
L’applicazione di metodi per la rilevazione delle componenti annegate nella luce di primarie troppo più luminose
L’osservazione amatoriale delle stelle doppie è per tradizione prevalentemente visuale. Del resto, la ripresa fotografica in alta risoluzione era in passato scoraggiata dai poco esaltanti risultati che si ottenevano con la pellicola prima, e con le prime rudimentali camere CCD poi. Oggi però la situazione è radicalmente cambiata. Le moderne camere planetarie, nonché i sofisticati metodi di elaborazione che permettono di individuare oggetti debolissimi anche in presenza di intense fonti di luce primarie, permettono di andare ben oltre le capacità dell’occhio, consentendo la visione e lo studio anche di doppie strette o comunque difficili. A titolo di esempio, in questo articolo descriveremo la realizzazione di due riprese significative: quelle di Theta Aurigae e di Omicron Ursae Majoris (Muscida).