Editoriale – Coelum n.127 – Aprile 2009

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Voi dove eravate la notte del 29-30 settembre 1967? Da una recente indagine, sembra che al tempo più del 50% dei lettori di Coelum non fossero ancora nati, e per loro sarà come sentir parlare di cose accadute al tempo di Galileo o di Percival Lovell.
Paolo Maffei in quelle ore si trovava invece sotto la cupola dello “Schmidt grande” dell’osservatorio di Asiago. Aveva 41 anni, e pioniere nell’osservazione del cielo profondo nell’infrarosso, stava per scoprire le due galassie che poi la comunità astronomica gli avrebbe dedicato, concedendogli di essere l’unico astronomo vivente a dare il proprio nome a due oggetti celesti: Maffei1 e Maffei2.
Tutta la genesi di quella scoperta, che avrebbe poi rivoluzionato il concetto stesso di “Gruppo locale” e aperto la strada a quell’inesauribile filone scientifico che è oggi la ricerca infrarossa tra le polveri del piano galattico, Maffei la raccontò per i lettori di Coelum nell’ormai lontano n. 29 della rivista (aprile 2000).
Da allora non è passato mese senza che quello che deve essere considerato il maestro della divulgazione astronomica nel nostro paese, non abbia interrotto il nostro tran-tran redazionale con una delle sue lunghissime telefonate. Conversazioni a briglia sciolta che avevano come interlocutrice preferita Roberta Zabotti, brava ed efficace come sempre nel metterlo a proprio agio in fittissimi colloqui in cui si mischiavano ricordi personali, consigli di natura editoriale, commenti su questo o quel fatto astronomico e progetti per il futuro in cui “il professore” si vedeva coinvolto come se avesse ancora mille e più anni davanti a sé.
E il tutto con un eloquio talmente lucido che ogni volta ci si ritrovava tra noi a commentare l’assoluta necessità in futuro di registrare quelle telefonate per evitare che rimanessero confinate soltanto al nostro ricordo…

Soltanto per dare un’idea – a quei pochi che non avessero conosciuto i suoi libri – della sua profonda onestà intellettuale e della sua capacità di coinvolgere il lettore in un mondo in cui tutto diventa possibile per chi ha davvero voglia di “cercare” e di cambiare le cose, riproponiamo il finale di quell’articolo, nella convinzione che le sue parole – come spesso è avvenuto – andranno a creare altre possibilità.

“Con questo articolo pubblicato su Coelum ho ricostruito per la prima volta fin dall’inizio la storia della scoperta delle galassie Maffei per mostrare che questa è stata solo l’ultimo anello di una serie di scoperte “casuali”. Come si è detto ripetutamente è stato un caso di serendipity. Va però ricordato che questa parola non equivale a “caso” o “fortuna”, o meglio non solo a questo ma soprattutto a “scoprire, attraverso l’incidente e la sagacia, cose che non si stavano cercando”. È quanto può facilmente accadere se si usano metodi e strumentazioni diversi da quelli usuali: nel mio caso il vicino infrarosso, pressoché inesplorato. Ero partito dallo studio di una nebulosa; avevo trovato una T Tauri; per cercarne altre avevo scoperto anche variabili a Lungo Periodo di notevole ampiezza infrarossa e per approfondire il loro studio attraverso un esame comparato col dominio spettrale visibile, già esplorato, arrivai finalmente a scoprire le prime due galassie “nascoste”.
È stata una serie di avvenimenti e di scoperte che può essere utilmente presa come lezione.
Chi cerca solo ciò che crede o sa di trovare, non scoprirà mai niente di nuovo, ma chi, oltre a percorrere la sua strada, tiene d’occhio anche i “dintorni”, può avere la piacevole sorpresa d’imbattersi nell’imprevisto, in altri termini di fare una scoperta, ricca o no di conseguenze. Avrà trovato un nuovo continente o un’isoletta ancora non segnata sulle carte, ma in ogni caso avrà la soddisfazione di essere quello che vi lascia la prima impronta”.

Paolo Maffei ci ha lasciati lo scorso 1° marzo, all’età di 83 anni.