

William Herschel è stato uno dei più grandi astronomi di tutti i tempi, giustamente ricordato, oltre che per le sue scoperte, per la sua intelligenza assolutamente poliedrica: abile matematico e costruttore di telescopi, esperto di ottica e di scienze naturali, oltre che compositore di musica classica. Meno noti sono invece i suoi contributi in altri ambiti del sapere scientifico, dove raggiunse comunque risultati di rilievo e produsse teorie interessanti, accolte però con molto minor successo o addirittura con generale sarcasmo dai contemporanei, come le sue intuizioni in campo climatologico, troppo innovative per la comunità scientifica dell’epoca.
La storia che vi vogliamo raccontare coinvolge uno dei campi di ricerca più interessanti per Herschel, che si dedicò con particolare passione anche allo studio delle stelle variabili, cioè di quegli astri che sembravano variare di luminosità più o meno periodicamente, senza che nessuno al tempo sapesse ancora perché. A tale proposito, William propose una teoria derivata dai suoi studi sulle macchie solari, che per molti anni era andato osservando in dettaglio grazie alla raffinata strumentazione di cui disponeva, sicuramente la migliore dell’epoca. Due secoli dopo la “spiegazione” di Galilei che, prendendo una cantonata epocale, le aveva interpretate come perturbazioni dell’atmosfera terrestre, i contemporanei di Herschel sapevano che le macchie erano invece perturbazioni oscure presenti sul disco solare, che in qualche misura dovevano quindi provocare una diminuzione della luminosità della nostra stella.
Approfondimenti (articoli originali in inglese):
Observations Tending to Investigate the Nature of the Sun
Influence of solar activity on state of wheat market in Medieval England