

Il mondo dell’astronomia, che per sua natura si presta alle speculazioni di chiunque sia in grado di farsi delle domande, ha richiamato in passato (e continua a richiamare tutt’oggi, anche se in altre forme) l’attenzione di anime semplici e talvolta dotate di vero ingegno, del tutto ignare però della necessità di avvalersi del metodo (si veda anche la vicenda di Paneroni su Coelum n. 58) e della esperienza di studiosi precedenti (i “giganti” sulle cui spalle non si peritò di salire lo stesso Newton). Anche le vicende di queste persone, a ben vedere, meritano di trovare posto in una rubrica che si occupa di “margini della storia”, se non altro per il coraggio e l’iniziativa dimostrati nel mettersi in gioco, pur molto ingenuamente e con un pizzico di superbia nell’andare così disarmati contro il sapere dei fondatori dell’astronomia moderna.
Di Silvio Corradi (nato a Fontanellato di Parma l’11 luglio 1890 e scomparso nel 1970) non c’è alcuna traccia in Rete. Devo pertanto accontentarmi dell’unica fonte biografica che ho a disposizione, cioè quanto dice di lui, nell’indirizzo al lettore che apre la sua opera, l’ing. Aldo Mazza, “già assistente alla Cattedra di Elettrochimica del Politecnico di Milano e già Direttore del Reparto Prove Statiche e di Rottura della Società Aeroplani Caproni in Milano”.