La pubblicazione del De Revolutionibus di Copernico sferrò nel 1543 un colpo micidiale all’antica astronomia tolemaica e alla concezione aristotelica del cosmo. Anche la successiva opera di Tycho Brahe, pur salvaguardando l’immobilità della Terra, distruggeva l’incorruttibilità dei cieli e mandava in frantumi le sfere celesti ereditate dalla cosmologia medievale. Un po’ meno noto, invece, è il fatto che in quegli stessi anni ci fu chi rispose alla crisi dell’astronomia tolemaica andando nella direzione diametralmente opposta: vale a dire, cercando di tornare alla più pura tradizione aristotelica.
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