

Come è ampiamente noto (vedi anche l’articolo “La scoperta di Amalthea” in Coelum n. 146) i nomi dei satelliti galileiani furono suggeriti dall’astronomo Simon Marius appena dopo la loro scoperta. Tuttavia, almeno fino al XX secolo, il loro uso cadde nel dimenticatoio (soprattutto perché era invalsa l’opinione che l’accettazione di quei nomi sarebbe suonata come una presa di posizione a favore di Marius nella famosa diatriba sulla priorità della scoperta delle quattro lune), tanto che nel mondo scientifico si continuò a citarli con il nome del pianeta seguito dal numero romano che ne identificava la posizione (Jupiter I, Jupiter II, ecc.), oppure semplicemente come “il primo satellite di Giove”, “il secondo satellite di Giove”, ecc. La cosa cominciò a complicarsi con la scoperta avvenuta nel 1892 (vedi Coelum n. 146) del primo satellite “minore”, che in futuro sarebbe stato chiamato Amaltea, ma a cui fu assegnato il numero romano V, contravvenendo con ciò al criterio della numerazione progressiva in base alla distanza da Giove (Amaltea, come si sa, è la luna più interna del sistema gioviano).