

L’Italia, si sa, è il paese più bello del mondo. Forse… Sicuramente però non lo è dal punto di vista delle condizioni per l’osservazione del cielo. Sia nel deepsky (a causa dell’inquinamento luminoso) che nell’alta risoluzione (per il cattivo seeing). E questo handicap, inutile nasconderselo, costringe i nostri migliori astrofotografi planetari a una produzione che (a parità di strumenti e di capacità tecnica), dal punto di vista qualitativo, sembra destinata a rimanere sempre un gradino più in basso rispetto a quanto viene prodotto nel resto del mondo. Cambiare paese, oppure fotografare in remoto sembrerebbe quindi l’unica soluzione. Almeno che non ci si accontenti di puntare tutto sul rosso…
Nel panorama dell’alta risoluzione planetaria, a livello mondiale, la fanno da padrone gli strumenti a partire dai 14″ in su; cosa ampiamente prevedibile dato che, com’è noto, la risoluzione è funzione lineare dell’apertura. Con numerosi distinguo però, visto che le grandi aperture possono soffrire molto più delle “medie” le dimensioni delle celle di turbolenza (a questo proposito vedi anche gli articoli “Astronomical seeing” in Coelum n. 68 e “Il seeing nelle riprese webcam ad alta risoluzione” su Coelum n. 95).
Ma l’articolo completo come si legge?
Bisogna andare al link del numero e acquistarlo…