
Ha creato molto scalpore in questi giorni il contenuto di una breve nota firmata da Stephen Hawking pubblicata il 22 gennaio scorso; due pagine di testo senza equazioni e figure intitolato con molto humor “Conservazione dell’Informazione e Previsioni del Tempo per i Buchi Neri”, dove il celebre fisico propone una soluzione a un paradosso scoperto un paio d’anni fa. Un lavoro di routine? Nient’affatto, perché secondo la stampa internazionale con questo documento Hawking avrebbe addirittura inteso negare l’esistenza stessa dei buchi neri! Ma le cose stanno proprio così?
Per capirci qualcosa è necessario fare qualche passo indietro, anche e soprattutto a vantaggio dei lettori che non conoscono la fenomenologia dei buchi neri e i dibattiti tra gli specialisti riguardo alle proprietà di questi oggetti così misteriosi. Per dirla in modo semplice, un buco nero è una regione dello spazio-tempo che si forma quando la materia è compressa – per esempio nel collasso gravitazionale di una stella a seguito di un evento di supernova, al di sopra di una certa massa critica – e dà vita così a una zona di attrazione gravitazionale talmente forte da impedire a qualsiasi cosa, compresa la luce, di fuggire da una sfera d’influenza delimitata da una superficie detta orizzonte degli eventi.