

KEPLER passa l’esame missione prolungata fino al 2016
La missione di Kepler, telescopio orbitante specializzato nella ricerca di pianeti extrasolari, ha ottenuto il sospirato prolungamento: ancora quattro anni. Oltre alla possibilità di effettuare nuove scoperte, questo tempo extra servirà a concentrarsi sugli oltre 2300 casi in attesa di ulteriori osservazioni. La tanto temuta parola “fine” non è stata pronunciata e il telescopio spaziale Kepler può finalmente concedersi un lungo, meritato sospiro di sollievo.
Piove spesso su TITANO?
Forse no. È quanto emerge dall’analisi dei dati della sonda Cassini: se da un lato ci sono molti indizi che confermano il verificarsi di piogge di idrocarburi, dall’altro sembra siano meno frequenti di quanto ci si aspettasse. Se ci sono mari, laghi e fiumi e se c’è una densa atmosfera con sistemi nuvolosi modellati dai venti, è naturale pensare che di tanto in tanto possa piovere. Succede sulla Terra, con il cosiddetto “ciclo dell’acqua” e si ritiene che qualcosa di analogo avvenga anche su Titano, dove al posto dell’acqua ci sono etano e metano liquidi. Le precipitazioni che bagnano la superficie della più grande luna di Saturno sarebbero quindi a base di idrocarburi, piogge scure per mari neri. Ma non è sulla composizione dei rovesci di Titano che ci si interroga ultimamente, bensì sulla loro frequenza. Piove tanto, poco o quasi mai?
Un “dust devil” davvero gigantesco
Dopo l’arruffato mulinello ripreso ad agosto dello scorso anno (Coelum n. 153) e il sinuoso pennacchio immortalato a febbraio (Coelum n.158), un altro “dust devil” si è esibito davanti all’obiettivo della camera ad alta risoluzione (HiRISE) montata a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO).
Fate posto a MAGELLAN!
In Arizona si fondono tonnellate di vetro e si modellano specchi, mentre in Cile viene addirittura fatta esplodere la cima di una montagna. Che sta succedendo? Niente di preoccupante… sono soltanto i primi passi del lungo tragitto che entro pochi anni porterà alla nascita del Giant Magellan Telescope (GMT), che assieme al Thirty Meter Telescope (TMT) e all’European Extremely Large Telescope (E-ELT) (vedi Coelum 156) rappresenta una delle grandi promesse osservative su cui conta l’astrofisica dei prossimi anni.