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Saturno: la forza lunare tiene a bada l’anello A

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Il gruppo dei satelliti saturniani impedisce alla polvere che compone l’anello A di disperdersi nello spazio circostante. Questa immagine è stata scattata da Cassini e mostra chiaramente le onde di densità dell’anello create dalle piccole lune. Le onde sembrano come i solchi di un disco in vinile. Crediti: Nasa
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Da dentro a fuori! Cliccare per ingrandire. Una visione panoramica degli anelli di Saturno, un mosaico costruito ocn le immagini raccolte il 9 settembre 2017, pochi minuti dopo essere passata attraverso il piano degli anelli verso l'emisfero sud del pianeta. L'anello A è la prima sezione a destra, quindi rpocedendo verso sinistra incontriamo la parte più scura che identifica l'anello B, che dal centro dell'immagine si estende fino all'angolo in alto a destra, e più a sinistra ancora l'anello C. La luce del Sole in questo caso filtra attraverso gli anelli verso la sonda. Credits: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute
Il gruppo dei satelliti saturniani impedisce alla polvere che compone l’anello A di disperdersi nello spazio circostante. Questa immagine è stata scattata da Cassini e mostra chiaramente le onde di densità dell’anello create dalle piccole lune. Le onde sembrano come i solchi di un disco in vinile. Crediti: Nasa

Vi siete mai chiesti come sia possibile che i milioni di piccoli oggetti (dal micrometro al metro) che formano l’anello A di Saturno non si disperdano nello spazio circostante ma restino “incollati” lì? Precisi e compatti a formare l’anello planetario più brillante del sesto pianeta del Sistema solare, nonché il più grande e lontano di quelli visibili. Dopo trent’anni gli astronomi hanno capito che il responsabile non è Giano (la luna conosciuta come Saturno X). O meglio, non da solo: il satellite, che porta il nome della divinità romana, tiene a bada la polvere dell’anello insieme ad altre lune. 
PanAtlantePrometeoPandoraEpimeteoMimas e, appunto, Giano: questa è la formazione lunare che, con l’ausilio fondamentale della forza di gravità, ci permette di ammirare il Signore degli anelli in tutta la sua grandiosità.

Un gruppo di ricercatori della Cornell University ha sfruttato i dati raccolti dalla “cara estinta” sonda Cassini per studiare meglio il fenomeno misterioso degli anelli di Saturno. Radwan Tajeddine e i suoi colleghi hanno finalmente risolto il mistero; senza il lavoro di gruppo delle lune ghiacciate, il materiale polveroso dell’anello A andrebbe disperso. Il risultato della simulazione informatica è oggetto di un paper pubblicato su The Astrophysical Journal.

Come si vede nelle immagini di Cassini, l’anello A sembra un disco di vinile: sull’anello ci sono le cosiddette “onde di densità (che somigliano ai solchi di un disco) create da quelle che gli astronomi chiamano risonanze lunari, cioè le influenze orbitali indotte dalle lune esterne sugli anelli di Saturno. Da queste onde si deduce che l’influenza gravitazionale delle lune aiuta a rallentare e ridurre la perdita di materiale nello spazio.

Questa immagine raccolta dalla sonda Cassini mostra un’onda densità presente nell’anello A di Saturno (sulla sinistra), a circa 140 mila km dal pianeta. Al momento dell’acquisizione, la sonda si trovava a circa 56 mila km di distanza dagli anelli. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Space Science Institute

Di onde di densità ce ne sono a centinaia, sull’anello A, e sono generate da diverse risonanze lunari. Le spinte gravitazionali dalle sette lune rallentano l’anello annullando lo slancio verso l’esterno tanto da creare un bordo perfetto.

Tajeddine ha detto che gli scienziati non sono ancora sicuri sul processo che ha formato gli anelli, ma il meccanismo che li tiene insieme è finalmente chiaro.

Modificando liberamente la “Poesia dell’anello” (il breve componimento presente nel Signore degli Anelli di Tolkien) potremmo dire: «Sette lune per domarli, sette lune per trovarli, sette lune per ghermirli e nell’oscurità incatenarli». Perdonateci la licenza poetica!


Alla Ricerca dei Pianeti Extrasolari. Da 52 Pegasi b a PLATO, alla ricerca amatoriale.

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