
Si conclude con questo numero la serie di articoli – iniziata su Coelum n. 157 – in cui abbiamo ripercorso la carriera scientifica di uno dei padri dell’astrofisica italiana, attraverso una selezione di testi estratti dell’autobiografia, rimasta incompleta, che lo stesso Livio Gratton scrisse poco prima di morire: l’autobiografia si interrompe infatti con il suo rientro in Italia nel febbraio del 1960. L’Italia era in pieno boom mentre l’Argentina era entrata in un lungo periodo di instabilità politica e di crisi economica.
Mancano quindi gli anni che hanno segnato probabilmente i maggiori successi e il più importante contributo di Livio, con la creazione del Laboratorio di Astrofisica Spaziale di Frascati e la creazione di una scuola di astrofisica prestigiosa. Nel prossimo numero sarà proprio il figlio Raffaele Gratton, curatore di questa lunga serie di puntate, a colmare questo vuoto, con un articolo che chiuderà idealmente la parabola personale e scientifica di uno dei più influenti astrofisici italiani dello scorso secolo.
PARTE 17. VIAGGIO IN RUSSIA E ULTIMO ANNO IN ARGENTINA
Nell’estate 1958 si tenne a Mosca l’Assemblea Generale dell’UAI ed era per me ormai divenuto un obbligo parteciparvi. Malgrado varie difficoltà, causate dell’inflazione che in Argentina stava assumendo un andamento inquietante, insistetti con Margherita perché mi accompagnasse nel viaggio; mentre io avrei proseguito per Mosca, essa si sarebbe fermata a Roma, presso papà Roberto e le sorelle, che non vedeva da ormai dieci anni. Così Margherita poté godere una delle poche vacanze della sua vita, ma mancò poco che il viaggio non andasse a monte all’ultimo momento per i soliti intralci burocratici. Il viaggio era molto lungo con fermate a Rio de Janeiro, Bahia e Dakkar; così arrivammo stanchissimi a Roma, ma ogni stanchezza scomparve nel vedere i nostri cari, che trovammo ad attenderci all’aeroporto e ci accolsero con tutto il loro grande affetto. Dopo un paio di giorni lasciai Margherita con i suoi e partii per Mosca.