

Su Mercurio acqua e molecole organiche
GHIACCIO SUL PIANETA DEL FUOCO
I dati della sonda Messenger confermano la presenza di ghiaccio nelle zone polari di Mercurio nonostante le altissime temperature raggiunte sulla maggior parte della superficie del pianeta. E sembra esserci anche materiale organico. Il tutto probabilmente proveniente da asteroidi.
Mentre gli occhi di tutto il mondo erano puntati su Marte e su Curiosity, è stato un altro pianeta del sistema solare a riservare una sorpresa. Gli scienziati hanno infatti confermato la presenza di acqua in forma di ghiaccio su Mercurio che, a questo punto, potrebbe anche ospitare molecole organiche (quelle a base di carbonio, le stesse che si pensava Curiosity avesse trovato su Marte). La scoperta viene da un lavoro congiunto della NASA, MIT e dell’Università della California: i ricercatori hanno trovato la prova che il piccolo e caldo pianeta, con temperature superficiali che superano i 400°C, nasconde riserve di ghiaccio in alcune zone d’ombra del Polo Nord.
IL FARO DEL CIELO È PIÙ VICINO – ricalcolata la distanza della STELLA POLARE
Nuove osservazioni spettroscopiche ad altissima risoluzione della luce prodotta dalla stella polare riducono sensibilmente la stima della sua distanza. La misura, effettuata da un team internazionale di astronomi, fissa a 323 anni luce questo valore, ben al di sotto dei 434 anni luce indicati dalle misure del satellite Hipparcos dell’ESA nel 1990.
La stella polare è stata, nel corso della storia umana, un vero e proprio faro nel cielo notturno, punto di riferimento per orientarsi con un semplice sguardo al cielo. Nell’epoca di telescopi spaziali, GPS e smartphone, c’è ancora bisogno di studiare questa stella? A quanto pare sì, dato che negli ultimi anni si sono susseguiti numerosi lavori scientifici su questo celebre astro. L’ultimo, recentemente pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters, indica che la stella è in realtà più vicina al nostro Sistema solare di quanto si pensasse.
Vulcani attivi su VENERE? Un nuovo studio rafforza l’ipotesi
Individuata dagli strumenti della sonda Venus Express dell’ESA anidride solforosa anche negli strati più esterni ell’atmosfera del pianeta, là dove dovrebbe invece essere disgregata dai raggi ultravioletti solari. Un’anomalia che potrebbe essere dovuta ad attività vulcanica recente sulla superficie di Venere.
Venere è un pianeta ancora attivo dal punto di vista geologico? La domanda, una tra le più dibattute nella comunità di scienziati che studiano il “gemello bollente” della Terra, non ha ancora avuto una risposta definitiva, ma nuovi risultati provenienti dalla missione Venus Express dell’ESA rafforzano lo scenario che la superficie del pianeta sia tutt’altro che immutabile e priva di attività vulcanica recente. Solo due anni orsono, l’analisi delle misurazioni condotte dallo spettrometro italiano VIRTIS avevano permesso di identificare tracce di rocce “giovani” in alcune colate laviche sulla superficie venusiana (già osservate in precedenza dalla missione NASA Magellan) e di stimarne l’età geologica in non più di alcune centinaia di migliaia di anni.
Giovanni Sostero (1964-2012)
Il 6 dicembre 2012 è prematuramente scomparso l’amico e collaboratore di questa rivista Giovanni Sostero, che i lettori ricorderanno senz’altro per l’intervista sulla cometa ISON in arrivo, pubblicata nel numero scorso. Giovanni è stato un grande animatore della scena astronomica nazionale e internazionale, dove è sempre stato apprezzato per la sua competenza e passione. Nato a Udine nel 1964, oltre a essere stato per molti anni Presidente dell’AFAM di Remanzacco, Giovanni Sostero condivideva il ruolo di coordinatore della sezione Comete dell’UAI ed era uno dei leader del Team CARA (Cometary ARchive for Afrho). Nel corso degli anni, si era occupato di divulgazione (scrivendo per diverse riviste italiane del settore) e di ricerca astronomica amatoriale, in particolare nel settore delle stelle variabili e dei corpi minori del Sistema Solare.