Editoriale – Coelum n.175 – 2013

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Una domanda facile. Se alla sonda Horizon diretta su Plutone mancano ancora due anni e si trova a cinque unità astronomiche dalla meta… se Voyager 1 è uscita per l’ennesima volta dal Sistema solare e a sentire la NASA starà già orbitando un’altra stella… dove sarà ora il messaggio partito da Arecibo in direzione di M13 il 16 novembre 1974?

Beh, facendo due conti, pressappoco è come se avesse fatto un chilometro sull’autostrada che da Milano porta a Napoli.
Piuttosto sconsolante, e davvero verrebbe voglia di chiedere al sommo fattore: «ma che universo mi hai fatto? La luce, tanto per dire, non potevi farmela andare a velocità quasi istantanea?». Avrà avuto le sue ragioni, non discuto, ma è impossibile negare che fare ricerca in queste condizioni diventa quasi proibitivo: esseri mortali dalla vita cortissima costretti alla catena generazionale nel tentativo di tenere in vita la speranza di una risposta o di una verifica delle loro teorie. Carriere consumate senza arrivare a nulla, e solo per passare il cerino, nemmeno la fiaccola, al collega più giovane…

Comunque, niente tristezze; volevo solo dire che è già passato mezzo secolo dal giorno dell’inaugurazione del radiotelescopio di Arecibo. Era il 1° novembre 1963, e poche settimane prima, qui da noi, si cominciava a costruire la Croce del Nord di Medicina. Non è una coincidenza… Erano gli anni in cui la radioastronomia raccoglieva entusiasmi, e in molti erano pronti a giurare che quelle immani ferraglie avrebbero presto scalzato la ricerca ottica per numero e qualità di pubblicazioni.

Adesso ho come l’impressione che la radioastronomia sia in difficoltà, malgrado lo sbandierare continuo di faraonici progetti, qualcuno arrivato faticosamente in porto, come ALMA e il Sardinia Telescope, altri come l’Allen Telescope Array arenati per mancanza di fondi e lo SKA ancora lontano dall’inizio dei lavori (per non parlare di Arecibo, sempre più strangolato dalla mancanza di fondi e dei vari progetti SETI, ormai costretti alla privatizzazione e alla sopravvivenza spicciola).

Però nemmeno di questo volevamo parlare, ma di Medicina, appunto, e dei suoi 50 anni di vita, e del fatto che nel prossimo numero ci sarà un articolo sulla storia di questa macchina leonardesca che fa ancora onore alla ricerca astronomica italiana e una bella intervista a Jader Monari, che ha da poco preso il posto di Stelio Montebugnoli alla direzione del radiotelescopio.

In questo numero, invece, un altro lungo articolo con intervista cercherà di spiegare quanto ci sia di vero intorno al fenomeno SPACEX, l’industria californiana capofila di un modo finalmente diverso di avvicinarsi allo spazio. Dove pare ancora di respirare l’aria dei favolosi “Sixty” e dello “spirito dell’Apollo”. Poi c’è naturalmente la cometa, cosa che per scaramanzia mi sono ben guardato dal nominare. In queste pagine troverete comunque tutto il necessario per seguirla, se ci sarà qualcosa da seguire…

Sarà quel che sarà, si diceva un tempo. E così sia.
Giovanni Anselmi