
Non succede spesso che un problema di misura di una costante fisica desti l’interesse dei mass media (almeno di quelli più sensibili alla scienza e alla tecnologia), vale dunque la pena di esaminare un caso recente finito sulle pagine del New York Times. Vediamo dunque di che si tratta, partendo dal contesto necessario per comprenderne le implicazioni.
L’universo in espansione e la legge di Hubble
La grande scoperta alla base della cosmologia moderna è l’espansione dell’universo: le osservazioni hanno infatti mostrato che la separazione fra le galassie aumenta col tempo. Le galassie devono essere però sufficientemente lontane affinché la loro reciproca attrazione gravitazionale non prevalga: infatti tutto ciò che è tenuto insieme da un qualsiasi tipo di forza, come atomi, molecole, pianeti, sistema solare, galassie, gruppi e ammassi di galassie, non si espande. L’espansione è stata scoperta indirettamente analizzando la luce proveniente dalle galassie, che è tanto più spostata verso il rosso, ossia lunghezze d’onda più grandi, quanto maggiore è la loro distanza: si tratta del celebre fenomeno del “redshift”…