
Non si è mai visto un rivoluzionario la cui esistenza sia stata più cauta, piatta e noiosa di quella di Copernico. In realtà, quando si cerca di raccontarne la vita, viene fuori che i personaggi veramente interessanti sono quelli di contorno. C’è lo zio vescovo che lo cresce al posto dei genitori (il padre gli muore quando lui è ancora piccolo, e della madre si sa poco o niente): un personaggio sanguigno, dispotico e detestabile, la cui morte misteriosa si spiega forse con una dose di veleno somministrata dai cavalieri teutonici. C’è il fratello scapestrato, sempre ficcato in un guaio, il quale consuma gli ultimi giorni vittima della lebbra o, dicono i maligni, della sifilide. E soprattutto, c’è Retico: l’assistente fedele, il discepolo letteralmente cotto del maestro, lo studioso che capisce tutta la portata delle idee dell’astronomo e le sostiene con più veemenza e coraggio di quanto non faccia quello.