

Con la missione New Horizons ormai in vista di Plutone si sta riaccendendo fortissimo nella comunità astronomica l’interesse per quella remota regione del Sistema solare conosciuta come “Fascia di Kuiper” dove, assieme all’ex pianeta trovato da Tombaugh nel 1930, orbitano parecchi oggetti di taglia quasi-planetaria, scoperti quasi tutti nel periodo 2002-2007.
Chi ha seguito gli avvenimenti di quegli anni, del resto raccontati in molti articoli di questa rivista, ricorderà senz’altro che dopo un periodo di grandi scoperte, culminate con quella di Eris, il flusso di buone notizie cessò improvvisamente. Tanto che a qualcuno sembrò che fosse stato il convegno di Praga del 2006 – dove era stata sancita la decadenza di Plutone dal rango di pianeta – a mettere la parola fine alle scoperte, demotivando i ricercatori e trasformando di fatto la ricerca di nuovi pianeti nella meno fascinosa e remunerativa “ricerca di pianeti nani”. Da allora in poi, infatti, solo scoperte di routine e nessun nuovo Eris all’orizzonte…
A fare chiarezza sulle vere motivazioni di quella piccola delusione data a milioni di appassionati è arrivato proprio di recente un articolo di Michael Brown, l’astronomo che trovò Eris e che di quel periodo fu il protagonista principale. Motivazioni che sono figlie della finalità dell’articolo stesso, scritto per annunciare alla comunità astronomica che nella Fascia di Kuiper resta ancora molto poco da scoprire…
Diceva l’astronomo americano Fred Whipple che se si vuole continuare a considerare il Sistema solare secondo la familiare rappresentazione tuttora utilizzata da molti manuali divulgativi, con il Sole al centro di un sistema di ordinate ellissi complanari, diventa davvero difficile inserire nel contesto anche le remote, caotiche e misteriose regioni al di là di Nettuno…
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