Se le riprese di metà luglio avevano messo in chiaro la duplice natura del nucleo, ma con una risoluzione insufficiente a mostrare l’aspetto della superficie, il giorno dell’arrivo Rosetta ha invece sfoderato una risoluzione di 2,4 metri per pixel rivelando un terreno tormentatissimo e in parte craterizzato. Il nucleo ruota su stesso in circa 12,7 ore.
Se le riprese di metà luglio avevano messo in chiaro la duplice natura del nucleo, ma con una risoluzione insufficiente a mostrare l’aspetto della superficie, il giorno dell’arrivo Rosetta ha invece sfoderato una risoluzione di 2,4 metri per pixel rivelando un terreno tormentatissimo e in parte craterizzato. Il nucleo ruota su stesso in circa 12,7 ore.Centro di controllo di Darmstadt, in Germania. È la mattina del 6 agosto 2014, e nella sede dell’European Space Operation Centre un “barbarico YAWP” si leva all’improvviso dalla piccola folla di funzionari e tecnici assiepata davanti ai monitor. Sono grida, applausi e strette di mano che salutano il successo della sonda Rosetta, arrivata a destinazione dopo dieci anni di viaggio e un percorso di 6 miliardi di chilometri sulle tracce della cometa Churyumov-Gerasimenko. Entusiasmo giustificato? Come abbiamo ricordato in molte altre occasioni non è certamente la prima volta che una sonda riesce a effettuare un rendez-vous con una cometa. Con Rosetta, però, si parla di ben altro. Non di semplice sorvolo né di un contatto, ma di un ingresso in orbita e, come se non bastasse, di un futuro atterraggio morbido.