E dopo Thebe… METIS!

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E dopo Thebe… METIS!
La ripresa fotografica di Amalthea e Thebe realizzata dall’autore l’anno scorso e presentata nell’articolo pubblicato in Coelum n. 157.

Metis
La ripresa fotografica di Amalthea e Thebe realizzata dall’autore l’anno scorso e presentata nell’articolo pubblicato in Coelum n. 157.
Secondo voi, sarebbe possibile fotografare – da Terra, e con una strumentazione amatoriale – un oggetto 15 volte più debole di Plutone, situato a pochi secondi d’arco da Giove e quindi completamente annegato nella sua luce? Stiamo parlando di Metis, la più interna tra le lune di Giove, piccolissimo punto di luce che fu possibile scoprire solo nel 1979, e solo grazie alle sonde Voyager… E stiamo parlando di ciò che è riuscito a fare Vincenzo Russo, primo tra gli amatori a realizzare un’impresa davvero ai limiti delle attuali possibilità tecniche.

La ripresa di Thebe di circa un anno fa mi aveva lasciato soddisfatto, ma non appagato. Consideravo quel risultato solo un punto di partenza ed ero ben deciso ad andare oltre. Nel precedente articolo, in cui ho descritto il metodo di ripresa e di elaborazione (vedi Coelum n° 157, pag 34-36) indicavo alcuni possibili obiettivi futuri; tra questi, il più abbordabile mi sembrava Metis, anche se fremevo all’idea che avrei dovuto aspettare quasi un anno per riprenderlo in condizioni ottimali. Ben presto, però, mi sono reso conto che l’impresa non sarebbe stata semplice e che quell’anno di attesa mi sarebbe stato utile. La ripresa di Metis, infatti, presenta maggiori difficoltà rispetto a Thebe per tre motivi. Il primo, il più ovvio, consiste nel fatto che è molto meno luminoso. La sua magnitudine minima (quando Giove è all’opposizione) è infatti di +17,4, contro i +15,6 di Thebe. Una differenza di 1,8 magnitudini che corrisponde a una luminosità circa cinque volte più bassa…