Quando, nel 1930, Pauli introdusse nel nucleo atomico quello che chiamava “neutrone”, particella neutra di massa almeno 100 volte più piccola dell’elettrone, non aveva idea di quanto importante sarebbe diventata negli anni a seguire. Già tre anni dopo, Enrico Fermi ribattezzava la particella di Pauli con il nome di “neutrino”: il neutrone che oggi conosciamo, di massa circa 2000 volte quella dell’elettrone, era stato infatti scoperto da James Chadwick nel 1932, e questo giustificava il diminutivo usato da Fermi, e da allora entrato nel vocabolario di tutti gli scienziati del mondo. Sul neutrino Fermi basava la prima teoria dei processi radioattivi nucleari (legati alla cosiddetta forza nucleare debole), spiegando come nel nucleo atomico si trovassero solo protoni e neutroni, che in determinati casi davano luogo alla creazione di particelle: elettroni e, appunto, neutrini.
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