NGC 5128, nota anche come Centaurus A, è una galassia peculiare nella costellazione del Centauro. Appartiene alla classe intermedia tra le galassie ellittiche e quelle spirali, di tipo lenticolare; la sua distanza è ancora molto incerta, con un range che va dagli 11 ai 16 milioni di anni luce. Altrettanto indeterminato il diametro, ipotizzato di poco inferiore a quello della nostra Galassia. Come si può vedere dalla foto è inoltre anche difficile stabilire i reali confini del suo alone di materia.
Scoprirlo è una delle sfide più complesse della ricerca astronomica. Vediamo perché.
NGC 5128, nota anche come Centaurus A, è una galassia peculiare nella costellazione del Centauro. Appartiene alla classe intermedia tra le galassie ellittiche e quelle spirali, di tipo lenticolare; la sua distanza è ancora molto incerta, con un range che va dagli 11 ai 16 milioni di anni luce. Altrettanto indeterminato il diametro, ipotizzato di poco inferiore a quello della nostra Galassia. Come si può vedere dalla foto è inoltre anche difficile stabilire i reali confini del suo alone di materia.Per riuscire a misurare l’estensione di un oggetto posto a distanze astronomiche è prima necessario conoscere la sua distanza dall’osservatore. Ma uno dei maggiori problemi che si incontrano in astronomia è proprio quello del calcolo delle distanze. A partire dai primi tentativi degli astronomi greci, sono più di due millenni che l’ingegno umano si arrovella per escogitare metodi per calcolare la distanza esatta di stelle e pianeti. Molti progressi sono stati fatti, ovviamente, e la tecnologia ci consente oggi una precisione che gli antichi potevano soltanto sognare. Il satellite astrometrico Gaia, per
esempio, lanciato dall’agenzia spaziale europea ESA nel 2013, sta mappando la Via Lattea con un’accuratezza senza precedenti, con l’obiettivo di ottenere la precisa distanza di un miliardo di stelle entro il 2019. Il guaio è che, a mano a mano che le distanze aumentano, i metodi per calcolarle (vedi l’approfondimento qui) diventano sempre più approssimativi. Se per stelle distanti non più di qualche migliaio di anni luce il metodo della parallasse trigonometrica fornisce misurazioni piuttosto affidabili, per oggetti più lontani bisogna ricorrere a un’integrazione di metodi differenti. Tra l’altro non tutti i metodi sono sempre applicabili. Ciò che si ottiene alla fine è una media teorica della distanza, gravata da margini più o meno ampi di incertezza; margini che sono in genere tanto maggiori quanto maggiore è la distanza effettiva dell’oggetto.