
IL VERY LARGE TELESCOPE COMPIE 15 ANNI
E per celebrare la ricorrenza l’ESO ha rilasciato una suggestiva immagine di una interessante regione della Via Lattea australe
L’ESO celebra i 15 anni del VLT (Very Large Telescope) con questa bella ripresa fotografica di IC 2944, una regione HII distante circa 6500 anni luce e conosciuta anche con il nome di Nebulosa di Lambda Centauri. Lo sfondo rosso deve la sua luminescenza all’eccitazione dell’idrogeno molecolare indotta dalla radiazione proveniente dalle stelle di tipo O di un ammasso vicino; ma la caratteristica più nota di questa nube è la presenza di alcuni bozzoli oscuri, noti come “Globuli di Bok”, così chiamati dal nome dell’astronomo olandese-americano Bart Bok, che per primo negli anni ‘40 del secolo scorso richiamò l’attenzione degli studiosi su queste strutture come possibili siti di formazione stellare. Le nubi si sono formate dall’azione disgregante della radiazione emessa dalle giovani e massicce stelle presenti nella regione, che nel corso del tempo ha eroso un’antica e più grande nube molecolare. La più larga delle “nuvole” riconoscibili nella foto è in realtà formata da due componenti separate, che si sovrappongono lungo la linea di vista. Ognuno dei due globuli, esteso per 50 secondi d’arco, misura circa 1,4 anni luce e contiene materiale pari a 15 masse solari.
Separati alla nascita – Perchè VENERE e TERRA SONO TANTO DIVERSI?
Uno studio su Nature spiega come due pianeti così simili quanto Venere e la Terra possano avere avuto evoluzioni tanto diverse. La chiave è ovviamente la distanza dal Sole e, in particolare, il modo in cui il calore solare ha influenzato il tempo necessario perché la superficie dei due pianeti solidificasse.
Gemelli diversi, ma perché così diversi? Venere e Terra erano quasi sicuramente due pianeti molto simili al momento della loro formazione: entrambi rocciosi, di dimensioni paragonabili e più o meno nella stessa zona del Sistema solare. Eppure guardate quanto diversi sono diventati: la Terra coperta d’acqua per la maggior parte, e con una gradevole atmosfera che ci permette di essere qui a parlarne. Venere caldissimo, arido e dall’atmosfera irrespirabile. Attraverso quali processi i due pianeti sono diventati così diversi? Risponde, su Nature, una ricerca guidata da Keiko Hamano dell’Università di Tokyo. I ricercatori giapponesi propongono un semplice modello, applicabile anche ad altri sistemi planetari, per spiegare come pianeti rocciosi dalla composizione simile ma che orbitano a diverse distanze dalla loro stella possano finire aridi in un caso, coperti d’acqua nell’altro, senza bisogno di altri fattori a differenziarne l’evoluzione.
SCHIANTO IN DIRETTA PER EBB E FLOW
Gli impatti delle due sonde GRAIL sul suolo lunare riprese dalla Lunar Reconnaissance Orbiter nel dicembre 2012.
Alcune scompaiono nel silenzio, finendo l’energia e allontanandosi nello spazio per sempre. Molte vivono una vita più lunga del previsto, prolungata fino all’ultima goccia di carburante disponibile. Altre infine vengono fatte esplodere intenzionalmente contro la superficie del corpo celeste che osservavano, in una specie di abbraccio scientifico che produce dati e osservazioni mozzafiato. In ogni caso, solo molto, molto raramente, accade di avere una immagine che immortala la fine gloriosa di una missione interplanetaria. È il fortunato caso delle due sonde GRAIL, per gli amici Ebb e Flow, i cui dati e le cui scoperte sui misteri della gravità lunare sono in pubblicazione in questi giorni. Grazie a uno sforzo non indifferente per riprogrammare le orbite della missione, gli ultimi istanti delle due sorelline GRAIL sono stati ripresi dalla versatile e onnipresente sonda LRO che dall’alto della sua orbita, osservava la scena.
SU VENERE IL VENTO SOFFIA SEMPRE PIÙ FORTE
Già sembravano velocissimi sette anni fa, quando la sonda Venus Express raggiunse l’orbita di Venere. Ma da allora i venti che percorrono l’atmosfera del pianeta sono aumentati costantemente di intensità. Nei sei anni terrestri (corrispondenti a 10 anni venusiani) coperti dall’analisi, la velocità media dei venti – misurati sopra le nuvole a latitudini di 50 gradi sopra e sotto l’equatore – è passata da 300 km a 400 km l’ora. Lo dimostrano due studi separati, entrambi basati sui dati della sonda, pubblicati su Icarus e su The Journal of Geophysical Research.
GALASSIE A SPIRALE molto più massicce del previsto
Secondo John Stocke, dell’Università del Colorado, le galassie a spirale sarebbero molto più massicce di quanto ritenuto finora. A circondarle ci sarebbe infatti un gigantesco alone di tenue gas che si estende attorno ad esse anche per diverse centinaia di migliaia di anni luce. Rivoluzione in arrivo per le stime di massa delle galassie a spirale? A quanto pare la risposta è affermativa: i nuovi valori saranno tutti – e di parecchio – con il segno “più”. Ne sono convinti John Stocke (professore della Università del Colorado a Boulder) e i suoi collaboratori, che hanno presentato ieri a Edimburgo, in Scozia, i risultati del loro ultimo studio sull’argomento in occasione della conferenza “Intergalactic Interactions”.
Per qualche batterio in più… ALLENTARE GLI STANDARD DI STERILIZZAZIONE
È la richiesta di due astrobiologi che ritengono eccessivamente severi e costosi i processi di sterilizzazione delle sonde che esplorano il sistema solare
Sterilizzare le sonde che inviamo su Marte è ormai troppo costoso e inutile. È quanto sostengono due ricercatori universitari, Alberto Fairen della Cornell University e Dirk Schulze-Makuch della Washington State University, i quali affermano che i vincoli di tutela ambientale sono diventati inutilmente restrittivi e costosi. In un articolo sulla rivista Nature Geoscience, i due astrobiologi argomentano che l’Ufficio preposto della NASA acciocché i microrganismi terrestri siano tenuti fuori dal suolo di Marte, ha procedure così dettagliate e costose da rendere impraticabili le missioni, sostenendo che tali protocolli di protezione debbano essere rivisitati.