
A spulciare tra le numerose testimonianze accumulate nel corso di secoli di osservazioni, sembrerebbe ormai certo che i satelliti di Giove siano, in determinate condizioni, visibili anche ad occhio nudo. La loro brillantezza è infatti compresa tra la mag. +4,6 e la mag. +5,6, e le massime separazioni angolari all’opposizione media del pianeta vanno da 138″ a 618″, ampiamente superiori alla capacità risolutiva media dell’occhio umano; l’unica vera difficoltà nel vederli starebbe dunque nella luce diffusa dal vicinissimo Giove, fino a mille volte più brillante di ognuno di essi.

La prima testimonianza storica di un’osservazione di questo tipo, e forse anche la più celebre in letteratura, è quella menzionata nell’articolo “The Sighting of Jupiter’s Satellite by Gan De 2000 Years before Galileo” – Chinese Astronomy and Astrophysics, p. 242-243 (June 1981) – dove lo storico Xi Ze-zong riporta le osservazioni fatte da Gan De, uno dei primi astronomi cinesi, nel IV° secolo a. C, che nell’anno corrispondente al nostro 364 a.C. sostenne di aver osservato ad occhio nudo il pianeta Giove scorgendo anche una stella che lo accompagnava nel suo moto lungo l’eclittica.