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (173) Ino trasformarsi in una bella striscia luminosa di 24 secondi d’arco.

(173) Ino sarà in opposizione il 09 dicembre. Crediti: https://in-the-sky.org/

 

(704) Interamnia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.950 giorni (5.34 anni) ad una distanza compresa tra le 2.58 e le 3.53 unità astronomiche (rispettivamente, 385.962.506 Km al perielio e 528.080.484 Km all’afelio). Deve il suo nome alla città di Teramo, dove fu scoperto il 2 Ottobre 1910 da Vincenzo Cerulli. Il quinto per dimensioni dopo Cerere, Vesta, Pallas e Hygiea, questo imponente asteroide (circa 330 Km di diametro) sarà in opposizione il 17  Dicembre, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 10.2. Il suo moto sarà di 0,64 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga l’aspetto puntiforme nelle  nostre immagini utilizzeremo tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (704) Interamnia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 25 secondi d’arco.

(704) Interamnia sarà in opposizione il 17 dicembre. Crediti: https://in-the-sky.org/

 

(37) Fides è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni  1.570 giorni (4.30 anni) ad una distanza compresa tra le 2.18 e le 3.11 unità astronomiche (rispettivamente, 326.123.358 Km al perielio e 465.249.378 Km all’afelio). E’ stato così chiamato in onore di Fides, nella mitologia romana dea della fedeltà, della lealtà e della buona fede. Scoperto da   Karl Theodor Robert Luther  il 5 di Ottobre del 1855, Fides è un asteroide con un diametro stimato di circa 108 chilometri ed è classificato come un asteroide di tipo S, che indica una composizione principalmente rocciosa, con altri elementi come ferro e nichel. (37) Fides sarà in opposizione il 18 Dicembre, brillando ad una magnitudine di 9.8. Il suo moto sarà di 0,61 secondi d’arco al minuto, quindi, anche nel suo caso, con tempi di esposizione fino a 5 minuti ne preserveremo l’aspetto puntiforme. Volendo ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (37) Fides trasformarsi in una bella striscia luminosa di 24 secondi d’arco.

(37) Fides sarà in opposizione il 18 dicembre. Crediti: https://in-the-sky.org/

 

(9) Metis è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.350 giorni (3.70 anni) ad una distanza compresa tra le 2.09 e le 2.68 unità astronomiche (rispettivamente, 312.659.550 Km al perielio e 400.922.293 Km all’afelio). Deve il suo nome a Meti, Figlia di Teti e Oceano, divinità personificazione della prudenza. Scoperto da Andrew Graham il 25 aprile 1848, questo imponente asteroide (circa 190 Km di diametro) sarà in opposizione il 22 Dicembre, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 8.4. Il suo moto sarà di 0,68 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (9) Metis trasformarsi in una bella striscia luminosa di 27 secondi d’arco.

(9) Metis sarà in opposizione il 22 dicembre. Crediti: https://in-the-sky.org/

 

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Le Comete di Dicembre 2023

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La 62/P AL PERIELIO, MA OCCHIO
ALLA PONS-BROOKS

Una bella cometa di settima magnitudine ed una dall’ outburst facile. È questo il menù cometario di dicembre, con l’aggiunta di un ulteriore “cometina” che stenta ad accendersi.

62P/Tsuchinshan

Sulla carta è la regina del periodo. Transiterà al perielio proprio il giorno di Natale quando, secondo le stime, dovrebbe brillare di una buona settima magnitudine, prestandosi ad essere osservata anche con modesti strumenti. Si muoverà nel Leone, osservabile già nella prima parte della notte ma più alta in cielo nella seconda. Da annotarsi la data del 28 dicembre quando transiterà molto vicina al famoso “Tripletto del Leone”, formato dalle galassie M65, M66 e NGC 3628. Un incontro prospettico da non lasciarsi sfuggire.

Cartina della 62P in dicembre. Le stelle più deboli sono di magnitudine 9.

 

12P/ Pons-Brooks

A metà novembre l’ennesimo clamoroso outburst ha improvvisamente alzato la sua luminosità fino attorno alla nona magnitudine, rendendola preda di modestissimi strumenti. Considerando che al perielio mancano ancora circa cinque mesi non c’è che da seguirla assiduamente. Trascorrerà quasi tutto dicembre entro i confini della Lira, sconfinando nel Cigno solo a fine mese, risultando ben osservabile non appena fa buio ad una buona altezza. Per quanto riguarda la luminosità, che a inizio mese potrebbe essere ancora influenzata dall’ultimo outburst, non dovremmo essere distanti dalla decima grandezza. Il giorno 7 transiterà a meno di mezzo grado da Vega, una delle stelle più luminose dell’Emisfero Boreale.

Cartina della 12P in dicembre. Le stelle più deboli sono di magnitudine 10.

 

144P/ Kuschida

Periodica scoperta nel gennaio del 1994 dall’astronomo giapponese YoshioKushida, che ritorna dalle parti del Sole ogni circa sette anni e mezzo. Transiterà al perielio verso la fine del mese prossimo ma intanto potremo seguire il suo avvicinamento comodamente in prima serata, cercandola fra le stelle dell’Ariete nelle vicinanze di Sigma Arietis, che potrà fungere da ottimo punto di riferimento. Nel corso del mese dovrebbe raggiungere la decima magnitudine, per poi salire fino attorno all’ottava grandezza in gennaio. Segnalo però che le osservazioni fin qui effettuate la segnalano più debole del previsto. Non resta che sperare che si riprenda.

Cartina della 144P in dicembre. Le stelle più deboli sono di magnitudine 10.

 

Per finire due parole sulla C/2023 H2 Lemmon, ormai in calo ed immersa piuttosto profondamente nell’Emisfero Australe e dunque difficilmente osservabile, specie dal nord Italia. A novembre ha quasi raggiunto la sesta magnitudine andando oltre le più ottimistiche previsioni, allietando le serate degli appassionati che l’hanno vista filare via veloce fra le stelle grazie a un moto proprio impressionante. Personalmente mi è bastato un piccolo binocolo 10×50 per averne una visione soddisfacente. Sicuramente uno degli “astri chiomati” più interessanti del 2023.

Al prossimo mese!


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Le Costellazioni di Dicembre 2023

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COSTELLAZIONI DI DICEMBRE 2023

Il cielo di dicembre è popolato da suggestive e inconfondibili costellazioni: su di esso sono incise le storie di personaggi mitologici, come Orione e Perseo.

LA COSTELLAZIONE DI ORIONE

Se una sera fredda di dicembre lo sguardo si posasse sulla volta celeste, non sarebbe difficile rimanere ammaliati da una delle figure più affascinanti dell’inverno boreale: anche i meno esperti di astronomia conoscono la costellazione di Orione, visibile a Sud-Est durante il mese di dicembre, per poi raggiungere il meridiano a gennaio inoltrato.

E’ un asterismo che ci accompagna per diversi mesi, già a fine estate lo troviamo basso sull’orizzonte sud-orientale alle prime ore dell’alba, ritrovandolo nel periodo autunnale a tarda serata.

La sua stella principale è Rigel (β Orionis),una supergigante blu posta all’altezza del ginocchio sinistro del cacciatore mitologico: Rigel ha una magnitudine 0,2 e rappresenta l’astro più luminoso della costellazione; tuttavia è Betelgeuse la stella alfa di Orione (α Orionis).

Si tratta di una supergigante rossa di magnitudine 0,5 distante 600 anni luce dalla Terra, che costituisce il vertice nord-orientale della costellazione e compone, inoltre, uno dei vertici dell’asterismo del Triangolo Invernale insieme a Sirio del Cane Maggiore e a Procione del Cane Minore.

Betelgeuse è un oggetto molto discusso in ambito astronomico, poiché alla fine del suo ciclo vitale potrebbe esplodere in supernova.

Orione, il cacciatore celeste, è certamente caratterizzato dalla sua famosa “cintura”, data dall’allineamento delle tre stelle che la compongono, ovvero Alnitak, Alnilam e Mintaka e nella cui prossimità sono presenti oggetti del cielo profondo come M43, NCG 1990, la Nebulosa Fiamma e la Nebulosa Testa di Cavallo.

La Cintura di Orione è avvolta all’esterno dall’Anello di Barnard, un imponente anello di nebulosità che dista circa 1600 anni luce dalla Terra e che ha una dimensione di 300 anni luce di diametro.

Si tratta del resto di una supernova esplosa probabilmente circa 2 milioni di anni fa, che è possibile apprezzare tramite un telescopio o una fotografia a lunga esposizione.

Il fascino di Orione lo troviamo impresso anche in uno degli straordinari lavori di Paolo Palma, che rappresenta un mosaico dei colori di tutte le stelle di Orione fino alla magnitudine +5.5.

Alcune stelle sono state ordinate dall’autore in base alla classe spettrale – dalla O alla C -, così da mostrare la relazione colore/classe spettrale. W Orionis è la stella più rossa della costellazione visibile con piccoli telescopi. È più debole della magnitudine 6.

I COLORI VISIBILI NELLE STELLE DI ORIONE CREDITI: PAOLO PALMA-UN SALTO NEL CIELO

 

OGGETTI DEL PROFONDO CIELO

La costellazione di Orione possiede molti oggetti affascinanti del profondo cielo: ne sono un esempio la Grande Nebulosa di Orione (M42) e la nebulosa oscura Testa di Cavallo.

M42 è un complesso nebuloso molecolare in cui hanno origine importanti processi di formazione stellare e che si estende ampiamente sulla volta celeste tra la cintura e la spada di Orione: è una delle regioni di formazione stellare più attive, una vera incubatrice di stelle.

E’ uno degli oggetti più amati dagli astrofili esperti e meno esperti, poiché anche con modeste strumentazioni, la nebulosa è facilmente osservabile e fotografabile.

Oggi partendo dalla fotografia amatoriale e quella professionale, passando per i telescopi di grande portata fino ad arrivare a quelli spaziali, come il James Webb, le immagini del profondo cielo che è possibile ottenere sono a dir poco strepitose, ma è necessario anche fare un passo indietro, lì dove tutto è iniziato: il 30 settembre del 1880 Henry Draper realizzò la prima fotografia deep sky della storia.

Attraverso il processo di sviluppo fotografico alla gelatina-Bromuro, l’astronomo statunitense Draper riuscì a immortalare quella che è l’immensa e luminosa nube cosmica di polveri e gas, oltre che la regione di formazione stellare più vicina alla Terra, ovvero la nebulosa di Orione.

Un’immagine davvero sorprendente se si tiene conto dell’epoca in cui fu realizzata e degli strumenti a disposizione.

 

IMMAGINE DELLA PRIMA ASTROFOTOGRAFIA DEEP SKY – M42 HENRY DRAPER CREDITI: wikipedia

E arrivando ai giorni nostri possiamo invece sgranare gli occhi dinanzi alla maestosità dell’Universo, attraverso le immagini dei telescopi spaziali, come Euclid, la missione dell’ESA che indaga su come la materia oscura abbia conferito all’Universo l’aspetto che oggi conosciamo, come nel caso della Nebulosa Testa di Cavallo, rilasciata dall’ESA di recente.

NEBULOSA TESTA DI CAVALLO- EUCLID CREDITI: ESA.INT
ORIONE NELLA MITOLOGIA

Orione trova posto nelle diverse leggende delle antiche popolazioni, già a partire dai Sumeri.

Secondo il mito greco Orione era figlio di Euriale e Posidone, con il potere di camminare sull’acqua; nell’Odissea Omero lo descrive come un abile cacciatore, sempre accompagnato dai suoi fedeli cani da caccia, in particolare Sirio.

Le sue avventure sono legate principalmente a storie d’amore (e di vino) a causa delle quali si trovava spesso a dover combattere e a scagliarsi contro i suoi rivali, arrivando persino a perdere(per poi riacquistare) la vista.

Tra le tante, la storia che più appassiona e commuove è quella che lega Orione ad Artemide.

Arrivato a Delo, l’isola sacra ad Apollo, insieme alla sua amante Eos, Orione incontrò Artemide.

Accomunati dalla passione del tiro con l’arco, il cacciatore e la bellissima sorella gemella di Apollo si innamorarono perdutamente.

Ma questo amore non andava giù ad Apollo, che considerava l’arrivo di Orione sulla sua isola e la relazione con Artemide una sorta di profanazione, tanto da invocare l’aiuto della Madre Terra per eliminare il cacciatore; la Madre Terra non esitò e venne in soccorso ad Apollo scatenando su Orione la furia di un gigante e velenosissimo scorpione, figura dalla quale il cacciatore è eternamente inseguito sulla volta celeste.

Per non soccombere al velenoso attacco contro il quale nulla gli valsero le sue frecce, la sua armatura e la sua abilità, Orione si gettò in mare, dove il suo destino fu determinato dal perfido piano messo in atto dal geloso Apollo.

Mentre una notte Orione nuotava a pelo d’acqua, Apollo diede in mano ad Artemide l’arco invitandola a puntare la freccia in un punto poco visibile al largo; scagliando con abilità il fatale dardo, Artemide colpì a morte il suo amato.

Disperata per aver ucciso il suo Orione, le lacrime di Artemide incontrarono la pietà di Zeus, che trasformò Orione in una luminosa costellazione e lo collocò sulla volta celeste affinché la sua amata Artemide potesse contemplarlo ogni sera.

COSTELLAZIONE DI PERSEO

Nel cielo di dicembre incontriamo la costellazione di Perseo, che raggiunge il meridiano proprio in questo mese: essa è collocata tra quella di Andromeda e l’Auriga e contiene 136 stelle già visibili ad occhio nudo da un luogo particolarmente buio.

La stella principale di Perseo è Mirphak (α Persei), una supergigante gialla che ha una magnitudine di 1,79.

Algol (β Persei) è la stella che gode di maggior fama: si tratta di un sistema stellare distante 93 anni luce dal sistema solare con la caratteristica di essere una stella doppia a eclisse, dove la componente principale, Algol A, viene eclissata con una certa regolarità dalla componente secondaria (Algol B).

OGGETTI NON STELLARI

La costellazione è famosa per lo sciame di meteore a cui è legata, le Perseidi, ovvero le “stelle cadenti” di agosto; Perseo rappresenta infatti il radiante da cui lo sciame sembra originarsi e nella cui direzione è maggiormente intensificato.

Oltre alla presenza di stelle doppie e stelle variabili, la costellazione di Perseo contiene diversi oggetti del profondo cielo: uno dei più noti è senza ombra di dubbio l’Ammasso Doppio (h+χ Per), composto da una coppia di ammassi aperti particolarmente luminosi (NGC 869 e NGC 884), che è possibile percepire anche ad occhio nudo e in maniera molto più dettagliata già con l’ausilio di un binocolo; mentre, attraverso un telescopio di 200 mm di apertura, lo spettacolo è più che assicurato!

Un’altra sensazionale immagine ottenuta dal telescopio spaziale Euclid ci mostra l’ammasso di galassie di Perseo, 1.000 galassie appartenenti all’ammasso di Perseo e oltre 100.000 galassie più lontane sullo sfondo; molte di queste deboli galassie non erano mai state viste prima.

Gli astronomi hanno dimostrato che gli ammassi di galassie come quello di Perseo possono essersi formati solo in presenza di materia oscura nell’Universo.

GALASSIE PERSEO-EUCLID CREDITI: ESA.INT

 

La costellazione ospita anche l’Ammasso di Alfa Persei (Mel 20), un oggetto molto luminoso posto nella parte settentrionale di Perseo, in cui domina la stella Mirphak.

Si segnala anche la presenza di una piccola nebulosa planetaria scarsamente luminosa (M76) nota anche come Piccola Nebulosa Manubrio.

PERSEO NELLA MITOLOGIA

Attraverso rocce sperdute e impervie, attraverso orride forre,

giunse alla casa della Gorgone, e qua e là per i campi e per le strade

vedeva figure di uomini e di animali

tramutati da esseri veri in statue per aver visto Medusa.

(Ovidio, Metamorfosi, IV, 778-781)

L’alone mitologico che circonda Perseo è certamente uno dei più celebri, fatto di una narrazione che si intreccia con altre costellazioni, quali quella di Andromeda, Cefeo, Cassiopea, Pegaso.

Perseo era il figlio mortale di Giove e di Danae. Al giovane venne affidato l’incarico di cercare e di uccidere il mostro Medusa, una Gorgone con serpenti al posto dei capelli e il potere di pietrificare con un solo sguardo chiunque avesse incrociato il suo.

«Volgiti ’n dietro e tien lo viso chiuso;

ché‚ se ’l Gorgón si mostra e tu ’l vedessi,

nulla sarebbe di tornar mai suso».

Così Dante narrava del potere della Medusa nel IX canto dell’Inferno.

Medusa viveva su un’isola situata oltre l’oceano, insieme alle altre due Gorgoni Steno e Eurialo, mortali a differenza di Medusa.

Perseo vi giunse dopo aver ricevuto in sogno da Minerva una spada con la quale decapitare il temuto mostro e uno scudo riflettente affinché Medusa non potesse pietrificare l’eroe; infine le tre ninfe del Nord, incontrate sul suo cammino, consegnaronoall’eroe anche un elmo speciale affinchè lo rendesse invisibile e una sacca per riporre la testa del mostro una  volta recisa.

Perseo riuscì nell’impresa di uccidere Medusa, dal cui sangue nacque Pegaso, il celebre cavallo alato di cui l’eroe si servì per fuggire e grazie al quale potè trarre in salvo Andromeda, incontrata nel suo viaggio di ritorno mentre era incatenata su una scogliera per colpa di sua madre Cassiopea.

Per le sue gloriose gesta, da sempre rappresentate attraverso l’arte, Perseo si guadagnò un posto sulla volta celeste dove risplende per l’eternità.

PERSEO TRIONFANTE, CANOVA-MUSEI VATICANI-CREDITI: WIKIPEDIA

 

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Imago Astralis illumina il tuo momento speciale

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Tempo di lettura: 3 minuti

a Natale regala Imago Astralis

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Imago Astralis è la collezione di opere luminose e di incisione disponibile in due modelli:

Charta Sidereum

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Immerso nel nostro universo artistico, il cielo stellato dell’evento indimenticabile prende vita in un acrilico raffinato e illuminato. Ogni dettaglio, ogni stella, è intricatamente lavorato per ricreare l’atmosfera unica di quella notte speciale, incastonata nella memoria.
La luce abbraccia la base di legno pregiato, creando un’atmosfera magica, quasi eterea. Un connubio sublime tra materiali nobili che trasforma l’acrilico in uno specchio di luce e emozione, incorniciando la bellezza di quel momento indimenticabile.
La creazione di questa opera è un atto d’amore per l’arte e la precisione. Ogni pezzo è unico, plasmato con la massima cura per catturare e immortalare l’essenza della notte che hai scelto di rendere indelebile.
Sii testimone dell’emozione trasformata in un’elegante armonia di luci e stelle, custodita in questo capolavoro su misura. Il tuo cielo stellato, la tua storia, illuminata per l’eternità.

Signum Coeleste

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Il suo piedistallo, oltre a conferire stabilità, rappresenta la terra, l’ancora a cui si aggrappano le stelle nel firmamento. Sopra questa base, l’acrilico, con la sua trasparenza, crea una tela perfetta per rappresentare le costellazioni con una precisione straordinaria.
Ogni dettaglio è lavorato con accuratezza e inciso con attenzione nei minimi particolari. E qui sta la magia: quando viene illuminata, ogni stella e ogni linea si accende soffusa e incantevole.
La luce che emanano  sembra raccontare una storia antica e un legame con la mitologia. Le costellazioni assumono vita propria, come se ogni stella fosse un portale verso un universo di significati e misteri. Le linee delineano forme che hanno ispirato miti e leggende per secoli, collegando il cielo notturno alla nostra immaginazione più profonda.
Questo oggetto non è solo una interpretazione artistica delle costellazioni, ma è un invito a esplorare i legami millenari tra gli esseri umani e il cielo, tra la storia e l’eternità. È un ponte tra il cosmo e la terra, un simbolo di connessione con il mistero e la bellezza delle stelle. È una celebrazione delle costellazioni che si intrecciano con la nostra storia, la nostra mitologia personale e collettiva.

Per il lancio della sua nuova creazione Giorgio Mazzacurati ha scelto COELUM come distributore ufficiale ed in esclusiva. 

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News da Marte #23

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Tempo di lettura: 14 minuti

 

Bentornati su Marte!

Ricapitoliamo le esplorazioni che Curiosity, Perseverance e Ingenuity hanno svolto in quest’ultimo mese. C’è poi una significativa “interferenza” nelle attività dovuta all’attuale posizione di Marte in cielo. Si parte!

La congiunzione di Marte con il Sole

Iniziamo l’articolo chiarendo in cosa consista questa interferenza appena nominata.
Ogni 780 giorni circa Marte si presenta in congiunzione con il Sole. Questo fenomeno non interessa solo gli astrofili ma anche chi gestisce le missioni spaziali. Infatti, almeno per le due settimane in cui il pianeta rosso si presenta a una distanza angolare dalla nostra stella entro i 2 gradi, ogni comunicazione dalla Terra verso gli apparati NASA sulla superficie di Marte (o in orbita attorno a esso) è vietata. Analoghe interruzioni delle attività sono programmate dalle altre agenzie spaziali limitatamente a quelle con satelliti attualmente in orbita marziana: ESA, la cinese CNSA, l’indiana ISRO e l’emiratina UAESA.

Il rischio che si intende evitare è che i dati trasmessi vengano corrotti dall’interferenza dei flussi di particelle energetiche generati dal Sole. In linea di massima i codici a correzione d’errore attualmente implementati, grazie a dei bit ridondati, possono individuare degli errori nei dati e spesso anche operare le opportune correzioni purché la percentuale di bit corrotti sia entro certi limiti. Ma quando si tratta di macchine molto delicate ed estremamente costose un ulteriore incremento del rischio non è accettabile: aumentando la quantità di bit modificati il dato potrebbe venire corrotto in modo da divenire un’istruzione interpretata come valida, eseguita e generare gravi malfunzionamenti. È invece ancora possibile l’invio di dati in direzione opposta, da Marte alla Terra, in quanto nel caso peggiore i dati e le immagini risulteranno danneggiati.

Una delle ultimissime immagini ricevute da Perseverance, scaricata dal Deep Space Network della NASA alle 13:43 del 10 novembre. Appaiono evidenti gli effetti di corruzione. NASA/JPL-Caltech

Siamo attualmente nel mezzo della congiunzione marziana del 2023 che sta portando all’interruzione delle attività quotidiane a Terra dall’11 al 25 novembre. Durante questo periodo non vengono inviati nuovi comandi, ma i lavori dei robot non si sono fermati del tutto.

 

I team delle missioni hanno programmato delle settimane di attività per gli apparati, ai quali sono state preventivamente inviate le istruzioni necessarie e così il personale può restare in attesa della conclusione della congiunzione. La NASA ha deciso di parcheggiare i suoi due rover e l’elicottero in posizioni in sicurezza, dando loro istruzioni per attività “statiche”. Le vedremo ordinatamente nei successivi paragrafi.

Oltre che dalla superficie, altre ricerche possono essere svolte anche dall’orbita marziana e interessare lo studio del Sole. È il caso per esempio di alcuni esperimenti che la sonda ESA Mars Express ha svolto negli anni 2004, 2006 e 2008 in occasione di passate congiunzioni marziane. Il segnale radio della sonda, attraversando l’atmosfera della nostra stella, ha subito una variazione in frequenza che, una volta ricevuta, può essere misurata e analizzata per stimare così la densità della corona solare.

Curiosity e le sue 4000 albe marziane

È un traguardo significativo quello raggiunto dal veterano dei rover marziani, che a inizio novembre ha raggiunto i 4000 Sol sulla superficie di Marte, 11 anni e tre mesi in termini terrestri.

Curiosity è ormai nella sua quarta estensione di missione e il tempo si fa sentire. Le ruote presentano danni severi e la potenza in calo del suo generatore costringe gli scienziati a programmare la sequenza delle sue attività con attenzione sempre maggiore.

Sol 3878, nell’ultima sessione di osservazione delle ruote svolta a inizio luglio Curiosity indaga quella apparentemente in condizioni peggiori. NASA/JPL-Caltech/Piras

Ultimo in ordine di tempo è un problema che si è manifestato nella MastCam di sinistra, una delle due camere che producono immagini a colori ad alta risoluzione e capaci anche di osservazioni in banda stretta. Quest’ultima funzionalità è resa possibile da una ruota di filtri posizionata davanti al sensore, con la quale viene selezionata la lunghezza d’onda che si intende acquisire. Il 19 settembre la ruota dei filtri della Left MastCam è rimasta bloccata in una posizione intermedia tra il filtro verde e quello trasparente, risultando chiaramente visibile nelle immagini.

Effetto del problema alla ruota dei filtri della Left MastCam di Curiosity, Sol 3998. NASA/JPL-Caltech
Ricostruzione della posizione del blocco con riferimento all’immagine precedente. NASA/JPL-Caltech/MSSS

I tecnici stanno eseguendo periodicamente dei tentativi per sbloccare la ruota forzandone la movimentazione in entrambe le direzioni, ma per il momento senza successo.

Le ruote dei filtri montate dalle due camere non sono perfettamente identiche, quindi se la MastCam di sinistra dovesse rimanere fuori dai giochi si perderebbe la possibilità di eseguire osservazioni in numerose bande a corta lunghezza d’onda con dei limiti sulle possibilità di analisi da remoto delle rocce e del terreno.

Distribuzione dei filtri a banda stretta tra Left e Right MastCam. NASA / JPL / MSSS / Melissa Rice / Alex Hayes / Jim Bell

Una complicazione ulteriore è dovuta al fatto che le due camere sono a focale fissa, non zoom come le MastCam-Z di Perseverance. La camera di sinistra, con i suoi 34 mm, è quella a focale corta e grandangolare. Questo significa che nel momento in cui la camera di destra (100 mm) dovesse diventare lo strumento di imaging principale, la composizione di un mosaico richiederebbe ben 9 foto per coprire la stessa area che sarebbe stata ripresa dalla Left MastCam in un singolo scatto. Sarebbe un rallentamento non da poco nelle attività di indagine ed esplorazione del rover.

Schema con alcuni componenti delle MastCam di Curiosity e, in buona parte, di Perseverance. NASA / JPL / ASU / Jim Bell / H. Kline NASA/JPL-Caltech/MSSS

Anche con un occhio solo Curiosity non si ferma

Nonostante questi acciacchi, il rover continua l’esplorazione che sta conducendo mentre gradualmente risale le pendici del rilievo chiamato Monte Sharp alto circa 5 km.

Tra le più recenti attività di Curiosity figura un nuovo prelievo di roccia, il 39esimo in totale. Come potreste ricordare, a differenza di Perseverance, il rover Curiosity non è progettato per conservare i campioni. Si occupa invece della loro analisi direttamente in situ con gli strumenti di cui è corredato.

Questo campione è stato denominato “Sequoia” in riferimento all’omonimo parco nazionale situato nella catena montuosa californiana della Sierra Nevada. Tutte le caratteristiche osservate da Curiosity in queste ultime settimane derivano i loro nomi da località non lontane dal Sequoia National Park in quanto il rover, a metà settembre, è entrato nel quadrante “Bishop”, una piccola cittadina a est della Sierra Nevada, e i nomi delle caratteristiche geologiche e geografiche saranno ispirati a questa regione californiana.

Immagini del prelievo “Sequoia”, Sol 3980. NASA/JPL-Caltech
Foto del foro relativo al campione “Sequoia”, Sol 3980. NASA/JPL-Caltech

Il foro è stato eseguito il 17 ottobre, Sol 3980, e Curiosity ha immediatamente rilasciato parte della roccia polverizzata all’interno dello strumento di analisi CheMin la cui imboccatura si trova sulla parte superiore del corpo del rover. Dopo due sessioni di analisi con CheMin gli scienziati hanno deciso di procedere con ulteriori indagini tramite lo strumento più energivoro del rover e che abbiamo già incontrato in varie occasioni, SAM (Sample Analysis at Mars).

Le speranze sono di rilevare delle sensibili differenze nella composizione di Sequoia rispetto alle analisi eseguite sul precedente campione, Ubajara, possibilmente dovute alla posizione dell’attuale sito di prelievo che è collocato a un’altitudine 60 metri maggiore.

Sol 3983, i due sportelli al centro dell’immagine sono le imboccature gemelle dello strumento SAM. In alto a destra è visibile il singolo sportello che dà accesso a CheMin. NASA/JPL-Caltech

Nella prima sessione di analisi di SAM svolta tra il 26 e il 27 ottobre è stata eseguita la Evolved Gas Analysis (o EGA). Questa ha fornito risultati interessanti, così il team scientifico intendeva eseguirne una più approfondita chiamata Gas Chromatograph Mass Spectrometer (GCMA). La GCMA è stata programmata per la notte del Sol 3994, 30 ottobre, ma qualcosa non ha funzionato come previsto.

Curiosity ha riportato nella telemetria un livello di energia disponibile insufficiente, e così non ha avviato la dispendiosa analisi con SAM. Si è dovuta attendere la successiva finestra di programmazione del rover, quella dei Sol 3994-3995, per conoscere la situazione e inviare nuove istruzioni.

Uno degli sportelli di SAM è fotografato nel momento di apertura in questa immagine del Sol 3995, Right NavCam. NASA/JPL-Caltech

Nel frattempo era iniziato il conto alla rovescia per la congiunzione, così il team ha scelto di semplificare le attività per evitare di rischiare di arrivare a ridosso dell’interruzione delle comunicazioni con uno strumento in necessità di assistenza da Terra. Questo rallentamento ha portato Curiosity ad accumulare parecchia energia nelle sue batterie, che così a inizio novembre è stata impiegata per delle lunghe sessioni fotografiche dei dintorni del rover.

In questo modo è stato possibile portare a termine un grande panorama a 360° dell’area del prelievo Sequoia, acquisito dalle NavCam e assemblato magistralmente dai tecnici del JPL. Ve lo propongo qui.

NASA/JPL-Caltech

Davanti al rover è visibile proprio foro del recente prelievo localizzato sulla lastra rocciosa di colore chiaro.

NASA/JPL-Caltech

Grazie al fatto che le camere di navigazione sono due e identiche è possibile, scattando in parallelo con entrambe, generare una ricostruzione stereografica dell’ambiente. Il Jet Propulsion Laboratory ci fornisce anche questa bella composizione tramite un anaglifo, apprezzabile con l’uso dei comuni occhialini 3D rosso/ciano.

NASA/JPL-Caltech

Stando agli ultimi aggiornamenti da parte della NASA, Curiosity dovrebbe avere ancora parte della polvere del prelievo Sequoia nel suo trapano. Le analisi potrebbero proseguire al termine della congiunzione, che sarà invece occupata con attività di monitoraggio ambientale del cielo marziano e con periodiche osservazioni alla ricerca di dust devil.

Un nuovo prelievo per Perseverance

Nel precedente articolo avevamo lasciato il potente rover al termine di un’attività di abrasione sulla lastra rocciosa Turquoise Bay, con l’ipotesi che da lì a breve sarebbe potuto avvenire un prelievo. Difatti così è stato, e nel Sol 942 (14 ottobre) il rover ha eseguito la perforazione con il suo trapano a percussione.
La ripresa è stata affidata alle HazCam frontali.

Sol 942, visuale ravvicinata sulla punta del trapano con il campione appena prelevato. NASA/JPL-Caltech/ASU

Il campione è stato poi sigillato nella sua fiala il 21 ottobre. Il nome che gli è stato assegnato è Lefroy Bay, e si va ad aggiungere agli altri 22 contenitori sinora messi al sicuro da Perseverance.

Sol 942, la Left NavCam osserva Turquoise Bay e il risultato delle due attività qui eseguite da Perseverance. NASA/JPL-Caltech/Piras

Le immagini multispettrali ottenute dai satelliti hanno evidenziato che in questa ristretta area della Margin Unit c’è una concentrazione particolarmente elevata di carbonati, i minerali nominati spesso negli ultimi mesi in queste cronache e che si formano in presenza di acqua e le cui caratteristiche li rendono ideali per preservare le tracce di vita microbica. Quindi analizzare il campione Lefroy Bay sarà di particolare interesse per gli scienziati che ci metteranno le mani sopra.

Nei Sol successivi Perseverance ha svolto alcune osservazioni fotografiche nei dintorni di Turquoise Bay che vi propongo in tre ampi mosaici realizzati a partire da centinaia di foto delle MastCam-Z.

Sol 942. NASA/JPL-Caltech/Piras
Sol 943. NASA/JPL-Caltech/Piras
Sol 944. NASA/JPL-Caltech/Piras

Nel Sol 950 termina la stazionarietà di Perseverance che riprende il suo spostamento verso il luogo di grande interesse, congiunzione fra tre unità geologiche, Jurabi Point.
I tre blocchi che vanno a intersecarsi sono l’unità carbonatica marginale a sud ovest, l’unità costituita dal cono alluvionale a nord, ricco di depositi sedimentari, e l’unità costellata di grandi rocce a est parzialmente esplorata in estate.

Quest’ultima regione, l’ultima a essersi formata, è quella che gli scienziati hanno nel mirino per eseguire delle datazioni sui radionuclidi cosmogenici. Questo metodo di indagine su Marte sfrutta il costante bombardamento della superficie da parte di raggi cosmici ad alta energia generati dalle supernove. Tali raggi penetrano solo per circa un metro sotto la superficie del pianeta. Quando ad esempio colpiscono un masso appena depositato causano la frammentazione dei nuclei degli elementi chimici presenti nella roccia, un fenomeno fisico noto come spallazione. Misurando la concentrazione dei frammenti risultanti, ossia gli isotopi appena formati, è possibile calcolare per quanto tempo il masso è rimasto esposto entro un metro dalla superficie. L’ intervallo temporale risultante fornisce un limite utile per stimare quando i massi sono stati depositati sul conoide alluvionale.

Tra il Sol 950 e il 952 il rover si sposta verso nord percorrendo poco più di 450 metri e offrendoci nuove visuali di Marte.

Sol 952, mosaico della Right MastCam-Z. NASA/JPL-Caltech/Piras
Piccolissimo ritaglio del mosaico di cui sopra. Il livello di dettaglio catturato da Perseverance è impressionante. Sol 952. NASA/JPL-Caltech/Piras
Left NavCam, Sol 952. NASA/JPL-Caltech/Piras

Una piccola nota riguarda quello che sembra apparentemente un esperimento eseguito dal rover che ha ripreso il Sole seguendone il movimento nel cielo, in vari intervalli di tempo, nell’arco complessivamente di un’ora. Dall’elaborazione dei 320 fotogrammi disponibili è possibile ottenere un’interessante immagine del Sole catturata dalla superficie di Marte. Il fatto che il giorno della ripresa, il 25 ottobre, mancassero ormai poche settimane alla congiunzione del pianeta significa che questo fotografato era per noi il lato nascosto della nostra stella.

Il Sole ripreso da Perseverance nel Sol 953. L’immagine risultante dall’elaborazione, a bassissima risoluzione, è stata interpolata con dei tool di intelligenza artificiale. NASA/JPL-Caltech/MSSS/Piras

Il 31 ottobre (Sol 958), percorrendo altri 105 metri verso nord, Perseverance giunge finalmente nell’anelato Jurabi Point, la tripla giunzione. La posizione è segnata nella mappa sottostante con il marker blu, i piccoli segnaposto rossi individuano invece le posizioni in cui sono stati effettuati i prelievi.

Posizione di Perseverance al Sol 958. Il resto del percorso è aggiornato all’ultimo spostamento del rover. NASA/JPL-Caltech/Piras
Sol 958. Left NavCam. NASA/JPL-Caltech/Piras
Sol 958. Left NavCam. NASA/JPL-Caltech/Piras

Il rover non perde tempo e dopo essersi, diciamo così, guardato attorno come testimoniato nelle immagini qui sopra (orientate verso sud e verso est), il giorno seguente inizia un altro spostamento verso l’accidentata unità costellata di grandi massi.

Nei due Sol che seguono Perseverance percorre complessivamente altri 300 metri, stavolta verso est, raggiungendo le località Gnaraloo Bay nel Sol 959 e Airey Hill nel 960.

Gnaraloo Bay fotografata nel Sol 959. NASA/JPL-Caltech/Piras
Airey Hill, Sol 960. NASA/JPL-Caltech/Piras

È da quest’ultima posizione che Perseverance attenderà la fine della congiunzione. Eseguirà osservazioni dell’ambiente e delle nuvole, rilevazioni meteo con lo strumento MEDA (Mars Environmental Dynamics Analyzer), scansioni del sottosuolo con il radar RIMFAX (Radar Imager for Mars’ Subsurface Experiment) e registrazioni audio con i suoi microfoni. Dal 29 novembre ripartiranno i contatti del rover con la Terra ed è molto probabile che vedremo una nuova abrasione seguita da un prelievo, vista la rilevanza scientifica di questi terreni.

Nel frattempo l’elicottero Ingenuity, parcheggiato a 1058 metri da qui, attenderà anch’esso il suo turno di tornare al lavoro. Le sue ultime settimane sono state ricche di attività, ve le racconto nel dettaglio.

Aggiornamenti da Ingenuity

Dopo il volo numero 61 raccontato nel precedente articolo, che ha visto l’elicottero marziano eseguire un vero e proprio test raggiungendo i 24 metri di altitudine, Ingenuity ha ripreso le attività di spostamento.

Il 12 ottobre, come programmato, è stata eseguita la 62esima attività nel corso della quale il nostro drone si è mosso verso nord est con ritorno pressappoco alla posizione di partenza. L’attività ha coperto complessivamente 268 metri che hanno espanso ulteriormente il profilo di volo con cui il velivolo potrà operare in sicurezza: infatti Ingenuity ha toccato addirittura i 10 metri al secondo di velocità a una quota di 18 metri.

Immagine catturata da Ingenuity durante il volo 62 del Sol 640 da 18 metri di altezza. (NASA/JPL-Caltech/Piras)

Possiamo ricostruire e osservare l’intero volo grazie alle foto scattate dall’elicottero e che ho qui ricomposto in un video velocizzato di 2.5 volte. L’estrema velocità raggiunta da Ingenuity è intuibile dall’inclinazione dell’orizzonte che raggiunge i 45° sia in fase di spostamento che di “frenata”!

Il volo 63 è avvenuto il 19 ottobre e Ingenuity è tornato a parametri di volo più standard ma accumulando comunque parecchi metri percorsi, ben 579, in direzione sud ovest. La durata del volo è stata di 143 secondi. Nel video si evidenzia che Ingenuity si sia praticamente fermato dopo aver percorso le prime decine di metri. Non è chiara la ragione di questo, anche perché la sosta non è coincisa con delle foto della camera a colori. Il volo si conclude su una regione sabbiosa, selezionata appositamente per garantire un atterraggio in sicurezza. In questo modo è stato semplificato il lavoro del software di navigazione incaricato di scansionare il terreno per individuare un’area ideale evitando eventuali rocce. Questa funzionalità era stata sviluppata e installata su Ingenuity successivamente all’arrivo su Marte, precisamente nell’aggiornamento R8.0 caricato a ottobre 2022, nel momento in cui la complessità delle attività andava aumentando di pari passo con le asperità dei terreni che l’elicottero si trovava a sorvolare.

Il 27 ottobre viene comandata una nuova attività per l’elicottero che percorre 411 metri in poco meno di 140 secondi. Lo spostamento avviene in due tratte, una verso nord ovest e una verso nord, di lunghezze all’incirca equivalenti. L’airfield, ovvero il luogo di atterraggio selezionato, è una striscia sabbiosa che costeggia un declivio abbastanza marcato. L’altezza è facilmente intuibile dalle belle immagini della camera a colori osservabili nel video del volo.

Passano alcuni giorni e il 2 novembre Ingenuity vola ancora. È un’attività decisamente breve che ha lo scopo di spostare l’elicottero di appena 7 metri verso ovest per riposizionarlo in vista della congiunzione marziana.

Data l’impossibilità di svolgere nuove attività aeree gli scienziati hanno avuto l’idea di usare Ingenuity e le sue camere per degli studi più “statici” di Marte. Sfruttando la sua posizione sulla collina sabbiosa l’elicottero fotograferà a intervalli regolari il terreno attorno a lui per analizzare il modo in cui la regolite marziana si sposta grazie al debolissimo vento nell’atmosfera del Pianeta Rosso. Queste informazioni saranno poi correlate con le misurazioni meteorologiche eseguite dal rover Perseverance.

Il 2 novembre viene eseguita un’ulteriore piccola correzione per Ingenuity che si sposta di mezzo metro verso sud con un rapidissimo volo di 23 secondi a 3 metri di quota. Viene eguagliata così l’altitudine del volo più basso mai eseguito, il primo. Per qualche ragione le immagini di questo volo, il 66esimo, non sono state diffuse tra le consuete immagini grezze messe a disposizione degli appassionati. Sono stato diffuse solo due fotografie a colori, ottimamente calibrate dal team del JPL. La prima di esse, scattata durante il volo, mostra la collinetta sabbiosa già menzionata e le quattro piccole orme dei piedi di atterraggio dell’elicottero.

Immagine del volo 66 di Ingenuity, Sol 956. NASA/JPL-Caltech

La seconda foto è scattata successivamente all’atterraggio. Mostra chiaramente le orme dell’atterraggio del precedente volo, quello numero 65. Queste potrebbero venire usate come riferimento per gli studi fotografici attualmente in corso.

Visuale del terreno scattata da Ingenuity, Sol 956. NASA/JPL-Caltech

Anche per questo lunghissimo aggiornamento da Marte è tutto, alla prossima puntata.

JWST novità dal centro galattico

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Nell'immagine del JWST la porzione di via Lattea distante solo 300 anni luce dal buco nero posto nel centro galattico. Crediti: NASA/STScI
Tempo di lettura: 3 minuti

Nel cuore della Via Lattea, a soli 300 anni luce di distanza dal buco nero al centro della nostra galassia, individuata una nuova area con alta densità di stelle giovani

L’ultima immagine del James Webb Space Telescope della NASA mostra una porzione del centro della nostra galassia con dettagli senza precedenti, comprese caratteristiche mai viste prima.

La regione di formazione stellare, denominata Sagittarius C (Sgr C), si trova a circa 300 anni luce dal buco nero supermassiccio centrale della Via Lattea, Sagittarius A*.

“Non sono mai stati forniti dati infrarossi su questa regione con il livello di risoluzione e sensibilità che otteniamo con Webb, di conseguenza abbiamo accesso a molti nuovi ed inediti dettagli”, ha detto il ricercatore principale del gruppo di osservazione Samuel Crowe, studente universitario presso l’Università di New York. “Webb da accesso ad un’incredibile quantità di informazioni, la quale ci consente di studiare la formazione stellare in simili ambienti con modalità totalmente nuove.”

“Il centro galattico è l’ambiente più estremo della nostra Via Lattea, dove le attuali teorie sulla formazione stellare possono essere messe alla prova”, ha aggiunto il professor Jonathan Tan, uno dei tutor di Crowe all’Università della Virginia.

Tra le circa 500.000 stelle nell’immagine c’è un ammasso di protostelle, cioè stelle che si stanno ancora formando accrescendo massa e producendo contemporaneamente flussi che brillano come un falò nel mezzo di una nube scura a infrarossi . Al centro di questo giovane ammasso si trova una protostella massiccia, già nota, con una massa superiore a 30 volte quella del nostro Sole. La nube da cui emergono le protostelle è così densa che la luce delle stelle dietro di essa non riesce a raggiungere Webb, facendola apparire meno affollata quando in realtà è una delle aree più densamente popolate dell’immagine. Nuvole più piccole nell’infrarosso punteggiano l’immagine, simili a buchi nel campo stellare. È lì che si stanno formando le future stelle.

La mappa disegnata sull’immagine aiuta a individuare le strutture che compongono la vasta area di Via Lattea catturata dal James Webb Space Telescope. Crediti: NASA/STScI

Lo strumento NIRCam (Near-Infrared Camera) di Webb ha catturato anche l’emissione su larga scala dell’idrogeno ionizzato che circonda il lato inferiore della nuvola scura, mostrata in colore ciano nell’immagine. Tipicamente, dice Crowe, questo è il risultato di fotoni energetici emessi da giovani stelle massicce, ma la vasta estensione della regione mostrata da Webb è una sorta di sorpresa che merita ulteriori indagini. Un’altra caratteristica della regione che Crowe intende esaminare ulteriormente sono le strutture aghiformi nell’idrogeno ionizzato, che appaiono orientate in modo caotico in molte direzioni.

“Il centro galattico è un luogo affollato e tumultuoso. Ci sono nubi di gas turbolente e magnetizzate che stanno formando stelle, che poi colpiscono il gas circostante con i loro venti, getti e radiazioni in uscita”, ha detto Rubén Fedriani, co-investigatore del progetto presso l’Instituto Astrofísica de Andalucía in Spagna. “Webb ci ha fornito moltissimi dati su questo ambiente estremo e stiamo iniziando gli approfondimenti”.

A circa 25.000 anni luce dalla Terra, il centro galattico è abbastanza vicino da poter studiare le singole stelle con il telescopio Webb, consentendo agli astronomi di raccogliere informazioni senza precedenti su come esse si formano. Ad esempio, si formano stelle più massicce al centro della Via Lattea, rispetto ai bordi dei suoi bracci a spirale?

“L’immagine di Webb è sorprendente e le nozioni scientifiche che ne ricaveremo saranno preziose”, ha detto Crowe.

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12P/PONS-BROOKS, ALTRO POTENTE OUTBURST. LA COMETA E’ VISIBILE CON PICCOLI STRUMENTI!

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12P Pons-Brooks in novembre
Tempo di lettura: 2 minuti

GLI AGGIORNAMENTI DELLA 12P/PONS-BROOKS

IN QUESTO SPECIALE ARTICOLO DA OGGI VERRANNO PUBBLICATI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI RELATIVI ALLA COMETA 12P/Pons-Brooks ACCOMPAGNATI DALLA DATA DI RIFERIMENTO

17-11-2023

Ci risiamo, la 12P/Pons-Brooks è di nuovo in outburst, il quarto. A metà novembre la sua luminosità è infatti aumentata improvvisamente, portandola stavolta vicina all’ottava magnitudine,  un valore che ne permetterne l’osservazione con strumenti dal diametro modesto da una distanza di oltre 400 milioni di km. E pensare che al perielio mancano ancora cinque mesi! La periodica, al ritorno dopo oltre settant’anni, sta regalando grandi emozioni agli appassionati e parecchio materiale per gli studiosi. Attualmente si trova nell’Ercole, in procinto di varcare i confini della Lira per avvicinarsi alla sua stella Alfa Vega, piuttosto alta in cielo al calare della notte astronomica e quindi comodamente osservabile in prima serata. Ovviamente gli effetti dell’ultimo “botto” gradualmente svaniranno (a meno di altre sorprese) ed è dunque indispensabile osservarla al piùpresto, anche per evitare che la Luna cresca troppo disturbando la visione con la sua intensa luce. Potremo cosi valutare di sera in sera la trasformazione dell’ “astro chiomato”, che è poi uno dei fattori che rendono questi oggetti cosí fantastici e peculiari. Smanioso di darle un’ occhiata dopo l’ultimo evento, ho approfittato della bella serata del 16 novembre, ad outburst da poco avvenuto, utilizzando un binocolone 25×100. Davvero impressionante il suo aspetto compatto con il centro un po’ più luminoso. Mi è sembrata molto simile a una brillante nebulosa planetaria di piccole dimensioni. Ho poi fatto un tentativo anche con il modestissimo binocolo 10×50 tenuto a mano libera, riuscendo a scorgerla senza eccessivi problemi. La 12P ci terrà compagnia per un bel pó di mesi. Transiterà infatti al perielio il 21 aprile brillando secondo le stime di quarta/quinta magnitudine, una luminosità che potrebbe permetterci di scorgerla ad occhio nudo. Ma se un outburst dovesse verificarsi in quel periodo potremo assistere a un qualcosa di ancora più notevole. Come sempre staremo ad…osservare.

12P Pons-Brooks in novembre

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Coelum Astronomia 265 anno XXVI VI/23

Tempo di lettura: 4 minuti

📌📌in PREVENDITA📌📌

Coelum Astronomia 265 anno XXVI VI/23

(bimestrale DICEMBRE 2023/GENNAIO 2024)

ANCORA UN ANNO DI PURA ASTRONOMIA

 

Speciale EUCLID: i cinque scatti che indagano il deep sky più remoto

Lo scorso 7 novembre l’ESA ha reso pubbliche le prime immagini catturate da EUCLID ed elaborate per accessibili nel visibile. La camera di Euclid lavora nell’infrarosso con una potenza di raccolta dati impressionante ma difficilmente apprezzabili dal grande pubblico. La sapiente lavorazione di Jean Charles Cuillandre e Giovanni Anselmi ha fatto emergere l’enorme capacità di risoluzione di cui la camera è dotata. Le immagini che segneranno la storia sono custodite nel prossimo numero di COELUM.

Nell’anteprima una porzione dell’Ammasso di Perseo ripreso da Euclid

 

A PROPOSITO DI ALBEDO.. torna a scrivere per COELUM una firma storica, Claudio Elidoro

A chi s’interessa di astronomia, anche per semplice curiosità personale, prima o poi capita di imbattersi nel termine albedo. Claudio Elidoro con la consueta eleganza e chiarezza introduce all’argomento fra esempi e difficoltà.

 

FOTOMETRIA ASTEROIDALE fare un passo in più

di Lorenzo Franco, Paolo Bacci e Marco Iozzi.

L’articolo si propone di fornire le informazioni minimali, utili per poter iniziare e per invogliare gli astrofili che, dopo aver maturato una certa esperienza nella fotografia astronomica, sentono il bisogno di fare “il grande passo” verso la ricerca amatoriale.

PHOTOCOELUM Eclissi di Luna – il confronto fra gli scatti

Il 28 ottobre il cielo protagonista della sera con l’eclisse parziale di Luna. Tanti gli scatti arrivati in redazione, ne abbiamo scelti alcuni per un confronto fra tecniche, strumenti e inquadrature.

 

SKA LA FUTURA RIVOLUZIONE ARRIVERÀ DALLE ONDE RADIO di Silvia Casu

Il prossimo decennio sarà sicuramente un periodo di rivoluzioni nella comprensione dell’Universo, grazie ad una nuova generazione di strumenti osservativi che operano in diverse frequenze. A che punto siamo con l’epico progetto SKA? Silvia Casu dell’INAF di Cagliari ci racconta gli ultimi step.

MONTATURE PARTE 1 di Christian Privitera

Non è mai semplice sapersi orientare fra i vari tipi di montatura e una volta scelta la più adatta alle proprie esigenze arriva la scelta fra i diversi modelli, spesso differenti solo per dettagli impercettibili ad occhi poco allenati. Nell’articolo Christina Privitera offre una prima carrellata da sfruttare per evitare gli errori più comuni al primo acquisto.

 

DIDATTICA E DIVULGAZIONE Come costruire una Camera a Nebbia

da utilizzare nel proprio osservatorio per coinvolgere le scolaresche e i visitatori.

GIANFRANCO MARTINI E FLAVIO CASTELLANI dell’Osservatorio Astronomico di Monte Baldo descrivono gli elementi tecnici essenziali necessari per la costruzione di una macchina in grado di rilevare le particelle elementari.

SOFTWARE & APP: APP Android per foto Panoramiche 

Gabriele Iocco ha sviluppato e messo a disposizione della comunità di astrofili una comoda e funzionale app in grado di assistere l’astrofotografo nella cattura dei panorami.

e gli astri articoli:

  • SNHUNT133: UN ENIGMATICO TRANSIENTE IN UN NUCLEO GALATTICO di Simone Leonini
  • STIMA DELL’ENERGIA DEI MUONI di Antonio Zanardo e Marco Parisi
  • UN VIAGGIO NELL’UNIVERSO A BORDO DELLE MACCHINE DEL TEMPO, mostra INAF, a cura di Eleonora Ferroni
  • QUANDO INIZIEREMO A COLONIZZARE LA GALASSIA di Ranieri Zaninotti

e in più MERAVIGLIE DEL COSMO di Barbara Bubbi e Cristian Fattinnanzi, BENTORNATI SU MARTE! di Antonio Piras, CATALOGO MESSIER di Giuseppe Petricca, HANC MARGINIS di Paola Giorgini, ASTROMiao di Laura Saba, ASTROQuiz di Francesco Veltri, IL CIELO DEL BIMESTRE con Claudio Pra e Marco Iozzi, BALCON A QUOTA 100 SN di Fabio Briganti e Riccardo Mancini, SHARA PARTY e il Superstacking del Team ShaRA.

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Universo a Colori

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Pancromatica dell'ammasso galattico MACS0416 è stata creata combinando le osservazioni nell'infrarosso del telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA con i dati in luce visibile del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA
Tempo di lettura: 4 minuti

Webb e Hubble uniscono le forze e danno vivacità all’Universo

 

Una spettacolare, vivace, brillante, variopinta festa di galassie e perché no? Anche qualcosina di variabile nel tempo non ancora scoperto!

Il telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA e il telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA si sono uniti per studiare un vasto ammasso di galassie noto come MACS0416. L’immagine pancromatica risultante combina la luce visibile e quella infrarossa per assemblare una delle viste più complete dell’Universo mai ottenute. Situato a circa 4,3 miliardi di anni luce dalla Terra, MACS0416 è una coppia di ammassi di galassie in collisione che alla fine si uniranno per formare un ammasso ancora più grande.

L’immagine rivela una ricchezza di dettagli che sono possibili solo combinando la potenza di entrambi i telescopi spaziali. Compaiono anche galassie al di fuori dell’ammasso e una manciata di fonti che variano nel tempo, probabilmente influenzate dell’effetto di lente gravitazionale – la distorsione e l’amplificazione della luce proveniente da fonti di fondo distanti.

La ripresa dell’ammasso è la prima di una serie di visioni super profonde dell’Universo senza precedenti ottenute da un ambizioso programma collaborativo chiamato Frontier Fields, inaugurato nel 2014.

Hubble ha aperto la strada alla ricerca di alcune delle galassie intrinsecamente più deboli e più giovani mai rilevate. La visione a infrarossi di Webb rafforza in modo significativo questo sguardo profondo andando ancora più lontano nell’Universo primordiale.

Per rendere “visibile” l’immagine,  le lunghezze d’onda delle varie riprese vengono associate ai classici colori RGB, ciò consente di trasformare ogni informazione, diciamo, in una pallet di colori. In particolare le onde più corte della luce sono state assegnate al BLU, le lunghezze d’onda più lunghe al ROSSO e le lunghezze d’onda intermedie al VERDE. Considerando l’ampia gamma di lunghezze d’onda, da 0.4 a 5 micron, il risultato è un’immagine con milioni di sfumature, un paesaggio vivido.

Naturalmente non mancano le informazioni scientifiche che dall’immagine si possono ricavare: le galassie più blu sono relativamente vicine e spesso mostrano un’intensa formazione stellare, come meglio rilevato da Hubble, mentre le galassie più rosse tendono ad essere più distanti e vengono rilevate meglio da Webb. Alcune galassie appaiono anche molto rosse perché contengono abbondanti quantità di polvere cosmica che tende ad assorbire i colori più blu della luce stellare.

Ammasso galattico MACS0416 visto dal telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA in luce ottica (a sinistra) e dal telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA in luce infrarossa (a destra)

Sebbene le nuove osservazioni di Webb pesino sulla visione estetica, esse sono state programmate per raggiungere uno scopo scientifico specifico. Il gruppo di ricerca ha infatti combinato tre epoche di osservazioni diversa, ciascuna effettuata a settimane di distanza, con una quarta epoca del gruppo di ricerca CANUCS (CAnadian NIRISS Unbiased Cluster Survey) con l’obiettivo di cercare oggetti che variano di luminosità nel tempo, noti come transitori.

In seguito alla ricerca sono riusciti ad identificare ben 14 transitori di cui 12 situati in tre galassie che sono fortemente ingrandite dalla lente gravitazionale, e perciò probabilmente hanno origine da stelle singole o di sistemi multipli di stelle che per breve tempo vengono ingranditi eccessivamente proprio da fenomeno a cui sono soggette. Gli altri due transitori si trovano all’interno di galassie di fondo con un ingrandimento più moderato e sono probabilmente supernove.

Se con un singolo studio sono stati individuati ben 14 elementi l’intuizione è che utilizzando WEBB sistematicamente in questo campo si possa accedere a quantità di esemplari notevoli.

Tra i transitori identificati dal team, uno ha catturato l’attenzione. Situato in una galassia che esisteva circa 3 miliardi di anni dopo il Big Bang, è ingrandito di un fattore di almeno 4000. Il team ha soprannominato il sistema stellare Mothra riferendosi alla sua “natura mostruosa”, essendo sia estremamente luminoso che estremamente ingrandito. Si unisce a un’altra stella con lente che i ricercatori avevano precedentemente identificato e che avevano soprannominato Godzilla. Sia Godzilla che Mothra sono mostri giganti conosciuti come kaiju nel cinema giapponese.

Mothra è una stella ingrandita di un fattore di almeno 4.000 volte. Il team ritiene che Mothra sia amplificata non solo dalla gravità dell’ammasso galattico MACS0416, ma anche da un oggetto noto come “milli-lente” che probabilmente pesa quanto un ammasso stellare globulare.

È interessante notare che Mothra è visibile anche nelle osservazioni di Hubble effettuate nove anni prima. Fatto insolito, perché per ingrandire una stella così tanto è necessario un allineamento molto specifico tra l’ammasso di galassie in primo piano e la stella sullo sfondo. I movimenti reciproci della stella e dell’ammasso avrebbero dovuto eventualmente eliminare quell’allineamento.

La spiegazione più probabile è che ci sia un oggetto aggiuntivo all’interno del cluster in primo piano che funge da ulteriore ingrandimento. Il team è riuscito a stimare la sua massa a un valore compreso tra 10.000 e 1 milione di volte la massa del nostro Sole. La natura esatta di questa “millilente”, tuttavia, rimane sconosciuta. È possibile che l’oggetto sia un ammasso stellare globulare troppo debole perché Webb possa osservarlo direttamente.

I dati Webb mostrati qui sono stati ottenuti come parte di PEARLS (Prime Extragalactic Areas for Reionization and Lensing Science), programma GTO 1176 .

Credit:

NASA, ESA, CSA, STScI, J. Diego (Instituto de Física de Cantabria, Spain), J. D’Silva (U. Western Australia), A. Koekemoer (STScI), J. Summers & R. Windhorst (ASU), and H. Yan (U. Missouri)


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Le prime immagini di Euclid: al confine dell’oscurità

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L'ammasso di galassie Perseo nell'immagine dalla missione Euclid
Tempo di lettura: 4 minuti

Oggi la missione spaziale Euclid dell’ESA svela le sue prime immagini a colori del cosmo. Mai prima d’ora un telescopio spaziale è stato in grado di realizzare immagini astronomiche così nitide di una zona così ampia di cielo, con uno sguardo così profondo sull’Universo lontano. Queste cinque immagini illustrano il pieno potenziale di Euclid; dimostrano che il telescopio è pronto a creare la più estesa mappa 3D dell’Universo, per scoprire alcuni dei suoi segreti più nascosti.

 

Questo il comunicato in breve diffuso dall’ESA European Space Agency per annunciare la pubblicazione delle immagini catturate da Euclid il quale ha appena aperto gli occhi e che dimostra così di essere nel giusto assetto per compiere imprese memorabili.

Euclid nasce con l’obiettivo di assistere la comunità scientifica nello studio, ricerca ed identificazione della Materia Oscura i cui principi a distanza di decenni dalla sua individuazione restano ancora misteriosi.

Se è vero, come cita l’ESA che il 95% del nostro Universo dovrebbe essere composta da Materia Oscura la scienza non può esimersi dall’indagine e Euclid servirà a questo scopo.

La missione è destinata a durare 6 anni anche se, come spesso accade per i gioielli di tecnologia come gli strumenti inviati in orbita, non è da escludere che ci sorprenderà anche per gli anni a seguire. Nei 6 anni iniziali previsti Euclid dovrebbe riuscire ad indagare fino a 10 miliardi di anni luce di distanza così da creare la più estesa mappa cosmica tridimensionale mai realizzata.

Per mostrare al grande pubblico la potenzialità del telescopio e anche per eseguire un test completo delle funzionalità, sono state diffuse le prime immagini catturate.

La prima è forse la più impressionante: mostra infatti un cluster di galassie in Perseo, ciò che lascia senza parole è la risoluzione delle forme e la quantità di oggetti catturati nella stessa inquadratura. Decine e decine e decine di galassie immortalate con dettagli in forte evidenza.

L’ammasso di galassie Perseo nell’immagine dalla missione Euclid

L’ammasso di galassie Perseo

Questo incredibile scatto di Euclid è una rivoluzione per l’astronomia. L’immagine mostra 1.000 galassie appartenenti all’ammasso di Perseo e oltre 100.000 galassie più lontane sullo sfondo.

Molte di queste deboli galassie non erano mai state viste prima. Alcuni di esse sono così distanti che la loro luce ha impiegato 10 miliardi di anni per raggiungerci.

È la prima volta che un’immagine così grande ci permette di immortalare così tante galassie dell’ammasso di Perseo con un livello di dettaglio così elevato. Questo ammasso di galassie è una delle più massicce strutture conosciute nell’Universo, situata a “soli” 240 milioni di anni luce di distanza dalla Terra.

Gli astronomi e astronome hanno dimostrato che gli ammassi di galassie come quello di Perseo possono essersi formati solo in presenza di materia oscura nell’Universo. Euclid osserverà numerosi ammassi di galassie come quello di Perseo nell’arco del tempo cosmico, rivelando l’elemento “oscuro” che li tiene uniti.

Galassia a spirale IC 342 vista dalla missione Euclid

Galassia a spirale IC 342

Nel corso della sua vita, il nostro detective dell’Universo oscuro acquisirà immagini di miliardi di galassie, rivelando l’influenza invisibile che la materia oscura e l’energia oscura hanno su di esse. Ecco perché è appropriato che una delle prime galassie osservate da Euclid sia soprannominata la “Galassia nascosta”, detta anche IC 342 o Caldwell 5. Con la sua vista a infrarossi, Euclid ha già scoperto informazioni cruciali sulle stelle di questa galassia, molto simile alla nostra Via Lattea.

 

Galassia irregolare NGC 6822 vista da Euclid

Galassia irregolare NGC 6822

Per creare una mappa tridimensionale dell’Universo, Euclid osserverà la luce delle galassie fino a 10 miliardi di anni luce di distanza. La maggior parte delle galassie degli albori dell’Universo non ha l’aspetto della classica spirale perfettamente definita, ma è irregolare e di piccole dimensioni. Si tratta degli elementi costitutivi di galassie più grandi, come la nostra, ed è possibile trovare ancora alcune di queste galassie relativamente vicino a noi. La prima galassia nana irregolare osservata da Euclid si chiama NGC 6822 e si trova a breve distanza, ad appena 1,6 milioni di anni luce dalla Terra.

 

 

Ammasso globulare NGC 6397 nell’immagine dalla missione Euclid

Ammasso globulare NGC 6397

Questa sfavillante immagine mostra in che modo Euclid vede l’ammasso globulare NGC 6397. Si tratta del secondo ammasso globulare più vicino alla Terra, situato a circa 7.800 anni luce di distanza. Gli ammassi globulari sono costituiti da centinaia di migliaia di stelle raggruppate dalla gravità. Attualmente nessun altro telescopio oltre a Euclid è in grado di osservare un intero ammasso globulare in un’unica inquadratura e di distinguere allo stesso tempo un numero così elevato di stelle. Queste fievoli stelle raccontano la storia della Via Lattea e indicano la posizione della materia oscura.

 

 

La Nebulosa Testa di Cavallo vista da Euclid

La nebulosa Testa di Cavallo

Euclid presenta una panoramica spettacolare e dettagliata della nebulosa Testa di Cavallo, nota anche come Barnard 33 e facente parte della costellazione di Orione. Nella nuova osservazione di Euclid di questo vivaio stellare, gli scienziati sperano di trovare molti pianeti con massa simile a quella di Giove, poco luminosi e mai visti prima, nella loro infanzia celeste, oltre a giovani nane brune e stelle neonate.

 

Sul modello già sperimentato del JWST, anche per questo nuovo strumento si è scelto un impatto visivo per dare subito dimostrazione delle capacità tuttavia aspetteremo con pazienza i risultati degli studi previsti e finalmente la notizia che alcuni misteri sono stati davvero risolti.

Fonte: ESA

Crediti per le immagini: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA. Image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi

Un pianeta dentro la Terra

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Illustrazione della posizione delle due grandi e dense "macchie" di materiale ricco di ferro vicino al nucleo della Terra. Crediti: Edward Garnero/ Caltech
Tempo di lettura: 2 minuti

I resti di un antico pianeta che si è scontrato violentemente con la Terra miliardi di anni fa

Ormai più di 40 anni fa, alcuni geofisici fecero una scoperta sorprendente: in profondità, vicino al centro della Terra, trovarono due blob di materiale insolito delle dimensioni di un continente posizionati rispettivamente uno sotto il continente africano e uno sotto l’Oceano Pacifico.
Ogni blob, due volte più grande della Luna, era probabilmente composto da proporzioni diverse di elementi rispetto al mantello che lo circondava.
Oggi, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori del Caltech, si è forse giunti alla soluzione del mistero: si tratterebbe dei resti di un antico pianeta che si è scontrato violentemente con la Terra miliardi di anni fa in quello stesso gigantesco impatto che ha creato la nostra Luna.
Secondo la teoria più accreditata sulla formazione del nostro satellite, la Luna sarebbe stata generata in seguito al gigantesco impatto tra la Terra e un pianeta più piccolo soprannominato Theia. Tuttavia, non è mai stata trovata alcuna traccia di questo pianeta nella fascia degli asteroidi.
Il nuovo studio suggerisce che la maggior parte di Theia potrebbe essere stata assorbita dalla giovane Terra, mentre i detriti residui dell’impatto si sarebbero fusi a formare la Luna.
Le masse, chiamate grandi province a bassa velocità (LLVP), sono state osservate misurando le onde sismiche che viaggiano attraverso la Terra.
Collisione tra un asteroide. Crediti: Edward Garnero/ Caltech
Dal momento che esse si muovono a velocità diverse attraverso materiali diversi, a metà degli anni ’80 erano già emersi i primi indizi dell’esistenza di variazioni tridimensionali su larga scala e in profondità all’interno della struttura della Terra.
Queste due grandi masse, posizionate ora nella parte più profonda del mantello,  sono vicino al nucleo terrestre e i ricercatori ritengono che possano essere composte da livelli insolitamente alti di ferro il quale, in quantità superiore a quello delle regioni nei loro immediati dintorni, causa il rallentamento delle onde sismiche che le attraversano.
La ricerca è stata condotta da Qian Yuan, O.K. Earl Postdoctoral Scholar Research Associate nei laboratori di Paul Asimow, Eleanor  e John R. McMillan Professor of Geology and Geochemistry, e Michael Gurnis, John E. McMillan Professor of Geology and Geochemistry.
I prossimi passi consisteranno nell’esaminare come la presenza precoce del materiale eterogeneo di Theia nelle profondità della terra possa aver influenzato i processi interni del nostro pianeta, come la tettonica a placche.

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Aurora Boreale 5 novembre 2023 dall’Italia

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Risultato della somma di 5 foto da 25 sec. ad ISO-3400 f/2.8 con Camera DC-FZ10002 ottenuto da Giuseppe Conzo del Gruppo Astrofili Palidoro
Tempo di lettura: 2 minuti

Un evento davvero raro: Aurora Boreale visibile sin dai cieli italiani

La notte fra il 5 e il 6 novembre i cieli italiani sono stati investiti da un fenomeno insolito e assolutamente raro per le nostre latitudini: l’aurora boreale.

I cieli si sono tinti di un colore rossastro riconoscibile dalle regioni del Nord fino al Centro Italia. Il colore non è apparso evidente ad occhio nudo ma non è di certo sfuggito ai tanti appassionati di astrofotografia che hanno scorto il fondo rossiccio immortalato nelle riprese.

Il fenomeno delle aurore boreali è dovuto alle interazioni di particelle cariche emesse dal Sole e le particelle gassose presenti nella nostra atmosfera anche a quote molte alte.

In genere esse si manifestano di colore verde, soprattutto nelle zone più a nord dell’emisfero boreale (vedi Coelum n°260) e raramente sono percepibili fino alle nostre latitudini dove invece sono caratterizzate da sfumature più rosse.

Ciò è dovuto alla composizione dei gas che circondano l’atmosfera ad alte quote, intorno ai 400 km di altezza, la quota che risulta visibile anche alle nostre latitudini.

Le segnalazioni arrivare in redazione sono state tantissime. Ecco le testimonianze di:

Cristian Fattinnanzi che nel suo canale Youtube ha caricato una splendida ripresa del fenomeno

(Ripresa con scatti da 10 secondi ogni 20 secondi, dalle 21:30 alle 00:00 circa, con reflex FF e ottica con focale 50mm ad F/2,8.)
Nel finale del video il rosso si è manifestato in modo piuttosto evidente ed inequivocabile!

E lo scatto del Gruppo di Astrofili Palidoro segnalato da Giuseppe Conzo

Risultato della somma di 5 foto da 25 sec. ad ISO-3400 f/2.8 con Camera DC-FZ10002 ottenuto da Giuseppe Conzo del Gruppo Astrofili Palidoro

 

Caricate i vostri scatti su PHOTOCoelum oppure inviateli in redazione a coelumastro@coelum.com potrebbero essere pubblicati nel prossimo numero di Coelum Astronomia!


 

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Giove in Opposizione 3 Novembre 2023

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Rotazione di Giove in opposizione l'8 maggio sempre da Marco Lorenzi
Tempo di lettura: 3 minuti

Giove in Opposizione alla distanza di 33,11 minuti luce

Questa sera Giove in Opposizione, perchè osservarlo e fotografarlo

Giove che già normalmente è il pianeta più facile da osservare e fotografare grazie alle sue generose dimensioni, questa notte sarà in opposizione e quindi ancora più favorevole alla scoperta.
Cosa significa in opposizione? Al di là di altre improbabili interpretazioni si tratta di un allineamento geometrico che vede sulla stessa traiettoria in ordine: Sole e Terra e nello specifico proprio Giove.
In simili condizioni il grande pianeta sorgerà ad est (intorno alle 17) proprio quando la nostra stella sarà al tramonto. Sarà quindi facile da osservare per tutta la sera raggiungendo il meridiano solo intorno alla mezzanotte.

Giove in opposizione ripreso da Marco Lorenzi il 10 giungo 2019

Anche le misure apparenti del pianeta saranno significative, quasi 49,5 secondi d’arco, niente male per una pianeta, la porzione illuminata sarà praticamente al 100%. Ricordiamo che la Grande Macchia Rossa compie un giro completo di Giove in 6 giorni terrestri, non è quindi scontato che essa sia visibile proprio nel lasso di tempo delle ore serali di oggi.

La luminosità notevole raggiungerà la magnitudine -2,9. Giove brillerà come il quarto oggetto più luminoso nel cielo, dopo il Sole, la Luna e il pianeta Venere.

Giove è passato al perielio nella notte fra il 1e il 2 novembre, esattamente alle ore 22 italiane quando si posizionava ad una distanza di circa 370 milioni di miglia/ 595 milioni di km/ 33,11 minuti luce dalla Terra.

Non sarà difficile individuare Giove come l’altro più luminoso della sera verso est posizionato nella costellazione dell’Ariete. L’importante sarà non confonderlo con Saturno che sebbene meno luminoso sarà comunque facilmente individuabile. Il pianeta con gli anelli sarà però già alto nel cielo intorno alle 18 per tramontare ad ovest molto prima (intorno alla mezzanote appunto).
Alla sinistra di Giove, verso est, sorgerà dopo circa 50 minuti anche Nettuno, quest’ultimo tuttavia è troppo lontano e poco brillante per essere individuato senza l’ausilio di strumenti.

Rotazione di Giove in opposizione l’8 maggio sempre da Marco Lorenzi
Come Osservare Giove

Giove in generale, ma stasera in particolare, è il target perfetto per chi vuole per la prima volta cimentarsi nell’osservazione. Lo spettacolo delle nubi, della Grande Macchia Rossa e dei satelliti gioviani, è in grado di lasciare senza parole e segnare definitivamente il cammino di un giovane astrofilo ancor più sapendo che per inquadrarlo non servono particolari strumentazioni ma può essere più che sufficiente l’ausilio di un buon binocolo ma anche un telescopio modello base che magari è riposto in soffitta o in camera da troppo tempo aspettando l’occasione giusta.

Per i più esperti invece sarà l’occasione per concentrarsi sui dettagli delle singole nubi, annotare cambiamenti rispetto alle riprese precedenti. Più le aperture saranno generose meglio si potranno risolvere i particolari e i colori.

Non dimenticate di inviare i vostri scatti alla redazione e pubblicarli in PhotoCoelum. Ogni bimestre le migliori immagini saranno scelte per la pubblicazione sul cartaceo.


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Il Cielo di Novembre 2023

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Tempo di lettura: 7 minuti

IL CIELO DI NOVEMBRE2023

Massimo delle Tauridi 04/11
Massimo delle Leonidi 19/11

COSTELLAZIONI DI NOVEMBRE 2023

Nel pieno dell’autunno incontriamo sulla volta celeste due costellazioni mitologicamente connesse tra di loro, che rappresentano una coppia di sovrani: Cassiopea e Cefeo.

Tutte le descrizioni sono in Le Costellazioni del mese di Novembre

a cura di @teresamolinaro

I principali eventi di Novembre 2023

Data Orario Oggetto/i Evento
03/11/2023 04:44:15 Giove Opposizione
03/11/2023 20:10:06 Luna-Polluce Congiunzione
04/11/2023 01:38:41 Massimo Tauridi
04/11/2023 21:25:17 Luna-Presepe Congiunzione
05/11/2023 09:36:44 Luna Ultimo Quarto
06/11/2023 17:58:03 Luna-Regolo Congiunzione
06/11/2023 18:41:24 Mercurio Afelio
06/11/2023 22:49:23 Luna Apogeo
09/11/2023 10:27:30 Luna-Venere Congiunzione
11/11/2023 06:47:37 Luna-Spica Congiunzione
11/11/2023 09:48:33 Luna Nodo Discendente
13/11/2023 10:27:18 Luna Nuova
13/11/2023 14:31:31 Luna-Marte Congiunzione
13/11/2023 18:32:00 Urano Opposizione
14/11/2023 15:39:02 Luna-Mercurio Congiunzione
14/11/2023 21:19:01 Luna-Antares Congiunzione
16/11/2023 19:32:45 Mercurio-Antares Congiunzione
18/11/2023 05:47:54 Marte-Sole Congiunzione
19/11/2023 01:31:40 Massimo Leonidi
20/11/2023 11:49:51 Luna Primo Quarto
20/11/2023 15:04:53 Luna-Saturno Congiunzione
21/11/2023 22:02:38 Luna Perigeo
22/11/2023 08:43:37 Luna-Nettuno Congiunzione
24/11/2023 12:01:48 Luna Nodo Ascendente
25/11/2023 12:13:11 Luna-Giove Congiunzione
26/11/2023 10:18:53 Luna-Urano Congiunzione
27/11/2023 01:38:01 Luna-Pleiadi Congiunzione
27/11/2023 10:16:13 Luna Piena
28/11/2023 09:43:02 Venere Perielio
28/11/2023 10:10:41 Venere-Spica Congiunzione

 

Tutte le effemeridi del mese di Novembre 2023 sono disponibili in file csv

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LUNA

Novembre Luna e Venere al mattino

Nel mese di Novembre la Luna in fase calante e diretta verso l’ultimo quarto sorgerà intorno alle 20 e 30 per rimanere visibile per quasi tutta la notte. Il giorno 3, intorno alle 22 la scorgeremo vicino a Castore e Polluce, subito sotto ai due gemelli.

Tutto nella rubrica Luna di Novembre 2023

COMETE

SECONDO OUTBURST PER LA 12P/PONS-BROOKS

Novembre ci propone un programma stimolante, in cui spicca la C/2023 H2 Lemmon. Ma, dopo ben due outburst, varrà la pena monitorare anche la 12P/Pons-Brooks, ancora lontana dal perielio ma a quanto pare molto attiva.

Per approfondire: le comete di Novembre 2023 a cura di @claudiopra

ASTEROIDI

GLI ASTEROIDI IN OPPOSIZIONE NOVEMBRE

e consigli per le riprese

(21) Lutetia, (18) Melpomene 

Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Ottobre 2023 a cura di @mioxzy

TRANSITI NOTEVOLI ISS

La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante l’ultimo mese autunnale, auspicando come sempre in cieli sereni.

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Novembre 2023 a cura di @stormchaser

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Leggi tutti gli aggiornamenti sulle ultime Supernovae scoperte nell’articolo a cura di @fabio-briganti e Riccardo Mancini

Cieli sereni a tutti!


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Almanacco Astronomico 2024 in omaggio per i lettori di Coelum

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Tempo di lettura: < 1 minute

Con il numero 265

arriva per i lettori di COELUM un gradito omaggio!

ALMANACCO 2024

con i principali eventi astronomici

GRATUITO PER TUTTI I LETTORI DI COELUM

Formato opuscolo facile e leggero da trasportare.
Da tenere con se in tutte le serate osservative.

Nelle 16 pagine le tabelle dei principali eventi astronomici dell’anno suddivise per singolo Mese e per Oggetto Celeste.

Luna Fasi e Nodi, Congiunzioni, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Nettuno, Urano, Eclissi, Sciami Meteoritici, Solsisti ed Equinozi e Moti.

In più i suggerimenti per osservare le principali Comete e gli Asteroidi in opposizione per tutto il 2024.

L’Almanacco sarà distribuito omaggio agli abbonati e per tutti i lettori che acquisteranno la copia di  COELUM ASTRONOMIA N°265 VI BIMESTRE

L’Almanacco sarà disponibile alla consultazione a partire dal 27 novembre, come servizio esclusivo, anche per tutti gli utenti QUASAR della Community di Coelum.

*l’immagine in copertina è di Egidio Maria Vergani

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SUPERNOVAE: aggiornamenti Novembre 2023

Tempo di lettura: 3 minuti

RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 114

100 CLASSIFICAZIONI PER CLAUDIO BALCON

Con il meeting dell’ottobre 2018 entrò a far parte dell’ISSP Italian Supernovae Search Project, l’astrofilo bellunese Claudio Balcon. Il suo intento era quello di provare a riprendere spettri di supernovae, e da li a poco, era il 15 febbraio 2019, Claudio Balcon riescì nell’impresa di classificare per primo nel TNS Transient Name Server la sua prima supernova: la SN2019ahs di mag.+16,3 posta in una piccola galassia anonima.

3) Lo spettroscopio auto costruito da Claudio Balcon accoppiato alla camera CCD Atik.

Disponeva di un piccolo telescopio Newton di 200mm di diametro F.5 e di una spettrografo auto costruito, con filtro Star Analyzer e fenditura, a cui veniva applicata la camera CCD. Alla fine del 2019 le supernovae classificate erano diventate quattro, a cui seguirono altre 15 nel 2020 e 29 nel 2021 fino ad arrivare all’incredibile quota di 100 supernovae raggiunta lo scorso 10 settembre 2023 classificando la luminosa supernova SN2023rve posta nella bella galassia a spirale NGC1097.

Un record davvero imbattibile ed impensabile solo pochi anni prima.

Fra le 100 riconosciute ne troviamo due che a loro volta rappresentano un record nel record: la SN2021sfh posta in una galassia anonima è la supernova più lontana classificata da un astrofilo a ben 720 milioni di anni luce e la SN2022abln in NGC5808 rappresenta la SN più debole classificata a mag.+18 con lo spettro ottenuto grazie ad un’esposizione totale di 2 ore e 40 minuti.

La stessa SN2023rve in NGC1097 cioè la centesima supernova classificata da Balcon, rappresenta un altro record perché si tratta della classificazione amatoriale dell’emisfero settentrionale con la più bassa declinazione: -30°.

Parlando dei numerosi record inanellati dal bravo astrofilo bellunese, non possiamo ignorare anche la SN2020aavb in NGC3697 che rappresentava fino a pochi giorni fa l’unica supernova scoperta e classificata a livello amatoriale da un gruppo astrofili, in questo caso l’ISSP. Con la SN2023usf infatti anche gli astrofili cinesi del programma XOSS sono riusciti a scoprire e classificare una supernova.

Nell’agosto 2023 Balcon si è munito di un nuovo strumento, un bellissimo telescopio Newton realizzato dalla ditta Marcon di 410mm di diametro F.5 con il quale ha già ottenuto diverse classificazioni fra cui la SN2023raf che in un colpo solo ha infranto entrambi i due record da lui stesso detenuti.

 

2) Il telescopio Newton da 200mm F.5 montato in parallelo al nuovo telescopio Newton da 410mm F.5 realizzato dalla ditta Marcon.

L’asticella della supernova più lontana è stata così alzata all’incredibile distanza di 900 milioni di anni luce ed anche la supernova più debole classificata da un astrofilo adesso è posta alla difficile mag.+18,2 con lo spettro ottenuto con un’esposizione totale di 2 ore e 30 minuti.

Per festeggiare in maniera adeguata questo incredibile traguardo delle cento supernovae classificate, il 21 ottobre scorso è stato organizzato un incontro in Toscana con un pranzo a cui hanno partecipato i membri di diversi osservatori che compongono l’ISSP.  Per la cronaca al momento in cui scriviamo Claudio Balcon ha raggiunto quota 108 supernova classificate per primo nel TNS.

5) I partecipanti al pranzo tenutosi in Toscana dal ristorante “Da Nando” in provincia di Pisa.
COELUM ASTRONOMIA versione cartacea ogni due mesi vieni pubblicato il riepilogo delle Supernovae scoperte e gli scatti più chiari e esaurienti. Per conservare in archivio tutte le novità e lo storico sulle Supernovae visibili dalla Terra

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Le Comete di Novembre 2023

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Tempo di lettura: 3 minuti

SECONDO OUTBURST PER LA 12P/PONS-BROOKS

Novembre ci propone un programma stimolante, in cui spicca la C/2023 H2 Lemmon. Ma, dopo ben due outburst, varrà la pena monitorare anche la 12P/Pons-Brooks, ancora lontana dal perielio ma a quanto pare molto attiva.

C/2023 H2 Lemmon

Scoperta il 23 aprile di quest’anno dall’osservatorio americano di Mount Lemmon è reduce dal transito al perielio avvenuto a fine ottobre. La sua luminosità, rivista recentemente, nei primi giorni di novembre potrebbe aggirarsi attorno ad una buona settima magnitudine. Da considerare anche il suo moto proprio davvero rilevante, dal momento che l’oggetto passerà a meno di 30 milioni di chilometri dalla Terra. Questo si traduce in un ampio tratto di volta celeste percorsa, che la porterà dal Boote fino alla Gru. Sarà osservabile non appena fa buio, inizialmente alta in cielo ma in abbassamento graduale sull’ orizzonte.

Mappa della C/2023 H2 in novembre. Le stelle più deboli sono di magnitudine 7.

 

103P/Hartley 2

É transitata al perielio il mese scorso, deludendo le attese, sia per la luminosità raggiunta non in linea con le previsioni che per l’aspetto etereo (ho avuto io stesso l’occasione di verificarlo personalmente). In novembre sarà in calo, con una luminosità inizialeche probabilmente si aggirerà attorno alla nona magnitudine. Per tutto il mese sarà confinata nell’Idra, dove ridurrà la sua declinazione. L’ultima parte della notte astronomica sarà il momento migliore per cercarla.

Mappa della 103P in novembre. Le stelle più deboli sono di magnitudine 10ma.

 

62P/Tsuchinshan 1

Passerà al perielio il giorno di natale, ma intanto a novembre dovrebbe raggiunge la nona magnitudine. Cometa di corto periodo (6,39 anni) la 62P è stata scoperta il primo gennaio del 1965 dall’omonimo osservatorio cinese. Nel corso del mese si trasferirà dai Gemelli al Leone, passando per il Cancro. Sarà altissima in cielo al termine della notte astronomica, ma la potremo cercare anche prima, trovandola comunque ad una buona altezza. Tra il 15 e il 16 novembre sfiorerà M44, il “Presepe”, celebre ammasso aperto del cancro visibile ad occhio nudo.

Mappa della 62P in novembre. Le stelle più deboli sono di magnitudine 9,5.

 

12P/Pons-Brooks

Non è ancora arrivata ai valori luminosi che solitamente trattiamo (lo farà a breve) ma è già salita agli onori della cronaca grazie ad un paio di outburst, il primo datato 20/7 che l’ha vista aumentare di cinque magnitudini portandola alla misura di 11,5 mag. Il secondo, meno potente e molto recente (5/10), l’ha innalzata fino alla mag. 11,7. Proprio questi improvvisi aumenti di luminosità, non nuovi per questa cometa, consigliano di tenerla monitorata pur se ancora lontana dal perielio, che raggiungerà nella prossima primavera brillando forse di magnitudine 4,5. L'”astro chiomato” si sposterà dall’Ercole verso la Lira, terminando la sua corsa mensile nei pressi della luminosa Vega. Sarà osservabile nelle migliori condizioni non appena fa buio, piuttosto alta in cielo. Una volta rientrata dall’ultimo outburst i suoi valori dovrebbero aggirarsi attorno alla dodicesima mag. In caso invece di nuovi eventi risulterà più luminosa, ma di quanto non è ovviamente possibile saperlo anticipatamente. Teniamola d’occhio…

Mappa della 12P in novembre. Le stelle più deboli sono di magnitudine 10.

Al prossimo mese!


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La Luna di Novembre 2023

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Tempo di lettura: 4 minuti

Uno scatto rappresentativo dell’Eclissi di Luna del 28 ottobre

di Fausto Lubatti In questa sequenza si può apprezzare la dimensione dell’ombra terrestre rispetto all Luna: questo spiega perchè le eclissi lunari siano molto più frequenti di quelle solari; montaggio di 24 immagini riprese con intervallo di 4 minuti su montatura equatoriale.

Novembre Luna e Venere al mattino

Nel mese di Novembre la Luna in fase calante e diretta verso l’ultimo quarto sorgerà intorno alle 20 e 30 per rimanere visibile per quasi tutta la notte. Il giorno 3, intorno alle 22 la scorgeremo vicino a Castore e Polluce, subito sotto ai due gemelli.

Congiunzione Luna-Castore-Polluce del 03 novembre ore 23:45. Crediti https://theskylive.com/

Il giorno 9, sorgerà la mattina poco dopo le tre accompagnata da Venere. Lo spettacolo sarà gradevole con la Luna ridotta oramai quasi ad uno spicchio tenue (porzione visibile 18,5).
Sopra la Luna e subito sotto Venere i due astri saranno distanti circa 2°. Nel corso della giornata, quando oramai però saranno avvolti nella luce diurna, Venere e Luna continueranno ad avvicinarsi finché la seconda non finirà per coprire la prima in un’eclisse accessibile ahinoi a pochi dotati della giusta attrezzatura.

Congiunzione Luna Venere facile da individuare all’alba del 9 novembre. I due astri si avvicineranno sempre di più fino a dar vita ad un’eclisse nelle ore diurne. Crediti https://theskylive.com/

 

L’eclissi di Venere coperta dallo spicchio di Luna inizierà alle ore 09:06 (per un osservatore situato a Roma) e ci concluderà alle ore 14:07.

Inizio dell’eclissi di Venere ore 09:06 del 09 novembre con il Sole già alto in cielo. I due astri saranno in direzione Sud nella costellazione della Vergine. Altezza dall’orizzonte circa 50° gradi. Crediti https://theskylive.com/
Venere esce dal dietro la parte in ombra delle Luna alle ore 14:17 del 09 novembre. Crediti: https://theskylive.com/

Nei giorni successivi poco la Luna Nuova si nasconderà per quasi tutto il tempo nella luce diurna ma sarebbe interessante osservare lo splendido quintetto formato da Mercurio,
Antares, Marte, Luna e Sole tutti stretti in pochi gradi.

Purtroppo in luce diurna alle 15 del giorno 13 novembre affollato allineamento: Luna, Mercurio, Antares, Marte e Sole. https://theskylive.com/

Il satellite uscirà dalla morsa del giorno intorno il 17 quando inizierà a scorgersi nelle prime luci della sera, stiamo parlando di orari pomeridiani, le giornate si riducono infatti sempre di più tanto che alla fine del mese avremo pochissime ore di luce.

Quando riapparirà verso ovest la Luna sarà visibile al 14% circa e seguita da vicino da Plutone che sia avvicinerà ancora di più il giorno successivo.
Ritardando sempre di più il suo tramontare la Luna il giorno 20 sarà vicino a Saturno che non lascerà fino al tramonto, prima della mezzanotte, la Luna sarà al primo quarto.


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–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati dai siti https://theskylive.com/http://www.marcomenichelli.it/luna.asp


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Mondi in miniatura – Asteroidi, Novembre 2023

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GLI ASTEROIDI IN OPPOSIZIONE NOVEMBRE

e consigli per le riprese

(21) Lutetia, (18) Melpomene 

(21) Lutetia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.390 giorni (3.81 anni) ad una distanza compresa tra le 2.04 e le 2.84 unità astronomiche (rispettivamente, 305.179.656 Km al perielio e 424.857.953 Km all’afelio). Deve il suo nome a Lutetia, l’antico nome romano della città di Parigi. Scoperto da Hermann Goldschmidt il 15 novembre 1852 dal balcone del proprio appartamento,  (21) Lutetia è stato il primo asteroide scoperto da un astronomo dilettante, dimostrando che questi ultimi erano in grado di contribuire in modo significativo alla scienza astronomica.

Inizialmente classificato come un asteroide di tipo M (Metallico), le osservazioni successive hanno suggerito che potrebbe essere più correttamente classificato come un asteroide di tipo C (Carbonaceo), indicando una composizione più primitiva e ricca di carbonio. Nel 2010, (21) Lutetia ha ricevuto la visita della sonda spaziale Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Rosetta passò vicino all’asteroide il 10 luglio 2010, fornendo immagini dettagliate e dati scientifici che hanno aiutato a chiarire la sua classificazione mostrando caratteristiche che confermerebbero una composizione più simile agli asteroidi di tipo C.

(21) Lutetia sarà in opposizione il 2 di Novembre. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 10.0, il suo moto sarà di 0,66 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (21) Lutetia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 26 secondi d’arco. 

(21) Lutetia in opposizione il 2novembre. Crediti https://in-the-sky.org/
Lutetia in uno scatto catturato da Rosetta ESA 2010 MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/RSSD/INTA/UPM/DASP/IDA

(18) Melpomene è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.270 giorni (3.48 anni) ad una distanza compresa tra le 1.80 e le 2.80 unità astronomiche (rispettivamente, 269.276.166 Km al perielio e 418.874.036 Km all’afelio). Deve il suo nome a Melpomene, Figlia di Zeus e di Mnemosine, divinità del canto e della danza. Scoperto da John Russell Hing il 24 giugno 1852, questo grande asteroide (circa 140 Km di diametro) presenta una superficie relativamente luminosa e riflettente che rivela la presenza di materiali silicati. È classificato come un asteroide di tipo S (Silicaceo), che è molto comune nella fascia principale interna. (18) Melpomene quest’anno sarà in opposizione il 5 Novembre, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 8.0. Il suo moto sarà di 0,61 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (18) Melpomene trasformarsi in una bella striscia luminosa di quasi 25 secondi d’arco. 

(18) Melpomene sarà in opposizione il 5 novembre. Crediti https://in-the-sky.org/

 

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Transiti ISS notevoli per il mese di Novembre 2023

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Tempo di lettura: 3 minuti

La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante l’ultimo mese autunnale, auspicando come sempre in cieli sereni.

 

03 Novembre

Si inizierà il giorno 3 Novembre, dalle 06:15alle 06:24, osservando da NO a SE. La ISS sarà ben visibile da tutto il paese con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.7.

04 Novembre

Si replica il giorno 4 Novembre, dalle 05:28 verso NO alle 05:36 verso ESE. Visibilità migliore dal Nord Est Italia e regioni Adriatiche. Osservabile senza problemi, meteo permettendo. Magnitudine di picco a -3.3.

06 Novembre

Passiamo al 6 Novembre, dalle 05:29in direzione ONO alle 05:37 in direzione SE. Questo sarà un transito osservabile al meglio dalle Isole Maggiori e regioni Tirreniche, con una magnitudine massima di -3.6.

17 Novembre

Saltando di una decina di giorni, il 17 Novembre, dalle 18:01 verso SO alle 18:08 verso E, con magnitudine di picco a -3.4 e avvistabile al meglio dal Sud Italia.

19 Novembre

Il giorno dopo, il 19 Novembre, dalle 18:00 alle 18:07, da OSO a NE. Magnitudine massima a -3.5con visibilità migliore da tutto il Centro Nord Italia, sperando nel meteo favorevole.

20 Novembre

Il penultimo transito del mese, il 20 Novembre, sarà visibile al meglio da tutta la nazione, dalle 17:11verso SO alle 17:20 verso ENE. Magnitudine di picco a -3.8 per il miglior transito serale del mese.

22 Novembre

L’ultimo transito notevole, visibile al meglio dal Nord Italia, avverrà il 22 Novembre. Dalle 17:09alle 17:19, da OSO a NE. Magnitudine di picco a -3.2.

 

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.

In caso di Booster della ISS eseguiti nei giorni successivi alla pubblicazione dell’articolo gli orari possono differire anche in maniera significativa. Vi invitiamo a controllare sempre il sito https://www.heavens-above.com/ soprattutto in caso di programmazione di una sezione di osservazione.


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Le Costellazioni di Novembre 2023

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Tempo di lettura: 5 minuti

COSTELLAZIONI DI NOVEMBRE 2023

Nel pieno dell’autunno incontriamo sulla volta celeste due costellazioni mitologicamente connesse tra di loro, che rappresentano una coppia di sovrani: Cassiopea e Cefeo.

COSTELLAZIONE DI CASSIOPEA

Subito dopo il tramonto, che avverrà sempre più anticipo, si avrà maggior possibilità di osservare il cielo stellato: a Nord non sarà difficile imbattersi in un’inconfondibile figura a forma di W: si tratta della costellazione di Cassiopea.

L’asterismo è tipico del cielo boreale ed è situato tra le costellazioni di Cefeo e Andromeda; Cassiopea raggiunge la massima altezza proprio nel periodo autunnale, sebbene sia visibile durante tutto l’anno nei pressi della Stella Polare, assumendo la forma di W o M a seconda delle stagioni.

La stella più brillante della costellazione è Shedir (α Cassiopeiae), una gigante arancione di magnitudine apparente di +2,25, posta a 229 anni luce dalla Terra e che viene a volte surclassata in termini di luminosità dalla variabile Gamma Cassiopeiae.

SUPERNOVAE IN CASSIOPEA

Nel 1572 nella costellazione di Cassiopea apparve all’improvviso una stella tanto brillante quanto il pianeta Venere: venne denominata come la “nova di Tycho Brahe”, dal nome dell’astronomo danese che condusse le osservazioni dell’oggetto per oltre un anno, ad occhio nudo, riportando dati molto dettagliati: ciò che aveva osservato era l’apparizione di una supernova.

Ma nella stessa costellazione è apparso anche un altro oggetto di questa categoria, ovvero Cassiopea A, una forte radiosorgente situata a 11 mila anni luce da noi e osservata nel 1680.

Il telescopio spaziale Chandra, nel 2004, ha scoperto anche una sorgente molto compatta di raggi X proprio al centro di Cassiopea A, le cui caratteristiche mostrano che si tratta di una stella di neutroni che con ogni probabilità rappresenta il resto della stella esplosa più di 300 anni fa.

OGGETTI NON STELLARI IN CASSIOPEA

La costellazione di Cassiopea  è attraversata dalla Via Lattea, per cui risulta essere molto ricca di oggetti non stellari come nebulose e ammassi, le cui immagini sono una vera delizia per gli occhi.

Uno di questi è IC1805, una nebulosa a emissione nota con il nome di Nebulosa Cuore, distante 7500 anni luce da noi: al suo interno si trova un sistema di piccoli ammassi di cui il più noto è Melotte 15, il quale contiene alcune stelle circa 50 volte più massicce del Sole.

Crediti Marcella Botti

 

Crediti Marcella Botti

Un altro oggetto davvero sorprendente è Sh2-185, una nebulosa a emissione e riflessione, composta da regioni distinte con diverse caratteristiche; è noto con il nome di  Fantasma di Cassiopea.

Crediti Mirko Tondinelli

CASSIOPEA NELLA MITOLOGIA

Vanitosa e presuntuosa come poche, Cassiopea era la sovrana di Etiopia moglie di Cefeo e madre di Andromeda: la donna, pettinando i suoi capelli (la sua occupazione preferita) si vantava di essere la più bella del reame, persino più bella delle Nereidi, le ninfe marine al seguito del dio del mare, Poseidone, al quale non andava proprio giù che la regina etiope osasse affermare che la sua bellezza fosse superiore a quella delle sue ninfe.

Offeso e oltraggiato, Poseidone scatenò la sua ira sull’intero regno, (vedi costellazione di ottobre) e in modo particolare sul punto più debole della vanitosa Cassiopea, ovvero la sua giovane e innocente figlia Andromeda.

La storia è quella che conosciamo già e narra che Andromeda, per colpa di sua madre, fu legata su di una rupe infernale, preda del mostro marino Ceto; a salvarla dalle sue grinfie e della pena che le venne inflitta per scontare le colpe della regina, ci pensò Perseo in groppa al cavallo alato Pegaso, che ruppe le catene e la portò via con sé.

A Cassiopea toccò la sorte di essere collocata in cielo sul trono ma in una posizione poco carina, ovvero a testa in giù, nell’atto di specchiarsi o accarezzarsi i capelli, condannata a roteare per sempre attorno al polo nord.

LA COSTELLAZIONE DI CEFEO

Un’altra costellazione settentrionale da osservare nel periodo autunnale è quella di Cefeo, il mitologico marito di Cassiopea.

Si tratta di una costellazione circumpolare confinante con l’Orsa Minore e Cassiopea, composta da stelle non molto luminose che danno a Cefeo la figura di una casetta un po’ sgangherata che poggia la base sulla Via Lattea settentrionale; Alderamin (α Cephei) è la stella principale dell’asterismo, bianca e di magnitudine 2,45 che dista solo 49 anni luce.

Cefeo possiede una stella molto interessante: si tratta di Mu Cephei (μ Cep / μ Cephei), nota anche come Granatum Sidus (Stella granata): si tratta di una stella supergigante rossa multipla di quarta magnitudine, che l’astronomo Giuseppe Piazzi inserì nel suo “Catalogo di Palermo” proprio con questo nome, che deriva da un’affermazione di William Herschel il quale, nel suo Philosophical transactions, definì Mu Cephei così: «Ha un bellissimo e profondo colore granata, simile a quello della stella periodica Omicron Ceti».

Da un cielo nitido e idoneo all’osservazione la Stella Granata può essere individuata anche ad occhio nudo poco più a sud di Alderamin (α Cephei), con il suo caratteristico colore rosso/arancio.

Ma la stella di certo più importante per gli astronomi, che si trova nella costellazione di Cefeo, è Delta Cephei, una stella variabile multipla capostipite della classe di Cefeidi.

 

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Eclissi di Luna Parziale il 28 ottobre

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di Antonio Ferretti
Tempo di lettura: 3 minuti

Il 28 ottobre, nelle prime ore della sera, meteo permettendo, da tutta Italia sarà possibile assistere all’Eclisse Parziale di Luna. Il nostro satellite per l’occasione sarà coperto per una minima parte e vedremo per lo più un’ombra stagliarsi sopra al suo disco.

Appunto la sera di sabato 28 ottobre ore 20 circa italiane per l’inizio dell’eclissi parziale di Luna che si verifica ogni qual volta il nostro satellite viene solo in parte nascosto dal cono di ombra prodotto dalla Terra illuminata dalla parte opposta dal Sole.
Nello schema a seguire una rappresentazione stilizzata della configurazione in cui Sole – Terra – Luna verranno a trovarsi:
credit: TimeAndDate

Nell’immagine sopra la Luna è posizionata al limite del cono di ombra prodotto dalla Terra ed è esattamente in questa configurazione che si verifica quella che viene definita come Eclisse Parziale di Luna. Quando la Luna, per effetto dell’inclinazione del suo asse di rivoluzione intorno alla Terra, finisce invece per cadere completamente nel cono d’ombra si avrà un’Eclisse Totale di Luna.

Tornando alla sera del 28 ottobre innanzi tutto è importante sottolineare che per tutto il giorno saremo ancora effettivamente nell’ora legale, ciò significa che tutti gli orari indicati come TU Universal Time e riferiti a Grennwich dovranno essere tradotti in orario italiano aggiungendo due ore: TU+2. Il cambio di orario è fissato invece subito dopo, nella notte fra il 28 e il 29 alle ore 3 quando dovremo riportare le lancette indietro di un’ora e tornare all’orario solare TU+1.

Ecco il percorso che compirà la Luna nella sera del 28 attraversando il cono di ombra

Il massimo di eclisse è previsto per le ore 20:14 TU ciò significa ore 22:14 in Italia (TU+2).
Nell’immagine si notano alcune fasi differenti che attraverserà la Luna nelle ore precedenti e quelle successive. In particolare la sequenza sarà (espressa in orario valido per l’Italia):
– inizio penombra ore 20:01
– inizio ombra ore 21:35
– Massimo ombra ore 22:14
– fine ombra ore 22:52
– fine penombra ore 00:20

Dopo essere sorta, attorno alle 18:00 per il Centro Italia, potremo però seguire tutte le fasi fino al termine dell’evento. Alle 22:52 la Luna uscirà dal cono d’ombra, concludendo l’eclisse parziale, ma trovandosi però completamente immersa nella penombra, dalla quale uscirà alle 00:20. A questo punto, il nostro satellite, si troverà ormai al di sopra dell’orizzonte in tutte le località italiane, a circa 53° gradi sopra l’orizzonte.

L’area della Luna soggetta alla parzialità sarà il settore più meridionale con l’estrema regione polare sud.

Nella mappa sottostante sono riportate le zone del mondo dove l’eclisse parziale sarà visibile e dove no.
L’Italia e l’Europa tutta è al centro dell’area di visibilità.
Dove guardare
La Luna sarà visibile sin dal suo sorgere a Sud-Est e al massimo dell’ombra sarà ben alta nel cielo, circa 53° sopra l’orizzonte.
Alla sinistra della Luna spiccherà ben visibile l’astro che sta dominando le notti autunnali, Giove, leggermente più basso, distante circa 6° gradi.
Sarà l’occasione idea per scatti importanti e pregni di dettagli e tecnica.
GLI SCATTI dal PASSATO di PHOTOCOELUM e alcune idee di postproduzione.
di Roberto Ortu
di Antonio Ferretti
di Antonio Magni
di Angelo Demauro
CARICA I TUOI SCATTI IN PHOTOCOELUM, I MIGLIORI SARANNO PUBBLICATI SULLA RIVISTA DEL PROSSIMO NUMERO.

EVENTO: La Luna & le sue Eclissi – 28 Ottobre 2023

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Tempo di lettura: < 1 minute

NUOVO EVENTO SPECIALE – La Luna e le sue Eclissi!

Il 28 Ottobre l’Associazione StarAntola Ets promuove un evento speciale con protagonista la nostra Luna e le sue Eclissi, durante la serata sarà possibile osservare un eclissi lunare parziale !!!

L’evento sarà composto da un unico turno partente alle ore 21:15

 

L’evento si strutturerà in 4 momenti:
1. Presentazione in sala conferenza sulla formazione, sulle missioni spaziale e su tanti altri aspetti del nostro satellite

2. Osservazione dell’eclissi parziale di luna a occhio nudo e tramite proiezione di immagini riprese tramite telescopio.

3. Visita al planetario con proiezioni appositi atte a spiegare la rivoluzione della luna e la conseguente formazione delle eclissi.

4. Osservazione al telescopio da 80cm dell’Osservatorio dell’Antola della luna.

 

La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata tramite:
1. E-mail all’indirizzo info@starantola.it

2. Chiamata/messaggio o Whatsapp a 389 6331785

3. Messaggio Instagram (Direct) o messaggio Facebook (Messanger) alle pagine dell’ Associazione

4. Tramite l’apposito form sul nostro sito “www.starantola.it”

 

La partecipazione all’evento è a fronte di un contributo volontario all’Associazione di:
10€
7€ (Under 18)
Gratuito (Under 6)

 

Vieni anche tu a scoprire di più sul nostro satellite preferito e sul perchè della formazione delle eclissi!

Lo staff dell’ Associazione StarAntola.

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